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Autore: Phantom_Miria    13/09/2011    4 recensioni
Le partite di Quidditch, le gite ad Hogsmeade, i party nelle cucine di Hogwarts e i M.A.G.O. in avvicinamento non possono nulla contro le preoccupazioni di Lavi, che dopo cinque anni inizia a sospettare di essere innamorato del suo migliore amico.
La verità è che Lavi sta lentamente impazzendo. Non è bastato che abbia pensato di baciare il suo migliore amico al termine di una gloriosa partita di Quidditch vinta grazie a quest’ultimo, ma dopo tre giorni il suo cervello, a quanto pare, va in tilt e lui lo bacia per davvero. E per quanto a Lavi non sfugga l’estrema coerenza logica in tale successione di eventi, questi non può ignorare invece la profonda contraddizione tra le sue azioni e il suo concetto di ‘migliore amico’.
[Lavi/Allen] Avviso: Fic a sette capitoli ambientata nel mondo di Harry Potter.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Allen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'SEVEN {Arithmancy was never a friend}'
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Bene, boh, a quanto pare l’ultimo capitolo non è stato un completo fail introspettivo quindi mi sento relativamente motivata ad andare avanti >:I ! Dai che ce la faccio a finire almeno una multichaptered LOL. Capitolo sciallo e pseudo corto (la lunghezza del terzo era un errore di sistema, dovrebbero essere tutti più corti çOç !), pieno di minchiate e che, se non fosse chiaro, avviene due settimane dopo l’ultimo capitolo. Scusate molto per l’innaturale sovrabbondanza di dialoghi :I Non mi piace molto l’inizio, magari più in là lo riscrivo? Buona lettura? Okay? Eh?

Ah, oddio! Due cosette: 1. Per chi non ha letto i libri, le Puffole Pigmee sono degli animaletti pelosi e dolcissimi che si possono comprare a Diagon Alley; 2. Ora ho un atroce dubbio, e non ricordo se il detto dell’elefante nella stanza è solo inglese o anche italiano. In ogni caso, “non vedere/ignorare l’elefante nella stanza” vuol dire non vedere/rifiutarsi di vedere una cosa assolutamente palese che tutti potrebbero notare. Lo dico perché in questo capitolo ci si gioca abbastanza sopra :I

Disclaimer: non mio blahblahblahblah.

 

I.  II. III. IV. V. VI. VII.

. S E V E N .

.

IV.

Poi di fatto non si conclude proprio .

La demoniaca ‘follia adolescenziale’ da cui è affetto, come Lavi preferisce chiamare quella sensazione di oppressione che sente nel petto ogni volta che guarda Allen e ripensa alle settimane passate, risulta pressoché incontrollabile.

Diventa più facile fingere dopo due settimane, con gli altri e con se stesso, e il metaforico elefante frapposto costantemente tra lui e Allen continua ad essere efficacemente ignorato.

Non sa se i suoi amici abbiano creduto alla scusa dei M.A.G.O. – non suonava così irreale, in fondo –, ma in un caso o nell’altro, tutti l’hanno perdonato.

Ma, seppure le cose siano ritornate a com’erano prima della partita, Lavi si sente in colpa, e non riesce a trovare altra spiegazione a questo sentimento se non il presentimento che almeno Allen vi abbia visto attraverso; che abbia capito che la faccenda dei M.A.G.O. è solo una copertura per un problema più grave, che anche lui veda chiaramente l’immenso elefante che li divide. E lo fa sentire in colpa pensare che Allen abbia deciso di ignorare quell’elefante perché lui ha voluto ignorarlo.

Ormai sono troppo cresciuti per potersi nascondere sotto il Mantello dell’Invisibilità in tre, tantomeno in cinque. Ma Lavi e Lenalee sanno effettuare dei buoni Incantesimi di Disillusione, e di conseguenza il viaggio fino al seminterrato si rivela salvo.

Allen allunga un dito per solleticare le lisce curve della pera dipinta, che tra un risolino e l’altro si dimena e scopre l’ingresso alle cucine.

