Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: _ninive_    12/09/2011    1 recensioni
Ray, occhi azzurri, sguardo serio. Sulle labbra ancora il ricordo di quella ragazza, Maya, che l'ha tradito e poi è partita... Eppure è passato un anno. Lui è sempre lo stesso, irriverente, sfrontato, ma sente la mancanza di qualcosa che è volata via nel vento. E poi, il bacio di quella ragazza misteriosa, coperta da una maschera, perfetto, unico, fascinoso, ma senza nome o volto. Solo due occhi lontani, grigi, e un braccialetto d'argento. Nuove amicizie, sensazioni, ma sempre lo stesso passato che ritorna. E allora cosa scegliere? IL SEGUITO DI "TRA MARE E CIELO" ma capibile anche per chi non ha seguito la storia. Gruppo su Facebook CON GLI OCCHI DI RAY. FATEMI SAPERE SE VI PIACE!
"Si può essere attratti da qualcuno in maniera così incondizionata da non preoccuparsi delle conseguenze?
Le sue labbra cercano quelle di Ray, le trovano, le stringono, le mordono, dolci. Le lingue lottano, indomabili, al tempo coi respiri, coi profumi, con la voglia…
Poi, veloce come era arrivata, si allontana da lui, corre via. Lui cerca di afferrarla per un polso, ma il suo braccio scivola via.
La vede sparire dietro le porte di un ascensore, rivolgergli un ultimo sguardo d’argento oltre i buchi della maschera.
Ray non ricorda di aver mai visto occhi così belli, eppure così tremendamente lontani. " leggete e commentate!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Tra mare e cielo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
svegliare“Piccola, va tutto bene?”
Morena guarda il fotografo, smarrita.
“Non lo so. Non mi sento a mio agio.”
Cerca di coprire il suo corpo con le braccia.
Io sto in un angolo, al buio. Marty è passata a prendermi con la sua Ka rosa senza dirmi dove eravamo diretti. Poi ho riconosciuto la via di Morena, e lei, col solito cappello blu, fuori dal portone di casa sua, in attesa. A Marty non è sfuggito il mio sorriso.
Abbiamo guidato per una buona mezz’ora dopo aver preso il traghetto, e raggiunto uno studio fotografico. Io ancora non capivo. Poi siamo arrivati in uno stabile, abbiamo incontrato il fotografo, e Morena è uscita dai camerini dopo un quarto d’ora. Indossava un completino intimo, nero. Come far rimanere di sasso Ray, lezione uno. Ora capisco quando diceva che era appariscente, e anche perché si nasconde dietro abiti sformati. È la ragazza più bella che abbia mai visto.
Ma ha problemi nel sembrare naturale dietro la macchina fotografica. Si tocca i capelli sciolti e li sposta dal viso.
“Ma non c’è nessuno qui, a parte me, i tuoi amici e i tecnici. Abbiamo mandato via tutti!” esclama il fotografo, spazientito.
“Non è per la gente. È perché…”
Il suo sguardo corre verso Marty, in cerca di aiuto.
“Mino, senti un po’…” dice Marty, al fotografo. Gli sussurra qualcosa all’orecchio, e lui guarda me. “Ne parliamo fuori un attimo?” chiede lui, scettico.
Si spostano fuori, in un’altra stanza, e io e Morena restiamo soli.
Il silenzio che cala tra noi è imbarazzante, dopo tutte quelle ore a parlare come se ci conoscessimo da sempre, leggendoci i pensieri a vicenda. È strano vederla in intimo, illuminata da luci, di fronte a me. È davvero bella, una di quelle ragazze per cui perdi la testa. Nascosta sotto magliette lunghissime e dietro la visiera di un cappello. Sembra lontana la Morena maschiaccio, sullo skateboard, seduta scomposta su una panchina.
Morena si poggia alla parete rosa alle sue spalle, come fa sempre, senza guardarmi, gli occhi chiari luminosi, i capelli sulle spalle, leggermente ondulati, le forme perfette e la pelle dorata.
