Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: sistolina    10/09/2011    8 recensioni
E' difficile camminare a testa alta nei corridoi di Hogwarts quando tuo padre è Draco Malfoy, il Traditore.
E' difficile essere all'altezza quando tuo padre è Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico.
E' difficile incontrarsi nel mezzo, quando alla Scuola di Magia e Stregoneria infuriano i fantasmi del passato, gli strascichi della Guerra e la sete di potere, e di vendetta, di chi ancora rimane.
Ed è difficile essere Lily Potter, e non odiare più Scorpius Malfoy.
Venticinque anni dopo, le colpe dei padri ricadranno sui figli, e non ci sarà più nessuno, a Hogwarts, al sicuro dalla propria eredità...
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Colori Pastello e Bandiere Bianche
 
 
Quei cominciò: «Cosa non è che sanza
ordine senta la religione
de la montagna, o che sia fuor d'usanza.
Libero è qui da ogne alterazione:
di quel che 'l ciel da sé in sé riceve
esser ci puote, e non d'altro, cagione.
(Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXI, vv 40-44)

 
Sarà stata a malapena l'alba quando arrivarono: due uomini, incappucciati, con le loro maschere nere dalla lucentezza accecante, strascicando i piedi uno sull'altro, biascicando con quell'accento incomprensibile lontano ed indefinito.
Astoria strattonò la catena di Draco, appoggiato malamente alla sua schiena, i radi capelli biondi che le solleticavano il collo ora che stavano crescendo rapidamente, secchi e sterposi, all'oscura umidità della loro cella.
L'acciaio le scavò dolorosamente nella pelle dei polsi ricoperti di piaghe sanguinanti e infette. Trattenne un gemito e tentò vanamente di chiamare il marito
Draco. Sono qui – sussurrò nel suo orecchio, abbastanza vicino perché non mascherasse il rumore dei lenti passi che si avvicinavano – sono venuti a prenderci – non sapeva che ora fosse, o che giorno fosse. Ricordava a malapena i pasti che aveva consumato, o le volte in cui le avevano concesso la privacy per espletare le sue funzioni corporali. Una volta, perfino, le avevano permesso di lavarsi, restando lì a guardarla, con quei sorrisi malefici mascherati dalle espressioni contrite della tragedia greca.
Ma Astoria Greengrass Malfoy non aveva esitato, o pianto, né aveva concesso loro il lusso di vederla arrossire. Si era spogliata, gli occhi schiantati nei loro, il mento sollevato e imperioso, il portamento della donna che era e la strega che era stata, e aveva lasciato che la saponetta ruvida le scavasse via dalla pelle lo sporco e l'umidità di quella prigionia senza fine. Li aveva sfidati ad avvicinarsi, a sfiorarla, a fare qualsiasi cosa le desse modo di sapere che erano reali, e non il frutto della sua mente ormai provata. Eppure i loro sogghigni erano palpabili, la lasciva noncuranza delle loro risate sguaiate, la luce perversa nei loro occhi, tutto sembrava suggerire che quegli uomini fossero davvero lì, in tutto la loro detestabile boria.
Suo marito non rispose, limitandosi a sbuffare nel sonno. Draco non era mai stato un uomo forte; tagliente, crudele, imperioso, ma mai realmente forte, di quella ferma determinazione che lei credeva di aver trovato in lui. Era solo un agnello travestito da lupo, che aveva dimenticato quale dei due fosse il vero se stesso. E la sopraffaceva, sempre, crudelmente, perché lei era un lupo travestito da agnello, e aveva perso il coraggio di togliersi di dosso la sua pelliccia quando aveva sentito spegnersi di colpo il respiro dei suoi figli.
Il primo di loro si avvicinò claudicando vistosamente, trascinandosi dietro un braccio inerme dalla spalla alla mano. Qualcuno aveva avuto una giornata peggiore della sua.
Alzati – avvertì la nuca di Draco sfiorarla, in un impercettibile segno di vita. Ma il Traghettatore la afferrò con un gesto brusco, scavandole nella pelle impronte brucianti. La catena tintinnò allegramente, tendendosi allo spasimo
Bastardo Sangue Sporco! - imprecò Draco strattonandola dalla sua parte – non oesare contamianrla con le tue sporche mani da Mezzosangue - l'uomo rise, di una risata roca e stremata, ma attese che il secondo lo affiancasse prima di infilare la chiave nella serratura e far scattare le catene che la tenevano imprigionata mani e piedi. Appena sentì l'acciaio tintinnare sulla pietra bagnata, Astoria provò una tale soverchiante sensazione di sollievo che credette di cadere in ginocchio. Ma strinse i denti, in attesa. Non c'erano molte ragioni per cui quella gente poteva decidere di separarla da Draco, e nessuna di queste era più allettante delle catene attorno ai polsi.
Il secondo Traghettatore, alto e massiccio, assestò a Draco un manrovescio sulla bocca, in un movimento che costò a suo marito buona parte del labbro inferiore e della mandibola. Sputò il sangue grumoso in un gesto di stizza sulle scarpe dell'altro, che sogghignò in un suono basso e prolungato. Con un gesto rapido la allontanò da lui, quasi sollevandola fra le braccia, con la stessa grazia di un Ippogrifo che calpesta un prato di margherite.
Cammina – intimò il primo uomo, basso e corpulento, con la veste strappata e macchiata di sangue, sospingendola di malavoglia lungo la cella buia di archi bassi e gocciolanti.
Draco era ancora accovacciato nell'angolo contro la parete, l'altro Traghettatore che si abbassava vicino al suo orecchio per sussurrargli qualcosa che lo fece agitare e imprecare dove si trovava.
Astoria continuò a camminare, il fiato maleodorante del Traghettatore che l'avvolgeva, ancor più ripugnante dell'odore che aveva percepito emanare da se stessa in quei lunghi giorni di prigionia forzata. O erano mesi?
Ebbe appena il tempo di abbassare la testa prima che un arco basso la sfiorasse, appena in tempo per non aggiungere un'altra ferita alle tante che le dilaniavano la pelle.
La condusse in un lungo e stretto cubicolo, una galleria gocciolante di umidità, gelida quasi quanto la cella, e altrettanto sudicia, ma quando Astoria raggiunse l'uscita della galleria, un'ampia sala da bagno la accolse con una vasca colma d'acqua profumata, oli e unguenti di ogni tipo, e il confortante calore di un camino scoppiettante
Vuole che tu sia presentabile – biascicò l'altro stringendosi nelle spalle come se non ne comprendesse la ragione. Si fissava le scarpe infangate, chiazzate d'acqua sporca e della polvere della strada; le ginocchia, sotto la tunica, erano forse conciate peggio, così come i gomiti e le mani, completamente anneriti dal fumo e dal fango. Si passò una mano sul cappuccio, cercando vanamente i capelli in un gesto automatico di agitazione. Per un attimo, solo uno, Astoria si chiese se fosse davvero possibile per lei tentare di rubargli la bacchetta e aggredirlo. L'attimo dopo, lo sguardo dell'altro le chiarì che i suoi occhi avevano parlato troppo – Non ci pensare nemmeno dolcezza – la ammonì – dove diavolo potresti andare dopo? - lo sentì sogghignare, e sospirò pesantemente
Chi vuole che io sia presentabile? - tentò, inutilmente, di chiedere
E te lo vengo a dire a te chi mi manda – la prese in giro con un accento pesante e una sintassi da far accapponare la pelle.
Lei gli voltò le spalle, incrociando le braccia al petto
Ti ha detto anche di assistere? - un ghigno lampeggiò dietro la maschera nera, ma la donna non si scompose, cominciando a liberarsi con gesti secchi e rabbiosi di quello che era rimasto dei vestiti con cui era arrivata lì
Non penso sia necessario – la voce la raggiunse quando le dita armeggiavano ancora con i bottoni dorati della sua camicia di seta strappata e macchiata di qualsiasi cosa potesse trovarsi in una stretta cella umida e fredda. Astoria restò immobile, credendo di trovarsi di fronte un incantesimo ben riuscito
Tu? Ma...perchè? - la figura alta e snella che le si era parata di fronte sorrise malignamente, furbescamente, di un ghigno compiaciuto e soddisfatto, quasi cospiratore
Oh, avremo molto tempo per parlare di questo... - il silenzio si fece così spesso da farle correre un gelido brivido lungo la schiena – Imperio... -
 
