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Autore: Psyker_    10/09/2011    1 recensioni
[Dal capitolo II]
“Sai perché non sono mai scappato prima d’ora?”
“... perché?”
“Per te”
“Cosa...?”
“Non volevo abbandonarti ma adesso che sei con me, niente mi tiene più legato a Kubara”
Il Luthus, quella stessa sostanza che un tempo aveva reso grandi i Maghi, adesso è il motivo della loro rovina. Valerian, l'unico superstite con poteri magici a questa nuova forma di energia presente ormai in tutto il mondo, si ritroverà costretto a intraprendere un viaggio per comprendere il proprio scopo da ultimo mago del Saar.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo di Saar'
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revisione 19

L’aria ardente infuocava quel luogo spento e silenzioso, il vento trasportava da una parte all’altra alcuni tra i petali più strani di tutta Saar e la mancanza di qualsiasi essere vivente a parte i presenti non faceva che rendere quel contesto ancora più inquietante e angoscioso. Ruphis aguzzò gli artigli rimanendo alle spalle di Liz che intanto non aveva abbandonato l’aria d’allerta che aveva assunto già a Spell. Entrambi non proferirono parola e scambiando lo sguardo con quella donna velata da un’aura oscura, indietreggiarono intimoriti da una forza spirituale devastante.

“Ti aspetto da tanto tempo Liz, e ti presenti in un modo così squallido? Mi aspettavo quanto meno un esercito armato”
“Non volevo mostrare a tutti il tuo sangue, piuttosto cosa ci fai in un luogo sperduto come questo?”
“Oh… ma guardati intorno, tutto ciò che un grande stregone può mai desiderare è qui, nelle Terre Aride”
“Eppure io non vedo anima viva”
“Eheh, non ci arrivi? Le Terre Aride non sono sempre state tali ma per mantenere un grande potere ho avuto bisogno di tanta energia”
“Che cosa vorresti dire?”
“Alberi, erba, laghi, animali, terreno fertile... Prima le Terre Aride erano tutto questo ma dal momento in cui il demone nero ha cominciato a risucchiare l’energia vitale di ogni cosa esistente, non hanno fatto altro che degenerare in un modo irreversibile. La cosa buffa è che il Luthus corrotto rilasciato dopo ogni incantesimo stregante, sembra aver favorito la nascita di una nuova razza di creature resistente alla sua tossicità, anzi... sfruttante la sua tossicità. Che bella la vita eh?”

Liz si guardò intorno senza parole, ciò che la circondava non era altro che una distesa desertica priva di ogni forma anche solo lontanamente paragonabile a qualcosa di vivo. Non vi era niente, solo le parole di quella donna e le conoscenze limitate della strega ed il suo draghetto.

“Dove hai messo la gemma nera?”

A quella domanda, Seiri si portò una mano alla bocca cominciando a ridere, poi riprese compostezza e divertita cercò di spiegare in maniera piuttosto superficiale la storia relativa a quel prezioso frammento di storia:

“La gemma nera. Sì, ce l’avevo io”
“… Avevo?”
“Eheh”

Seiri prese a quel punto dalla sua tasca uno strano oggetto trasparente che dopo aver riesaminato probabilmente per l’ennesima volta, lanciò in direzione dell’interlocutrice.

“Ecco cosa ne rimane”
“Che diavolo…? E’ incolore”
“Il suo potere è stato assorbito, della potente gemma d’Ebrion nero non rimane che un pezzo di pietra senza alcun valore!”
“Che diavolo hai fatto a questo posto? Che ne hai fatto della gemma?!”

La donna dai lucenti capelli biondi alzò le braccia al cielo e sorridendo rispose immediatamente:

“Hai davanti a te la gemma nera, il suo potere e la sua eredità adesso appartengono a me!”

La terra cominciò a tremare e Liz balzò all’indietro per raggiungere una posizione che gli permetteva un campo visivo maggiore. Fece un cenno a Ruphis e aprendo il palmo della mano cominciò a caricare energia oscura. La bella Cha’Sid venne invece traversata da quelle che sembravano essere fiamme nere e lasciandosi pervadere da quel potere, parlò come quasi posseduta da un’entità demoniaca.

“Non provate nemmeno a mettervi contro di me”
“Dimmi dove hai messo la gemma!”
“SONO IO LA GEMMA!”