Si volta e incontra i miei occhi. sembra volermi dire qualcosa.
La porta riapre e rientrano Marty e il fotografo. “Beh, mi fido, Marty” dice lui, avvicinandosi a me, la macchina fotografica tra le mani. “Vado a vedere le foto in diretta, sul computer.”
Abbandona la macchina a me, che non capisco. Guardo Marty, sconvolto.
“Tu sei il fotografo” mi dice, incurante, come se parlasse del tempo.
“Che???”
La macchina sembra diecimila volte più pesante, ora.
“Tu-fai-le-fo-to” scandisce. Poi abbassa la voce. “Per favore, Ray. È per questo che ti ho portato. Avevo paura che non ce la facesse.” Indica Morena, senza farsi vedere da lei. “E questo è un lavoro importante, non può buttare tutto all’aria.”
“Appunto perché è importante, non può farlo uno senza esperienza.”
“Fai quello che sai fare. Sono sicura andrà bene. Per favore.”
Marty sfoggia il suo sguardo-supplica, e non posso dirle di no.
Ho sempre avuto un buon rapporto con la macchina fotografica, da quando ho scoperto questa passione. La mia famiglia è stata entusiasta e fiera di me, qualunque cosa avessi in testa, ma avevano capito che per me la fotografia era importante davvero. E leggere la delusione nei loro volti quando ho mollato, senza motivo apparente, più di un anno fa… sono state diverse le cose che ho mollato. Non pensarci, Ray.
Ora, dietro l’obbiettivo, mi sento di nuovo al sicuro, protetto, me stesso.
Morena si mette in posa, prima timidamente, leggermente impacciata. Poi sempre più sicura, bellissima, cambiando set e completini. In alcuni scatti mi guarda, fiera, come se mi volesse davvero, e mi accorgo di quello che ho perso, di quanto desidero che stia con me davvero, non per gioco, di quanto soffro a saperla tra le braccia di un altro che non sono io.
Ma dove sei stata tutto questo tempo? penso, mentre continuo a scattare. Non ha nemmeno bisogno di suggerimenti, perché sa esattamente come muoversi.
Dove hai nascosto quei capelli biondi, quelle labbra chiare e morbide, il tuo viso, la pelle, quella dote naturale di brillare anche al buio, di spiccare tra tutti gli esseri del mondo?
Come mi vedi, dietro queste lenti? Un idiota? Un bastardo?
Le scatto un’altra foto, e un’altra ancora, e i miei pensieri si riordinano uno dopo l’altro come una sequenza di immagini.
E tutte le mie scelte si sgretolano davanti ai miei occhi, come foto antiche.

Morena va a cambiarsi, e con Marty e Mino guardiamo le foto. Lui sembra più che soddisfatto, e mi fa i complimenti per il talento naturale.
“Guarda questa.” Mi indica una foto, in cui Morena è quasi in primo piano. “Sembra che ti desideri davvero. Ha colto veramente il senso. Dovete avere un rapporto speciale per ottenere questa complicità. E lei… beh, Marty avevi ragione, è fantastica. Insegue la luce come se fosse nata per fare questo lavoro, ci gioca. Sono davvero contento.”
Marty sorride e appena Mino si allontana mi da un colpo forte al braccio.
“Vuoi toglierti di dosso quel sorrisetto da ebete, per favore?” mi chiede, spassandosela.
“Quale?”
“Quello che hai. Dai, non dirmi che vedere Morena mezza nuda non ti ha fatto nessun effetto.”
Io rido, imbarazzato. Morena ritorna dai camerini nei suoi panni abituali, senza trucco.
“Secondo me a mio fratello verrà un colpo quando vedrà la pubblicità. Se non mi ammazza, vi farò sapere che ne pensa.”
Rientriamo a casa, in macchina. Marty parla fitto fitto di ciò che ha fatto in Germania, e Morena le fa domande sul cibo. Tutto sembra tornato normale, sereno.
Il mio cellulare squilla. La voce di Maya dall’altro capo del telefono.
