Lei
era
Miss
Indipendenza
Capitolo
5: -Troppi forse e se.
-Secondo me
dovresti parlarle-. Jasmine mi inchioda con i suoi profondi occhi
scuri.
Scuoto la testa.
–Ho
provato-. Sussurro. –Mi evita, se mi incrocia in corridoio fa
finta di non
vedermi, si comporta come una bambina…-.
Stiamo in silenzio
tutti e due, gli unici rumori che sentiamo sono lo scomodo risucchio
che fa il
condizionatore e
-Sarà
Justin, ma
non puoi continuare così, io e gli altri ci stiamo davvero
preoccupando-.
Le sorrido, non
sapendo che altro fare, e solo ora noto quanto è bella,
nonostante quel pigiamo
di Hello Kitty azzurro e le occhiaia che le incorniciano gli occhi. –Lo so, ma
è…-. Risucchio l’aria tra i denti.
–Difficile dimenticarla-. Concludo.
La mia amica
sospira, spaparanzandosi meglio sul divano.
-Parlale-.
Biascica appoggiando il capo sulla mia spalla. –Devi farlo,
altrimenti non
risolverete nulla-.
Sorrido tristemente, quello che mi aveva detto già lo so.
E forse non mi
dispiace la situazione che si è creata, probabilmente
perché non ho alcuna
intenzione di essere rifiutato
direttamente.
-Jus?-. Domanda
la bruna. Mugugno, così lei contina. –Sente la tua
mancanza-. Sbuffa. –E per
quanto la trovi insopportabile, penso che sia una brava persona, e non
vorrebbe
mai che tu soffrissi-. Finisce strofinando il suo viso nel mio braccio.
-Grazie-. Sussurro, allora, dandole un soffice bacio sulla testa.
Ride, stanca. –Ora dormi, scemo. Domani è il
grande giorno-.
-Notte Jas-.
-Notte Jus-.
-Jasmine?-.
-Mh?-.
-Ti voglio bene-.
-Anche io, ora
però davvero, dormi-. Conclude
con l’ultimo
briciolo di serietà che le è rimasto in corpo
prima di cadere nel mondo dei
sogni.
Stando attento a
non fare movimenti bruschi, sfilo dalla tasca dei Jeans il mio IPhone
ormai
tutto ammaccato, e cerco il suo nome in rubrica.
Scrivo
velocemente quello che penso e indugio un po’ prima di
premere “invia”.
Tutti quei
“e se…”
mi affollano la testa e cercano di mandarmi in paranoia, poi decido che
non me
ne frega una sega, e che alla peggio me la sarei presa nel culo.
In soccorso dei pro mi balena in mente quel detto “la vita si
vive rischiando”
e quindi mando tutto al diavolo e premo quel cazzo di pulsante.
Lo schermo
lampeggia e la scritta “invio messaggio,
attendere…” si evidenzia, come se mi
stesse avvertendo che ormai
non potevo
più tornare indietro, ma la mia scelta l’avevo
già fatta, ed ero pronto alle
conseguenze, brutte o belle che fossero.
-Justin?-.
-Mh?-.
-Che
ore saranno?-.
-Non
lo so-. Sbadigliai,
cercando di visualizzare la finestra. –E’ ancora
buio-. Mugugnai.
-Non
riesco a dormire-.
Sussurrò lei.
Le appoggiai una mano su un fianco, cercando di avvicinarla a me.
Ero
timoroso della sua
reazione, quindi feci tutto lentamente. Poi, notando con mia grande
sorpresa,
che non le dispiaceva quel contatto, ne approfittai, iniziando a
disegnare con
le dita piccoli cerchi sulla schiena.
-Conta le pecorelle…-. Mormorai divertito.
-E
se non sapessi
contare?-. Azzardò lei.
La vidi sorridere nel buio, i suoi bianchissimi denti sembravano
illuminarsi di
luce propria.
