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Autore: Simona_Lupin    13/09/2011    8 recensioni
Sotto il soffitto incantato di Hogwarts nasceranno nuovi e appassionanti intrecci amorosi.
Ma Lily non sa che la guerra che sembrava essersi conclusa venticinque anni prima, si sta riaprendo.
La famiglia Potter è in pericolo ed è arrivato il momento per i Malfoy di decidere da che parte stare.
E in gioco c'è anche l'amore. Quello tra Lily e Scorpius, che dovranno combattere per far trionfare i loro sentimenti.
-
INCOMPIUTA.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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Potrei ma non voglio
fidarmi di te.
Io non ti conosco,
ma in fondo non c'è
in quello che dici
qualcosa che pensi.
Sei solo la copia di mille riassunti.


Abbiamo fatto a pugni,
io e te,
fino a volersi bene.




Capitolo 20

Soli




Ormai era entrato Febbraio da un pezzo e le piogge violente e frequenti continuavano ad infastidire gli abitanti di Hogwarts. Raramente il sole faceva capolino dalla gran moltitudine di nuvole nel cielo e quella era una di quelle poche volte. Nella Sala Comune il fuoco scoppiettava allegro, illuminando i volti di chi vi era seduto intorno. Lily era sdraiata sul divano con la testa in grembo a Scorpius e sfogliava con aria annoiata il suo libro di Trasfigurazione mentre lui le accarezzava distrattamente i capelli. Hannah mangiava Cioccorane in un angolo insieme a Hugo, mentre Albus era tutto concentrato su un rotolo di pergamena così lungo che sfiorava il pavimento.
"Guarda, Hannah, riesco a inghiottirne due in un boccone" stava dicendo Hugo entusiasta, mandando giù due Cioccorane in un attimo.
"Ma scommetto che non riesci a farlo con tre!" ribattè lei, ficcandosele in bocca e ingoiandole con qualche sforzo.
Il ragazzo la guardò sbalordito. "Woooow" sussurrò, estasiato.
Al si premurò di lanciare loro un'occhiataccia prima di continuare a scrivere. Lily, invece, gettò a terra il libro un po' malconcio e si accoccolò tra le braccia del fidanzato.
"Al, Hugo, oggi ci alleniamo di nuovo" annunciò, accarezzando il braccio di Scorpius con tocco delicato.
"CHE COSA?" esclamarono i due in coro, sconvolti. Albus aveva fatto cadere la boccetta dell'inchiostro, inzuppando mezzo rotolo di pergamena mentre Hugo aveva rischiato di soffocare.
"Ahh, per l'amor del cielo, siete dei rammolliti! Ma non volete vincere contro quelle Serpi schifose?" domandò Lily, esterrefatta quanto loro.
"Sì, ma è da una settimana che ci alleniamo ogni giorno" obiettò Hugo. 
"E come sperate di vincere senza allenamento?" ribattè la ragazza, piccata. "Tra un'ora, alle 18 in punto vi voglio al campo e niente discussioni" concluse decisa e sentì borbottare Al e Hugo tra i denti parole del tipo fissata, stanchi morti e Quidditchomane.
"Non eravate voi quelli che volevano giocare come professionisti?" domandò la rossa, stizzita.
"Ci ho ripensato" borbottarono in coro, immusoniti.
"Amore, supportami" ordinò, rivolta a uno Scorpius improvvisamente allarmato.
"Ha ragione Lily. Perfettamente ragione" si affrettò a dire, guadagnandosi un bacio.
"Ti vendi per un bacio. Vergognati, vile codardo" inveì Albus, affranto.
"Aaaaaaaaalbus!" arrivò irata la voce di Megan dal piano dei Dormitori. Lui sussultò e scattò in piedi.
"Arrivo, tesoro!" gridò in risposta, correndo da lei.
Lily e Scorpius si scambiarono un'occhiata eloquente.
"Stendiamo un velo pietoso".

 

*  *  *
 

Intorno alle sei del pomeriggio, James passeggiava tranquillo nel parco, quando una voce terribilmente acuta e familiare lo raggiunse, facendolo sobbalzare per la paura.
"JAMES SIRIUS POTTER, VIENI QUI IMMEDIATAMENTE!"
Quando si voltò vide sua sorella Lily arrivare come una furia dal campo di Quidditch, i capelli che parevano vere fiamme e che le incutevano un aspetto terrificante. Arrivò a passo di marcia e parve far tremare anche il terreno sotto i suoi piedi. Non appena fu davanti a James lo prese per la collottola e lo fissò con sguardo truce.
"Che cosa ho fatto?" squittì lui terrorizzato, gettando un'occhiata alla mazza da Battitore che teneva stretta in mano.
"Vai subito a chiamare quel ritardatario menefreghista di tuo fratello e portalo qui!" sibilò. "Gli avevo detto di essere puntuale! Appena arrivo lo uccido con queste mani, oh sì. Se perdiamo contro Serpeverde gli taglio la testa e la appendo in camera mia! CHE COSA CI FAI ANCORA QUI? TI HO DETTO DI CHIAMARLO!" urlò.
"Ma mi tieni per la camicia, Lils" sussurrò James.
Lei lo mollò. "Ah..." mormorò. "ORA VALLO A CHIAMARE E PER TUTTA LA STRADA DI RITORNO RICORDAGLI CHE E' UN IDIOTA!"
Lui corse via spaventato e non si fermò finché non ebbe raggiunto il Dormitorio maschile. Sua sorella lo terrorizzava a volte, proprio come sua madre. Aprì la porta e vide Albus sdraiato sul letto che ascoltava una canzone alla radio.
"Al, Lily dice che devi..." Ma non riuscì a terminare la frase perché la canzone si era fatta largo nelle sue orecchie, paralizzandolo completamente.