“Tesoro ma dove sei?” mi chiede. Sembra felice, per una volta la Maya di un tempo.
“Sono con Marty, Maya. Ci vediamo stasera?”
Morena si accorge che non l’ho nominata e si incupisce, lo vedo dallo specchietto retrovisore. Marty sbuffa e alza la radio, dispettosa. Quasi mi viene da ridere, perché non sento più un tubo.
“Ma che casino, sei in una discoteca? Allora alle dieci sotto casa di mia cugina, che poi è anche quella di tuo fratello!”
“A dopo, Maya. Un bacio.”
Sorrido, chiudendo la chiamata. Marty finge di vomitare fuori dal finestrino. Sbarchiamo dal traghetto.
“Marty, lasciami qui. Vado a piedi” dice Morena, intristita.
“Sicura?”
“Sì, tranquilla. Grazie mille. Senti, domani devi accompagnarmi a fare quella cosa…”
“Sì, passo alle otto.”
Le sorride e scende senza salutarmi.
“Muoviti, idiota!” esclama Marty, affibbiandomi un colpo doloroso al ginocchio. Il secondo in poco tempo.
“Che?”
“Scendi e accompagnala!”
“Oh…”
Le do un bacio e seguo Morena di volata. Lei se ne accorge e si volta. La bellezza dei suoi occhi mi lascia senza fiato.
“Che vuoi?” mi chiede, glaciale.
“Ti accompagno.”
“Conosco la strada.”
“Per favore. Voglio parlarti.”
Quasi la supplico, e so che non può resistere al mio fascino.
“Muoviti” mi dice, e mi ricorda il giorno che ci siamo scontrati, sotto la pioggia.
Le cammino vicino, indeciso su cosa dirle, e lei mi anticipa.
“Grazie per le foto. Non ce l’avrei mai fatta senza te.”
“Grazie a te. Dovresti fare la modella, seriamente.”
Svolta in un vicolo.
“Mi sono sentita ridicola prima che ci fossi tu dietro l’obbiettivo.”
“Ti ho fatto sentire a tuo agio?”
“Io sto sempre bene quando mi sei vicino.”
La solita sincerità, una cosa che adoro di Morena. Poi mi chiede, piano: “Ray, tu pensi che io sia… carina? Non… non è per sembrare presuntuosa, ma… io non mi vedo adatta per fare questo mestiere.” Mi stupisco della domanda, perché non ho mai avuto la percezione che le importasse.
“No. Io penso che tu sia bella.”
Mi accorgo che è la prima volta che lo dico a voce alta dopo tutte le volte che l’ho pensato.
Lei accenna un sorriso, e riprende a camminare a testa bassa.
Camminiamo ancora un po’ in silenzio, e questo muro di parole non dette mi spaventa. Ci sono davvero state le serate e le notti a ridere e a parlare, e i sorrisi e quelle mille cose tra di noi?
Arriviamo sotto casa sua e lei si volta per salutarmi.
“Grazie Ray. Per le foto, per avermi accompagnata. Io vado…”
Rimane ancora ferma di fronte al portone, aspettando qualcosa che non arriva. Sospira, guardandomi. Apre la porta e la afferro per un braccio, dolcemente, ma deciso.
Gocce pensanti di pioggia cominciano a cadere su di noi, come il primo giorno che siamo stati assieme. Guardo i suoi occhi oltre la visiera del cappello e la mia testa si svuota.
“Mi manchi, More. Le nostre giornate, la tua semplicità, le risate, le confidenze. Mi manca il tuo profumo la notte, quando mi tolgo le magliette, e trovare un tuo capello nel letto quando entri in camera mia arrampicandoti dall’albero. Mi manca averti accanto, e lo so che sembra stupido dirti questo dopo le altre mie parole. Ma mi manchi davvero.”
Lei non risponde, e mi guarda, bagnata da capo a piedi, impenetrabile. Mi aspetto una sfuriata, o che se ne vada urlandomi che sono un idiota.
