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Autore: Grouper    12/09/2011    9 recensioni
Harry cominciò il suo assolo verso la fine della canzone; già troppi sguardi erano stati scambiati tra i due, ma in quel momento la cosa diventò ovvia: quelle parole erano rivolte a lei, a lei soltanto. La spalla che l'aveva sostenuta durante tutto questo tempo, i riccioli con cui aveva giocato tante sere, gli occhi in cui poteva sempre rifugiarsi e la voce avvolgente che le dava la sicurezza per andare avanti... tutto ciò si tramutò in un incubo: per Harry era tutta una farsa per poter arrivare a qualcosa di più che un'amicizia, amicizia che per Vittoria era la cosa più bella che potesse esserle capitata.
Il suo cuore traboccava d'ansia e panico, e gli occhi ne erano la limpida riflessione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo una decina di minuti i due arrivarono al locale che si trovava poco più a sud di Woods. Era uno di quei posti stile country, ma allo stesso tempo aveva qualcosa di moderno che lo rendeva accogliente e per niente ridicolo. La sala principale era enorme, quasi quanto un campo da basket: infondo si apriva un enorme palcoscenico pieno di strane attrezzature elettroniche; davanti al palco una miriade di tavoli erano disposti su tutto lo spazio rimanente. Quando Harry e Vittoria entrarono nel locale, questo era già pieno per la maggior parte, così dovettero sedersi in un piccolo tavolo a due posti in seconda fila, al centro. In quel momento sul palco c'era una ragazza alta, bionda, con due occhi enormi che cantava una canzone di Taylor Swift dai versi dolci e impastati che Vittoria odiava. Quando se ne rese conto, ormai bella che seduta, alzò gli occhi al cielo e sospirando disse: "Non pensavo facessero musica del genere, scusa!" si rivolse ad Harry tenendo lo sguardo scettico fisso su quelle lunghe gambe che si muovevano sgraziate a tempo di musica. Harry fece una piccola risata e poi le si avvicinò all'orecchio per non urlare sopra la musica: "A parte il fatto che a me la Swift non dispiace" cominciò, e subito Vittoria si girò verso di lui alzando un sopracciglio, "In ogni caso, non è il locale che decide le canzoni: ci si prenota e chi va su decide cosa cantare." Vittoria annuì, sempre poco convinta e annoiata da quella canzone mielosa. Al contrario, Harry era molto preso dall'esibizione e dal testo stesso della canzone: con molta nonchalance portò il suo braccio attorno al collo di Vittoria, la quale si irrigidì subito, cominciando a guardarsi intorno, sospettosa. Il riccio scosse la testa sorridendo e poi si avvicinò all'amica che continuava ad assicurarsi che non ci fossero sguardi indiscreti puntati su di loro: "Rilassati, sono troppo presi dalla musica per preoccuparsi di noi." Vittoria lo guardò per un attimo e poi sciolse la tensione dei muscoli e disse: "Preferisco stare sulla difensiva, tutto qua!" 