***
 
Era un bel po' di tempo che volevo conoscerti Mortimer – se Incubus fosse stato un diciassettenne come tutti gli altri, probabilmente si sarebbe agitato incessantemente sulla sedia, tentando vanamente di sfuggire allo sguardo indagatore di Theodore Nott. Ma non era noto per la sua “ordinarietà”, perciò rimase semplicemente seduto a gambe accavallate, con noncuranza, osservando l'altro che si versava una generosa dose di Whisky Incendiario in uno spesso bicchiere di cristallo zigrinato – gradisci del vino? Ho un Merlot del '74 che potrebbe combattere lo sguardo di un Basilisco – si portò il bicchiere alle labbra con studiata lentezza, senza staccare i suoi penetranti occhi da coniglio dal suo viso – o preferisci restare...come dire...lucido per il nostro colloquio? - Incubus non si lasciò sfuggire che per avere a che fare con lui alla pari avrebbe dovuto scolarsi una cantina francese intera, e si limitò a declinare il calice che gli veniva offerto da un Elfo Domestico basso e orripilante, coperto da un pastrano così sporco da risultare indefinibile
Sono a posto – le sopracciglia ancora scure dell'altro si inarcarono appena
Avevo sentito che sei un estimatore di vini pregiati – il tono con cui lo disse avrebbe dovuto farlo sentire nudo e inerme sotto il suo sguardo onnisciente
Si sentono un sacco di cose imprecise sul mio conto – ribatté lui con falsa modestia – la maggior parte delle quali dona un quadro di me non troppo fedele alla realtà – un sorriso sibillino incurvò le labbra di Nott
E quale sarebbe, se posso chiedere, un quadro fedele? - Incubus si lasciò sfuggire una breve risata, bassa e controllata, di circostanza
Temo che fatto da me risulterebbe altrettanto falsato – l'Elfo tornò con un vassoio di tartine dall'aria, dovette ammetterlo, piuttosto invitante. Raschiò i piedi sul tappeto dall'aria terribilmente costosa che ricopriva l'intero pavimento e quasi sbatté contro la libreria di mogano scuro che troneggiava accanto alla porta dell'ufficio del Consigliere, ma riuscì comunque a raggiungerlo, una goccia di sudore che gli scivolava pigramente fra le orecchie da pipistrello tese allo spasimo. Declinò anche il cibo, avvertendo lo stomaco brontolare – ma sono certo che Ardhesia sarà estasiata all'idea di collaborare alla mia biografia postuma – i suoi occhi si schiantarono in quelli dell'altro con un sorriso malizioso. Si appoggiò con rilassatezza ai braccioli della sedia e attese che l'altro iniziasse la trattativa.
Theodore Nott era intelligente, su questo non aveva mai avuto di che obiettare, e sarebbe stato sufficientemente cauto da dargli del filo da torcere. Sua figlia, malgrado tutto, aveva ereditato una certa dose di impulsività dalla sua attraente madre, e non aveva mai davvero imparato a studiare l'avversario prima di pianificare le mosse. L'uomo che aveva di fronte non avrebbe commesso lo stesso errore.
Bene, pensò mentre l'altro sorseggiava amabilmente il suo Whisky, in attesa, sarebbe stata una partita alla pari, dopotutto.
 
