L’aria ardente infuocava quel luogo spento e silenzioso, il
vento trasportava da una parte all’altra alcuni tra i petali più strani di
tutta Saar e la mancanza di qualsiasi essere vivente a parte i presenti non
faceva che rendere quel contesto ancora più inquietante e angoscioso. Ruphis
aguzzò gli artigli rimanendo alle spalle di Liz che intanto non aveva
abbandonato l’aria d’allerta che aveva assunto già a Spell. Entrambi non
proferirono parola e scambiando lo sguardo con quella donna velata da un’aura oscura,
indietreggiarono intimoriti da una forza spirituale devastante.
“Ti aspetto da tanto tempo Liz, e ti presenti in un modo così
squallido? Mi aspettavo quanto meno un esercito armato”
“Non volevo mostrare a tutti il tuo sangue, piuttosto cosa ci fai in un luogo
sperduto come questo?”
“Oh… ma guardati intorno, tutto ciò che un grande stregone può mai desiderare è
qui, nelle Terre Aride”
“Eppure io non vedo anima viva”
“Eheh, non ci arrivi? Le Terre Aride non sono sempre state tali ma per
mantenere un grande potere ho avuto bisogno di tanta energia”
“Che cosa vorresti dire?”
“Alberi, erba, laghi, animali, terreno fertile... Prima le Terre Aride erano
tutto questo ma dal momento in cui il demone nero ha cominciato a risucchiare
l’energia vitale di ogni cosa esistente, non hanno fatto altro che degenerare
in un modo irreversibile. La cosa buffa è che il Luthus corrotto rilasciato
dopo ogni incantesimo stregante, sembra aver favorito la nascita di una nuova
razza di creature resistente alla sua tossicità, anzi... sfruttante la sua
tossicità. Che bella la vita eh?”
Liz si guardò intorno senza parole, ciò che la circondava non
era altro che una distesa desertica priva di ogni forma anche solo lontanamente
paragonabile a qualcosa di vivo. Non vi era niente, solo le parole di quella
donna e le conoscenze limitate della strega ed il suo draghetto.
“Dove hai messo la gemma nera?”
A quella domanda, Seiri si portò una mano alla bocca
cominciando a ridere, poi riprese compostezza e divertita cercò di spiegare in
maniera piuttosto superficiale la storia relativa a quel prezioso frammento di
storia:
“La gemma nera. Sì, ce l’avevo io”
“… Avevo?”
“Eheh”
Seiri prese a quel punto dalla sua tasca uno strano oggetto
trasparente che dopo aver riesaminato probabilmente per l’ennesima volta,
lanciò in direzione dell’interlocutrice.
“Ecco cosa ne rimane”
“Che diavolo…? E’ incolore”
“Il suo potere è stato assorbito, della potente gemma d’Ebrion nero non rimane
che un pezzo di pietra senza alcun valore!”
“Che diavolo hai fatto a questo posto? Che ne hai fatto della gemma?!”
La donna dai lucenti capelli biondi alzò le braccia al cielo e
sorridendo rispose immediatamente:
“Hai davanti a te la gemma nera, il suo potere e la sua
eredità adesso appartengono a me!”
La terra cominciò a tremare e Liz balzò all’indietro per
raggiungere una posizione che gli permetteva un campo visivo maggiore. Fece un
cenno a Ruphis e aprendo il palmo della mano cominciò a caricare energia
oscura. La bella Cha’Sid venne invece traversata da quelle che sembravano
essere fiamme nere e lasciandosi pervadere da quel potere, parlò come quasi
posseduta da un’entità demoniaca.
“Non provate nemmeno a mettervi contro di me”
“Dimmi dove hai messo la gemma!”
“SONO IO LA GEMMA!”
Dal corpo della donna venne sprigionata un’energia devastante
che sembrò quasi bruciare l’ossigeno nell’aria ed alzando la temperatura di
conseguenza, costrinse gli avversari a cedere in ginocchio. Ruphis non riusciva
più a volare e cercando di avvicinarsi alla compagna, le sussurrò alcune
fondamentali parole:
“Liz andiamo via!”
La strega rimase basita, non aveva mai visto tanta potenza in
una sola persona e titubando quell’istante di troppo, le permise di rinvigorire
l’attacco.
“Brucerete come all’inferno!”
