Titolo:
Death
will come and will have your eyes
Fandom:
The
Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s):
Damon/Katherine
Genere:
Introspettivo, Dark, Angst
Avvertimenti:
het, oneshot
Challenge/Prompt:
scritta
per il TVG!Fest
@vampiregeometry,
prompt
Damon/Katherine
– piastrine
Credits:
il
titolo – tradotto in inglese - proviene dall'omonima raccolta
di
poesie di Cesare Pavese
Note
iniziali:
-
Durante
la Guerra Civile Americana, le piastrine identificative ancora non
erano state ufficializzate nè avevano l'aspetto di quelle
moderne. Alcuni mercanti e fornitori itineranti
che seguivano le truppe cominciarono a vendere vecchie monete sulle
quali
venivano incisi i dati anagrafici, l'unità di appartenenza e la
città di
nascita dei soldati. Queste monete venivano poi forate e indossate
con un cordino di spago. (fonte: qui)
-
Lo so, avevo detto che “Deal” sarebbe stata
l'ultima per il TVG,
ma sono riuscita a finire questa, che anche se priva di senso, fa
numero #sìsonounabruttapersona
#noncadròmaipiùcosìinbasso #forse
Devo davvero dire a chi ho l'obbligo di dedicare ogni mia Datherine?
Le
dita di Katherine tracciavano disegni invisibili sul torace sudato e
ancora ansimante di Damon, mentre il ragazzo recuperava
il battito e il respiro che lei gli aveva tolto poco prima.
Si sentiva felice e completo, Damon. Stretto alla donna che
amava e piacevolmente stanco dopo aver fatto l'amore, era a
casa in ogni senso.
Tornato
dal fronte solo quella notte con una licenza di qualche giorno, non
aveva potuto rimandare nemmeno di un minuto l'incontro Katherine
–
prima ancora di mostrarsi a Stefan, a suo padre o a chiunque.
D'un
tratto, Katherine fermò le proprie carezze, notando
incuriosita il
pezzo di metallo che Damon portava al collo, legato a un filo di
spago.
"Questo
è...”
Damon
annuì, guardandola da sotto in su con un misto di
rassegnazione e
tristezza.
C'era
chi teneva
il crocifisso sotto la giubba militare e chi, come lui,
quelle monete identificative – un'abitudine recente, ma che
si era
diffusa in fretta fra le truppe.
Nome,
cognome, reggimento e luogo di nascita.
Il
riassunto anagrafico di un pezzo di carne mandato al macello, una
lapide in miniatura sul petto di un probabile futuro fantasma.
Abituato
a portare quelle piastrine sempre con sé dal giorno in cui
le aveva
comprate, Damon non si era accorto di averle addosso fino a quel
momento - troppo preso dalla frenesia di stringere Katherine tra le
braccia – l'unica cosa che gli facesse capire di essere
salvo,
vivo.
"Questo
è un segno di appartenenza, e tutto ciò che
sarò, se dovessi
morire” spiegò, graffiando con un'unghia la
piastrina.
Si
era macchiata di sangue, fango e sporcizia di ogni tipo assieme a
lui, e il solo contatto con essa bastò a far riemergere
memorie fin
troppo vivide.
In
un lampo, rivisse l'orrore dei corpi dilaniati, sentì le
urla, gli
spari, l'aria di decomposizione che ammorbava il campo, e la
disperazione densa, appiccicosa – l'odore più
marcio e intenso che
avesse mai respirato.
Rabbrividì
impercettibilmente, e sbarrò le palpebre, fissando Katherine
per una
volta senza vederla davvero.
"Damon?”
In
quell'istante, i ricordi erano stati più forti di tutto,
perfino di
lei, che aveva il potere di annientare ogni preoccupazione e dolore,
fisico o meno che fosse.
"Damon”
Katherine
aveva dovuto chiamarlo almeno due volte, prima che ritornasse alla
realtà.
Si
scusò flebile, abbassando gli occhi, ma subito si
irrigidì quando
lei recise la corda della moneta con violenza.
"Cosa..?”
tentò di dire, prima di zittirsi nel notare cosa lei stesse
facendo.
Katherine si stava annodando lo spago attorno al collo, assieme al suo
medaglione
intarsiato di lapislazzuli.
"Non
lo indosserete più, quando starete con me”
ordinò Katherine con
una freddezza improvvisa nella voce.
Lui
annuì, attonito - quella vista lo turbava nei modi
più sbagliati,
eppure non riusciva a distogliere lo sguardo.
Il
suo cimelio imbrattato di morte sul seno bianco e florido di
Katherine gli dava i brividi, e allo stesso tempo aveva un che di
morboso e quasi affascinante.
Ma
un momento dopo, Damon capì quel paradosso.
Si
sentì d'improvviso calmo, sereno e al sicuro.
"Qui
non appartenete a nessun esercito, non siete un soldato. Siete solo
mio...”
mormorò Katherine, chinandosi per baciarlo.
Quel
gesto, quelle parole, erano una promessa di eternità.
Lei
sarebbe stata l'unica a decidere il destino del giovane, e non
avrebbe permesso a niente e nessuno, perfino alla guerra, di farlo al
suo posto - contro ogni ragionevolezza, Damon ne fu certo per un
unico motivo.
La
vita e la morte erano scritte negli occhi di Katherine,
semplicemente.