***
 
Sembri in salute ragazza, buon per te – osservò con uno sguardo distratto la Signora Grassa. Lily sollevò un sopracciglio, trattenendo fra le labbra la secca risposta
Ape Frizzola – Rose, da brava Caposcuola ed ex Prefetto anziano dei Grifondoro, si era preoccupata di procurarle tutti i compiti, gli appunti e le comunicazioni dei Professori da quando era mancata da Scuola fino a quel giorno. I cancelli scricchiolanti i Hogwarts le erano sembrati il Paradiso dopo un'intera settimana al San Mungo. La lezione di Storia della Magia di quella mattina, in compenso, le aveva fatto rimpiangere il cibo insapore dell'ospedale, e il colore abbacinante delle pareti.
La Sala Comune era deserta, i divani di morbida pelle bordeaux disposti disordinatamente vicino al fuoco erano ricoperti di pergamene accartocciate, piume lasciate lì distrattamente da qualcuno prima di scendere a pranzo, compiti da finire, e pile di libri aperti dalle pagine ingiallite. L'ultimo trimestre era ufficialmente iniziato, e i GUFO cominciavano a diventare inesorabili spade di Damocle sui loro esili colli provati.
Shiva Aswini sollevò la spettinata testa corvina da un bracciolo, e si asciugò con foga un rivoletto di saliva che gli era scivolato agli angoli della bocca
Hei...Lily...ciao – sorrise, e i suoi scuri occhi allungati brillarono di felicità nel vederla. Lilian Luna Potter sentì chiaramente il pungolo del senso di colpa attraversarle le scapole e centrarla in pieno petto.
Ciao – sorrise di rimando, tentando di essere vagamente credibile – pensavo non ci fosse nessuno – se avesse avuto la sensibilità a tutte e due le mani, probabilmente avrebbe cominciato a tormentarsi le dita dietro la schiena. Invece il braccio era ancora immobilizzato sul petto da una spessa e candida fasciatura, e solo l'essenza di dittamo aveva impedito che una parte del suo corpo le venisse strappata via. Essenza di dittamo che lui le aveva somministrato. Scosse la testa scacciando quelle immagini dalla sua mente. Aveva promesso a se stessa di non concedere Malfoy il beneficio del dubbio. Mai più.
Ti aspettavo, veramente – ammise l'altro abbassando gli occhi – volevo parlarti... -
Non avrebbe voluto ascoltarlo. In tutta sincerità, Lilian Luna Potter aveva appena trascorso la mattinata più difficile della sua vita, rendendosi rapidamente conto di non sapere la metà delle cose che a quel punto avrebbe dovuto sapere per avere una vaga speranza di agguantare un Accettabile nei suoi GUFO, Wahya Show l'aveva fissata tutta la lezione di Divinazione con un sorriso di malcelata ansia sul viso dai lineamenti marcati, e il Professor Ruf l'aveva fermata dopo la lezione per chiederle se era preparata a dovere sull'”Epoca d'oro dei commerci marittimi dei troll”. Il fatto che fosse la prima volta nella sua vita che Lily sentiva che i troll avevano fatto altro a parte le rivolte per cui erano famosi l'aveva pietrificata.
No, decisamente, quello non era il momento adatto per pretendere da lei una seppur vaga attenzione. Ma Shiva Aswini aveva trascorso ogni secondo libero delle sue giornate seduto sullo scomodo sgabello dei visitatori nella sua camera al San Mungo, parlando a ruota libera di tutto quello che gli passava per la mente, tratteggiando distrattamente una caricatura di Theodore Nott sul tavolino mobile accanto al suo letto. Aveva parlato, parlato e parlato, sollevandola dall'incombenza di dover ricambiare, rispondere, o anche solo pensare. Lily, in quelle fin troppo brevi ore trascorse con lui, aveva avuto come unico pensiero quello di ascoltare e annuire, talvolta rispondere con un vago cenno del capo, mentre quello strano ragazzo dall'animo gentile tentava di rendere la sua giornata meno deprimente.
Perciò gli sorrise, rammentando a se stessa che stringersi nelle spalle non era uno dei movimenti consigliati a qualcuno che si era Spaccato durante una Smaterializzazione.
E' successo qualcosa? - il lato Potter e inguaribilmente pessimista della sua personalità si fece strada a tentoni in quella risposta
No...è...è solo che... - esitò, si morse il labbro, stropicciò i piedi e abbassò lo sguardo, ma alla fine la guardò, stringendo gli occhi scuri su di lei con fermezza – vorrei che ci ripensassi a proposito di me e te – Lily sollevò un sopracciglio. Ecco, probabilmente non era la prima cosa che il Prontuario dell'Adolescente avrebbe consigliato di fare dopo quelle parole, ma davvero, davvero, non avrebbe saputo come altro reagire
Shiva... -
Lo so che non sono Scorpius Malfoy – la interruppe lui roteando gli occhi – Godric, beh, non vorrei nemmeno esserlo se è per questo, con tutta quella boria, e suo padre che è terribilmente stempiato, ed è un criminale, probabilmente, e tutto il resto – si fermò – lo sapevi che c'è una probabilità su due che il figlio di un calvo diventi calvo? Davvero, dico, è inquietante no? - non aveva detto Mangiamorte, né si era aggrappato alla questione del Sangue Puro. Di tutte le cose orribili che avrebbe potuto dire su Draco Malfoy, era stato il fatto che fosse stempiato a sconvolgerlo, in tutta la sua inarrivabile gentilezza e correttezza.
Senti -
No aspetta, ti prego, fammi finire perché questo discorso me lo sono provato, e veniva bene, davvero... - Shiva si sporse verso di lei con un braccio proteso, tentando quasi inconsciamente di fermare il flusso dei propri pensieri – lo so che non sono un fico, e nemmeno nel Quidditch sono proprio quello che si dice il Cercatore dell'Anno o cose così, ma la tua vita è già abbastanza un casino senza il ragazzo sexy e impenetrabile di turno che te la scombini ancora di più – sorrise timidamente – io non sono né sexy ne impenetrabile, anzi, mia madre dice che la maggior parte delle volte do' anche troppe informazioni su di me, non so se mi spiego – rise nervosamente, passandosi una mano fra i capelli che si gli erano scompigliati appisolandosi sulla poltrona cicciottella davanti al camino – non ti sto chiedendo di innamorarti di me e sfidare l'odio atavico delle nostre famiglie per far trionfare l'amore e il progressismo, ti chiedo solo di pensarci, tutto qui – scrollò le spalle – ok? - Lily si lasciò per un attimo cullare dalla possibilità di avere un ragazzo come Shiva, di non dover eternamente lottare con la sua incapacità di provare emozioni umane, o con l'età e la semiparentela che li univa. Ma se non amava davvero Teddy come aveva creduto per anni, o Scorpius Malfoy, non nel modo in cui Ginny Weasley e Harry Potter si erano conosciuti e amati sotto i lampi delle bacchette sguaiate, certo non amava Shiva Aswini. Avrebbe potuto provare tenero affetto, rispetto, quel genere di sentimenti tinte pastello che coronavano i libri di fiabe a lieto fine. Ma Lily Potter non amava le tinte pastello, e il fatto che a lui andasse bene anche così, era qualcosa con cui non poteva fare i conti
Non posso – disse solamente, con un peso glaciale che le scivolava in gola – penso che tu sia fantastico, e non sei logorroico, per la cronaca, tua madre si sbaglia – si morse il labbro, vedendo l'espressione dell'altro sgretolarsi all'istante – e ti giuro che passare il tempo con te mi piace, e mi fa stare bene, ma non è quello che vorresti da me, non è la felicità che vorrei per me stessa – sospirò, passandosi una mano fra i capelli indomabili marca Potter – o per te. Non ti dirò che meriti di meglio, anche se probabilmente è vero, ma con me sarebbero tinte pastello e un accontentarsi di tanto in tanto. E tutto questo non ha a che fare con Scorpius Malfoy, per niente, ha a che fare con me, e con te, che dovresti stare con qualcuna pronta a essere per te quello che vorresti essere per me. Io non...non posso scegliere un acquerello di un paesaggio capisci? Io sono tipo da Guernica di Picasso, o una alla Norman Rockwell e le sue immense tele incasinate fatte con qualsiasi cosa – sorrise, suo malgrado – non ce la faccio ad essere... - Shiva la bloccò, i pugni stretti e le spalle incurvate
No, va bene, ho afferrato – Lily desiderò ardentemente che lo avesse fatto, che avesse capito, che si sforzasse di farlo. Non lo avrebbe meritato, ma si trovò a sperarlo comunque. Ma l'altro sollevò lo sguardo colmo di rabbia e delusione, e lei si rese conto di aver ferito un altro potenziale amico di lunga data – niente paesaggi, solo ansia, dolore e angoscia – sollevò il pollice in un sarcastico OK – sai Lily, non penso che sia da ragazza così vissuta cercare di rivivere la storia dei tuoi genitori – quel commento la ferì più di quanto avrebbe ammesso – forse a te non andranno bene i colori pastello perché stai aspettando di trovare il tuo Harry Potter illuminato a festa come il campo di Quidditch alla finale della Coppa del Mondo, e va benissimo eh, è ok – raccolse la giacca della divisa, ordinatamente ripiegata sullo schienale della poltrona, e fece per andarsene, bloccandosi a pochi passi da lei – ma lascia che ti dica una cosa, da idiota appena respinto con un'autostima inesistente caduta ancora più in basso quale sono – sospirò – non scarterei il pastello se fossi in te, perchè i colori accesi sono quelli che fanno male agli occhi – Lily sentì solo cigolare il ritratto della Signora Grassa prima di essere nuovamente circondata dal silenzio ovattato della Sala Comune.
 