All’interno della grande sala gli elfi domestici sono in costante fermento nonostante l’ora tarda. Maneggiano fuochi con attizzatoi e zigzagano tra i quattro lunghi tavoli trasportando con sorprendente agilità pentole e calderoni pieni da un lato all’altro della stanza; ma abbandonano subito i loro impegni appena vedono il gruppo di ragazzi entrare con passo felpato e dirigersi con modestia verso il solito angolo del lungo tavolo che si trova esattamente sotto quello dei Grifondoro.

È da tempo diventato una tradizione, il party notturno nelle cucine della scuola. Una volta al mese, escono dalle loro stanze e passano gran parte della notte a farsi rimpinzare fino allo sfinimento dagli elfi, che non negano loro niente e garantiscono sempre un’accoglienza da re – Allen adora queste serate, più di quanto adori Mielandia, e non è dire poco. D’altronde, qui il cibo è gratis.

Quella notte, Lavi si diverte così tanto da dimenticare completamente tutti i problemi che lo assillano in quelle settimane. Mangiano fino a scoppiare le prelibatezze che gli elfi offrono loro con sguardi di gioia pura su vassoi d’argento e in pentole di rame. Lenalee ride, Kanda impreca, Fou schernisce, Allen mangia, e Lavi non pensa assolutamente a nulla. Probabilmente, nota osservando con un sorriso gli amici sazi e rilassati, la nottata ha lo stesso effetto anche sugli altri.

Fino a che non arriva il momento del tè.

“Okay,” esordisce Allen scostando i piatti vuoti di zuppa inglese da davanti a sé e levando in aria la sua tazzina da tè in un gesto significativo, “penso sia ora di un po’ di sana Tasseomanzia.”

“L’ultima volta Kanda è stato il Lettore, quindi tocca a lui iniziare,” ricorda Lenalee, prima di avvicinarsi a Allen e dirgli con tono serio e confidenziale, ma a voce abbastanza alta perché tutti sentano: “Predicigli qualcosa di cruento, possibilmente. Stamattina ha apertamente insultato Komurin solo perché gli piace l’odore dei suoi capelli.”

Allen porta una mano davanti alla bocca con teatralità, e prorompe in un urletto scandalizzato. “Come hai potuto, idioKanda,” lo accusa, portandosi la mano al cuore con espressione sofferente.

“L’hai fatta grossa, amico,” infierisce Lavi, contrito, posando una mano sulla spalla dell’altro in un segno di rincuoramento. “Quella Puffola Pigmea è sacra, ha più alleati del Conte del Millennio. E i suoi alleati sono perlopiù ragazze, giovani adolescenti, che sanno essere peggio di un branco di Mangiamorte assetati di sangue.”

Kanda sbuffa sonoramente e fa schioccare la lingua. “Tch, quel coso non ha ancora capito quali sono i suoi limiti,” grugnisce scontroso, inchiodando Allen con uno sguardo omicida. “Vuoi muoverti o no?”

Ma Allen ha ormai sviluppato un anticorpo che lo protegge dall’intento omicida di Kanda – o forse è solo pazzo e non si rende conto dell’effettivo pericolo che corre, ragiona Lavi –, e con un sorriso maligno che non predice nulla di buono, si alza per strappare la tazza di Kanda dalle mani del proprietario.

Dopo aver svolto il ben conosciuto rituale necessario per la lettura del futuro, Allen scruta l’interno della tazza con studiata diffidenza.

“Bene bene bene,” Allen comincia con una voce velata e rauca da vecchietta centenaria, una fedele riproduzione di quella della loro insegnante di Divinazione, “cosa vedo qui?”

Lenalee e Fou ridacchiano, divertite dall’interpretazione, e Lavi si allontana impercettibilmente da Kanda, spinto da un inconscio istinto di sopravvivenza.

“Vedo un frutto… un chicco d’uva, forse… No, aspetta,” si interrompe Allen abbandonando il falsetto, “il chicco non significa ‘periodo lieto con gli amici’? Forse è un po’ troppo irreale. Facciamo che è una ghianda…

“Vuoi che ti appenda per una caviglia al soffitto, mammoletta?” ringhia Kanda minaccioso.

“Mi chiamo Allen e—che problema c’è, ti sto augurando buona salute! Godrai di ottima salute, forse grazie alla caduta di ghiande propizie sulla tua testa in questi giorni, ma… qui c’è un palo. No, è un’asta, con issata una bandiera… Assistente, mi aiuti nell’interpretazione.”