Dal corpo della donna venne sprigionata un’energia devastante che sembrò quasi bruciare l’ossigeno nell’aria ed alzando la temperatura di conseguenza, costrinse gli avversari a cedere in ginocchio. Ruphis non riusciva più a volare e cercando di avvicinarsi alla compagna, le sussurrò alcune fondamentali parole:

“Liz andiamo via!”

La strega rimase basita, non aveva mai visto tanta potenza in una sola persona e titubando quell’istante di troppo, le permise di rinvigorire l’attacco.

“Brucerete come all’inferno!”
“Maledizione!”

Congiunse i palmi delle mani ricreando una piccola sfera nera ed alzando la testa in direzione dei due avversari era in procinto di lanciare uno dei suoi colpi migliori. Liz riuscì intanto a rialzarsi ed ansimando attirò a sé tutta l’energia vitale a cui poteva attingere. Il draghetto trasalì e cedendo al suolo senza forze ebbe appena il tempo di assistere a quello che stava per accadere.

“Non mi lasci altra scelta...”

Sgranò gli occhi con le mani aperte davanti a sé e generando un tifone di pura energia oscura bloccò per un attimo l’offensiva di Seiri.

“Seiri, calmati... adesso torna in te”
“S-Smettila…”
“Avanti!”

Il corpo di Liz cominciò a tremare mentre Ruphis era svenuto poco distante da lei. Aveva accumulato quanta più energia vitale possibile per creare un controllo mentale dalla potenza spaventosa ma se neanche quel gesto estremo fosse bastato per sedare l’avversaria, probabilmente sarebbe tutto finito fra le rocce di quelle terre misteriose e la volontà di una donna corrotta interiormente dal Luthus.

“Liz...”
“Dimmi dov’è la gemma nera, dove hai nascosto la vera gemma nera?”
“Non c’è più, l’energia rimasta è adesso dentro di me”
“Non è possibile, che cosa diavolo vuol dire?!”
“Vuol dire che… sei MORTA!”

Gli occhi della quinta cacciatrice della notte si colorarono di nero ed un velo oscuro avvolse per intero le Terre Aride, sembrava il principio di un apocalisse guidata da quel demonio dagli occhi rispecchianti la morte e in balia di quel tumulto di maledizioni, l’Euvenia sembrò sparire.

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Valerian e Golden raggiunsero quella che sembrava essere una nave carica di merci e senza farsi vedere arrivarono proprio in procinto della stessa.

“Hai detto che Water-Lock è andata distrutta, e allora questa nave a chi porta i rifornimenti?”
“Euvenia credo”
“E cosa andiamo a fare di nuovo nell’Euvenia?”
“Sempre meglio di rimanere qui non credi? Magari potremmo usare nuovamente quei cosi che volano”
“Vuoi dirmi adesso dov’è mia madre?”
“E’ con mia sorella, tranquillo stanno bene, ora però andiamo”

Agilmente si intrufolarono all’interno della nave ed evitando le poche persone presenti, raggiunsero in fretta il ponte. Golden si mosse furtivamente ed anticipando Valerian mise fuori gioco i due membri del personale che gli sbucarono davanti.

“Wow, sono sicuro che non ricorderanno nemmeno di avermi visto al loro risveglio”
“Devi sempre essere così teatrale?”
“Parli proprio tu che hai affrontato apertamente, davanti a praticamente tutta Kubara, colei che ha disintegrato Water-Lock con un colpo”
“Era una situazione diversa, io l’ho fatto per un motivo ben preciso”
“Si già, non che mi importi particolarmente”
“Che cosa vuoi dire? Anzi, perché mi hai salvato la vita?”
“C’è davvero un motivo per voler salvare la vita delle persone?”
“Tu sei giunto fino a Kaimar per salvarmi quando potevi benissimo non farlo, perché Golden? Che cosa vuoi da me?”
“Io voglio soltanto che questa guerra che ha cominciato la tua terra finisca al più presto”
“La mia terra? E’ stata Green-Lock a tradire Kubara per prima vendendogli il Luthus artificiale!”
“E’ inutile discutere su questo argomento, l’unica cosa certa è che Kubara si è rafforzata troppo. Javia si è rafforzato troppo...”
“Sì, Javia, come fai a conoscerlo?”
“Per mia sorella, beh... in effetti non vi abbiamo detto proprio tutto”
“Ti ascolto allora”

