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Autore: etienne86    13/09/2011    10 recensioni
La storia comincia dall'incidente a Saont Antoine e procede abbastanza fedele all'anime, ma una scelta determinante di Andrè e la presenza di nuovi personaggi cambieranno il corso degli eventi
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18 Capitolo 18

Le note di una musica veloce e potente, suonata con vigore e maestria, arrivavano quasi con prepotenza fino alle cucine.
Madame Dressie puntò gli occhi su Andrè, con fare interrogativo, mentre tra le sue mani  si  formava velocemente un gomitolo di lana. Gustave l'aiutava, seduto davanti a lei, con  la matassa di filato trattenuta dalle sue braccia alzate.
"Fa così quando è nervosa..." spiegò l'uomo.
"Pensavo si fosse rasserenata dopo l'incontro col padre"
"Oscar è combattuta tra la richiesta di unirsi ai rivoltosi e la necessità di condurre una vita diversa per la sua malattia"
"Ma Andrè, le sue condizioni sono molto serie, non c'è neanche da avere il minimo dubbio su cosa..."
"Madame- la interruppe Andrè- da quando la conosco, Oscar non ha mai seguito le indicazioni di un medico: di fronte ad una ferita che richiedeva un mese di riposo, lei si alzava dopo quindici giorni. E a essere sincero, nemmeno io...benchè sapessi a quali conseguenze sarei andato incontro" Therese capì che si riferiva alla perdita del suo occhio sinistro.
Gustave ascoltava in silenzio, e non appena terminò la sua incombenza con la padrona di casa, si alzò e lasciò la stanza.
Quando Oscar terminò il brano, era quasi sfinita. Sentiva la pelle del collo madida di sudore e leggeri formicolii lungo tutte le dita.
Ebbe quasi un sobbalzo quando vide Gustave seduto sul pavimento  davanti  a lei, con  le ginocchia raccolte e la schiena appoggiata al muro.
"Bella...un po' forte" fu il suo semplice commento.
"Non vai ancora a letto?"
Scosse piano la testa, senza distogliere gli occhi dai suoi.
"Allora andrete con gli uomini  che ho visto oggi? Tornate a fare il soldato?"
Oscar sorrise, intenerita dall'evidente preoccupazione del suo giovane amico.
"Vieni qui, Gustave" e lo invitò a sedersi accanto a lei.
"Ti ricordi come stavi prima di incontrare Andrè?"
"Io...ricordo solo tanta fame, tanto freddo in inverno e -quasi si vergognò ad ammetterlo- tante bastonate"
"Io non voglio che altri bambini patiscano quello che hai passato tu, per questo vorrei fare la rivoluzione"
Cercava di esprimersi nel modo più semplice possibile, pensando ai limiti del ragazzino.
"Io...non capisco cos'è questa rivoluzione" replicò scandendo l'ultima parola.
"La rivoluzione è una cosa che va fatta per cambiare completamente la vita di tutti "
Vide che aveva l'aria ancora più confusa.
"E' qualcosa che quando arriva fa stare meglio chi soffriva, come te"
"Andrè!" esclamò, come colto da un'illuminazione.
"Andrè è stato la mia rivoluzione! Prima di lui stavo male, poi è arrivato e la mia vita è- si fermò cercando il vocabolo- felice..."
"Ecco, qualcosa del genere"
"E dopo la rivoluzione staranno tutti meglio, nessuno soffrira più?"
"Io spero di si" gli rispose
Lo vide perplesso.
"Io ho conosciuto tanta gente cattiva..staranno meglio anche loro?"
Oscar rimase un attimo spiazzata da quella osservazione.
"Sai, Gustave, è facile diventare cattivi, quando si ha fame..."
"Voi lo diventereste? O Andrè ? Madame Dressie? "
Oscar sorrise.
"No, credo di no...ma sai, devi avere qualcuno che nella vita ti insegni a non diventarlo, capisci cosa intendo?"
"Non so... io sono piccolo, ma non ho mai visto qualcuno cattivo diventare buono, con la fame o senza..."
E mestamente si alzò   e si diresse alla porta.
"E Andrè verrà con voi?"
Oscar lesse la paura nel tono della sua voce, l'antico, infantile timore dell'abbandono.
"Non ti lascerà mai, Gustave. Stanne certo"
  