Strinsi
la presa sulle sue anche e
l’avvicinai di più al mio corpo, non sapevo per
quale ragione, ma avevo un
bisogno quasi fisico di starle vicino il più possibile,
forse per sentirne il
calore o forse perché senza preavviso cominciavo a provare
qualcosa per lei.
Scacciai immediatamente quella possibilità dalla testa; era
impossibile che
fosse così, impensabile.
Non
è possibile, è troppo oca, non è il
mio tipo.
‘Ah
no? E Meredith non lo era?’
Chi
cazzo sei tu?
“Sono
la tua coscienza”.
Ma
che cazz. Di,o ho qualche grave
problema davvero, Scar aveva ragione.
“Smettila
cretino. Piuttosto, lei ti piace”.
Ma
ci
conosciamo da così poco…
‘Non
è detto che una persona non ti piaccia se la
conosci da poco.’
Basta!
Smettila di avere ragione!
Scarlett,
intanto, continuava a guardarmi,
leggermente divertita, in
cerca di
qualcosa da scoprire.
Sembrava che stesse
pensando a qualcosa.
‘Perché
non provi a baciarla?’
Cosa?!
‘Prova…
così magari capisci se ti piace oppure
no.’
Sei
scemo? Non lo farò mai.
‘Ma
come? Fai tutti quei discorsetti sul “un
giorno sarà mia” e poi quando hai
l’occasione di baciarla per qualche cosa
seria ti tiri indietro?’.
Quali
sarebbero le cose serie?
‘Per
esempio cercare di capire se provi davvero
qualcosa per lei.’
Lo
so già che per lei non sento niente, forse solo
compassione.
‘Come
vuoi… poi non dirmi che non ti avevo
avvertito.’
…
Al diavolo!
Cosa
costava provarci in fondo? Magari mi sarei preso
uno schiaffo, ma di certo una prova per far tappare quella boccaccia a
Osvaldo,
si avevo chiamato così quella vocina snervante nella mia
testa, non avrebbe
fatto male a nessuno.
In fondo era solo un bacino…
-Sai
Justin?-. Scarlett attirò la mia attenzione.
–Cosa?-.
-E’
bello che tu
sia qui-. Prese la mia mano, stringendola.
-Probabilmente
senza di te ora mi sentire davvero
sola…-. Sussurrò.
-Ehi,
ehi-. L’abbracciai, per quanto la posizione
e il letto mi permettesse.
‘Baciala’.
No,
non è il momento.
‘Te
ne pentirai’.
Soffocai
quell’odiosa voce, e affondai la testa
nei suoi capelli. Un profumo di vaniglia mi colpì in pieno.
-Grazie
Justin-.
-Ci
sarò sempre per te, Scar. Te lo prometto-.
Sussurrai,
dandole un bacio sulla fronte.
L’avvolsi tra le mie braccia, e quando la sua testa si
posò nel mio petto,
potei giurare di aver pensato che nulla l’avrebbe fatta
soffrire finchè ci
sarei stato io.
Dal
sesto capitolo:
-Non
dare mai nulla per scontato, tutto può
cadere come può nascere, anche in un secondo-.
E
lo baciai.
Fregandomene di tutto, a partire dai miei propositi da quattro soldi.
[…]
Il
prossimo capitolo sarà decisamente migliore.
Questo non mi è piaciuto nemmeno un po’.
Volevo
introdurre il padre di
Scarlett ma ho deciso di ritardare la sua
comparsa, quindi l’unico tema in questo capitolo è
il Justin innamorato perso e
il Justin troppo preso da se stesso per capire che sta iniziando ad
infatuarsi
della bella Scar.
Voi. Domanda. Qui. Ora.
Cosa ne pensate se Justin fosse Gay?
Perché ho un’idea per una nuova storia. AHAHAH.
Ditemi
cosa ne pensate.
Grazie per tutto il supporto che mi avete dato. E che continuate a
fare, beh.
Vi voglio bene.
Sara
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