Childhood living is easy to do
The things you wanted I bought them for you
 
Flashback**********************************************
 
Sto bene Albus, accidenti a te – si lamentò mentre lo sguardo indagatore di suo fratello la esaminava intensamente
A parte che quando ti abbiamo raccattata per strada sembrava che Beda il Bardo ti avesse trasformata in uno dei suoi personaggi, stai una favola – James sogghignò, lasciando che il timido sole di marzo giocasse con i riflessi corvini dei suoi capelli scompigliati ad arte. Lily avrebbe incrociato le braccia al petto se solo la dannata fasciatura non l'avesse immobilizzata come una mummia. Certo, non avrebbe più potuto usare quella vecchia...
L'intera combriccola Potter-Weasley e Affini aveva ottenuto il consenso di andarla a trovare, direttamente dalla Metropolvere del camino nell'ufficio della Preside. Probabilmente, in qualsiasi altra circostanza, Madame Maxime non sarebbe stata così entusiasta di lasciare che dieci dei suoi studenti viaggiassero indisturbati per il Mondo Magico con la sola promessa di arrivare al San Mungo “prima o poi”, e decisamente quelli non erano tempi in cui un mago avrebbe potuto gironzolare per camini indisturbato, come se niente fosse, ma la sorveglianza era stata raddoppiata, a Hogwarts e in ogni altro luogo dove i Traghettatori avrebbero potuto decidere di colpire, e la faccia da coniglio di Theodore Nott sarebbe diventata così deliziosamente paonazza sapendoli in giro dopo il coprifuoco, che la gigantessa non aveva fatto altro che opporsi alla cosa il tempo necessario a mantenere una certa credibilità, sorridendo con quella luce cospiratrice negli occhi che rammentava a Lily i tempi in cui i Professori impugnavano la bacchetta per spaccare veramente i culi dei Mangiamorte. La sensazione che quei tempi non fossero poi così lontani la fece rabbrividire dolorosamente in tutto il corpo.
Dopodiché Louis sorrise, facendo lampeggiare il suo orecchino di corno nuovo, arrivato per posta direttamente dalla Romania, e Lily dimenticò anche cosa fosse l'ansia. Aveva visto la luce animalesca nel suo sguardo quando il suo incantesimo aveva centrato il Traghettatore che stava per trascinarsela dietro chissà dove, e aveva sentito il guizzare dei suoi muscoli soprannaturali al di sotto della pelle mentre correva a velocità inumana per i vicoli di Hogsmeade. Non avrebbe saputo se ringraziare il destino o chiedersi quale piano chissà chi aveva predisposto per lei, ma se a trovarla in quella piazzola della stazione fosse stato chiunque altro, e non il suo cugino licantropo, o se il suo adorato cugino dalla risata gorgogliante fosse stato più umano di quanto non fosse, probabilmente sarebbe morta dissanguata accanto ai binari dell'Espresso di Hogwarts. Non si fermò a chiedersi cosa sarebbe stato, gli sorrise, semplicemente, sperando che bastasse.
Fu in quel momento che suo padre apparve nel sottile spiraglio di luce che separava la stanza dal corridoio, l'espressione tetra sul viso stravolto, e gli occhiali in bilico sul naso
James – bastò quella semplice parola perché tutti, nella stanza, s'irrigidissero come corde di violino. Suo fratello spense all'istante il sorriso che gli era nato sulle labbra per qualcosa che aveva appena detto Hugo, e annuì gravemente, sgattaiolando fuori. Rose, Albus, Lily e Hugo si scambiarono un'occhiata, mentre Louis si appiattì contro il muro, tentando vanamente di carpire qualche informazione.
Fu allora che accadde, in un istante che a malapena Lily avrebbe ricordato come tale, uno di quei momenti che nessuno si sente di dire siano basilari nella propria esistenza, ma che assumono significato, il significato di un istante che cambia la vita.
Lysander si accasciò a terra, gambe e braccia tese, cominciando a contorcersi in preda agli spasmi. I suoi occhi, già solitamente vacui, si spalancarono di terrore, dopodiché assunsero le tinte fosche della consapevolezza, e uno sguardo che Lily non gli aveva mai visto oscurò il suo viso. Le labbra si aprirono, e una voce che non sembrava la sua, ma che allo stesso tempo non poteva che esserlo, uscì dalle sue labbra in una serie di versi sconnessi.
Albus si abbassò su di lui, tentando di ridestarlo, ma l'altro, con un colpo dalla forza inaspettata, lo mandò a sbattere contro il muro
E' così che andrà – sussurrò – quando il sole compirà il suo viaggio più lungo sull'orizzonte la via sarà aperta, il sangue sarà versato, la carne lacerata, e il cuore spezzato. E il crudele apparirà giusto, e il giusto traditore, e l'innocente si macchierà di colpa, e il colpevole sarà innocente. Allora, quando la speranza sarà vana, il traditore dovrà lottare al fianco del giusto per far calare finalmente la notte... - poi si accasciò sul pavimento, privo di sensi. Lily, che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento, si lasciò cadere sulla pila di cuscini alle sue spalle.
Rose sollevò lo sguardo su di loro, i grandi occhi castani spalancati per lo sforzo di non lasciar andare le parole di Lysander
Morgana, ditemi che qualcuno ha preso appunti! -
 
Fine flashback************************************************************
 
Il ritratto della Signora Grassa cigolò nuovamente, e la voce della donna nel dipinto chiocciò un ossequioso
Buongiorno a te splendore – con una risatina da far accapponare la pelle di Lily anche dove aveva perso la sensibilità. Albus entrò nella Sala Comune con una pila di libri sotto il braccio e una goccia di sudore che gli scivolava lungo il naso. Le sorrise, gentilmente, allegramente e teneramente com'era solito fare prima che Scorpius Dannato Idiota Malfoy si frapponesse tra loro
Giornataccia? - Lily sollevò entrambi gli occhi al soffitto ad arco della stanza
Diciamo che non ho avuto una settimana allegra – suo fratello trafficò per un attimo nella borsa dei libri che gli pendeva distrattamente da un fianco ed estrasse un Boccino d'Oro contraffatto dei Tiri Vispi Weasley
Jimmy dice che devi esercitare il braccio - si strinse nelle spalle, passandosi distrattamente una mano fra i capelli che ricadevano ormai lunghi sulle orecchie – io personalmente avrei pensato ad un altro paio di modi, ma sei tu il capo – e sparì trafelato nel Dormitorio maschile, il ticchettare delle sue scarpe come unico suono ad accompagnare la sua uscita di scena.
Lily si fece passare il Boccino fra le dita irrigidite della mano. Era lei o la Sala Comune era diventata improvvisamente soffocante?
 