Vieni, mescola il mio calderone
e se con passione ti riuscirà
il mio forte amor bollente
questa notte ti scalderà...


Al si rizzò a sedere sul letto, colto in flagrante. 
"Me l'ha regalato la nonna" disse a mo' di scusa con una vocina.
James lo fissò ad occhi spalancati. Arretrò lentamente, tramortito, mentre Al gridava implorante: "No, James! Hai frainteso!"
Chiusa la porta e scese le scale lentamente. Sarebbe rimasto traumatizzato a vita, ne era certo. Si buttò sulla poltrona accanto al camino e tanto era scosso che non si accorse nemmeno di Hannah.
"James, che ti è successo? Hai una faccia tremenda" disse la ragazza, inginocchiandosi sul pavimento accanto a lui per osservarlo meglio. James, però, sembrava aver perso il dono della parola e scosse la testa.
"Dai, raccontami tutto" lo esortò Hannah, preoccupata. 
"L'ho picchiato" mormorò infine, con voce roca. "L'ho educato per anni, gli ho insegnato a essere un vero maschio. Era diventata
una ragione di vita. E ora ha mandato in fumo tutto il mio duro lavoro".
Hannah lo fissò disorientata. "Ma di chi stai parlando?"
"Albus. Vado su e lo trovo ad ascoltare..." Trattenne il fiato prima di dirlo. "...Celestina Warbeck".
"Ahh" disse Hannah. "Sì, la ascolta sempre".
James pareva sul punto di scoppiare in lacrime da un momento all'altro, quando Al scese dai Dormitori con la divisa da Quidditch e lo sguardo pentito.
"James..."
"Stammi lontano!" urlò il fratello, addolorato. "Come hai potuto farmi una cosa del genere?"
"Mi dispiace, io..."
"Non so se riuscirò a perdonarti" disse con voce teatrale, anche se Hannah era sicura che non stesse fingendo.
Albus se ne andò fissando il pavimento e sparì dietro il buco del ritratto. Nella Sala Comune piombò il silenzio, rotto solo dai miagolii del gattino di Hannah. James gettò un'occhiata alla ragazza e quando abbassò lo sguardo fu lei a osservarlo. Entrambi stavano pensando alla loro strana conversazione di molti giorni prima: da allora non avevano più parlato da soli, nè fatto accenno a quanto era accaduto. Si fissarono le ginocchia per un po', imbarazzati.
"Hannah" disse infine James, cauto.
"Mmm?"
"Sono tutti agli allenamenti"
"Già"
"E ne avranno per molto, credo"
"Quindi?"
"Quindi siamo...soli"
"Potter, dove vuoi andare a parare?"
James arrossì. "Ehm...mi chiedevo se...insomma...magari...non so..."
"Parla!"
"Ti andrebbe di passare la serata con me?"
Hannah trattenne il fiato.
Oh, Dio. Lei e lui. Insieme. Tutta la sera. Soli. Oh, Dio.
"Con te?" chiese.
"Sì, io... Scusa, capisco che tu non voglia... Mi dispiace, non avrei dovuto chiedertelo..." balbettò, sempre più rosso.
"No no" lo interruppe Hannah, sorridendo. "Io... Certo che voglio passare la serata con te".
James si illuminò.
"Sul serio?"
"Sul serio!"
La prese per mano e la guidò fuori dal buco del ritratto, giù per le scale e nel parco.
"Allora, che si fa?" domandò Hannah, entusiasta.
"Io so per certo che ti piace dipingere. Non è così?" disse James.
Lei lo guardò incredula. "Come fai a saperlo?"
"Non lo saprai mai".
La ragazza gli fece la linguaccia, poi le venne in mente una cosa: "Ma come facciamo a dipingere? Non ci sono mica tele a scuola!"
"Ma che dici? Siamo maghi o cosa? Appelliamole, no?"
Hannah si battè un pugno in fronte. Mormorò: "certo..." e si affrettò ad eseguire l'incantesimo. Dopo alcuni attimi sfrecciarono verso di loro due grandi tele e tutto l'occorrente necessario per dipingere.
"Amo essere una strega" commentò Hannah compiaciuta. Si sistemò di fronte alla sua tela bianca e la osservò con sguardo amorevole.
"Guarda che io non sono bravo" disse James.
Lei scrollò le spalle con noncuranza. "Non importa. Dai, cominciamo. E non sbirciare!" lo ammonì.
"Non ci penso nemmeno" rispose lui, mentre iniziava a mettersi al lavoro. Le avrebbe disegnato un fiore di cui non avrebbe mai dovuto sapere il significato segreto. La osservò mentre era tutta concentrata sui pennelli, con quel suo sguardo assorto che avrebbe voluto fosse rivolto a lui. Quanto era bella... Anche lei lo scrutava, di tanto in tanto, lanciandogli un mezzo sorriso che gli riempiva il cuore di un calore straordinario.
"Come sei concentrata" mormorò, facendola sorridere ancora. "Sei bellissima".
Vide la mano che teneva il pennello tremare appena e un lieve rossore tingerle le guance.
"Non farmi distrarre" borbottò, piacevolmente imbarazzata.
"Scusami" rispose James, ridendo sommessamente.