“Maledizione!”
Congiunse i palmi delle mani ricreando una piccola sfera nera
ed alzando la testa in direzione dei due avversari era in procinto di lanciare
uno dei suoi colpi migliori. Liz riuscì intanto a rialzarsi ed ansimando attirò
a sé tutta l’energia vitale a cui poteva attingere. Il draghetto trasalì e
cedendo al suolo senza forze ebbe appena il tempo di assistere a quello che
stava per accadere.
“Non mi lasci altra scelta...”
Sgranò gli occhi con le mani aperte davanti a sé e generando
un tifone di pura energia oscura bloccò per un attimo l’offensiva di Seiri.
“Seiri, calmati... adesso torna in te”
“S-Smettila…”
“Avanti!”
Il corpo di Liz cominciò a tremare mentre Ruphis era svenuto
poco distante da lei. Aveva accumulato quanta più energia vitale possibile per
creare un controllo mentale dalla potenza spaventosa ma se neanche quel gesto
estremo fosse bastato per sedare l’avversaria, probabilmente sarebbe tutto
finito fra le rocce di quelle terre misteriose e la volontà di una donna
corrotta interiormente dal Luthus.
“Liz...”
“Dimmi dov’è la gemma nera, dove hai nascosto la vera gemma nera?”
“Non c’è più, l’energia rimasta è adesso dentro di me”
“Non è possibile, che cosa diavolo vuol dire?!”
“Vuol dire che… sei MORTA!”
Gli occhi della quinta cacciatrice della notte si colorarono
di nero ed un velo oscuro avvolse per intero le Terre Aride, sembrava il
principio di un apocalisse guidata da quel demonio dagli occhi rispecchianti la
morte e in balia di quel tumulto di maledizioni, l’Euvenia sembrò sparire.
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Valerian e Golden raggiunsero quella che sembrava essere una
nave carica di merci e senza farsi vedere arrivarono proprio in procinto della
stessa.
“Hai detto che Water-Lock è andata distrutta, e allora questa
nave a chi porta i rifornimenti?”
“Euvenia credo”
“E cosa andiamo a fare di nuovo nell’Euvenia?”
“Sempre meglio di rimanere qui non credi? Magari potremmo usare nuovamente quei
cosi che volano”
“Vuoi dirmi adesso dov’è mia madre?”
“E’ con mia sorella, tranquillo stanno bene, ora però andiamo”
Agilmente si intrufolarono all’interno della nave ed evitando
le poche persone presenti, raggiunsero in fretta il ponte. Golden si mosse
furtivamente ed anticipando Valerian mise fuori gioco i due membri del
personale che gli sbucarono davanti.
“Wow, sono sicuro che non ricorderanno nemmeno di avermi visto
al loro risveglio”
“Devi sempre essere così teatrale?”
“Parli proprio tu che hai affrontato apertamente, davanti a praticamente tutta
Kubara, colei che ha disintegrato Water-Lock con un colpo”
“Era una situazione diversa, io l’ho fatto per un motivo ben preciso”
“Si già, non che mi importi particolarmente”
“Che cosa vuoi dire? Anzi, perché mi hai salvato la vita?”
“C’è davvero un motivo per voler salvare la vita delle persone?”
“Tu sei giunto fino a Kaimar per salvarmi quando potevi benissimo non farlo,
perché Golden? Che cosa vuoi da me?”
“Io voglio soltanto che questa guerra che ha cominciato la tua terra finisca al
più presto”
“La mia terra? E’ stata Green-Lock a tradire Kubara per prima vendendogli il
Luthus artificiale!”
“E’ inutile discutere su questo argomento, l’unica cosa certa è che Kubara si è
rafforzata troppo. Javia si è rafforzato troppo...”
“Sì, Javia, come fai a conoscerlo?”
“Per mia sorella, beh... in effetti non vi abbiamo detto proprio tutto”
“Ti ascolto allora”
Golden ci stette un attimo a pensare e quando sembrava essersi
deciso a parlare venne attirato da un qualcosa di assolutamente anomalo
all’orizzonte. L’aria attorno alla nave, lo stesso mare, ed il cielo
sovrastante quella parte di Saar, vennero inglobati da una sfera oscura dentro
la quale luce e buio si univano ricreando un riflesso incolore illuminante il
percorso attraversato dalla nave. Lì dentro non vi era più né mare né cielo, né
aria né vento, solo un cumulo di tensione ed inquietudine che col passare degli
attimi diveniva sempre più insostenibile. Valerian corse in direzione del ponte
affacciandosi e basito notò uno spettacolo di fulmini ed energia in lontananza
che ricreando un boato riecheggiante fra quelle apparenti pareti sferiche,
costrinse il mago a portarsi le mani alle orecchie.