***
 
Scorpius osservò la donna che aveva accanto, sforzandosi di concentrarsi sui propri piedi che sciaguattavano nel pantano umido del prato a metà marzo. Lei sembrava muoversi al di sopra del fango e dell'acqua sporca che costeggiava la riva limacciosa del lago, i capelli lunghi, lisci e setosi che le scivolavano da una spalla all'altra ad ogni passo dell'andatura fiera ed elegante.
 
Flashback***********************************************************
 
Abbiamo trovato tua madre – Potter il Magnifico Salvatore esibiva il paio di occhiaie più accentuate che Scorpius avesse visto da molto tempo. Il maglione stropicciato e i calzoni stazzonati che si reggevano da soli attorno alle sue gambe smilze erano gli stessi di quando, due giorni prima, si era presentato da lui per riportare Lily al sicuro, con le persone che avrebbero dovuto prendersi cura di lei, davvero, lontano da lui e da tutto quello che la sua deleteria presenza scatenava in lei. In quel momento lo fissava con le mani appoggiate alle ginocchia, e sembrava completamente esausto, e altrettanto confuso – non ha voluto parlare con me, ovviamente – osservò con una punta di amaro disappunto nella voce – ma è viva e illesa, apparentemente, e desidera vederti – Harry Potter sospirò, un verso carico di amarezza e impotenza – è la seconda vittima che viene ritrovata libera a vagare per le strade, e non ne sappiamo di più di quanto non ne sapessimo quando mia figlia ha trovato Scott Warrington nella Foresta Proibita – si passò una mano fra i capelli, e Scorpius provò una tenace fitta allo stomaco al pensiero di quella notte, all'idea che lui e Incubus, da idioti immaturi quali erano stati, avevano probabilmente sballato ogni possibile supposizione di chiunque a proposito del modus operandi dei Traghettatori e del destino delle loro vittime. In quel momento, si rese conto che sua madre era viva, a discapito di ogni pessimismo cosmico e ogni momento di rassegnazione. L'attimo dopo, l'uomo che aveva di fronte frantumò ogni sua stupida punta di speranza, speranza che aveva sempre, nonostante tutto, conservato gelosamente – l'unica cosa che continua a ripetere è “Draco lo troverà” - l'Indistruttibile Potter sembrava tutto fuorché invincibile. Poi sollevò lo sguardo su di lui, e un vago sorriso accennato gli tirò gli angoli del viso che sembravano destinati a cadere inesorabilmente verso il basso – a proposito...lei si sta chiedendo dove sei finito – il Rosso Weasley soffocò una risata nella sua enorme bocca da trangugiatore universale.
Per un solo istante, Scorpius si domandò se mettersi a fissare le punte delle sue scarpe da ginnastica fosse una risposta soddisfacente, ma, Morgana, era Scorpius Malfoy, e abbassare lo sguardo non faceva parte del suo corredo genetico, specialmente non davanti ad un dannato Perfettissimo Potter.
Alla fine il Rosso impugnò una manciata di polvere e la lanciò nell'enorme camino che troneggiava nell'ufficio della Preside Maxime
San Mungo – biascicò ridacchiando, e scomparve.
Harry Potter gli lanciò uno sguardo casuale
Sei... -
Hei Potter, rilassati, ce la faccio... - sollevò un sopracciglio mentre l'altro indicava la destinazione alla Metropolvere.
Scorpius mise un piede davanti all'altro, trascinando un passo dopo l'altro verso il camino, indeciso se essere maggiormente terrorizzato all'idea di rivedere sua madre dopo mesi di prigionia, o la dannatissima Lilian Luna Potter.
 
Graceless lady you know who I am
You know I can’t let you slide through my hands
 
 
Fine flashback*******************************************************
 
Poi sua madre parlò, e la sua voce non tradì una sola goccia di paura, ansia o preoccupazione. Si limitò a constatare
E' stato lui Scorpius. Lui ha organizzato tutto – il completo di alta sartoria magica tradiva tutti i galeoni che era costato, e nonostante le temperature ancora proibitive che si respiravano ad Hogwarts, Astoria Greengrass Malfoy non indossava il mantello. Si rigirò la fede nuziale attorno all'anulare con calma.
Più lei si sentiva tranquilla, più a Scorpius veniva voglia di urlare e scappare a gambe levate da quella donna così diversa da sua madre
Non è possibile madre – ribatté testardamente – piuttosto che tradire i suoi amichetti della Confraternita del Sangue Puro, Draco si farebbe tatuare la faccia di Potter sul cuore – Astoria sorrise lievemente e si fermò, scostandogli una ciocca di capelli dalla fronte aggrottata
Ma guardati...chi l'avrebbe mai detto che, fra tutti, proprio tu saresti corso in sua difesa? - sembrava immensamente divertita da questo. Scorpius rimase ipnotizzato dai suoi occhi, così decisi e luminosi al di sotto del pallido e insulso colore che lui ricordava. Paradossalmente, al di là di ogni stilla di ragione umana, Scorpius rimpianse la donna che aveva sempre conosciuto, le sue lacrime e la sua voce esile che a stento penetrava nel severo silenzio del Castello Malfoy. Desiderò di doverla proteggere, di dover essere il suo sostegno, la sua stessa personalità, desiderò perfino di vederla ignorare le sue lacrime di bambino impaurito, ragazzino deluso e adolescente arrabbiato, pur di non leggere la stessa gelida determinazione che illuminava lo sguardo di Daphne Greengrass. Quella donna, chiunque fosse l'estranea scampata alla prigionia dei Traghettatori, non solo non era sua madre, ma stava platealmente accusando suo padre di essere il mandante di tutto.
Hei, non è che Scorpius fosse esattamente il fan numero uno di Draco, ma pensarlo a orchestrare dietro le quinte i rapimenti dei Purosangue non era esattamente l'immagine che avrebbe scelto per descriverlo.
Difesa? Il bastardo che tu hai permesso diventasse mio padre è stato rapito davanti ai miei occhi...io stesso ho quasi rischiato di essere ammazzato da quella gente perché la mia dannata faccia è così simile alla sua! E ora tu risorgi dal mondo degli Apatici Senza Speranza, e vieni a dire a me che mio padre è la mano invisibile dietro a tutto questo? - si lasciò sfuggire un'amara risata che gli raschiò la gola come una manciata di sabbia – cosa farai adesso? Mi dirai che i Nargilli esistono davvero e ho un Gorgosprizzo nell'orecchio? - Astoria non diede segno di averlo nemmeno sentito. Gli poggiò le mani sulle spalle con fare accomodante, e gli accarezzò il collo con un dito dall'unghia laccata di rosso
So che è difficile Scorpius, figlio mio, lo so - i suoi occhi divennero per un instante tristi, come se quello che la sua bocca si sforzava di dire fosse la stessa cosa che il suo cervello, il suo cuore, o qualunque cosa aleggiasse al centro del suo petto, provavano in quel momento. Il Platano Picchiatore si stiracchiò pigramente, lasciando che il rumore dei suoi rami nodosi che si agitavano nel pomeriggio della Scozia fosse l'unico rumore ad accompagnare le parole di sua madre – ma tuo padre è responsabile di tutto questo, e noi dovremo fare i conti con questa realtà prima o poi – sospirò – ce ne andremo domattina. Ho parlato con Theodore e la Preside, e potrai conseguire i tuoi MAGO quando sarà il momento. Tutto il Mondo Magico è alla ricerca di Draco, e saperti qui potrebbe essere pericoloso – sollevò entrambe le sopracciglia biondo chiaro, in un'espressione che non gli sembrò nemmeno sua da quanto sentì tirare la pelle
Astoria, lui sa che sono qui, ha sempre saputo che ero qui, ma che Merlino... - fu allora che accadde: gli occhi di Astoria si fecero scuri e foschi al di sotto delle sopracciglia aristocratiche, e la presa sulle sue spalle divenne insistente
Noi andremo via di qui Scorpius, e puoi scegliere di farlo con me, al sicuro, protetto dalla Lega per la Salvaguardia delle Antiche Famiglie, o puoi scegliere di farti trascinare fino ai cancelli da tutte le mani che potranno metterti addosso – s'interruppe, mentre un passo strascicato si univa al loro
O forse devo pensare che il ragazzo abbia a che vedere con questo cognata? - la voce bassa dalle note altalenanti di Theodore Nott accompagnò la sua entrata bene quasi quanto il sorriso mellifluo che gli arricciava la bocca da coniglio. Il suo incedere sicuro di sé riluceva di soddisfazione
Gira al largo Bugs, affari di famiglia – la bacchetta di Nott comparve nella sua mano prima ancora che Scorpius avesse il tempo di finire la frase; una spessa rete di radici gli si avviluppò attorno al corpo con determinata e dolorosa precisione, immobilizzandolo. Le mani dalle dita lunghe dell'altro si serrarono attorno alla sua mandibola, stringendo fino a fargli scricchiolare le ossa
Sentimi bene ragazzino. Tuo padre è ricercato da tutto il Mondo Magico e perfino da quello Babbano. Se mi arrivasse alle orecchie il solo flebile afflato di una tua collaborazione con lui, ho una cella ad Azkaban con ricamato il tuo nome sopra – i suoi occhi da coniglio si serrarono di perversa soddisfazione – perciò, fossi in te, me ne starei buono e zitto nel tuo fetido angoletto fino a quando noi non avremo risolto la situazione – il suo sguardo vagò brevemente su Astoria, seriamente – Tieni a bada la tua progenie cognata, o dovrò preoccuparmene personalmente – sua madre lo fissò con preoccupato rimprovero, e scosse amaramente la testa
Speravo che almeno tu avresti capito Scorpius – sospirò seguendo i passi dell'altro, mentre il sole, che fino a quel momento aveva lottato fieramente contro la coltre di nubi grigiastre che oscurava il cielo, cedette definitivamente il passo all'oscurità, che scese improvvisa e opaca sul Lago Nero, trasformando la placida superficie dell'acqua in una lastra scura e impenetrabile.
Scorpius si lasciò cadere scompostamente nell'erba bagnata, avvertendo l'umidità penetrargli al di sotto della divisa. Non si mosse, nemmeno quando la prima goccia d'acqua s'infranse sul suo viso contratto, scavando un gelido rigagnolo fra le rughe di preoccupazione che gl'increspavano le sopracciglia.
 
