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Autore: just_silvia    10/09/2011    1 recensioni
Questa è una storia di Licantropi e Mutaforma. Racconta di due famiglie e dei loro rancori...ma sopratutto è una storia d'amore ambientata a Napoli.
Capitolo IV:
È la festa dei diciotto anni di MANUELA RUSSO... la figlia di Don Raffaele, i Mutaforma›› Alessandro rabbrividì.
‹‹Me lo ha detto uno fuori il locale a cui ho chiesto se ti avesse visto... be' ho chiesto di uno scheletro...e lui ha iniziato a fare mille domande su di te...››
‹‹Tu cosa hai fatto?››
‹‹Ho detto chi eri in realtà. Ma era prima che dicesse che fosse la festa dei Russo...››
‹‹Al diavolo. Andiamo, gli altri ci staranno aspettando.››
Il ragazzo cercò di sembrare freddo e distaccato ma la disperazione lo assalì. Perché? Manuela conosceva il suo cognome, forse per questo si era allontanata inizialmente? I dubbi riempirono la testa di Alessandro, pensava alla ragazza ed a come quei baci potessero metterla nei guai. Andare o non andare da lei all’una? Il suo viso però parlava chiaro.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come previsto Tony e Bruno stavano aspettando Alessandro e Maurizio.
‹‹Dove eravate? Vi stavamo telefonando ma il cellulare di Maurizio è rimasto in macchina mentre il tuo Ale... ma è spento?›› chiese Tony.
‹‹Fa vedere? È scarico....››
‹‹Ragazzi, questo qui ora va a casa...›› informò Maurizio.
‹‹Sì ragazzi, non mi sento ancora bene... se venissi di sicuro non mi divertirei e rovinerei la serata a voi...››
‹‹Ok, tanto sei a due passi... sali ti accompagno›› si propose Bruno.
Alessandro arrivò a casa, il padre non era ancora rientrato, la madre era come sempre chiusa in camera. Si stese sul letto. Pensò a lei, a Manuela. Possibile che avesse accettato di baciarlo sapendo che fosse un Giordano? E dunque un Licantropo? Come si doveva comportare adesso? Doveva andare all’appuntamento che le aveva dato?
 
Tony, Maurizio e Bruno diretti al “Crazy Town” parlavano dello strano comportamento tenuto da Alessandro.
‹‹Magari si è spaventato perché gli ho detto che era una festa dei Mutaforma e che avevo parlato di lui ad uno fuori il locale...›› esclamò Maurizio.
‹‹È  vero. La figlia di Don Raffaele è venuta al circoletto a prendere i cerini. E mi aveva detto che era il suo compleanno›› aggiunse Tony.
‹‹Cosa?›› si domandò Bruno stupito.
‹‹Non chiedermi altro. È sembrato bizzarro a me per primo...l’ho riconosciuta dopo...››
‹‹Boh? Però anche il fatto che Alessandro si spaventi mi sembra molto strano... tu poi Maurizio parli troppo... i Russo sono gente strana, si impressionano... magari hanno pensato che Alessandro era là per rovinare la festa.››
‹‹Sei un idiota Maurizio›› disse Tony.
‹‹Non l’ho fatto apposta›› rispose Maurizio mortificato.
 
Alessandro chiuso ancora nella sua stanza riuscì a prendere una decisione. Sarebbe andato all’appuntamento ma per dirle addio. Sentì il padre rientrare chissà da dove mentre per lui era quasi arrivata l’ora di riuscire.
 
Per il resto della festa Manuela non fece altro che pensare a quale scusa inventare per uscire all’una. Alcuni amici di classe le dissero di dover ritornare a casa perché l’indomani c’era scuola... le venne allora in mente di dire che sarebbe uscita con loro. Presa dal timore andò a parlare con suo padre, “o la va o la spacca” pensò.
‹‹Papà, alcuni miei amici vanno a farsi un giro...››
‹‹Ti dispiace?››
‹‹Un po’ sì.››
‹‹Ma dove vanno?››
‹‹Così in giro per Napoli...››
‹‹Chiedi se puoi unirti a loro, vai a papà, è ancora la tua festa, no? Noi stiamo un altro po’ qui...››
‹‹Sei sicuro che non ti dispiace?››
‹‹Se mi fosse dispiaciuto non te l’avrei proprio proposto...››
‹‹Grazie papà, di tutto›› lo abbracciò forte e un po’ le sembrò di tradirlo, ma sentì anche che quella sera avrebbe dovuto vedere Alessandro in quanto avevano avuto troppo poco tempo.
 