Hannah in tanto rimuginava. Ma cosa diavolo le stava prendendo? Era lì con James Potter, sorrideva insieme a lui, arrossiva ai suoi complimenti e si sentiva dannatamente bene. Eppure non voleva darsi una spiegazione logica, non voleva pensarci troppo. Nel suo cuore si era smosso qualcosa di sconosciuto e non voleva fermarlo per nessuna ragione, non quando la faceva stare così bene. Guardando il ragazzo di fronte a lei, ripensò alle sue parole di molto tempo prima: Spero che tu capisca chi sono davvero. Vorrei che tu scoprissi il vero James. Lì per lì non aveva capito, ma adesso che aveva cominciato a grattare la superficie aveva notato quello che prima non era riuscita a vedere dietro quel bel volto spavaldo. James non era un bamboccio montato. C'era tanto di buono in lui, solo adesso lo capiva.
"Perché ami dipingere?" domandò lui all'improvviso.
"Perché posso trasformare la realtà" replicò Hannah.
"Però vuoi diventare un Auror e lì la realtà ti viene sbattuta in faccia".
"Magari un giorno la realtà che dipingo sarà quella vera".
"Come fai a sognare così in grande e, contemporaneamente a essere così realista?"
"E' importante saper conciliare le due cose".
James la osservò per un po', ammirato. "Sei straordinaria tu" commentò infine.
Lei scosse la testa, sorridendo. Il cielo aveva iniziato a striarsi di rosa.
"Allora, hai finito?" chiese, dopo un po'.
"Sì, ma fa schifo" rispose lui, con una smorfia disgustata al dipinto.
"Peggio per te, significa che ho vinto".
"Non avevi detto che era una gara!"
"Ah, no? Ooops, l'ho scordato. Ho comunque vinto".
James rise e le mostrò il suo operato. Hannah pensò subito che era notevole per un principiante. Erano dei fiori molto particolari, non li conosceva.
"E' molto bello, invece" disse, osservandolo da vicino. "Di nuovo con i tuoi fiori, eh? Questo cosa significa?" chiese curiosa.
Lui arrossì leggermente. "Non...non ricordo... Li ho disegnati solo perché mi piacciono. E' l'Acacia".
Hannah non dubitò che fosse la verità e mostrò il suo dipinto. Ritraeva James, con particolare enfasi sui suoi occhi da cerbiatto. Lui sussultò appena lo vide perché per un momento gli era parso di trovarsi di fronte a uno specchio. Era così realistico da sembrare vivo. C'era della vera magia in ogni pennellata.
"M-mi hai dipinto" boccheggiò. "Grazie... E' semplicemente straordinario".
Lei sorrise soddisfatta e fece sparire tutto con un colpo di bacchetta.
"Li ho portati nel tuo studio" spiegò, poi si sdraiò sull'erba e James la imitò.
"Grazie" disse lei. "E' stato divertente".
Lui sorrise. "Divertente? Non hai ancora visto niente".
Le si avvicinò e insieme rotolarono sull'erba, ridendo a crepapelle. Quando si bloccarono Hannah era distesa a terra, con il ventaglio di capelli biondi sparsi sul prato. James la sovrastava ancora. Alcuni bottoni della camicia bianca erano usciti dalle asole ma lui non vi fece caso. Si appoggiò con un gomito al terreno e strappò dal prato una minuscola margherita sopravvissuta alle piogge, usandola per sfiorare la punta del naso della ragazza, per solleticarle il petto.
Lei sorrise e gliela sfilò dalle dita. La fece scorrere sul suo braccio, tirando su la manica della camicia, poi se la rigirò tra le dita sottili.
"La margherita è l'innocenza" mormorò James, osservandola.
Lei annuì. "Sono importanti per te i fiori?"
"Sì, lo sono" disse lui.
"E cos'altro è importante per te?" Lo scrutò, aspettando una risposta.
"La mia famiglia. E' l'unica cosa che conta, oltre a..." Non terminò la frase.
"A cosa?"
"Lascia perdere" mormorò. "E per te?"
"La mia famiglia" ripetè. "I miei amici e...i miei sogni".
Restarono in silenzio per un po', vicini nel prato immenso, senza voler pensare a nulla. Erano così piccoli sotto quel cielo infinito, così insignificanti sotto quel grande castello, schiacciati da un nuovo sentimento che non riuscivano a riconoscere e che era troppo più potente di loro, del loro volere. Eppure si sentivano leggeri come l'aria che li circondava, felici in qualche strano modo per l'inaspettata vicinanza dei loro cuori. Tutto era cambiato in un attimo, ma forse c'era sempre stato qualcosa che li legava, un qualcosa che lui aveva colto prima di lei e che stavano coltivando insieme.
"James" mormorò Hannah, voltandosi verso di lui. "Perché all'improvviso sto così bene con te? Sei cambiato tu o...sono cambiata io?"
Lui sorrise dolcemente. "Credi che abbia importanza?"
"E' solo che..." Si morse il labbro. "E' strano. Però...bello, in qualche modo".
"Sì" sorrise James.
"Mi avevi detto di scoprire il vero James. Credo di esserci riuscita solo ora. Anche se..." Guardò il ragazzo. "...credo che ci sia ancora molto da capire".