“Anche tu mi manchi, Ray. Ma continui a fare altre scelte e le tue parole non corrispondono ai fatti. Non puoi dirmi questo, davvero, dopo che stai con…”
Non finisce la frase. Scuote la testa, mi rivolge un’occhiata triste e varca la porta di casa.
Io rimango a fissare il legno scuro e rovinato, aspettando sotto la pioggia che lei esca di nuovo e…
Cammino verso casa, ma ho fatto appena due passi che mi sento chiamare, piano.
“Ray.”
Morena, completamente bagnata, mi fissa. Ha abbassato tutte le barriere, e mi guarda davvero, e anche io posso vederla. Ha i capelli liberi dal cappello, sciolti, il viso bagnato, gocce di pioggia appese alle ciglia.
“Anche tu mi manchi. Mi mancano i tuoi occhi azzurri di fronte ai miei, la tua risata così… sensuale, la tua faccia da schiaffi, il fatto che mi prendi in giro per farmi arrabbiare, i disastri in cucina… poterti parlare apertamente perché sapevo non mi avresti giudicato, anche se ciò che provo per te non te l’ho mai detto, era già alla luce del sole. Sei fantastico, Ray. Solare, irriverente, perfetto, gentile, disponibile, sincero. Sei bello, davvero, dentro e fuori. E io vorrei lanciarti addosso quello che provo, per farti sentire quanto mi fa male, quanto sono gelosa di tutti coloro che ti sono accanto e non si godono il momento, e quanto mi batte il cuore ogni volta che ti avvicini a me! E sei l’unico che mi fa fremere così, l’unico che mi sia mai interessato! Dal primo momento che ti ho visto non ho fatto altro che pensarti, e il giorno che mi hai quasi ucciso mettendomi sotto con la macchina ero talmente felice che avrei potuto volare, solo perché ti avevo parlato! Sono pazza di te, sei in ogni cosa che faccio o vedo… e vorrei provassi ciò che provo io, ma continuo a sentirmi una stupida  sotto la pioggia, che…”
Si blocca, si porta una mano tra i capelli.
“Scusami, dimentica quello che ho detto.”
La guardo un ultimo istante, bella e fradicia, sincera, completamente vulnerabile.
Le prendo il volto tra le mani e la bacio come non ho mai baciato nessuna, come se esistesse solo lei, perfetta in ogni istante, perfetta per me. Respiro il suo profumo mischiato all’odore di pioggia.
Mi sembra di averla sempre aspettata, voluta, desiderata.
Le scosto i capelli dal viso, la guardo, raggiante, felice, e la bacio, ancora e ancora, perché potrei non stancarmi mai di lei, di sentire le sue labbra incastrarsi con le mie, le sue mani, una tra i capelli bagnati e l’altra sul petto, proprio sopra il cuore.
Poi, come da milioni di anni luce lontano, mi sento chiamare. Mi allontano dal suo volto.
Accanto a noi si è parcheggiata un’auto.
“Cazzo.”
Ste mi fissa, furioso, oltre il finestrino. Mi fa segno di avvicinarmi e salire in macchina.
Guardo Morena, e le accarezzo il volto.
“Devo andare” dico, a malincuore, anche se vorrei rimanere per ore a fissarla, anche in silenzio.
Lei annuisce e io salgo in macchina. Mio fratello parte, ed è incazzato.
“Che stavi facendo, Ray???”
“Secondo te?” chiedo, ridacchiando.
“Non fare tanto lo spiritoso. Ti trovo sotto la pioggia, a baciare una ragazza che non è Maya. Credevo fossi cresciuto e avessi lasciato alle spalle certe cose!”
Maya. Già. Con la sua risata e i capelli scuri. Il senso di colpa comincia ad assalirmi, mordendomi le viscere. Giusto, che stavo facendo??? Di nuovo questa storia. Io sto con Maya, e sono felice con lei. No, no. Mi piacciono tutte e due. Che situazione del cazzo.
“Hai ragione” ammetto, sprofondando nel sedile.
“Non cercare di giustificarti, sai. Questa volta hai… che hai detto?