Alessandro giunse con il suo zip rosso(e scassato)fuori al locale. Manuela era lì ad aspettarlo. Si scambiarono un timido saluto, l’aria era gelida e Alessandro la invitò a farsi un giro. Dopo parecchia strada si fermarono vicino ad alcuni giardinetti molto distanti dal locale.
‹‹Ti sei allontanato molto... non lo levi il casco?››
‹‹Mi sono allontanato molto è vero... ed ho ancora il casco perché...››
‹‹Perché?››
‹‹Manuela io non avevo idea che tu fossi quella Manuela...››
‹‹Quella Manuela?››
‹‹Manuela Russo...››
‹‹Ecco svelato il problema. Manuela Russo, la Mutaforma.››
‹‹Perché hai accettato che ti baciassi, invece di evitarmi?››
‹‹Perché?››
‹‹Sì, perché?››
‹‹Cavolo, perché mi andava. Che domande.››
‹‹Non possiamo rivederci più ... lo sai?››
‹‹Perché cambi paese, città o nazione?››
‹‹Ma proprio non capisci?››
‹‹Mi è difficile, se tu non mi spieghi dov’è il problema? Non siamo entrambi esseri “speciali”?››
‹‹Il problema è che ti conviene starmi lontano...››
‹‹Mi conviene? Tu mi stai discriminando. Mi stai mettendo una croce sopra a causa di mio padre, del mio nome e per quello che sono e tu non sei meglio di me.››
‹‹Non sai quello che stai dicendo.››
‹‹Tu non lo conosci, non c’è una persona al mondo più buona di lui. È un uomo fantastico... mi ha lasciata venire stasera... non sa con chi sono ma si fida di me, dei miei sentimenti... non puoi fare questo...››
‹‹Io lo faccio per proteggerti. Non posso metterti nei guai.››
‹‹Io non mi sento in pericolo... voglio solo stare... con te›› Alessandro a queste parole provò un forte calore al cuore, levò il casco e la baciò, Manuela lo abbracciò forte e gli chiese di restare così per un po’ anche se ormai aveva deciso di chiudere con lei. Alessandro tirò fuori dalla tasca una collana, e le augurò buon compleanno anche se in ritardo. Gliela consegnò e le disse che era la sua preferita, gliel’aveva comprata suo padre, in Spagna, durante uno dei pochi viaggi fatti insieme ai tempi che tra loro tutto era diverso.
La collanina era di cautchu e sotto aveva una medaglietta con su disegnato un tulipano stilizzato.
‹‹La scelse mia madre, nemmeno sapesse che un giorno mi sarebbe servita, disse che era ideale per le dichiarazioni. Lei stessa mi raccontò una leggenda popolare: sembra che il fiore sia nato dal sangue di un giovane suicidatosi per amore. Mi spiegò anche che il tulipano era perfetto per dire che amiamo e ameremo per sempre qualcuno...›› spiegò lui con voce bassa.
Manuela gli fu molto grata, le tremavano le gambe, e chiese se era un problema per lui separarsene. Lui ribadì di tenerla. Lei promise di non levarla mai se lui avesse dato a loro due una possibilità. Alessandro non rispose ma le strinse forte le mani.
 
Dopo un po’ di tempo insieme la riaccompagnò a casa, facendo attenzione a non essere visto. Si abbracciarono e lui aspettò che varcasse la soglia del suo cancello per poi ritornare a casa senza sapere cosa sarebbe successo l’indomani.
Manuela rientrò in casa, il suo caro padre stava già dormendo. Si chiuse in camera pensando di non aver alcun modo per ricontattare il suo amore. Ma lo ringraziò mentalmente per il tempo, anche se poco, dedicatole e per la collana.
 
Arrivò l’alba e arrivò la mattina per i due ragazzi. Manuela si svegliò stavolta farfalla (come quelle che aveva nella pancia) ma si riprese presto ed era così impegnata a correre per non fare ritardo a scuola che non pensò nemmeno un attimo a lui. Arrivata in classe invece non riuscì a fare altro.
Alessandro entrò a scuola con un’ora di ritardo dopo una settimana di assenza dovuta all’influenza. Si sedette in fondo, nell’ultimo banco e pensò a come poterla rivedere.
 