***
 
Rose Weasley lasciò cadere con uno sbuffo sommesso l'ennesimo numero della Gazzetta del Profeta, che recava il solito titolo a caratteri cubitali della notizia del giorno, le inutili e controproducenti interviste ai suoi genitori e Harry Potter sull'avanzamento delle ricerche delle persone scomparse, e una bella dichiarazione di un sempre più potente e pomposo Theodore Nott sull'inutilità degli Auror e del Ministero che, a suo dire, coprivano il vero colpevole. Tutto questo, ovviamente, tenendo conto del fatto che Astoria Grenngrass Malfoy era stata ritrovata pochi giorni prima, decisamente in buona salute e con le idee chiare, mentre urlava all'intero Mondo Magico che il responsabile di tutte quelle sparizioni altri non era che il suo affettuoso marito Purosangue.
Sospirò, lasciando cadere la testa sull'ultima pagina, dove il viso dai lineamenti attraenti di King la fissava quasi di sbieco, con la taglia in galeoni gustosa come una fornitura gratuita a vita di Cioccorane per Hugo che sembrava risplendere all'altezza del petto.
Restare fuori da quella storia, certo, come no, era esattamente quello che avrebbe fatto Rose Weasley, figlia di sua madre e di suo padre, i più grandi “impiccioni magici” di tutti i tempi.
La biblioteca era illuminata solo dalla tiepida luce delle torce quando l'ultimo dei pesanti tomi che stava spulciando per i suoi MAGO e i numeri arretrati della Gazzetta del Profeta furono ordinatamente impilati alla sua destra e alla sua sinistra, e la piuma tracciò l'ultima lettera sulla pergamena leggermente increspata sul tavolo ingombro.
Le tempie le pulsavano dolorosamente, il collo e le spalle erano rigidi per le infinite ore piegata sul grosso tavolo in legno, e una patina opaca le era calata sugli occhi che le bruciavano come sotto l'effetto di un Incantesimo Incendiario. Infilò la piuma dietro l'orecchio, tentando vanamente di domare i nodi che le avevano aggrovigliato le punte dei capelli castani.
Rose ripeté a se stessa che quei passi la colsero impreparata perché era troppo stanca per accorgersene, ma la verità era che l'avrebbe sempre e comunque colta di sorpresa, Incubus Mortimer, anche nella sua giornata più fortunata.
Guarda guarda, dev'essere la mia serata fortunata – il silenzio spettrale della biblioteca sembrò soffocare quelle parole sotto una coltre di pioggia scrosciante. Ma lei avvertì chiaramente la nota minacciosa e sarcastica nella voce di lui, in modo così istantaneo e cristallino da farle paura. Si alzò, tentando vanamente di dissimulare i brividi di terrore che le correvano lungo la schiena, afferrò il libro di Incantesimi e sgattaiolò verso l'uscita, sperando che, almeno per una volta, Incubus Mortimer la lasciasse andare. Ma il ragazzo fece schioccare la lingua, frapponendosi fra lei e l'unica via d'uscita da quello che sembrava l'incrocio fra un incubo e un deja vu.
Lasciami passare – il sorriso di lui scintillò nella penombra
L'ultima volta che qualcuno me l'ha detto non ha fatto una bella fine – lei sospirò nervosamente, serrando lo sguardo, mentre Incubus sollevava entrambe le sopracciglia – Ma come? Non lo sai? È Draco Malfoy il colpevole di tutto...il tuo professore è salvo – sollevò le braccia sardonicamente – evviva – sibilò schiantando i suoi occhi foschi in quelli di lei, baluginanti alla luce delle torce – non sono io il cattivo della tua storia, Rosie, dovresti esserne contenta – la velata minaccia del suo tono non le sarebbe sfuggita nemmeno se fosse stata sorda, ma allora, stanca e spaventata, con il temporale primaverile che s'infrangeva in rabbiose secchiate d'acqua contro le finestre buie della biblioteca, il terrore le rimbombò nelle orecchie come un sordo boato di consapevolezza. Allo stesso tempo, non poté fare a meno di notare come la luce mobile delle torce donasse ai suoi capelli una sfumatura calda e accogliente, e alla severa linea della mandibola una morbidezza e una dolcezza che sapeva non potevano appartenergli. In quell'oscurità artificiale, fatta di ombre che si rincorrevano al riparo dalla luce, la vera essenza di Incubus Mortimer sembrava mitigata da quella stessa oscurità da cui sembrava trarre coraggio.
Io non ho la più pallida idea di chi tu sia – quelle parole scatenarono in lui una reazione fra il divertito e l'incupito
Buon per te – sussurrò pensoso, perso in un flusso di pensieri che non le sarebbe mai dato decifrare.
Incubus sollevò una mano e gliel'avvicinò al viso con noncuranza. Le sue dita affusolate arrivarono perfino a sfiorarle la pelle. Pietrificata, Rose trattenne il respiro, serrando le palpebre. Ma non accadde nulla, se non le mani di lui che afferravano la piuma incastrata dietro il suo orecchio, con in viso un'espressione indecifrabile. La tenne sospesa davanti agli occhi di un blu baluginante di riflessi infuocati, e sorrise ironicamente, sollevando un solo angolo della bocca
Sei a corto di cartoleria? - buttò lì lei ingoiando il rospo che le soffocava la gola. Di tutta risposta, il Serpeverde sbuffò
Sono queste le armi letali del vostro esercito? - la prese in giro agitando la piuma nell'aria in una traiettoria che ipnotizzò per un secondo lo sguardo di Rose. Un'estremità le sfiorò lo zigomo, la tempia, la fronte, e le labbra, in un ultimo movimento meno rapido degli altri – non troppo letali, mi sembra... - la ragazza fu certa, per un attimo, che in mano a lui ogni cosa avrebbe potuto trasformarsi in un'arma. Per lo meno, per abbattere il suo controllo di sé.
E le tue di armi? - lo sfidò stringendo lo sguardo sulla sua figura eretta nella penombra – quali sono le tue Incubus Mortimer? - il ragazzo lasciò cadere lo sguardo dalla piuma a lei, e scosse la testa impercettibilmente, noncurante
Il solo fatto di non saperlo fa di te una ragazza immensamente fortunata Rose Weasley... - lasciò scorrere quelle parole fra di loro, custodi di più di un significato nascosto. Dopodiché lasciò scivolare la piuma nel bavero della giacca della divisa, come la macabra imitazione di un fiore all'occhiello, e le fece un sarcastico inchino accennato – Sogni d'oro Rosie – si piegò, fino quasi a sfiorarle i lobi con le labbra – e se dovessimo incontrarci, ricordati di essere gentile con me...almeno nei sogni – il breve suono roco che emise, terrificantemente simile ad una risata, fu capace di tramortirla come un contatto vero e proprio non avrebbe mai fatto. Il contatto di chiunque altro, almeno.
 