“Stronzate. Ti sei studiato il libro a memoria apposta per questo,” grugnisce Kanda.

Allen aggrotta la fronte, e se Lavi non sapesse che sta fingendo, crederebbe davvero alla sua espressione indignata.

“Non osare parlare con quel tono a una persona che spreca forze fisiche e psicologiche per prevedere la tua sorte, Kanda. Io ti sto aiutando.”

Lenalee apre il suo libro di Divinazione e sfoglia le pagine, scorrendo tra le righe alla ricerca della parola giusta. “Ecco,” indica picchiettando la pagina con l’indice, “significa ‘pericolo’.”

Kanda sospira. “Che avevo detto?”

“C’è una Puffola Pigmea nelle vicinanze della bandiera?” chiede Lavi, ignorando con difficoltà l’occhiata cattiva di Kanda.

Allen scuote la testa, “No. Ma c’è un pugnale, che va persino meglio. Bene, Kanda, mi duole moltissimo informarti che una catastrofe si sta per abbattere sulla tua già misera esistenza. Ma sfortunatamente, penso che sfuggirai a questa, perché qui di fianco al pugnale c’è un canguro…

Lavi allunga il collo verso di lui. “Allen, voglio assolutamente vedere anche io. Non ho mai visto un canguro in una tazza da tè. Dev’essere una vista epica.”

“Non è permesso guardare nelle tazze, a meno che non si sia il Lettore,” puntualizza Fou con un ghigno.

“Come cristo puoi dire che è uno stupido canguro?” domanda Kanda irritato. “Io vedo sempre e solo strisce di foglie sporche. Cosa significa, che me ne andrò in Australia?”

La palpebra destra di Allen si contrae in un tic ripetuto, mentre questi alza la testa verso il moro. “No, vuol dire che farai un viaggio inatteso molto lungo, per sfuggire a quel pericolo mortale, e—”

“E dove, se posso sapere?”

Allen gli sorride con esagerata gentilezza. “Nell’esotica Landa del Vaff—

“BENE, penso che ora sia il momento della mia lettura, Allen!” esclama Lavi concitato, strappando ad Allen la tazza di Kanda e ficcandogli bruscamente nelle mani la sua. “Vai, vai!”

E in un mentre carico di sibilante intento omicida in cui Lavi sorride raggiante per compensare i cipigli rabbiosi e Lenalee accarezza la mano di Kanda con l’intenzione di sedare il suo desiderio di sangue, tutti osservano silenziosamente Allen capovolgere la tazza sul piattino, dare tre colpetti leggeri e risollevarla lentamente.

“Bene bene bene,” ricomincia il ragazzo, e Lavi appoggia il mento sul palmo della mano, ghignando in attesa della sua lettura, che – se lo sente dentro – sarà molto più luminosa di quella di Kanda.

 “Vicino al bordo sembra esserci… una piccola chitarra sbilenca…” annuncia Allen con fare grave, osservando attentamente le foglie del tè.

“Una chitarra,” ripete Kanda in tono piatto.

“Sì, significa ‘innamoramento in vista’,” spiega Lenalee eccitata, sfogliando febbrilmente le pagine del libro.

È solo quando Fou si lascia scappare un risolino di scherno che Lavi viene colto da un’irrazionale ansia. Ancora con il mento sulla mano e l’occhio vitreo puntato sulla sua tazza, sente distintamente il suo sorriso spezzarsi in una smorfia indecifrabile. Per un attimo, avverte i suoi muscoli che si tendono a causa dell’impulso di scattare, togliere ad Allen la tazza e lanciarla contro il muro in modo che si riduca in migliaia di piccoli frammenti – illeggibili.

Non sa dire se è un bene o un male che nessuno si sia accorto della sua improvvisa mancanza di gioia, perché Allen continua. “Ottimo, ottimo… Stai per innamorarti, mio caro ragazzo…” fa petulante, “Ma qui? C’è un cane… un cane con delle… alucce aperte… Questo significa che ci sarà una novità! Una novità tra i tuoi fedeli amici… Forse legata a quell’innamoramento? Un nuovo amore sboccerà tra amici?”

Le ragazze levano un prolungato ‘oooh’ sognante, e Lavi deglutisce con vigore nella speranza di coprire il rumore dei battiti del suo cuore.