Gli si avvicinò ancora e lo osservò con i brillanti occhi verdi, come se lo vedesse per la prima volta e avesse solo quell'occasione per imparare il suo viso e ricordarlo. Allungò una mano e si insinuò appena sotto la sua camicia, solleticandogli il petto con la punta delle dita affusolate. Il palmo era a contatto con il calore della sua pelle, il dorso con il morbido tessuto candido. 
"Che cosa c'è..." sussurrò, adagiando la mano laddove batteva forte il suo cuore. "...qui dentro?"
Lui trattenne il fiato e pregò il suo cuore affinché rallentasse il battito feroce, ma quello aumentò. Com'era vicina...
Le parole vennero fuori prima che potesse frenarle.
"Principalmente tu" disse, in poco più di un sussurro. Prese delicatamente la mano che gli toccava il petto e la avvicinò alle labbra umide, sfiorandola per tutta la sua lunghezza. Hannah rabbrividì a quel lento tocco ma non abbassò lo sguardo e i due si scrutarono a lungo mentre il silenzio si dilatava tra loro come un'ondata di acqua gelida. Ritrasse lentamente la mano dalla sua e le parve di avvertire ancora le sue labbra che la sfioravano, come se fosse impregnata del ricordo di quella sensazione che, non poteva negarlo a sè stessa, l'aveva fatta quasi tremare.
"James". Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa di fronte alle sue importanti parole, ma non riuscì a pensare a nulla da poter trasformare in frase. Lui parve capirlo, perché sorrise e scosse impercettibilmente la testa, per poi distendersi nuovamente sull'erba. Questa volta fu lei a imitarlo.
"A cosa stai pensando?" domandò, vedendolo serio in viso. 
"A quanto sono figo in quel quadro. Figo quasi quanto l'originale" disse lui.
"Ah, sta' zitto, Potter. Anche Merlino è più figo di te".
"Le sue mutande sono spesso molto originali" convenne James. "E' assolutamente figo. Ma permettimi di dire, con la modestia che grazie al sopracitato Merlino possiedo in gran quantità, che James il Ciclopico non ha rivali. I boxer del vecchio barbuto sono davvero indimenticabili, ma James Sirius Potter in boxer è tutta un'altra storia, mia cara".
Hannah ostentò una smorfia di disgusto per nascondere una risata. 
"Potter, da oggi in poi tu e i tuoi boxer popolerete i miei incubi, lo capisci, vero?"
"I tuoi più bei sogni, vorrai dire" fece lui, parecchio affabile.
"Sei disgustoso, Potter. Già solo la tua vista dovrebbe essere vietata ai minori".
"Il bollino rosso mi renderebbe ancora più attraente".
"Non se te lo appiccicassi sulla fronte".
"Io sono attraente anche travestito da giraffa".
"Solo per le tue amichette pervertite".
"Si da il caso che il mio Fan Club sia stato il più numeroso nella storia di Hogwarts, dopo quello di Sirius, il padrino di papà. Ho battuto anche il nonno!"
"Che impresa, Potter. Ti ho sottovalutato".
"Puoi dirlo forte! Sei ancora in tempo per iscriverti. Ora che sono tornato lo hanno riformato".
"Ma che ci faccio ancora qui? Corro!" disse sarcastica.
Lui scoppiò a ridere ma smise subito. "Sei così diversa dalle altre..."
"E' positivo?" chiese lei.
"Certo. Diversa nel senso di speciale, fuori dagli schemi..." disse.
"Grazie, James" mormorò lei, sorridendo. "Facciamo una passeggiata. Che ne dici?"
"Certo, andiamo" 
Camminarono vicini in riva al lago, i dorsi delle mani che si sfioravano a ogni passo come per confermare all'altro di essere ancora lì, vicino anche col cuore. Era una strana sensazione quella che provavano ora guardandosi, straordinariamente simile all'affetto o forse a qualcosa di più, così diversa da quella che provavano prima che quasi stentavano a riconoscersi a vicenda, a riconoscere i loro sentimenti ma così felici di poterli provare che non esitavano a cullarli nei loro cuori e non pensavano nemmeno ad allontanarli o dissimularli come avevano sempre fatto. Si sentivano completi, insieme. Perché dividersi? Perché allontanarsi? Non avevano senso e non volevano farlo.
Hannah si appoggiò a un albero, le mani dietro la schiena e inspirò l'aria pulita.
"Chi l'avrebbe mai detto?" mormorò sorridendo, più a sè stessa che a James. "Io e te...qui...a passeggiare per il parco...senza litigare".
"E' strano, vero?" convenne lui.
"Già. Ci avresti scommesso?" domandò lei, scrutandolo curiosa.
"Scommesso?" ripetè lui avvicinandosi. "No...ma ci ho sperato immensamente".
Lei trattenne il fiato per la sorpresa. 
Quanto era vicino... Non si era mai accorta di quanto fosse bello, anche se lui lo ripeteva infinite volte.