I know I dreamed you a sin and a lie
I have my freedom but I don’t have much time
Faith has been broken, tears must be cried
Let’s do some living after we die
 
Strinse al petto il libro di Incantesimi, come se il solo contatto con la copertina rilegata potesse sostenerla, e lo fissò negli occhi
Nei tuoi...di sogni – una terribile oscurità divenne allora la maschera del buio nel suo sguardo; quello che Rose aveva creduto di veder brillare poco prima nelle iridi blu scuro sembrò scomparire, sostituito solo da una piatta e spessa coltre di folle inquietudine
Prega il tuo amato Godric di non entrare mai nei miei sogni signorina Weasley – inspirò, simile ad un simile ad un sibilo raggelante. Così com'era venuto, quel qualcosa scomparve, lasciandola nuovamente sola con lui e il suo sorriso sibillino e provocatorio – consideralo il mio primo e ultimo consiglio da amico – fu il turno di Rose di ridere
Amico? - sollevò un sopracciglio, sistemandosi nuovamente il libro fra le braccia
E' la mia offerta migliore... - ribatté Incubus voltandole le spalle, e cominciando a camminare, la piuma infilata all'occhiello che emanava cupe ombre contro la pietra delle pareti.
Lo guardò andare via, lo guardò fino a quando il buio non ingoiò ogni centimetro di lui e il silenzio assorbì il veloce ticchettare dei suoi passi sulla pietra. Lo guardò fino a quando la vista non le si appannò e le orecchie non cominciarono a fischiarle contro il silenzio. Lo guardò finché, probabilmente, non fu arrivato ai Dormitori. Più lo guardava, e meno riusciva a vederlo.
 
***
 
I watched you suffer a dull aching pain
Now you decided to show me the same
No sweeping exits or offstage lines
Could make me feel bitter or treat you unkind
 
Lo trovò che la pioggia cadeva a secchiate su ogni cosa, infradiciandole ogni singolo centimetro di pelle. I capelli le si erano appiccicati malamente sulle guance, frustandole il viso ad ogni folata di vento gelido, arricciandosi e contorcendosi come tentacoli insanguinati.
Stava vanamente cercando un posto dove togliersi di nascosto la fasciatura e liberare la spalla dalla stretta tortura delle bende, quando, sulla Mappa del Malandrino, aveva visto lui. E non avrebbe dovuto raggiungerlo, per niente al mondo, non sotto la pioggia battente e il tornado che si stava scatenando fuori dalla finestra. Non lui, non Scorpius Malfoy.
Ma era rimasto fermo nello stesso punto per ore, mentre il sole accarezzava le sponde del lago e si assopiva dietro le colline ancora spoglie raggelate da quell'ultimo barlume d'inverno che sembrava rimanere ancorato ad ogni cosa fino all'ultimo istante. E lei era uscita, solo per dare un'occhiata, solo per controllare, in fondo non è che fosse consigliabile restare soli, di notte, fuori da Scuola. Non era consigliabile restare soli e basta, non con i pensieri che potevano incrociarsi nel vento, non con le paure che diventavano sempre più grandi e reali, non con le colpe che pesavano contro le spalle, affondando i piedi nel fango fino alle caviglie. E, in fondo, volente o nolente, lui c'era stato per lei.
Si avvicinò silenziosamente, ma non ci fu nemmeno bisogno di sforzarsi con il vento che ululava fra gli alberi della Foresta Proibita e la pioggia che si scontrava con la superficie rigonfia del Lago Nero.
Tuttavia spalancò entrambi gli occhi grigi quando Lily si fermò sopra di lui, sovrastandolo. Le pupille si restrinsero, risucchiate nel grigio scuro delle iridi cangianti
Mi stai sgocciolando in faccia Potter – esordì appoggiando il dorso della mano alla fronte
Scusa, eri così caldo e asciutto prima...– lo freddo lei sarcastica. L'altro si mise a sedere, abbracciandosi le ginocchia. Era così zuppo che i calzoni della divisa gocciolavano sul prato, e la camicia arrotolata sui gomiti gli aderiva alla schiena come una seconda pelle. La giacca era ripiegata li accanto, nella poco riuscita imitazione di cuscino che era stata fino a quel momento. Si passò una mano fra i capelli, che lanciarono gocce impertinenti tutt'intorno, rimanendo eretti sul capo, di un colore indefinibile fra il biondo e il bianco perlato.
Si lasciò cadere accanto a lui, in silenzio, la tensione palpabile nella quale aleggiava ancora il loro ultimo incontro.
 