Golden ci stette un attimo a pensare e quando sembrava essersi deciso a parlare venne attirato da un qualcosa di assolutamente anomalo all’orizzonte. L’aria attorno alla nave, lo stesso mare, ed il cielo sovrastante quella parte di Saar, vennero inglobati da una sfera oscura dentro la quale luce e buio si univano ricreando un riflesso incolore illuminante il percorso attraversato dalla nave. Lì dentro non vi era più né mare né cielo, né aria né vento, solo un cumulo di tensione ed inquietudine che col passare degli attimi diveniva sempre più insostenibile. Valerian corse in direzione del ponte affacciandosi e basito notò uno spettacolo di fulmini ed energia in lontananza che ricreando un boato riecheggiante fra quelle apparenti pareti sferiche, costrinse il mago a portarsi le mani alle orecchie.

“Golden, ma che diavolo è?”

Lo spadaccino raggiunse il compagno e stringendo tra le mani il manico della sua arma correttamente riposta, venne percorso da un pessimo presentimento.

“In che condizioni sei? Credi di riuscire a reggere uno scontro?”
“Che cosa vuoi dire?”

Una voce proveniente da dietro un container lì vicino gelò a quel punto il sangue dei due infiltrati e rivolgendosi in particolare a Valerian, mostrò il proprio dissenso riguardo le sue ultime scelte:

“Credi davvero sia saggio scappare da Kaimar?”
“Carser?”

L’unica cosa visibile su quel ponte era il buio più totale ma il suono di una lama che veniva estratta si rese immediatamente riconoscibile alle orecchie dei fuggitivi. In particolare Golden fece un passo indietro mantenendo alta la guardia e rivolgendosi al compagno con tono basso gli disse alcune parole:

“Rimani nascosto tra i container sfruttando l’oscurità, sei ferito e mi saresti solo d’intralcio. A lui penso io...”
“Per lui è una questione personale, devo combatterlo io”
“Stai indietro ho detto!”

L’uomo dai capelli rossi sogghignò intanto divertito da quel quadretto e mantenendo un’espressione sicura di sé, richiamò il suo avversario:

“Avanti! Ad ogni modo morirete entrambi!”

Golden estrasse la sua Katana e puntandola in direzione del nemico lasciò che il riflesso di quelle luci in lontananza risplendessero allo specchio della lama.

“Visto che ne sei tanto convinto, prova ad affrontare questa spada”
“Sei la guardia del corpo del principe? Credevo non volesse avere nulla a che fare con le abitudini reali”
“Taci e combatti!”
“Aspetta un momento, ma quella spada…”
“Ne ho già abbastanza e ti conosco da appena due minuti”

Carser si portò una mano tra i capelli ed osservando la sua arma decise di dare inizio alle danze. Non diede punti di riferimento all’avversario e partendo immediatamente all’attacco balzando nella sua direzione, provò a trafiggerlo in pieno stomaco. Golden agì d’istinto facendosi guidare dai passi nemici che anche se confusi con il tumulto di suoni provenienti dall’esterno, si rendevano delineati nella sua mente.

“Non ti vedo ma ti sento”

Si spostò con grande maestria e con un calcio girato mirò alla sagoma dell’ombra di Carser che chinandosi schivò il colpo e balzando si portò alle spalle dell’avversario.

“Ti credevo più veloce”

Golden sorrise e sprigionando una chiara e dorata energia splendente, allontanò di qualche metro il ragazzo dai capelli rossi.

“Direi che non è proprio il caso di risparmiare i colpi con te eh?”
“Che diavolo è quell’aura dorata?”

Alla domanda dell’avversario, Golden se la rise ed impugnando la sua spada cominciò una serie di colpi veloci e letali mirati a sfiancare lo sfidante. Quest’ultimo rispose in modo celere e preciso e schivando ogni fendente, sperava di far affaticare l’avversario per finirlo con un tocco da maestro.

“Sei lento!”

Carser balzò quindi sopra un container e spostandosi nella poca illuminazione sfruttando la luce generata dall’energia di Golden, riuscì a mantenere un equilibrio invidiabile. Prima che potesse ripartire all’attacco però, il suo avversario roteò la katana e senza neppure avvicinarsi effettuò un fendente a distanza che lasciò partire una scia lacerante che lo colpì alla spalla sinistra.