Finalmente quello strazio di Mine era terminato. Vittoria non fece nemmeno lo sforzo di applaudire per quanto le stesse antipatica quella canzone. Poco dopo, Harry si alzò. "Torno subito." disse semplicemente mentre si allontanava dal tavolo; Vittoria non fece nemmeno in tempo ad aprire la bocca per darle fiato che Harry era già scomparso dietro alle tende nere che portavano sia al bar che al guardaroba. Rimase con gli occhi puntati in quella direzione per intravedere qualcosa, ma non ci riuscì. Confusa, tornò con gli occhi, più che con la mente, sul palco dove si stavano esibendo due ragazzi sulle note di No Air. Oh, una decente! pensò tra sè e sè Vittoria mentre continuava a domandarsi dove fosse finito il riccio. Ogni tanto mandava degli sguardi a sinistra per vederlo tornare, ma dopo un pò decise di mettersi l'anima in pace e godersi quella canzone. Era quasi finita, ormai, quando Harry spuntò dal nulla accanto a Vittoria. "Insomma? Dove sei stato?" chiese Vittoria impaziente. "Al bagno..." rispose in modo non troppo convincente Harry senza nemmeno guardarla negli occhi ma osservando i due cantanti ricevere gli applausi della platea. Con le mani conserte sul petto e il mento alto, disse offesa: "Bene, adesso mi menti pure tu!" Harry si alzò di nuovo, e Vittoria non potè evitare di notarlo e di seguirlo con lo sguardo. Il riccio le si avvicinò: "Stai a vedere!" Harry le fece l'occhiolino e poi si precipitò sulle scale dietro ad altri quattro ragazzi a lei sconosciuti, e insieme salirono sul palco. La folla cominciò ad applaudire piuttosto sonoramente: solo la presenza di cinque bei ragazzi su un palcoscenico faceva andare in tilt gli ormoni di tutte le ragazze presenti. Vittoria continuava a guardare Harry con un'espressione confusa, ma lui le fece un sorriso sghembo e l'occhiolino e la musica partì. Oh, se partì! Le ci volle un nano secondo per riconoscere quegl'accordi iniziali, le rimbombavano in testa e ogni volta le veniva un tuffo al cuore per quanto amasse quella canzone. Uno dei cinque ragazzi cominciò a cantare una delle canzoni preferite di Vittoria, ovvero What makes you beautiful dei One direction. Per un secondo la mora rimase con la bocca aperta a fissare il palco, e poi la sua bocca si aprì in un enorme sorriso quando per la prima volta Harry cantò i versi che precedevano il ritornello. Aveva una voce sensazionale: era avvolgente, con un timbro sporco che la rendevano estremamente seducente, ma allo stesso tempo riusciva ad essere angelica e soprattutto ammaliante. Vittoria era più presa ad ascoltare il suono della sua voce piuttosto che le parole in sè per sè. La canzone andava avanti, Harry cercava spesso gli occhi di Vittoria, facili da trovare dato che erano fissi su di lui. Le sorrideva in continuazione e si divertiva come un matto. Vittoria non aveva fatto ancora il famoso 2+2, cosa che invece apparentemente il resto della sala aveva già fatto, senza che lei se ne accorgesse. Ad un certo punto gli occhi del riccio si fecerò più intensi, fece un passo in avanti e alla fine Vittoria capì che qualcosa non tornava. Harry cominciò il suo assolo verso la fine della canzone; già troppi sguardi erano stati scambiati tra i due, ma in quel momento la cosa diventò ovvia: quelle parole erano rivolte a lei, a lei soltanto. La spalla che l'aveva sostenuta durante tutto questo tempo, i riccioli con cui aveva giocato tante sere, gli occhi in cui poteva sempre rifugiarsi e la voce avvolgente che le dava la sicurezza per andare avanti... tutto ciò si tramutò in un incubo: per Harry era tutta una farsa per poter arrivare a qualcosa di più che un'amicizia, amicizia che per Vittoria era la cosa più bella che potesse esserle capitata. Il suo cuore traboccava d'ansia e panico, e gli occhi ne erano la limpida riflessione. Si sentì improvvisamente osservata, si guardò in giro incontrando gli sguardi di mezza sala, i quali erano rivolti tutti su di lei. Pare che lei fosse l'unica a non aver capito fino a quel momento che quella era una vera e