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Autore: Seren_alias Robin_    11/09/2011    8 recensioni
Chiedimelo.
Se ti fa stare così male,allora chiedimi di rimanere.
Per qualche strana coincidenza del destino Ron quasi la sentì,come una telepatia del cuore.
“Come posso chiederti di rimanere con me? Si tratta della tua vita.”
Hermione cercò i suoi occhi,combattendo con l’istinto di piangere. “Ma anche tu sei la mia vita adesso.”
***
La continuazione di "Nuvole Bianche".
Come nella mia prima ff si parla ancora del rapporto tra Ron e Hermione,e i nomi dei capitoli sono le canzoni che mi hanno ispirato.
"Ah la musica,una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui!" Non diceva così forse il più grande mago di tutti i tempi?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Dedicato a G. Era una promessa.
Ebbene cara amica mia,stavolta ho scritto pensando a te,che riesci sempre a dipingermi con le parole,tanto da spaventarmi quasi.

Un grazie a tutti quelli che hanno già recensito il primo capitolo e che seguono le mie storie.

E per finire,a tutti quelli che (come me,sniff ç_ç) andranno a scuola domani auguro un grande in bocca al lupo per questo nuovo anno scolastico.
 
Seren




 
Ron trovò la cucina della signora Granger ottima,e forse un po’ per questo,un po’ per come lo trattavano,quasi fosse figlio loro,il ragazzo trovò semplice e naturale pranzare insieme ai genitori della sua ragazza.
L’imbarazzo si era pian piano dileguato tra una portata e l’altra e le chiacchiere allegre; sotto quel tetto si sentiva quasi a casa e fu un piacere constatare che non era stato minimamente difficile come aveva immaginato e temuto.
Ogni tanto però aveva sorpreso il signor Granger  a osservare sua figlia con uno strano sguardo malinconico e cupo che non riuscì a comprendere. Hermione presa a parlare con sua madre e a mangiare non se ne accorse,e Ron,che ne rimase quasi turbato,decise di far finta di nulla.
Fuori dalle finestre la pioggia si era fatta più insistente,martellava prepotente contro i vetri e le mura, quasi chiedesse di entrare; era un sollievo starsene dentro al riparo e all’asciutto.
Una volta finito di pranzare (concludendo con un ottimo dolce preparato da Hermione) la signora Granger prese a sistemare la cucina mentre Hermione e Ron tornavano in soggiorno. Al quel punto il ragazzo poté dedicarsi alle foto che quella mattina lo avevano incuriosito.
I tanti volti di Hermione fermati nel tempo sorridevano sfacciatamente,con quei denti davanti un po’ troppo grandi. Vi erano foto di compleanni,di viaggi in Francia e in Italia,in compagnia o da sola; man mano che le guardava,quella piccola nelle foto diventava sempre più simile all’originale che aveva affianco,pronta a raccontargli storie e particolari di ogni immagine. E l’analisi di Ron non si fermò solo alle fotografie. Hermione gli mostrò la casa stanza per stanza,fino in camera sua,dove teneva la sua montagna di libri.
“Non li avrai mica letti tutti!” chiese Ron con una punta di preoccupazione. Si trovava di fronte roba di un migliaio di volumi.
“Mica una sola volta!” rispose lei,stizzita.
“Come diavolo fai?”le chiese stupito.
“Dovresti provarci anche tu di tanto in tanto,sai?” e si allontanò da lui,verso un altro punto della stanza. Lui la raggiunse quasi subito.
“Potrei provarci,ma non sarei mai bravo come te.”le disse,cingendola in vita e attirandola a sè.
“Oh,smettila con queste moine.”rispose lei in un sussurro. Il viso di Ron era talmente vicino che avrebbe potuto contarne le lentiggini.
Non si sarebbe mai abituata a questo. Sentire il suo respiro fondersi con il proprio,osservare come gli occhi quasi si sciogliessero mentre la guardava,era per Hermione una continua sorpresa.
Sarebbero potuti passare anni e anni,ma lei era sicura che sarebbe stata la stessa identica cosa. Perdeva il senso della realtà ogni volta che Ron le stava così vicino e indulgiava con lo sguardo su di lei.