“Mi sembra che con Chomesuke tu abbia ripreso ad andare molto d’accordo, Lavi…” lo stuzzica Fou, e Lenalee ridacchia con malizia.

Già…” cerca di rispondere Lavi, che spera sia passato inosservato il ritorno del tic della ciocca di capelli.

Allen continua, quasi ignorando i loro interventi. “Ma vedo delle grosse nuvole sulle pareti che adombrano il cambiamento, questo vuol dire che sei afflitto da un profondo dubbio… Ma non preoccuparti, perché oltre a queste nuvole spiccano i contorni di una farfalla; la felicità ti attende, piccolo mio…

Con il respiro mozzo, Lavi fissa Allen, senza davvero vedere la sua faccia, il suo sorriso malizioso e i suoi occhi che lo osservano attenti da sopra la tazza.

Per un attimo, pensa che Allen sappia tutto: cosa l’ha tormentato tanto da causare un litigio tra di loro due settimane prima – e che, Lavi fatica ad ammettere, lo tormenta segretamente tuttora –, cosa è successo quella notte in cui erano ubriachi, cosa ha pensato quando erano nel campo da Quidditch; Lavi si immagina in un momento di terrore che la pelle grigiastra di quell’immenso elefante che anche Allen vede sia adornata dalla scritta ‘Lo sai che ti ho baciato l’altra notte?’.

Ma non può essere. Non crede che Allen sia stupido, ma semplicemente Allen non coglie mai queste cose. Sa riconoscere una persona falsa, una persona simpatica, una persona fedele, ma non una persona innamorata. Non ha capito di piacere alla cronista di Tassorosso, quando questa gli ha regalato per il suo compleanno una scatola da trenta Cioccorane, un leccalecca a forma di cuore di Mielandia e un mazzo di carte da gioco; o quando a Natale una ragazzina di Corvonero sbucata dal nulla gli ha consegnato una lettera rosa di auguri e una vaschetta di gelato di Florian. Non si è mai accorto nemmeno della cotta che Fou ha avuto per lui i primi due anni di scuola. ‘Sono gentili, vero?’ commenta sempre Allen a qualsiasi manifestazione d’affetto. Lavi non si è mai preso la briga di correggerlo con un ‘Sono innamorate.

Perciò perché, se Allen non riesce ad accorgersi delle cose palesi, dovrebbe aver notato il suo lieve interesse per le sue labbra negli ultimi tempi, la sua agitazione nello stargli vicino, la sua ansia nel parlargli, la sua attenzione per ogni cosa che dice, e ogni cosa che fa?

Quindi la predizione dev’essere solo una coincidenza. Allen se la sta inventando sul momento, oppure sta cercando di farlo mettere con qualcuna delle sue amiche—è comunque una coincidenza.

…O forse no. Forse, pensa Lavi con un brivido, quasi non credendo ai suoi stessi pensieri, la predizione è vera. Forse la sua tazza sta cercando di riaffermare quello che l’Aritmanzia gli ha negato.

(Fino a qualche settimana prima Lavi avrebbe giurato di non essere una persona superstiziosa, o che si affida ciecamente alla Divinazione. Ma dopo gli ultimi avvenimenti, inizia a domandarsi se qualcuno non abbia sostituito il suo cervello con quello della loro professoressa di Divinazione durante la notte).

“Aspetta, ma perché è così felice il suo futuro?” obietta Fou. “Io e Kanda ci becchiamo sempre le morti truculente o le catastrofi. Non è giusto. Anche io voglio le farfalle nella mia tazza,” dice con voce lamentosa, prima di ficcare senza scrupoli il dito nella sua tazzina e rimescolare le forme a suo piacimento.

Allen ride. “Sì, scusa,” dice pensieroso, e osserva un’ultima volta le foglie che sguardo critico. “Non avevo visto quella falce accanto alla chitarra. Questo vuol dire che a meno che tu non abbia un raccolto da mietere entro poco, la morte ti raggiungerà entro il finesettimana. Mi dispiace, Lavi.”

E mentre Lavi tenta una risatina che risulta poco convincente persino alle sue orecchie, il metaforico elefante rimane piazzato in bella vista in mezzo alla metaforica stanza.

   
 
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