Fu un attimo e sentì la sua bocca posarsi sulla sua fronte, accarezzarle il naso... Infine le sue morbide labbra si poggiarono su quelle di lei, per sfiorarle in un delicato accenno di bacio che fece balzare il cuore in gola a entrambi. Poi si allontanò e la guardò dubbioso. Di sicuro credeva che lei lo avrebbe picchiato, anche se non aveva voluto esagerare. Ma, al contrario, lei si aggrappò alla sua camicia e lo baciò con passione, cercando di fargli capire quanto era stata importante la sua delicatezza nel gesto di prima, invece della solita arroganza che mostrava ma che non gli apparteneva. Lui rimase talmente spiazzato che sbarrò gli occhi e restò paralizzato per un paio di secondi, con un formicolio che si era impadronito del suo corpo e che minacciava di sopraffarlo. La sua mente si annebbiò completamente e si lasciò andare, infine, a quel bacio meraviglioso che credeva non sarebbe mai arrivato, se non nei suoi sogni. Sentì la sua mano accarezzargli la nuca e provò il desiderio di non allontanarsi mai più da lei, da quelle sue labbra straordinariamente belle, dalle sue dita che lo sfioravano facendolo rabbrividire. La strinse a sè, circondandole il torace e inalando il profumo della sua pelle, mentre lei si allontanava da lui per poi accovacciarsi sul suo petto caldo che andava su e giù a ritmo frenetico. 
"James..." sussurrò, la voce soffocata dalla stoffa della camicia.
"Uhm?" mormorò lui, accarezzandole i capelli.
Hannah si sciolse dal suo abbraccio e lo guardò in viso. "Ce l'hai fatta, alla fine" disse, sorridendo.
"Ne dubitavi? Nessuno resiste al mio fascino, nemmeno Hannah-non-voglio-nessun-ragazzo-Watson" ribattè lui, sorridendo a sua volta.
Lei non poteva sapere che le sue parole di sfida erano la solita copertura. Non poteva sapere che il suo cuore palpitava ancora per quel bacio, che quella notte non avrebbe chiuso occhio per pensare a lei e a quei magici momenti passati insieme. Non poteva sapere che non era mai stato sicuro che lei alla fine avrebbe ceduto, anzi, che non ci aveva mai creduto davvero. Non poteva sapere che si era innamorato davvero, per la prima volta. Ma, d'altra parte, lui non poteva sapere che lei lo aveva capito molto più di quanto credesse. E nemmeno che anche lei si era innamorata.
"Vieni con me" disse a James.
"Dove?"
"Divertiamoci un po'".
Lo condusse verso la foresta, tra gli alberi folti sempre più numerosi e intricati, finché si bloccò e sorrise, apparentemente al nulla.
"Eccone uno" disse allegra, avvicinandosi a chissà che cosa.
"Ma cosa?" chiese James, disorientato, guardandosi intorno con la sicurezza di essersi perso qualche passaggio.
"Thestral" spiegò Hannah con semplicità. Lasciò la sua mano e si avvicinò alla strana creatura scheletrica simile a un cavallo che solo lei riusciva a vedere.
"Chi hai visto morire?" domandò lui, vedendo la ragazza accarezzare l'aria.
"Mio nonno. Era molto anziano. Stavamo parlando e poi...non mi ha più risposto".
"Mi dispiace" mormorò James, continuando ad osservarla.
"Facciamo un giro?" propose lei, facendo un cenno con la testa all'animale con le grandi ali ripiegate e immobili.
"Cavoli, dev'essere strano!" esclamò lui, guardandola dubbioso. "Mi aiuti a salire?"
Lei sorrise e gli porse una mano. Lo guidò verso il Thestral e glielo fece toccare, poi lo aiutò a issarsi sulla sua vasta groppa che ospitava comodamente anche lei. La creatura dispiegò all'istante le ali immense, ricoperte da una sottile membrana e James fissò il vuoto che stava cavalcando.
"Tieniti forte se non vuoi fare un volo di venti metri e spiaccicarti al suolo" consigliò Hannah.
Lui, dietro di lei, le circondò la vita, spaventato. "Non sarei molto bello tutto spappolato..."
"E' quello che penso anch'io" convenne Hannah.
Il Thestral si librò in volo, le imponenti ali che ondeggiavano appena ma che smuovevano l'aria tutt'intorno. James si sentì insieme un idiota e il re del mondo, ma quando l'animale deviò verso destra e lui andò a sbattere contro Hannah, capì di essere principalmente un idiota. Era come volare con le proprie ali, librarsi nel vuoto senza rischio di cadere, con Hannah come unica cosa concreta al mondo. Lei, d'altro canto, sembrava a suo agio, come se cavalcasse cavalli alati tutti i giorni. 
"Ho sempre desiderato cavalcarne uno!" urlò, per superare il rumore del vento nelle orecchie. "Come ti senti?"
"Mi sento un imbecille!" gridò lui in risposta. "Ma non ho mai fatto nulla di più bello in vita mia!"
Lei rise di cuore. Si sentiva libera e felice. Guardò in giù: era tutto minuscolo da lì.
"Ci tengo a ricordarti che tu sei un imbecille!"
"Allora perché mi hai baciato?" chiese lui ad alta voce.
"Perché gli imbecilli fanno andare fuori di testa!"
"Cioè?"
"Tu mi hai fatta andare fuori di testa!"