Mio fratello mi guarda, incredulo.
“Hai ragione. Ho fatto una cazzata. Ma non dirlo a Maya, ok? Me la risolvo da solo.”
“Io… d’accordo.”
Mi lascia sotto casa. Apro la portiera e scendo. “Ray?”
“Sì?”
“Forse è il caso che prendi una decisione, no?” mi chiede Ste, preoccupato.
“Sì, è il caso.”

Passo da Maya alle dieci, ed è quasi pronta.
“Devo solo prendere le scarpe” mi annuncia, trionfante. È un record, Maya quasi in orario.
Si volta e mi sorride. Poi il suo sguardo cambia, e mi squadra sensuale.
“Sai, tuo fratello è a cena fuori con la sua sposina… e… noi potremmo…”
Percorre con la mano il mio petto, raggiunge l’orlo della maglia e la solleva, poi si insinua sotto. Comincia a baciarmi, con passione. La sua voglia sale e mi trascina sul letto.
Lei ride riprende a baciarmi. Si toglie il vestito e lo lancia sul pavimento con noncuranza. Indossa un intimo nero, per niente casto. Rimpiango i bei tempo in cui usava semplici mutande di cotone. Quante cose sono cambiate.
“Maya, non offenderti, ma stasera non mi va.”
Lei si blocca, le mani dietro la schiena a cercare di sganciare il reggiseno.
“Che vuoi dire?”
“Stasera non voglio fare sesso.”
“Ma…”
Le blocco le mani e la guardo con dolcezza. “Scusami, ma non è stata una bella giornata.”
Maya sembra delusa e io la stringo a me. “Scusami” le sussurro nuovamente tra i capelli.
“È colpa mia?” mi chiede, con voce rotta.
“No. Non farti seghe mentali, per favore. È colpa mia.”
 La sento piangere e la stringo più forte.
“Dai, non fare così, Maya, per favore…”
“E allora perché non mi vuoi?”
“Non stasera. Non ti voglio rifiutare, ma… capiscimi. Maya, per favore.”
Le asciugo le lacrime e le do un bacio leggero. Lei risponde, tra le lacrime. Sale sopra di me e riprende a baciarmi. Capisco che questa sera non posso vincere io.

Sere non è ancora rientrata. Chissà dov’è. Lei e il suo Andros. L’ha presentato anche ai miei, che sono stati contenti di vedere, finalmente, la propria figlia così felice. È ancora presto, ma è probabile che resti a dormire fuori.
Scaravento le scarpe in un angolo del bagno, poi mi infilo in doccia per togliermi di dosso l’odore insistente di Maya.
Mi infilo i boxer e un paio di pantaloncini, poi mi asciugo i capelli. Ripenso alla mia apatia, e mi stupisco che Maya non se ne sia accorta. Praticamente sono fuggito.
Morena è ancora nella mia testa. Apro la porta finestra, esco in terrazza e assaporo l’aria notturna. La luna splende nel cielo, il mare ondeggia placido in lontananza. Silenzio. Percorro la strada con lo sguardo e vedo Morena, seduta sul marciapiede accanto allo skateboard, che guarda verso al mia finestra.
Rimango stupito, poi le faccio segno di salire.
Due minuti dopo si ritrova in terrazza, e la faccio entrare in camera. Lei si appoggia alla parete, guardandomi, in piedi di fronte a lei, illuminato dalla luna. Indossa un paio di pantaloncini scuri, e una canottiera blu. Niente cappello, ma capelli sciolti.
Aspetto che sia lei a parlare, incastrando i miei occhi nei suoi.
“Ray perché l’hai fatto? Perché mi hai baciata? Ti facevo pena?”
“Non dire cazzate.”
Si sposta e mi da le spalle, appoggiata alla porta finestra. “Non so neanche perché sono venuta qui” sussurra, osservandomi con la coda dell’occhio.
Mi avvicino a lei. “Non puoi resistere senza di me.”
