Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ImMissBrightside    14/09/2011    2 recensioni
Quale amante e conoscitore della saga non hai fantasticato sull'essere uno studente di Hogwarts? Di andare in giro per Hogsmeade? O anche attraversare il muro tra i binari nove e dieci? Beh, la protagonista di questa fanfiction ha realizzato il suo sogno: dopo aver letto avidamente tutti e sette i libri sulla storia di un certo Harry Potter, ecco che si ritrova catapultata nel mondo magico senza accorgersene. Con l'aiuto del trio protagonista e due guide d'eccezione, Bec, ragazza timida, insicura, tutta casa e scuola, si ritroverà ad affrontare una situazione più grande di lei con il ritorno del Signore Oscuro che incombe pericolosamente come un'orribile minaccia per il mondo intero. Saranno utili le sue informazioni riguardo il futuro? Basta leggere ...
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Nuovo, personaggio | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non ci credo di essere già arrivata al nono capitolo. Non ho ancora stabilito cosa succederà da questo capitolo in poi, ma penso che le cose cambieranno leggermente. Ho già il finale in mente però e non so se è un bene o un male perché devo fare di tutto per far coincidere le cose. Ma ritornando al presente, spero che anche questo capitolo piaccia. 

CAPITOLO 9
Si dice che il tempo passa in fretta quando ci si diverte. Bec non poté non notare il fondo di verità in quella frase. Anche novembre era passato e dicembre aveva portato con sé freddi insostenibili e nevicate fitte che ricoprivano il castello di un ghiacciato manto bianco, ma nonostante Bec fosse sommersa dai compiti tutti i giorni e aveva esami ogni mese (anche in quello di Trasfigurazione era riuscita a strappare una E, meritatissima a detta della professoressa McGranitt), stava passando forse i migliori giorni della sua vita da quando era nata. In quella scuola aveva trovato degli amici fantastici, mentre nel mondo al quale apparteneva prima ne aveva soltanto una di cui poteva fidarsi; aveva scoperto di non essere poi tanto normale come credeva di essere prima di risvegliarsi nel salotto del numero 12; e si stava impegnando in qualcosa che davvero le piaceva. Se tutto quello era destinato a finire da un momento all'altro non lo sapeva, l'unica cosa che le interessava era che si sentiva bene e si divertiva, come non faceva da molto tempo. Le mancavano Valerie e la sua famiglia, certo, ma dentro sapeva che prima o poi li avrebbe rivisti.
Un po' meno contenti di quel periodo erano Ron, Harry, Fred e George. Il primo per un motivo diverso dagli altri tre ma comunque legato al Quidditch. Dalla famosa partita contro Serpeverde tutti e quattro ne erano usciti in un certo modo sconfitti, nonostante la vittoria della squadra. Ron continuava a peggiorare man mano che gli allenamenti andavano avanti e il fatto che Bec aveva suggerito ad Angelina di provare Ginny come sostituta di Harry nel ruolo di Cercatore non gli era piaciuto neanche un po'. - Senza Cercatore non avremmo potuto più giocare - continuava a ripeterle quando si parlava di Quidditch e la fulminava con lo sguardo subito dopo ogni allenamento quando ritornava dagli spogliatoi. Ovviamente i tentativi di Bec di fargli capire che prima o poi Ginny sarebbe entrata in squadra si erano rivelati tanto inutili, quanto quelli di convincere Hermione che i suoi cappellini e calzini non servivano a nessun elfo domestico. Privato della cosa che gli veniva forse meglio, Harry non riusciva a capire come Ron potesse invidiarlo così tanto. Per lui il Quidditch era una sorta di oasi protetta che gli permetteva di dimostrare il meglio di sé, dove poteva essere sé stesso fregandosene di tutto e