 

*  *  *
 

Febbraio stava volgendo al termine ed era giunto il giorno della partita più attesa del campionato, soprattutto dai fanatici come Lily, mentre meno da chi doveva sopportarli tra crisi di nervi o di euforia davvero intollerabili: Grifondoro e Serpeverde, rivali da secoli, si scontravano sul campo di Quidditch quel pomeriggio.
"Abbiamo la squadra più forte da anni. Non abbiamo mai perso una partita. Siamo decisi. Siamo convinti di ciò che vogliamo. Siamo motivati. Siamo imbattibili. Siamo..."
"...stufi di sentire la solita solfa a ogni partita" completò Hugo.
Nello spogliatoio di Grifondoro l'aria era tesa: Lily stava facendo il solito discorso d'incoraggiamento alla squadra di cui tutti erano ormai stanchi.
"Ci basta solo volerlo. E vinceremo" recitò Jason, il Cacciatore.
"Concentriamoci. Questa partita è l'unica cosa che conta" citò Albus.
Tutti ormai lo conoscevano a memoria ma nulla riusciva a scalfire la determinazione di Lily nel ripeterlo fino alla fine con la massima convinzione.
"E..." cominciò a dire.
"...non c'è nulla che possa fermarci" la interruppe Sarah, l'altra Battitrice. "Finito?"
"Un'ultima cosa" ribattè lei, infuriata. "Se perdiamo questa partita, sappiate sin da ora che i vostri connotati ne risentiranno e non saranno mai più gli stessi. Ricordate: io ho una mazza e dei bolidi".
E con quest'ultima agghiacciante affermazione andò a indossare la divisa.
Dopo un po', quando si stava sistemando le ginocchiere, qualcuno bussò. Si voltò, pronta a scagliare maledizioni su chiunque fosse venuto a disturbarla, ma si accorse che era Scorpius.
"Posso entrare?" chiese dolcemente, con un sorriso gentile.
"A tuo rischio e pericolo" replicò Lily.
Lui smise di sorridere ma si decise a entrare comunque, cauto.
"Posso augurarti buona fortuna, tesoro?" domandò.
"Non ne ho bisogno! La mia squadra è pronta! E' preparata! Siamo della macchine da guerra! Vinceremo senza problemi, capito? Quelle Serpi rivoltanti si pentiranno non solo del giorno in cui si sono presentate ai provini per la loro schifosa squadra, ma anche di quello in cui sono nate! Le schiacceremo! Dovranno inchinarsi alla perfezione della mia squadra e soprattutto alla grandezza di Godric! Oh, sì, lo faranno! Sarà uno scontro epico! Quell'orrido serpentello di Salazar dovrà vergognarsi dei suoi discendenti! Non hanno possibilità, neanche una! Ne dubiti, per caso? NE DUBITI? Vedrai quando Al prenderà il Boccino a un minuto dal fischio d'inizio, quando Marcus segnerà cinquanta punti, quando farò volare via le teste di quelle sette schiappe in verde e argento! VEDRAI COME VINCEREMO!" urlò.
Scorpius era indietreggiato fino alla parete, terrorizzato dalla follia della sua ragazza. Non osò proferire parola per evitare altri scatti d'ira, ma lei lo spiazzò.
"Mi abbracci, Scorp?" borbottò, come una bambina preoccupata.
Lui si chiese cosa diavolo avesse bevuto, poi la strinse a sè, passandole le dita tra i capelli.
"E se perdiamo?" mormorò sulla sua spalla.
"Ma hai appena detto..."
"Non ascoltarmi" disse lei. "Cioè, ora ascoltami, non prima..."
"Sì, ho capito" tagliò corto lui. "Vedrai che andrà alla grande".
Lei parve calmarsi e lo baciò sulla bocca. Scorpius le prese i polsi e cominciò a baciarla ripetutamente sulle labbra e sul collo, allontanandola verso il muro.
"Non farmi distrarre" mormorò lei, per nulla contrariata. "Ho una partita da giocare".
"E' solo il mio incoraggiamento" rispose lui, sorridendo. Le prese il volto tra le mani e la baciò nuovamente, facendola andare in tilt.
