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Autore: Hermionelove    12/09/2011    2 recensioni
Cosa accadde dopo la dipartita di Voldemort? Cosa, invece, dopo che Harry ricompose le due metà della sua bacchetta? Com'è che Harry diventò un Auror?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Hermione restò basita quando davanti a lei si parò la figura grassottella di Neville Paciock. Indossava la stesso maglione della battaglia finale, a righe e tutto stropicciato e bucherellato. I segni sul volto si erano rimarginati, ma alcuni avevano lasciato cicatrici sbiadite. Neville era più colorito del solito, allegro. Se non si fosse calmato avrebbe perfino saltellato sul soffitto.

<< Che ci fai da queste parti? >> domandò Hermione mentre correva ad abbracciarlo. L’urto con il petto del ragazzo le ricordò, stranamente, l’Incantesimo delle Pastoie Total-Body che gli aveva scagliato al primo anno ad Hogwarts.

<< Quella strega di Rita Skeeter! Non la smette di ficcare il naso negli affari altrui, così ho dovuto seminarla con una Disillusione provvisoria e sono scivolato nella prima stanza che ho trovato >>.

Hermione, che si aspettava un motivo più nobile, fu comunque sollevata che qualcuno fosse venuto a tenerle compagnia. S’imbarazzò un po’ quando tentò di tergiversare su altri argomenti che non riguardassero il cantiere nel suo ‘ufficio’. Neville si offrì di darle una mano. La collaborazione era il passo fondamentale che chiunque, mago o babbano, avrebbe dovuto fare verso le creature maltrattate. Hermione sosteneva, infatti, che sfruttare gli elfi domestici non faceva che aumentare il divario che li separava dalla comunità magica, accresceva in loro il sentimento di odio e di ripudio verso una razza che avrebbero dovuto considerare amica, non necessariamente alla pari ma un gruppo di persone affabili e non menefreghiste. Neville, dal canto suo, operava con la bacchetta concentrandosi sulle assi di legno spostate. Era una fortuna, per lui, avere altri pensieri a cui badare che non lo infervorassero così tanto in un momento come quello. Hermione osservò la punta della bacchetta, lisa e visibilmente provata dalle scintille e dai getti degli incantesimi. Più ci pensava, più le risultava difficile credere che Kingsley o il capo-reparto avessero voluto metterla alla prova. Il suo ottimismo calò a picco quando Neville si lasciò sfuggire, in un sibilo, che Mary Goldstein era stata discriminata da alcuni collaboratori per le sue origini babbane, da mezzosangue. Hermione sbuffò e batté il pugno contro dei cassetti da archivio, smuovendo l’intero trabiccolo e facendo oscillare la lampada che altezzosamente la snobbava dall’alto.

<< Grazie dell’aiuto, Neville >> Hermione cercò di essere più dolce possibile, anche se il tocco maschile di Neville aveva apportato modifiche al piano originale, rendendo l’abitacolo più neutrale dal punto di vista estetico.

<< Non c’è di che. Se non ci si aiutasse fra di noi... >> Neville sorrise e salutò l’amica, congedandosi dietro a una nube di polvere.

Erano trascorsi venti minuti e la ragazza era tornata alla sua scrivania per darle una ripulita con un solvente e un panno di Nonna Acetonella. Lo sporco incrostato ai lati era puzzolente come Doxy stecchito. Nelle viscere le ribolliva ancora la furia tremenda della madre di Sirius, l’urlaccio spacca timpani tipico e le tende che svolazzavano indisturbate a Grimmauld Place. Chissà se quel posto esisteva ancora. Hermione decise di proporre a Harry un viaggio da quelle parti, visto che si trovava a Londra e non molto lontano.

Un ticchettio lontano e un rumore raggelante come le unghie alla lavagna. Qualcuno era in corridoio. Hermione si affrettò ad alzarsi in piedi, la testa che le girava per lo scatto improvviso, e agitò in aria la bacchetta. Con un incantesimo non-verbale, la porta si chiuse e si sigillò.

<< Lumos! >> un alone danzò intorno ai capelli ricci della ragazza, illuminando il suo bel viso. Si avvicinò cautamente alla porta e poco mancò che schiacciasse un insetto.

Sempre in campana, Hermione sfiorò con la punta delle dita il chiavistello. Lo spostò di lato quel tanto che bastò per consentirle di aprire la porta di uno spiraglio. Un debole raggio di luce gialla la battezzò in fronte, mentre delle ombre di sagome possenti ispezionavano il piano. Attese che si fossero allontanati e tolse le sicure dalla porta.

<< Oh, era ora che qualcuno desse una tiratina a lucido a questo squallore >>

Hermione, mordendosi un labbro, schizzò sul soffitto dalla paura. I capelli le si drizzarono sulla nuca, ma non si inquietò. Esaurita per il doppio colpo al cuore, si voltò e la bacchetta puntò contro la figura ossuta di una donna alquanto perspicace ma ingannevole: nientemeno che la perfida Rita Skeeter. Era ingrassata dall’ultima volta che Hermione aveva avuto ‘il piacere’ di incastrarla in un barattolo della marmellata, al quarto anno. Vestita con un abito interamente in pelle, uno scialle leopardato attorno al collo e la borsetta di coccodrillo fluttuante, Rita squadrava l’ufficio con aria assente. Fece una smorfia e arricciò il naso. Evidentemente lo scoop che cercava non era da quelle parti.

Capire come era entrata fu più facile di intuire il motivo della sua visita << Lo scarabeo, allora eri tu! >>

<< Scaltra come sempre, piccioncina >> rimbeccò Rita atteggiandosi come una oca versione di Hermione.

  
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