tutti, soprattutto quando poteva far mangiare la polvere a Malfoy. A Bec venne in mente più di una volta che Harry continuava a rimanere a Hogwarts soltanto perché altrimenti sarebbe ritornato dai Dursley e perché le lezioni dell'ES procedevano benissimo. Fred e George erano tutt'altra storia. Il giorno successivo alla squalifica, entrambi erano intrattabili: guardavano chiunque passasse nelle loro vicinanze in cagnesco, parlavano di rado e a parte qualche commento sporadico non accennarono più al Quidditch. Poi con il passare dei giorni le cose migliorarono: George aveva ritrovato in fretta la voglia di scherzare visto che tormentava Bec, ripetendole appena possibile di consolare Fred nel momento del bisogno. Da quando avevano avuto quella conversazione alla prima lezione di Difesa nella Stanza delle Necessità, Bec aveva osservato attentamente il comportamento di Fred nei suoi confronti e non ci aveva mai trovato nulla di strano, anzi forse era George quello che la trattava meglio, mentre Fred non perdeva occasione per prenderla in giro. Spesso aveva analizzato anche il proprio di comportamento verso Fred e, a differenza del ragazzo, si accorse che lei era cambiata. Gesti che prima le venivano così naturali, adesso li evitava, come il dargli una innocua pacca sulla spalla, oppure fargli un complimento in più; evitava di tifare per lui quando giocava a Spara Schiocco con George o Lee, arrossiva più di frequente quando era nei paraggi. Si era chiesta più volte se il motivo del suo cambiamento fosse dovuto al fatto che le piaceva Fred e non se ne era accorta come, ma quando ci pensava le veniva da ridere e quando riusciva a trattenere le risate per pura curiosità di immaginare come potrebbe essere tra loro due si bloccava di proposito. Insomma, non le poteva piacere Fred Weasley. Era, ormai poteva dirlo, il suo migliore amico (insieme a George), e semplicemente non riusciva a pensare a lui da quel punto di vista. Era più accurata negli atteggiamenti soltanto perché George le aveva detto quelle cose. Presto se ne sarebbe dimenticata e tutto sarebbe ritornato alla normalità anche per lei.
Anzi, prima inizio meglio è, si disse Bec. Con un spinta sui bracci della poltrona, balzò in piedi e andò dritta alla finestra. Il livello della neve che ricopriva il cortile era abbastanza alto e prometteva di alzarsi con tutti i fiocchi che stavano scendendo. Era una buona giornata per una bella lotta a palline di neve. Al diavolo il freddo e le mani gelate! La Sala Comune quella mattina era un vero e proprio mortorio, nonostante il giorno dopo fossero partiti tutti per la pausa natalizia. Fred e George erano seduti sul divano davanti al camino come sempre a lavorare alle loro invenzioni, Hermione era armata di lana e ferri per fare, imperterrita, altri cappellini, Harry e Dean si stavano sfidando a una partita all'ultimo sangue di scacchi dei maghi con Neville a fare da spettatore.
Un pomeriggio come quello non poteva essere buttato alle ortiche, standosene seduti a fare niente. Si avvicinò ai gemelli e sbirciò oltre le loro spalle, nonostante non le interessasse neanche un po' quello che stavano combinando. - Andate a mettervi guanti, cappello e sciarpa - disse perentoria. Sia Fred sia George la guardarono come se avesse appena confessato che tutti i venerdì sera lavorava come spogliarellista in un night club per pervertiti over-settanta. Cercò di non ridere della loro espressione.

- Perché? - chiese Fred, mettendo da parte i fogli di pergamena che stavano consultando. L'unica occasione in cui si poteva vedere quei due con delle pergamene in mano era quando stavano leggendo la lista degli ingredienti per i loro dolcetti malefici oppure quando facevano una sorta di inventario per il negozio.