Amava quel suo modo di fare,il suo prendersi tempo quanto bastava per farla impazzire.
Infatti,fu lei a cedere.
Poggiò istintivamente le labbra bollenti su quelle del ragazzo,quasi prepotente,mentre una mano saliva sul suo collo fino all’attaccatura dei capelli. Ron la lasciò fare per un po’,poi rispose al bacio schiudendo la bocca e approfondendo il bacio. A quel punto Hermione si sentì percuotere da un lungo brivido e lo attirò ancora di più a sè con entrambe le mani. Continuarono a baciarsi sempre più avidamente finchè la parte razionale di sé le ricordò che erano a casa sua,ad un solo piano di distanza dai suo genitori. Come bagnati da una doccia gelata,si staccarono con un alto fremito.
Ron accennò un minuscolo sorriso,rosso in volto. “Si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto.”
“Già” rispose lei semplicemente,lo sguardo rivolto verso il muro.
“E non voglio che tuo padre mi impedisca di tornare a trovarti.”continuò Ron,indietreggiando un po’.
“Giusto.”e lo trascinò di nuovo al piano di sotto.
Fortunatamente il signor Granger non fece alcun cenno alla loro assenza. Se ne stava in cucina con la moglie a leggere il giornale,apparentemente troppo preso da un qualche articolo per far caso ad altro. Non appena entrarono Ron e Hermione però fece un gran sorriso a entrambi e li invitò ad unirsi a loro per la merenda.
Erano quasi le cinque del pomeriggio. Ron aveva appuntamento con Ginny ed Harry al villaggio di Hogsmeade,tanto per fare qualcosa,e chiese ad Hermione se voleva accompagnarlo. Dato non vedeva i ragazzi da qualche giorno accettò entusiasta.
“Non torno tardi.” Dichiarò ai suoi genitori mentre cercava una felpa per proteggersi dalla pioggia.
“Si…”continuò Ron riferendosi più al signor Granger che alla signora. “La riporto a casa presto.”
L’uomo fissò prima sua figlia,che si stava infilando una felpa blu col cappuccio,e poi Ron,prima di stringergli la mano e dire: “Divertitevi ragazzi.”
“Torna a trovarci presto!”intervenne sua moglie abbracciandolo.
“Certo,molto volentieri.” Sorrise lui,in imbarazzo.
Non appena si fu sciolto dall’abbraccio e varcò la porta di casa stringendo la mano ad Hermione.
Il signor Granger li osservò uscire e provò la stessa inquietudine con cui aveva combattuto tutto il giorno. Sapeva di non poter fare meglio di così e aveva avuto la conferma che Ron era davvero un bravo ragazzo,ma vedere sua figlia andarsene era un piccolo lutto,quasi come se fosse un inizio di un vero e proprio distacco. In fondo,non l’avrebbe mai accettato veramente.
Fuori di casa Ron ebbe un brivido. Aveva sperato che la pioggia desse loro un po’ di tregua,e invece no. Per di più si era alzato un vento fastidioso che spostava l’acqua da tutte le parti.
“Ci smaterializziamo subito?”
Lei annuì e gli strinse ancora di più la mano,trascinandolo con sé fino ad Hogsmeade.
Fortunatamente nel villaggio non pioveva,ma il cielo era ugualmente coperto.
“Dove avevate appuntamento?”chiese Hermione intuendo già la risposta.
“Ai Tre Manici di Scopa.” Rispose Ron.
Calò il silenzio. Passeggiare per Hogsmeade era quasi come tornare ad Hogwarts. L’imminente settembre incombeva su di loro come quei nuvoloni in cielo,perché significava separarsi per un anno,finchè Hermione non avesse finito gli studi. Era sicura che anche Ron stesse pensando la stessa cosa,perché lo vide rivolgere uno sguardo triste al castello appena visibile.
Tossicchiò appena. “Ron?”
Lui si voltò all’istante verso di lei,interrompendo i suoi pensieri,e fece un sorriso molto tirato.“Dimmi.”
“Va tutto bene?”chiese lei cauta.
“Certo.”
“A cosa pensavi?”
“Quando?”
“Adesso. Prima che ti chiamassi.”
“Ah.” Fece lui,quasi a voler prendere tempo. “Nulla Mione,avevo la testa vuota,davvero.”
Di nuovo calò il silenzio,rotto solo dal rumore dei loro passi. E poi,da Hermione.
“So a cosa pensavi.”
“Se lo sai allora perché lo chiedi?” chiese lui con un briciolo di risentimento nella voce.