La loro lunghissima giornata scolastica terminò, la ragazza fuori scuola ebbe una visita imprevista. Proprio davanti a lei ad aspettarla trovò Filippo Quercia il disturbatore della festa.
‹‹Ciao Manuela.››
‹‹Ciao.››
‹‹Ti accompagno a casa, ti va?››
‹‹Non mi sembra il caso... e poi sono qui a due passi è solo una fermata della metropolitana... non ti preoccupare...››
‹‹Sono venuto qui di proposito. Non ti sembra scorretto lasciarmi andare così?››
‹‹Così come?››
‹‹Senza darmi un po’ di soddisfazione.››
‹‹Cosa? Ti ho detto solo che non è il caso che tu mi accompagni...››
‹‹E no... ora ti fai accompagnare, caspita.››
‹‹Filippo... ti ripeto....››
‹‹Ieri sei stata più di mezz’ora fuori il locale con quel tipo...››
‹‹Quel tipo?›› si chiese preoccupata pensando si riferisse al loro incontro dopo l’una.
‹‹Sì, ieri sono rientrato... ma tu sei tornata nel locale mezz’ora dopo... cosa hai fatto con quello lì? Non pensi che dovresti preoccuparti di lui piuttosto che di me?››
‹‹Io non ho fatto niente di male con LUI. E poi non sono affari tuoi, io mi fermo a parlare con chi mi pare e piace...››
‹‹Tuo cugino non ne sarà contento...››
‹‹Non puoi essere così meschino....››
‹‹Vedrai. Allora che fai? Lo prendi il passaggio o no?››
‹‹Filippo, sali in macchina e VATTENE.›› Il ragazzo se ne andò molto arrabbiato ma Manuela lo era ancora di più. Possibile che uno sconosciuto potesse mettersi in mezzo tra lei e Alessandro? Il loro rapporto creava già problemi nonostante fosse iniziato solo da poche ore?
Tornò a casa con la testa tra le nuvole, pranzò con la zia Mimì che subito dopo la richiamò all’ordine per farla studiare.
‹‹Mia cara, perché non cominci a darti da fare? Questo è il tuo ultimo anno... non hai l’interrogazione di greco domani?››
‹‹Non so se è domani... sono rimasta tra i pochi da interrogare... ma...››
‹‹Studia Manuela. Un medico in famiglia fa sempre comodo...››
‹‹Anche se oggi non è ho tanta voglia, lo farò...UMPF...››
‹‹Se parti così non la finirai mai con questo libro... almeno dimmi cos’hai? Hai il volto così distratto e perplesso... me lo dici?››
‹‹Zia, davvero non ho niente. Una persona, per un giorno solo in nove mesi, non può avere voglia di uscire invece che di studiare?››
‹‹Una persona sì... ma tu no.››
‹‹Io NON sono una persona, sono un topo da biblioteca, forse?››
‹‹Non sto dicendo questo...›› il telefono di casa interruppe la conversazione.
‹‹Lascia, vado io›› si propose Manuela.
Raggiunse il telefono con uno stato d’animo terribile.
‹‹Pronto?››
‹‹Speravo rispondessi tu... buonasera›› dall’altro capo del telefono era Alessandro.
‹‹Ales...ehm… ciao.››
‹‹Non sei sola per questo non puoi dire per intero il mio nome...››
‹‹Esatto...››
‹‹Capisco, ti va di vederci?››
‹‹Sì, dove?›› rispose immediatamente senza pensarci due volte.
‹‹Mi fa strano che tu risponda a monosillabi... be'... prendi la metropolitana e scendi alla terza fermata... ti aspetterò li tra mezz’ora, sono in motorino.››
‹‹Terza fermata? Ok...››
‹‹Un bacio...››
‹‹Ciao.››
La ragazza si preparò, disse alla zia che la sua amica Alessandra, la stessa con cui era andata via dalla festa la sera precedente, l’aveva invitata a casa sua per studiare. Uscì con il libro di greco nella borsa, dirigendosi verso la stazione della metropolitana.
   
 
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