Flashback*******************************************************
 
Spalancò gli occhi nell'oscurità, il respiro affannoso e il dolore alla spalla che le mozzava il respiro. Non sapeva cosa fosse stato a svegliarla, ma le era sembrato che un'intera squadra di Quidditch le fosse andata a sbattere contro. Contemporaneamente.
Sulle prime percepì solo il suo respiro, poi il suo agitarsi scompostamente sulla poltrona, e alla fine quell'odore inconfondibile di menta, che così naturalmente si mescolava con qualsiasi altra cosa lo circondasse.
Il sollievo durò un secondo, sostituito all'istante da un accecante ondata di rabbia. Non sarebbe stata una di quelle volte.
Restò in silenzio, fingendo di dormire, sforzandosi di mantenere il respiro profondo e regolare.
Scorpius si alzò, avvicinandosi piano al letto. Il profumo di menta si fece così intenso da stordirla per un attimo.
Avvertì il suo indice scivolare sulla fasciatura e percorrerla per tutta la sua lunghezza; quando raggiunse il collo, la sfiorò a malapena, scostandole e i capelli dal viso. La mano rimase immobile, sollevata a pochi centimetri dalla sua pelle, così vicino che Lily poté avvertirne il calore, ma non la toccò più, andando a poggiarsi sulla testiera del letto.
Avvertì il suo respiro sulle labbra, il suo petto che si alzava e si abbassava contro le lenzuola, l'odore di menta che stava rapidamente diventando l'unico che Lily credette di aver sentito nella vita.
Dannata ragazzina – sussurrò quasi contro le sue labbra, e se ne andò, il passo rapido e furioso di chi sembrava lottare contro un nemico troppo forte. Se quel nemico fosse lei, suo padre, i Traghettatori o Scorpius Malfoy, Lily non riuscì a scoprirlo. Fece appena in tempo a sognare di correre sulla sponda del lago Nero, in un pomeriggio assolato di giugno, verso il campo di Quidditch, il bisogno di raggiungerlo che le soffocava il petto. Sognò l'odore di menta ed erba appena tagliata, cuoio e lucidante per manici di scopa, lavanderia e sudore. Sognò colori accesi e accecanti, così intensi da costringerla a tenere gli occhi semichiusi, in cui s'immerse completamente. Dimenticò perchè si trovava lì, ma, quando fosse arrivato il momento, seppe che lo avrebbe ricordato.
 
Fine flashback********************************************************************
 
Fu lei a rompere quel silenzio, come sempre accadeva, fra loro
Immagino ora inizierà la solfa dell'irraggiungibile Malfoy che mi disprezza e non sa cosa farsene di me – lui si voltò a malapena, senza sorridere, troppo stanco anche per mettere su la sua nuova maschera
Non dovresti essere qui – biascicò fra i denti con lo sguardo fisso contro il Lago Nero
Perché? Aspetti la tua fidanzata? - lo prese in giro con la schiena eretta per la tensione – o semplicemente non mi vuoi fra i piedi? - la mano di Scorpius scattò, afferrandole la spalla sana e costringendola a voltarsi verso di lui
Devi smetterla, Potter – lasciò andare fra i denti, gli occhi che mandavano fiamme d'argento – piantala, ok? Piantala di seguirmi, piantala di parlarmi, piantala di tentare di redimermi – la lasciò andare con un gesto secco, che le provocò una fitta di doloroso piacere; qualcosa in lui quella sera era cambiato – faccio schifo, ok? Rassegnati. Niente Coppa del Bastardo Redento per me, niente riabilitazione di successo. Punto – lo guardò: nessuna traccia di maschere, nessuna traccia di autocontrollo. Solo lui, splendidamente inerme.
Sollevò una mano e gli asciugò una goccia di pioggia dal viso, così vicina da poter sembrare una lacrima
Allora piantala di salvarmi – si avvicinò fino a sfiorargli le labbra con le proprie, che si distesero in un sorriso – Dannato ragazzino – si alzò con uno scatto che le costò un'imprecazione fra i denti. Gli porse la mano sana, il palmo aperto rivolto verso l'alto, e sorrise.
Scorpius Malfoy guardò la pioggia rimbalzare disordinatamente sul suo palmo aperto dalle unghie mangiucchiate. Lo guardò così a lungo, che Lily credette l'avrebbe liquidata con una battuta sarcastica e uno sguardo di noncurante superiorità.
Ma non avvenne: lui sollevò lo sguardo sul suo viso in qualcosa che somigliava inaspettatamente alla gratitudine, e a un lampo che sparì troppo presto perché Lily potesse interpretarlo.
Sospirò stancamente, come se tutto il peso del mondo fosse sulle sue spalle, e afferrò la sua mano, tirandosi in piedi. Le loro dita s'intrecciarono in un lungo momento, fradice d'acqua. Alla fine, quando anche il solo respirare sembrò qualcosa di cui dover discutere, Lily cominciò a camminare, la pioggia che le scivolava addosso e andava ad insinuarsi lungo la spina dorsale, la fasciatura fradicia appiccicata al corpo, le gambe avvolte nei jeans stinti.
E Scorpius Malfoy, alle sue spalle, malgrado tutto, qualcosa a cui sentiva di poter appartenere.
Un lampo esplose nel celo plumbeo, accecandola un istante. Capita, dicono, con i colori accesi.
 
Wild horses couldn’t drag me away
Wild, wild horses, we’ll ride them some day
(Wild Horses, Rolling Stones)
________________________________________________________________________________________________________________________________________________
 

Angolo della delirante autrice: Devo chiedere profonda venia per il terribilee ritardo...ma proprio non riuscivo a continuare...spero che con questo capitlo immensamente lungo io mi sia fatta minimamente perdonare^^
Di cose da capire ce ne sono a decine in questo capitolo, non odiatemi se non sarà chiaro...prima o poi chiarirò^^
Un grazie a tutti quelli che sono qui dall'inizio, a quelli che si sono aggiunti e chi aggiungeranno...vi adoro**
E un rinnovato ed enorme GRAZIE con tanto amore al Club dello Sclero, sempre presente, sempre meraviglioso e sempre lì, a sostenermi, anche quando la vita fa troppo schifo anche solo per pensare di scrivere...
Come dice sempre Giuls...la letteratura ci salva sempreXD E' bello ogni tanto, far succedere alla vita quello che vogliamo noi, e non il contrario^^ Vi adoro, siete sempre e comunque i pezzi più importanti di questo folle puzzle <3<3<3<3
La canzone ce ho usato è Wild Horses dei miei amato Rolling Stones...e potete trovarla qui^^

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: sistolina