Dove l’ombra non arriva
Alice non era
tranquilla quella notte, lo scricchiolio dei mobili antichi la spaventava come
se fosse un assassino. Circondata da assurdi presentimenti abbandonò il comodo
letto dove Frank russava tranquillamente e mosse qualche piccolo passo nervoso
verso la stanzetta accanto, dove Neville dormiva sereno.
Sporgendo
silenziosamente la testa sopra la culla di mogano si rese conto che il piccolo
non dormiva affatto. Neville Paciock era più che sveglio ed estremamente
impegnato ad affondare i suoi quattro o cinque dentini in un piccolo e morbido
gelato di gomma. Sorrise.
Quando Frank
Paciock entrò nella camera da letto del bimbo, la mattina seguente, trovò Alice
seduta accanto alla culla, un sorriso sereno sulle labbra e gli occhi dalle
lunghe ciglia delicatamente chiusi. Il bambino invece era in piedi, attaccato
alle sbarre del lettino, e i suoi due occhi enormi si spostavano dalla madre al
padre con espressione seria. A Frank parve quasi che gli stesse intimando di
fare silenzio e non svegliare la mamma.