propria dichiarazione. Vittoria si trovò improvvisamente a disagio: strinse forte il bicchiere che teneva sopra il tavolo per sfogarsi e continuava a controllare con la coda dell'occhio i suoi vicini di tavolo se la stessero ancora fissando o meno. La canzone finì. I ragazzi che obiettivamente erano stati fantastici, ricevettero una quantità spaventosa di forti applausi e grida fanatiche. Harry si avvicinò al tavolo facendo qualche inchino qua e là per prendersi in giro e poi si mise a sedere vicino a Vittoria sorridendo. Cercava di incontrare il suo sguardo, ma lei aveva gli occhi fissi nel vuoto e una mano sulla bocca. Il sorriso di Harry si spense lentamente; sospirò e dopo un pò disse: "Andiamo fuori..." Doveva sistemare quella situazione. Sapeva che anche Vittoria provava qualcosa per lui, e sarebbe bastato una briciola dell'amore che si teneva dentro Harry da ormai troppo tempo per far funzionare un'ipotetica relazione. Ce l'avrebbe fatta, non si sarebbe mai permesso di perderla. Vittoria si alzò velocemente dal tavolo e con passo furtivo si fiondò fuori dal locale, seguita da Harry che invece si muoveva lentamente mentre cercava di organizzare un discorso efficiente. Arrivarono nello spiazzo a pochi metri dall'edificio; non fiatavano, ma nemmeno si guardavo. Vittoria si strinse nel suo golfone verde e cominciò a torturare la terra sotto ai suoi piedi. Sospirava di tanto in tanto mentre Harry teneva la testa bassa e le mani nelle tasche della felpa. "Dimmi che non è come sembra." disse all'improvviso Vittoria voltandosi lentamente verso il riccio. Aveva gli occhi spenti, pieni di tristezza, ma dalla piccola smorfia che aveva in bocca si poteva intravedere anche un velo di rabbia. Harry si sentì crollare il mondo addosso. Sospirò e tenendo la testa bassa non potè che dire la verità: "Temo di sì..." A quelle parole Vittoria sgranò gli occhi che cominciavano a pizzicarle: si allontanò da Harry e cominciò a fare ogni tipo di movimento per scaricare tutto quell'uragano che la stava travolgendo. Scuoteva la testa, respirava sonoramente, a volte rideva in modo amaro per poi sussurrare una serie di "no" tra sè e sè; alzò la testa in alto verso il cielo scuro per fermare le lacrime che fremevano dalla voglia di scappare. "Vittoria, ascolta..." cominciò Harry cercando di iniziare un discorso convinciente. Vittoria si girò di scatto e fermò quelle parle con la mano: "No, non ascolto un bel niente." disse arrabbiata "Penso di aver sentito abbastanza là dentro. A questo punto penso di essere io il problema. Non è possibile che tutte le persone a cui voglio bene finiscono per ferirmi e deludermi. Oh sì, dev'essere un mio problema..." continuò mentre si muoveva a destra e a sinistra tenendo una mano tra i capelli. Harry scosse la testa e cercò di riprovare a parlare: fece un passo e prese delicatamente il braccio di Vittoria per farsi ascoltare:  "Vì, devi ascoltarmi, io..." ma la mora si tolse subito la sua mano di dosso e mise la sua come barriera tra i loro corpi. "No, Harry..." disse così e per un attimo i loro occhi si incontrarono: urlavano cose diverse, ma entrambi chiedevano aiuto. Vittoria si voltò di scatto, non riusciva a sopportare quella situazione: cominciò a camminare a passo veloce vicino ad un muro di pietra. "Vittoria! Che stai facendo?" chiese Harry sorpreso, per poi cominciare ad inseguirla senza troppo successo: quella ragazza aveva un motorino al posto dei piedi, anche quando camminava. Si mise a correre, non poteva perderla, doveva riuscire a farla calmare e a parlare, o l'avrebbe persa per davvero. "Vittoria, fermati!" urlò Harry; la voce alle sue spalle non la fermarono: Vittoria continuava ad avanzare a passo veloce. "Dove stai andando?" - "Non sono affari tuoi!" disse in modo secco Vittoria senza voltarsi. "E da quando, scusa?" finalmente la mora si fermò e dopo essersi girata fulminò con lo sguardo il riccio che aveva quasi il fiatone: "Da adesso." Incontrò di nuovo i suoi occhi: il cuore le batteva forte e aveva una gran voglia