“Golden, ma che diavolo è?”
Lo spadaccino raggiunse il compagno e stringendo tra le mani
il manico della sua arma correttamente riposta, venne percorso da un pessimo
presentimento.
“In che condizioni sei? Credi di riuscire a reggere uno
scontro?”
“Che cosa vuoi dire?”
Una voce proveniente da dietro un container lì vicino gelò a
quel punto il sangue dei due infiltrati e rivolgendosi in particolare a
Valerian, mostrò il proprio dissenso riguardo le sue ultime scelte:
“Credi davvero sia saggio scappare da Kaimar?”
“Carser?”
L’unica cosa visibile su quel ponte era il buio più totale ma
il suono di una lama che veniva estratta si rese immediatamente riconoscibile
alle orecchie dei fuggitivi. In particolare Golden fece un passo indietro
mantenendo alta la guardia e rivolgendosi al compagno con tono basso gli disse
alcune parole:
“Rimani nascosto tra i container sfruttando l’oscurità, sei
ferito e mi saresti solo d’intralcio. A lui penso io...”
“Per lui è una questione personale, devo combatterlo io”
“Stai indietro ho detto!”
L’uomo dai capelli rossi sogghignò intanto divertito da quel
quadretto e mantenendo un’espressione sicura di sé, richiamò il suo avversario:
“Avanti! Ad ogni modo morirete entrambi!”
Golden estrasse la sua Katana e puntandola in direzione del
nemico lasciò che il riflesso di quelle luci in lontananza risplendessero allo
specchio della lama.
“Visto che ne sei tanto convinto, prova ad affrontare questa
spada”
“Sei la guardia del corpo del principe? Credevo non volesse avere nulla a che
fare con le abitudini reali”
“Taci e combatti!”
“Aspetta un momento, ma quella spada…”
“Ne ho già abbastanza e ti conosco da appena due minuti”
Carser si portò una mano tra i capelli ed osservando la sua
arma decise di dare inizio alle danze. Non diede punti di riferimento
all’avversario e partendo immediatamente all’attacco balzando nella sua
direzione, provò a trafiggerlo in pieno stomaco. Golden agì d’istinto facendosi
guidare dai passi nemici che anche se confusi con il tumulto di suoni
provenienti dall’esterno, si rendevano delineati nella sua mente.
“Non ti vedo ma ti sento”
Si spostò con grande maestria e con un calcio girato mirò alla
sagoma dell’ombra di Carser che chinandosi schivò il colpo e balzando si portò
alle spalle dell’avversario.
“Ti credevo più veloce”
Golden sorrise e sprigionando una chiara e dorata energia
splendente, allontanò di qualche metro il ragazzo dai capelli rossi.
“Direi che non è proprio il caso di risparmiare i colpi con te
eh?”
“Che diavolo è quell’aura dorata?”
Alla domanda dell’avversario, Golden se la rise ed impugnando
la sua spada cominciò una serie di colpi veloci e letali mirati a sfiancare lo
sfidante. Quest’ultimo rispose in modo celere e preciso e schivando ogni
fendente, sperava di far affaticare l’avversario per finirlo con un tocco da
maestro.
“Sei lento!”
Carser balzò quindi sopra un container e spostandosi nella
poca illuminazione sfruttando la luce generata dall’energia di Golden, riuscì a
mantenere un equilibrio invidiabile. Prima che potesse ripartire all’attacco
però, il suo avversario roteò la katana e senza neppure avvicinarsi effettuò un
fendente a distanza che lasciò partire una scia lacerante che lo colpì alla
spalla sinistra.
“Ma come...”
“Lavori per Javia e non hai ancora un’arma incantata? L’unica cosa che vi ha
permesso di vincere su Water-Lock è stata la magia di quella maledetta. Siete
solo feccia!”
