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Autore: TheGirlNextDoor    12/09/2011    0 recensioni
Era ammalato di ricordi, una malattia quantomai diffusa
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo 17 anni di duro e lodevole lavoro sono stato trasferito dalla caotica e trafficata Crowenville ad un paesino della Louisiana. Dicono che sto diventando troppo vecchio per fare il capostazione. Nel primo giorno di lavoro nel nuovo e quieto luogo, che se la memoria non mi inganna deve essere stato circa un anno e mezzo fa, feci uno strano incontro. Il nostro è un lavoro duro e dobbiamo essere in piedi al principio del mattino, quella giornata fin dalle prime luci dell’ alba notai un ragazzo seduto su di una panchina di fronte al chiosco dei giornali. Lì per lì pensai che fosse scappato di casa, avrà avuto l’ età di mio figlio Cain, poco più di una ventina quindi. Non c’era nulla di strano effettivamente ma i giovani d’ oggi sono fondamentalmente molto chiassosi e mi stupì che fosse così quieto. Se ne stava zitto e tranquillo a fissare il biondo grano oltre i binari arrugginiti alzando lo sguardo di tanto in tanto verso il cielo patinato di un colore quasi livido. Lo tenni d’occhio per più di due ore tra  fischi di locomotiva e sbuffi di fumo.  Preso da un’ improvviso affetto paterno per quello che sarebbe potuto essere benissimo mio figlio, mi avvicinai e gli rivolsi la parola.
“Aspetta qualcuno?”
“Tutti aspettano qualcosa o qualcuno.”  Replicò.
Parlava senza voltarsi per guardami, continuando a fissare qualcosa di più interessante della mia conversazione che io non riuscivo a percepire. Mi irritava.
“Aspetta da molto?”
“E’ tutta una vita che aspetto.”
“Potrebbe darci un taglio con queste frasi pseudo-filosofiche? Continuo a non capire cosa diavolo ci faccia qui da più di due ore!?” Dissi urtato.
Sorrise vagamente.
“Sto qui perché sono malato.”
La sua voce dubitò per la prima volta.
“Malato di ricordi. Si chiama malinconia. E’ una malattia molto diffusa, sa? Badi bene è anche una delle più pericolose. Mi ha portato alla fase terminale in poco tempo. Rode dentro e  svuota di tutto. Non lascia niente, solo terra bruciata.”
“Comincio a credere che abbia qualche rotella fuori posto.” Intervenni.
“Non lo escluderei, potrebbe avere ragione.”
Finalmente si voltò a guardarmi e biascicò una risata. Aveva il volto pallido ma pulito, da bravo ragazzo. I capelli corvini e lunghi quasi femminei e lo sguardo da vecchio. Notai che aveva un zainetto in grembo e che strinse al petto alzandosi di scatto.
“Ora la saluto signore, forse stare qui non mi risulterà che infruttuoso, ho gradito molto la sua compagnia. Che Dio la benedica.”
Si incamminò, e quando fu mediamente lontano alzò la mano in un ultimo cenno di congedo. Inutile dire che non lo rividi mai più.
Proprio cinque giorni fa mia moglie Miriam mi ha lasciato, un tumore se l’è portata via e sono rimasto completamente solo. Mio figlio Cain è partito per la Gran Bretagna perché vuole cambiare il mondo. E’ uno di quelli che occupano le fabbriche e fanno scioperi della fame convinti che servano a qualcosa. Spesso per telefono mi parla delle sue idee rivoluzionarie, io annuisco biascicando mugugni di assenso. E’ solo un povero esaltato, mi domando da chi abbia preso!
Mia figlia maggiore Isabel ha sposato un farmacista e vive una vita piuttosto agiata a 10 miglia da qui. In questi giorni, dopo la morte di Miriam, mi ha chiesto di avermi con lei, ma la sua voce ha sempre tradito una richiesta per dovere, che la morale e la sua coscienza le hanno imposto di fare. Ovviamente ho rifiutato, nessuno vorrebbe uno come me tra i piedi. Li capisco.
A lavoro mi hanno concesso 10 giorni di lutto. Sono qui, seduto su una panchina alla stazione di una campagna vicina. Sono da solo e fisso la sterpaglia antecedente l’ orizzonte. Ogni tanto credo di vedere Miriam che mi saluta da lontano, è bella come una volta. Non faccio che perdermi nei ricordi e rifugiarmi nell’ immaginazione. Mi devo essere ammalato. Forse è vero. Tutti aspettano qualcosa o qualcuno.


 

  
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