"Tu vuoi farmi impazzire" biascicò.
"Esattamente" sussurrò lui. "Andrà tutto bene, vedrai. A dopo". Le fece l'occhiolino e uscì dalla piccola stanza.
Nel frattempo, nel parco, James e la professoressa Sanders stavano discutendo ancora su chi doveva essere il nuovo arbitro. Lui si era offerto volontario ma lei non voleva dargli il permesso.
"Hai giocato fino a un anno fa!" stava dicendo.
"Ma anche Teddy aveva smesso da poco di giocare" obiettò lui. "Andiamo, professoressa! Chi meglio di me può ricoprire quel ruolo? Sono un intenditore io!"
"Sei ancora troppo preso! E giocano anche i tuoi fratelli!"
"Sarò imparziale, professoressa! Davvero, lei mi conosce!"
"Appunto!"
Il ragazzo assunse un'aria da cucciolo bastonato. "Professoressa! Io sono perfetto per fare l'arbitro! Sono un Grifondoro, sono leale! Avanti!"
Lei sbuffò d'impazienza. "Va bene, Potter. Ma niente favoritismi" concluse, affrettandosi verso il campo con un saltellante James alle calcagna.
Nello spogliatoio, Lily trovò i suoi compagni pallidi e ansiosi.
"Bene. E' ora" disse alla squadra. "Andiamo".
Si misero le scope in spalla e marciarono verso il centro del campo, accolti da fischi acuti provenienti dalla curva di Serpeverde e da fragorosi applausi dei Grifoni festanti.
Lily strinse la mano al Capitano di Serpeverde, un grosso ragazzo dall'aria minacciosa che cercò di stritolargliela, e al fischio di James si alzò in aria.
"E così comincia lo scontro del secolo! La squadra di Potter è compatta e potente, quella di Mallett non proprio..."
"Watson, non cominciare!" sbraitò la Sanders.
"D'accordo, professoressa. Hoffman in possesso di pluffa, allontana Smithers senza difficoltà, va sicuro verso la porta, ma...No! Winston para, maledetto!"
"Watson!"
Lily vide Albus perlustrare il campo parecchi metri più su, mentre si sentì un boato e Hannah annunciò il primo punto per Serpeverde. Si prospettava una partita dura. Anche se le Serpi avevano un solo Cacciatore buono, il Cercatore era un asso e il Portiere aveva parecchio talento, non lo si poteva negare.
Due minuti dopo Marcus e Jason avevano segnato un punto ciascuno e i Grifondoro si erano rianimati appena. Lily spedì un bolide verso il Cacciatore con in mano la pluffa e riuscì a fargliela cadere, avvantaggiando Jason che la acchiappò al volo. Quando si voltò un bolide era a un metro dalla sua faccia e riuscì a tirarlo lontano per un soffio.
James fischiò e si precipitò furioso verso il Battitore di Serpeverde.
"NON SI TIRANO I BOLIDI AI BATTITORI, IDIOTA, SOLO AI CACCIATORI IN POSSESSO DI PLUFFA!" urlò. "POTEVI STACCARLE LA TESTA, DEFICIENTE! RIGORE PER GRIFONDORO!" sbraitò, ignorando le proteste del ragazzo che farfugliava di aver sbagliato bersaglio.
Ma chi gli aveva insegnato il Quidditch? pensò Lily. Anche sua zia Hermione conosceva quella regola.
Paul riuscì a segnare e la folla urlò.
"Trenta a dieci per Grifondoro! Vi sta bene, brutti imbroglioni!" gridò Hannah, senza prestare orecchio alla Sanders. "Bravo, James!"
Lui, dal centro del campo, le mandò un bacio e sorrise.
"Ed ecco Zabini, la Caccatrice di Serpeverde che..."
"Watson!"
"Oh, professoressa, me lo sono sempre chiesta, nel particolare caso di Zabini ci va anche la i? Va bene, mi scusi. E Zabini, ovviamente, non segna! Grande parata di Weasley!"
La folla intonò all'istante il secolare coro Perché Weasley è il nostro Re.