“Tu… tu osi chiamarci feccia? Green-Lock ci ha usati per impossessarsi del
Luthus puro! E allora noi combatteremo per riaverlo!”
“A Javia non importa niente di voi, cercava solo un pretesto per convincere i
suoi soldati ad attaccare la mia terra”
“Javia ci ha guidati invece!”
A quel punto, improvvisamente, l’acuto verso di un rapace
squarciò quel cielo immerso nell’oscurità attirando l’attenzione di tutti i
presenti e da un indefinito punto dell’aria partirono una serie di fasci
invisibili che uccisero al solo contatto la maggior parte degli uomini sulla
nave. Golden si accorse in tempo di quel peculiare attacco e muovendosi con
velocità era riuscito a scansare gli assalti improvvisi. Carser ne finì invece
in balia a causa del dolore della ferite che non gli aveva permesso una fuga
efficace mentre Valerian sfruttò i container come scudo.
“Golden! Dove sei?”
“Non distante, ma cosa diavolo succede in questo posto?!”
“Ho sentito il suo verso, non ho dubbi, era un Ebrion”
“Un Ebrion?!”
Oscurità, fulmini neri, rumori assordanti ed adesso anche
l’agghiacciante verso di un Ebrion, contornarono quella circostanza corrotta
dal caos e mentre quel turbine continuava ad infuriare nei cieli dell’Euvenia,
Valerian provò a concentrare le sue poche energie per teletrasportare se stesso
e l’amico lontano da quel luogo.
“Cerca di avvicinarti, ce ne andremo da qui!”
“Maledizione, ok!”
Il giovane spadaccino cercò di muoversi celermente
nell’oscurità ma un altro verso fece tremare l’aria che circondava quel tetro
relitto destinato a rimanere ormai un’eredità del mare maledetto dell’Euvenia:
l’Ebrion aveva preso posizione proprio sopra la nave.
“Golden avvicinati maledizione!”
Il tempo non bastò: in un istante di quel momento compresso
dalla potenza inimmaginabile di quello che doveva essere un Ebrion, la terrà
cominciò a venire attratta da una forza spaventosa che accumulando energia
aveva dato vita ad una sfera magnetica di piccole dimensione tra gli artigli
del rapace. Dei lampi alternati alle continue scariche di elettricità oscura,
illuminarono a quel punto l’autore di quel delirio che quando mostrò il colore
delle sue piume spiegando le ali, fece ammutolire Valerian e Golden.
“Un Ebrion nero? Dannazione, se ci punta è la fine!”
“Valerian vattene, io mi salverò!”
“Che cosa?! Diamine avvicinati, a causa del dispendio critico di questo potere
mi serve altra energia vitale oltre alla mia!”
“Credevo quasi mi volessi salvare e basta, mi stavo preoccupando!”
“Taci e vieni qui!”
A quelle ultime parole seguì però solo un boato, un suono
sordo che ammutolì l’intero continente dell’Euvenia, poi solo il buio.
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“Val, svegliati... Valerian!”
A quel richiamo il mago riaprì gli occhi dolorante ma
rendendosi conto di essere ancora vivo sembrò quasi trasalire dalla sorpresa.
Poi alzò la testa per cercare di delineare il viso di colui che l’aveva
svegliato e sorridendo notò il caratteristico sguardo sarcastico di una sola
persona.
“Liz? Ma che diav… Mi perseguiti? Dove siamo?”
“Calmati maghetto, agitarsi non serve a nulla, non qui almeno”
“Qui dove?”
“Non lo so, una foresta?”
“Eh? Ma che è successo prima?!”
“Alzati e guarda tu stesso dove siamo”
Valerian si sollevò con le braccia e affacciando da una
balconata assistette basito allo spettacolo:
“Ma che diavolo?”
Un’impressionante distesa di verde sembrava aver quasi
inglobato i due ragazzi nelle sue viscere, gli arbusti erano alti e fitti, la
terra scoscesa e le grosse foglie sugli alberi non permettevano ai numerosi
raggi del sole di filtrare illuminando per intero quello spettacolo simile ad
una prigione vivente. Valerian deglutì sonoramente e abbassando lo sguardo in
segno di disperazione si rese poi conto di essere sopra un pavimento in legno.
“Liz, Siamo ancora… sulla nave?!”