di urlare. Non riusciva a vedere più quegl'occhi come una volta: non le davano più sicurezza, ma le sembravano piuttosto una trappola dalla quale non sarebbe più uscita. E la sola idea la spaventava. Non riuscì a sopportare un secondo di più quello sguardo: si girò di nuovo e cominciò a scappare. Non passò una frazione di secondo che una mano stretta le prese forte il braccio e la costrinse a voltarsi. Eccoli di nuovo, quegli occhi verdi che però erano cambiati all'improvviso: le sue mani sembravano fatte di ferro da quanto la stesse tenendo forte. La spinse contro al muro immobilizzandola e due secondi dopo non c'era più nemmeno un millimetro di distanza tra i loro corpi. Harry le piantonò le labbra sulla sua bocca violentemente. Vittoria cercava di liberarsi dalla presa del riccio, ma questo la tratteneva forte tanto da farle male; dopo essersi dimenata per secondi che sembravano non finire mai, come quel bacio che aveva definitivamente ucciso la loro amicizia, Vittoria riuscì a togliersi di dossi Harry, al quale mancava il fiato. Un istante dopo la mora fece volare uno schiaffo sulla guancia del riccio, così forte che il botto sembrò echeggiare per un momento. Anche Vittoria aveva il fiato corto e le braccia indolenzite: non riusciva a togliersi di dosso il profumo di Harry che in quel momento le dava solo la nausea. Lo fissava amareggiata massaggiarsi la guancia indolenzita con gli occhi rivolti verso terra: non poteva credere che tutto ciò fosse successo nell'arco di così poco tempo. "Sei esattamente come tutti gli altri: ti diverti a giocare con le persone a loro insaputa come fossero giocattoli fino a romperli. Ti sei divertito abbastanza con me?" disse Vittoria mentre continuava a massaggiarsi il braccio. "Non voglio vederti più, Harry." lo guardò un'altra volta: gli occhi le continuavano a bruciare, ma non poteva piangere in quel momento, non poteva essere sempre la vittima. Doveva reagire e andare avanti, così diede le spalle al riccio che disperato continuava a guardare il terreno. "Beh non mi sembra che tu abbia fatto di meglio qualche tempo fa. Ti sei divertita anche tu ai tuoi tempi, non è così?" Non fece in tempo a finire quella frase che già si era pentito di averla pronunciata, ma ormai era troppo tardi. Aveva fatto un errore dopo l'altro senza nemmeno volerlo. E pensare che era stato lui stesso a dire che in certe situazioni era meglio ragionare sulle cose piuttosto che seguire l'istinto... Vittoria si girò lentamente, sconvolta. "Questo è troppo..." scosse la testa con gli angoli della bocca rivolti all'ingiù. Non riusciva a dire o a fare nient'altro: corse via, di nuovo, con le lacrive che finalmente riuscirono a liberarsi e ad inondarle il volto. "Vittoria, aspetta! Non intendevo questo, lo sai..." urlava Harry senza muoversi. Non poteva correrle dietro. Aveva fatto troppi sbagli negli ultimi dieci minuti, e probabilmente decidere di non inseguirla era tra questi. "Non andartene..." disse con voce fioca e straziata. Non la vide voltarsi, continuava a camminare veloce e in pochi secondi il suo corpo scomparì nell'ombra degli alberi. Diede un pugno forte sul muro accanto a lui e cominciò a singhiozzare disperato: se n'era andata, e non l'avrebbe più riavuta indietro.


Notaaaaaaaaaaaaaare bene: 
Fiùùùùùùùùùù! ce l'ho fatta! se non sapete le vicessitudini di questo capitolo allora siete OUT uù 
scherzo(: in ogni caso, non avete idea la fatica che ho fatto per scrivere sto cavolo di capitolo.. è stato straziante ç.ç 
Ma se io non faccio casino con la vita di questa ragazza non sono contenta ahahha xD
Anche se so che mi starete lapidando in questo momento perchè li ho fatti litigare a morte ( che poi litigare è un eufemismo!! ), spero che vi sia piaciuto il capitolo in ogni caso. 
Scrivetemi quello che ne pensate perchè lo voglio sapere è_é
Per farmi perdonare oggi vi tiro anche un pò di gelato, oltre alle caramelle, per addolcirvi l'umore *tira*
Un abbraccio, 
vichi.

  
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