Hermione non batté ciglio ma continuò a camminare. “Ci vedremo ogni finesettimana,e a Natale.”
“Lo so.” Rispose Ron,senza guardarla negli occhi.
“E ci scriveremo sempre.”
“Ovvio che si.”
Ma niente di quello che Hermione potesse dire riuscì a levar via quella tristezza che dominava l’azzurro dei suoi occhi tanto da scurirli.
La ragazza fece un gran respiro e si fermò. Ron,avanti di qualche passo,la raggiunse sempre ad occhi bassi.
“Vuoi chiedermi di rimanere?”sbottò improvvisamente Hermione.
E finalmente la guardò negli occhi,tanto intensamente da farla tremare.
La risposta vera era si,nel suo cuore bramoso di lei non avrebbe chiesto altro che tenerla con sé,quasi a volersene appropriare. Sapeva che non avrebbe potuto sopportare di vederla andare via;sapeva quanto gli avrebbe fatto male lasciarla su quel treno;sapeva quanto le sarebbe mancata. Ma dirle quello che provava non era giusto. Il suo desiderio era troppo crudele ed egoista anche solo da pronunciare. Hermione aveva fatto la sua scelta,e lui la sua.
“Non ti chiederei mai di rimanere.”
“Non vuoi che rimanga quindi?” chiese lei,fissandolo con occhi sgranati,nascondendo malamente la delusione.
“Non ho detto questo,brutta.” Le prese  il viso tra le mani e le diede un bacio. Hermione approfittò del vantaggio per mordergli il labbro inferiore.
“Miseriaccia,Hermione! Da quand’è che saresti diventata così carnivora?”
Lei fece la linguaccia e iniziò a correre “Così impari a chiamarmi brutta.”
Da quel momento,tra una rincorsa e tanti baci rubati,l’atmosfera si alleggerì,ma sapevano entrambi che molto presto sarebbero dovuti tornare sull’argomento.
Finalmente raggiunsero i Tre Manici di Scopa. Il locale era meno affollato rispetto a come lo ricordavano loro,probabilmente data l’assenza di tutti gli studenti di Hogwarts,ma vi era qualche viso familiare. I ragazzi avevano sperato di rivedere Hagrid,ma il guardiacaccia non era lì. Vi era però ovviamente Madama Rosmerta,che stava servendo due burrobirre  proprio al tavolo di Harry e Ginny,che non appena li videro iniziarono a fare segni verso la loro direzione.
Alla vista della barista che si allontanava Hermione si limitò a lanciare uno sguardo furtivo a Ron,che alzò gli occhi al cielo.
“Non sarai ancora gelosa di Madama Rosmerta,Hermione! Non cambierai mai!” la schernì Ginny,mentre i ragazzi si sedevano.
“Anche io sono contenta di vederti Ginny.” Rispose Hermione sprezzante.
“Tutto bene il pranzo dai suoceri?” chiese Harry a Ron con un sorrisetto.
Ron l’avrebbe volentieri mandato al diavolo.
Nonostante le battutine poco piacevoli tipiche di Ginny (e anche di Harry che a quanto sembrava era stato contagiato dalla sua ragazza) il pomeriggio passò tranquillamente,quasi fossero di nuovo tutti ad Hogwarts,con la sola differenza che Ron e Hermione erano finalmente usciti allo scoperto. Harry non poté fare a meno di pensare,mentre li guardava bisticciare e poi far pace con un bacio o anche un solo sorriso,che se fossero stati meno cocciuti e orgogliosi avrebbero potuto godere del fatto di stare insieme da molto tempo prima. La verità era che non riusciva più a figurarseli separati,era come se fossero complementari l’uno con l’altro. Si sentì uno sciocco per averne dubitato all’inizio e non poté fare a meno di sentirsi molto felice per loro.
“Cielo,sono già le sette!” esclamò improvvisamente Hermione così forte da far sobbalzare i vicini di tavolo. “Ragazzi,scusate…ma preferisco tornare a casa.”
“Ti accompagno.” Disse subito Ron.
Salutarono Harry e Ginny e uscirono dal locale.
Camminarono in silenzio per un po’,poi Hermione si strinse a lui. “In realtà non devo necessariamente tornare a casa.”
Ron la guardò senza capire. Il sole alle loro spalle non era ancora del tutto tramontato e il cielo era di diverse sfumature di arancione e rosa.
“E cosa ti andrebbe di fare piccola Mione?”
 
 
 

   
 
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