“Forse è vero. Che idiota che sono. Continuo a rincorrerti come un cagnolino, mentre tu…”
La abbraccio da dietro, per zittirla. Le sposto i capelli dal collo e comincio a baciarla piano, come so che le piace. La sento fremere e sospirare, leggerissima. Si allontana, o almeno ci prova, perché non la faccio andare via. Si volta, e poggia le mani sul mio petto nudo, ma non mi guarda.
“Hai fatto una cazzata stamattina. Non peggiorare la situazione.”
Mi avvicino di più a lei perché so che effetto le fa stare così a contatto col mio corpo.
“Voglio peggiorarla. Voglio finire in un baratro di agonia.”
“Per cosa? Niente di me vale tutto ciò.”
“Per un minuto con te, a respirare la tua pelle.”
“Non ragioni più” mi dice, ma si avvicina, percorrendo il mio corpo con le mani.
“Non sfuggirmi” le sussurro, sul collo, dove comincio a baciarla di nuovo.
“Non posso, anche se mi faccio del male.”
“Io non voglio farti del male.”
“Per me quel minuto con te è il paradiso, ma dopo è l’inferno.”
“Allora stai con me in paradiso” le dico. Lei scuote la testa e capisco che non mi crede. Le afferro una mano e gliela poggio sul cuore.
“Senti come batte. Ti ricordi quando avevamo detto che non bastava che il cuore battesse forte? Invece sì, basta. Perché mi batte così, come se volesse uscirmi dal petto, solo per te. Con te. Non c’è migliore verità di questa.”
Guardo i suoi occhi chiari e per l’ennesima volta mi stupisco della loro bellezza, della loro forma, dei tratti particolari del suo viso, con quelle labbra grandi che le danno una forte carica sensuale. Percorro il suo corpo con le mani e le sollevo la maglietta, lasciandola cadere sul pavimento.

Si lascia attraversare dalle mie mani, dalla mia bocca, fin quasi a perdersi, lontana.
Entro in lei come in un tempio, osservando ogni minimo cambiamento dei suoi occhi incastrati ai miei, il respiro. In silenzio, perché ci diciamo tutto senza parlare, solo guardandoci.
Sento le sue mani sulla schiena, e vedo gli occhi chiudersi, le labbra aprirsi. Assaporo ogni millimetro del suo viso, per poter poi in un secondo momento tirare fuori quei frammenti e riviverli. E vorrei stare con lei all’infinito, coi corpi intrecciati, le mani che si cercano e mille cose che ci scivolano addosso.

Minuti, ore, giorni, mesi o anni. Che importa del tempo.
“More, sei sveglia?”
Sta rannicchiata contro il mio petto, respirando piano. Le accarezzo la schiena nuda e lei annuisce, a occhi chiusi.
Rimango in silenzio per un po’, guardandola.
“Credo di essermi innamorato di te” le sussurro.
Lei non risponde, ma si stringe di più a me. “Mi senti?”
Ma Morena dorme, e il suo respiro regolare me lo conferma.
Allora chiudo gli occhi anche io e la abbraccio.

Allungo una mano ancora prima di aprire gli occhi, sapendo già che non la troverò.
Un biglietto sul cuscino, e accanto la macchina fotografica. Svegliare chi dorme è un sacrilegio. Accendo la reflex e guarda l’ultima foto. Sono io che dormo, e ho un’espressione beata e tranquilla. Neanche mi riconosco.
Come un flash mi torna in mente quando l’avevo già incontrata: all’ospedale, quando Marty aveva avuto l’incidente. Capisco che c’è sempre stata, che abbiamo percorso due strade parallele che si incrociavano solo a volte, quando il destino voleva giocare con noi.
Lei è sempre stata mia.


Finalmente mi sono decisa a pubblicare questo capitolo, che aspettavo da quando ho cominciato a scrivere "Tra mare e cielo". Posso ritenermi abbastanza soddisfatta :) Spero comunque che stiate leggendo e che i fatti procedano al meglio. I prossimi capitoli saranno un po' turbolenti! :) FATEMI SAPERE! _ninive_

 




  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _ninive_