Dopo qualche minuto, in cui Marcus aveva segnato di nuovo, Lily si sentì strattonare la scopa mentre stava per lanciare un bolide verso il Serpeverde con la pluffa. Si aggrappò forte per non perdere l'equilibrio e quando si voltò vide Susy Zabini che ghignava soddifatta. Le tirò una mazzata e lei perse i sensi, precipitando nel vuoto. James fischiò e arrestò la caduta.
"MA INSOMMA! RIGORE PER GRIFONDORO PER ATTACCO IMMOTIVATO AL SUO BATTITORE E RIGORE PER SERPEVERDE PER ATTACCO PESANTE AL SUO CACCIATORE! Che razza di partita... Ma chi me l'ha fatto fare di fare l'arbitro?!"
Con un incantesimo fece rinvenire Zabini e la aiutò a rimontare sulla scopa, poi fischiò. Segnarono entrambe le squadre.
"Cinquanta a venti per Grifondoro! Ancora nessun avvistamento del Boccino. E' uno scontro difficile. I due Cercatori sono straordinariamente bravi ma non hanno ancora dato prova del loro talento" disse Hannah.
Nei minuti che seguirono Grifondoro segnò altri due punti e Hugo parò con ammirevole abilità: era davvero in ottima forma.
Ma ci fu un altro fischio. Pitters, il Cercatore di Serpeverde, aveva dato una spallata ad Al così forte che lo aveva quasi disarcionato dalla scopa.
"...NON L'HAI FATTO DI PROPOSITO? L'HAI URTATO SENZA MOTIVO, PER POCO NON CADEVA DA VENTI METRI D'ALTEZZA, BRUTTO IMBECILLE! RIGORE PER GRIFONDORO!" stava gridando James.
Grifondoro segnò ancora e ancora. Sembravano inarrestabili e Lily spedì un bolide così potente e preciso che si sentì Scorpius urlare dagli spalti: "QUESTA E' LA MIA RAGAZZA!"
Dopo un quarto d'ora il punteggio era di centodieci a quaranta. 
"Evidentemente le minacce di Lily Potter ai compagni di squadra hanno sortito l'effetto desiderato. Grifondoro non ha paura di nulla! Ma guardate! Albus Potter sfreccia tra i Cacciatori, deve aver visto la famigerata pallina dorata!"
E in effetti Al volava come un fulmine con Pitters alle costole, mentre dalla curva rosso e oro si alzava un grande striscione con su scritto: Potter is the way.
Si udì un boato incredibile e Albus sfrecciò verso i compagni con il Boccino che si dibatteva invano tra le sue dita.
James fischiò. "GRIFONDORO VINCE!" urlò, per poi unirsi all'abbraccio collettivo.
La squadra atterrò in campo e si esibì in segno di vittoria verso i tifosi festanti che non si preoccupavano di darsi un contegno, mentre Hannah saltellava come una matta nel podio del cronista, urlando a squarciagola: "ABBIAMO LA COPPA IN TASCA!"
Lily vide il volto di Scorpius spiccare tra gli altri e gli corse incontro, travogendolo con un bacio mozzafiato. Un po' più in là anche Hannah, scesa in campo per festeggiare, stava abbracciando James.
I Serpeverde si affrettarono a uscire dal campo e si sentì Franky urlare: "SI FA FESTA IN SALA COMUNE!"
Lily, guardandosi intorno, con la mano di Scorpius stretta nella sua, pensò che non poteva essere più felice di quanto lo era in quel momento.










Note della Malandrinautrice: Ma salve! Come state, tutti quanti? Tutto bene con l'inizio della scuola?
Spero che questo Capitolo vi piaccia! Quei due si sono baciati, non è bellissimo?
Beh, non credo ci sia nulla da spiegare...
Quindi passo subito a ringraziare! Come sempre la prima è la mia sorellina Rossella, la mia aiutante numero uno!
E voi! 69 recensione, capite? GRAZIE di cuore, siete dei tesori!
Aspetto i vostri commenti!
Un bacio immenso e un grazie infinito per l'affetto e il supporto!
Grazie sempre!
Vostra affezionata,

Simona_Lupin

 

 

   
 
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