“Ma come...”
“Lavori per Javia e non hai ancora un’arma incantata? L’unica cosa che vi ha permesso di vincere su Water-Lock è stata la magia di quella maledetta. Siete solo feccia!”
“Tu… tu osi chiamarci feccia? Green-Lock ci ha usati per impossessarsi del Luthus puro! E allora noi combatteremo per riaverlo!”
“A Javia non importa niente di voi, cercava solo un pretesto per convincere i suoi soldati ad attaccare la mia terra”
“Javia ci ha guidati invece!”

A quel punto, improvvisamente, l’acuto verso di un rapace squarciò quel cielo immerso nell’oscurità attirando l’attenzione di tutti i presenti e da un indefinito punto dell’aria partirono una serie di fasci invisibili che uccisero al solo contatto la maggior parte degli uomini sulla nave. Golden si accorse in tempo di quel peculiare attacco e muovendosi con velocità era riuscito a scansare gli assalti improvvisi. Carser ne finì invece in balia a causa del dolore della ferite che non gli aveva permesso una fuga efficace mentre Valerian sfruttò i container come scudo.

“Golden! Dove sei?”
“Non distante, ma cosa diavolo succede in questo posto?!”
“Ho sentito il suo verso, non ho dubbi, era un Ebrion”
“Un Ebrion?!”

Oscurità, fulmini neri, rumori assordanti ed adesso anche l’agghiacciante verso di un Ebrion, contornarono quella circostanza corrotta dal caos e mentre quel turbine continuava ad infuriare nei cieli dell’Euvenia, Valerian provò a concentrare le sue poche energie per teletrasportare se stesso e l’amico lontano da quel luogo.

“Cerca di avvicinarti, ce ne andremo da qui!”
“Maledizione, ok!”

Il giovane spadaccino cercò di muoversi celermente nell’oscurità ma un altro verso fece tremare l’aria che circondava quel tetro relitto destinato a rimanere ormai un’eredità del mare maledetto dell’Euvenia: l’Ebrion aveva preso posizione proprio sopra la nave.

“Golden avvicinati maledizione!”

Il tempo non bastò: in un istante di quel momento compresso dalla potenza inimmaginabile di quello che doveva essere un Ebrion, la terrà cominciò a venire attratta da una forza spaventosa che accumulando energia aveva dato vita ad una sfera magnetica di piccole dimensione tra gli artigli del rapace. Dei lampi alternati alle continue scariche di elettricità oscura, illuminarono a quel punto l’autore di quel delirio che quando mostrò il colore delle sue piume spiegando le ali, fece ammutolire Valerian e Golden.

“Un Ebrion nero? Dannazione, se ci punta è la fine!”
“Valerian vattene, io mi salverò!”
“Che cosa?! Diamine avvicinati, a causa del dispendio critico di questo potere mi serve altra energia vitale oltre alla mia!”
“Credevo quasi mi volessi salvare e basta, mi stavo preoccupando!”
“Taci e vieni qui!”

A quelle ultime parole seguì però solo un boato, un suono sordo che ammutolì l’intero continente dell’Euvenia, poi solo il buio.

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“Val, svegliati... Valerian!”

A quel richiamo il mago riaprì gli occhi dolorante ma rendendosi conto di essere ancora vivo sembrò quasi trasalire dalla sorpresa. Poi alzò la testa per cercare di delineare il viso di colui che l’aveva svegliato e sorridendo notò il caratteristico sguardo sarcastico di una sola persona.

“Liz? Ma che diav… Mi perseguiti? Dove siamo?”
“Calmati maghetto, agitarsi non serve a nulla, non qui almeno”
“Qui dove?”
“Non lo so, una foresta?”
“Eh? Ma che è successo prima?!”
“Alzati e guarda tu stesso dove siamo”

Valerian si sollevò con le braccia e affacciando da una balconata assistette basito allo spettacolo:

“Ma che diavolo?”

Un’impressionante distesa di verde sembrava aver quasi inglobato i due ragazzi nelle sue viscere, gli arbusti erano alti e fitti, la terra scoscesa e le grosse foglie sugli alberi non permettevano ai numerosi raggi del sole di filtrare illuminando per intero quello spettacolo simile ad una prigione vivente. Valerian deglutì sonoramente e abbassando lo sguardo in segno di disperazione si rese poi conto di essere sopra un pavimento in legno.

“Liz, Siamo ancora… sulla nave?!”

 

  
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