Un lieve soffio di vento gli scompigliò i capelli.
Alessandro si voltò verso l’amico, addormentato sul suo letto. Sarebbe rimasto
a guardarlo per ore, per tutta la notte, talmente era bello. L’azzurro intenso
dei suoi occhi era coperto dalle palpebre chiuse. Quella sera, come ogni altra
passata da quando erano arrivati lì, Efestione era venuto a fargli visita nella
sua stanza. Avevano tanto parlato, affacciati verso l’infinito, sul balcone
della camera. Avevano discusso dei sogni, della realtà, due cose che in quel
momento sembravano miracolosamente fondersi, trasformandosi in gloria per l’impero
macedone. Gloria per Alessandro. Ma Efestione aveva paura. Era terrorizzato che
il suo compagno restasse accecato dall’ambizione, che non si accontentasse mai.
Era preoccupato perché ad ogni conquista, già un’altra strategia veniva
pianificata, ancora più folle della prima, se possibile. Egli aveva fiducia in
Alessandro, ma non voleva perderlo. Lo amava più di se stesso, avrebbe dato la
vita per lui. Si erano giurati amore per l’ennesima volta, anche quella sera.
Efestione aveva preso tra le mani lo splendido viso di Alessandro e lo aveva
baciato. Ma non si erano fermati, quella volta non si erano trattenuti, non avevano
potuto. Così, raggiunto il grande e morbido letto del re, si erano amati tra
quelle lenzuola rosso sangue. Dopo che l’amico si era addormentato, Alessandro
si era alzato da letto, non risparmiando una carezza sui lunghi capelli di
Efestione, ed era tornato sul balcone a contemplare il proprio impero. Guardava
il cielo scuro con gli occhi pieni di sogni, e il cuore pieno di lui.
- Ti amo, Efestione – sussurrò.