 Si separò dalla sua bocca a malincuore, col fiato corto, mentre l'intensità del piacere appena provato si spegneva lentamente, come un'onda del mare che piano scivola via. Restò ancora sopra di lui ed aprì gli occhi.
Lo guardò, i capelli scuri sparsi sul cuscino e la pelle di un irreale colore verde azzurro, illuminata dalla fredda luce lunare. Le ricordò per un momento le statue di bronzo  dei personaggi mitologici, che emergevano dalle acque dei bacini  nei giardini di Versailles. In lontananza si udiva il verso di una civetta solitaria.
Era ancora dentro di lei. Sembrava che quella notte non volesse separarsi dalla profondità del suo corpo. Oscar si fece scivolare piano sopra di lui, cercando il conforto delle sue braccia strette attorno alla sua schiena. Non osava parlare. Tanto Andrè  leggeva nel suo animo, come sempre.
Le accarezzo dolcemente i capelli.
"Hai pensato alla proposta di Bernard?" le chiese, riportandola inevitabilmente alla realtà.
"Ho pensato soprattutto alle tue parole, Andrè. Perchè non hai spiegato della mia malattia? Questo avrebbe indotto certamente Bernard a desistere..."
"Non credo che la malattia lo avrebbe fermato, come non credo che fermerebbe te..."
"Cosa intendi dire?"
"Sappiamo entrambi che avresti bisogno di riposo assoluto per guarire, e altrettanto bene sappiamo  che non sei in grado di stare senza far niente, come in questi ultimi giorni, se non per breve tempo."
Sospirò."Non ho mai pensato fosse facile amarti, Oscar. Non ho mai creduto  ti sarebbe bastato essere semplicemente madame Grandier"
"Meritavi una donna diversa,  una che ti seguisse nei tuoi sogni, un angelo del focolare..."
" Sei tu i miei sogni, Oscar. Sei tu il mio focolare. Ti ho sempre amata e ti amo per quella che sei. Non è l'uniforme a renderti impavida e generosa, non è una veste femminile a fare di te  una donna. Una donna unica e meravigliosa. Ai miei occhi lo sei sempre stata, fin da quando ti ho conosciuto la prima volta, sulle scale del grande salone del palazzo, con la tua piccola spada legata alla cintola e i capelli corti"
Oscar sorrise ripensando quel momento della loro infanzia.
"Spero di sbagliarmi riguardo all'esito della rivoluzione, ma le avvisaglie non sono incoraggianti. So che rappresenta la sfida più importante per la tua vita, so che credi negli ideali che difende, e che non vuoi rinunciarci, costi quel che costi. Vorrei solamente che non ci dovessimo separare per questo. Vorrei venire con te, come sempre. So che la mia vista è un ostacolo, ma troverò il modo..."
Sentì le braccia di Oscar avvolgerlo in un abbraccio improvviso.
"Io voglio diventare tua moglie, Andrè, lo voglio sopra ogni cosa!"
"Ascolta Oscar. Con  il permesso del re, dovrebbe essere più semplice trovare un prete disposto a sposarci. Madame Dressie mi ha suggerito di rivolgermi a qualcuno nei dintorni di Parigi, visto che qui in città i prelati sono tutti nascosti nelle loro canoniche, spaventati dall'odio del popolo per i loro secolari privilegi. Andrò con Gustave e poi lo farò tornare da te per dirti quando raggiungermi e  per accompagnarti. E' meglio che io non torni. In città si stanno riversando reggimenti da tutte le province, con posti di blocco e frequenti scontri coi soldati. Quando saremo sposati potremo tornare e unirci a Bernard, Alain e gli altri.
Se invece vorrai partire, credo che ormai la figlia di Madame Dressie abbia ricevuto la lettera  di sua madre, e abbia preparato tutto per il nostro arrivo a Montreaux, come avevamo pattuito. "
Interpretò il silenzio della donna come un assenso.
La sentì sdraiarsi al suo fianco e appoggiare come sempre il capo sul suo petto, all'altezza del cuore.

Il suo sogno fu interrotto da un bacio delicato sulla guancia. La debole luce dell'alba entrava dalla finestra illuminando il letto disfatto.
"Io e Gustave siamo pronti, Oscar"
Gli sfiorò il viso con una mano.
"Ci vediamo presto, amore mio" gli sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno, e sentì la porta richiudersi dietro di lui.
Altre voci la risvegliarono, più tardi. Alzò la testa dal cuscino, cercando di decifrare i suoni che provenivano dal giardino.
Rumore di zoccoli e nitriti di cavalli. Molti cavalli.
Scese dal letto, indossò una vestaglia e si avvicinò alla finestra, scostando leggermente le tende.
Da quel punto della depandance non poteva avere un'ampia visuale del giardino. 
Stava per uscire quando si bloccò. Riconobbe  la voce di Madame Dressie rispondere alle richieste di un uomo, dal tono energico e vibrante, come quello di un militare.
E dall'accento  inconfondibile.
Quello degli ussari.
 
  
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