Per non rischiare di avere una risposta negativa, Bec si allontanò ordinando di fare come lei aveva detto. - E anche voi - disse  rivolta a Harry e gli altri quando li superò per andare nel dormitorio a munirsi anche lei di indumenti anti-freddo. Infilò il giubbino e poi mise cappello e guanti (le sciarpe le odiava, le pizzicavano il collo). In meno di un minuto fu di nuovo nella Sala Comune, contenta di vedere che i gemelli e Hermione erano già pronti per andare. - Ci dici cosa dobbiamo fare? - le chiedevano a turno i tre, ma Bec si rifiutava di rispondere. Poco dopo comparvero Harry, Neville e Dean anche loro coperti in ogni dove, con soltanto la faccia all'aria.
- E' meglio che metti i guanti - consigliò a Neville, mentre si fiondava oltre il buco del ritratto e poi giù lungo tutte le scale ballerine che portavano all'ingresso della scuola. Non appena oltrepassò il grande portone, l'aria fredda la colpì in pieno viso, facendole quasi sperare di essersene rimasta al caldo della Sala Comune. Poi sentì i passi dei ragazzi alle sue spalle e capì che fare marcia indietro a quel punto non era una buona idea.
- Hey, Bec - la chiamò Roger, in compagnia dei suoi migliori amici di cui Bec conosceva soltanto qualche nome. - Dove state andando? - le chiese quando fu soltanto a qualche passo da lei. Gli amici alle sue spalle erano tutti rivolti nella direzione di Bec, fissandola. Dal giorno del loro appuntamento Bec e Roger non avevano affrontato la spinosa questione del "noi" e la loro relazione, se così poteva essere chiamata, era in stand-by, nel senso che non erano una coppia ma non si comportavano nemmeno da semplici amici. Erano molte le mattine che facevano colazione insieme al tavolo dei Grifondoro o dei Corvonero, quasi ogni sera Roger accompagnava Bec fino alla Sala Comune rosso-oro e i rari momenti liberi li passavano a chiacchierare. Fatto stava che nessuno dei due si decideva a fare la prima mossa quando era evidente che a lei piacesse lui e a lui piacesse lei.
Con un solo e deciso - Seguimi - riprese a camminare sempre più velocemente, ansiosa di trovare il posto giusto, ignorando i commenti spazientiti dietro di lei. "Io me torno dentro", "Qui si gela" oppure "E' diventata tutta matta" erano quelli che era riuscita a sentire meglio, gli altri erano soltanto mormorii incomprensibili che non si sforzò di capire. Quando ebbe trovato il posto adatto, dove la neve era bella abbondante, si calò improvvisamente e arrangiando alla bell'e meglio una pallina di neve, si alzò di colpo e la lanciò al primo di loro che le capitò davanti. Hermione, la malcapitata che si era beccata in faccia il suo tiro, rimase immobile qualche secondo con la faccia ricoperta a macchie di neve; con un sospiro fece sciogliere l'ammasso accanto alla bocca e con le mani si spostò quello più abbondante dagli occhi, per poi abbasarsi e lanciare anche lei una pallina. Sorpresa che la ragazza non aveva cercato di usare il suo status di prefetto per mettere fine alla battaglia che ancora doveva cominciare, Bec fece una nuova pallina ben più salda e compatta che si spiaccicò sul braccio di Harry.
Neanche il tempo di preparne una nuova che una decina di palline si alzarono in volo verso tutte le direzioni con l'intento di colpire il compagno più vicino. Bec non seppe dire quante palline di neve l'avevano colpita nei primi cinque minuti di gioco (sicuramente più di quante ne aveva lanciate), ma si ritrovò zuppa dalla testa ai piedi quando si ritrovò faccia a faccia con Dean, avversario dell'esercito nemico. Si erano delineate due squadre ben nette: Bec, Roger, Hermione, Harry e Neville da una parte e Dean, Fred, George e Lee dall'altra. Con un incantesimo davvero utile Hermione era riuscita a far diventare la neve della sua squadra di un bel verde acceso mentre quella della squadra avversaria era rossa in onore del colore dei capelli della metà dei suoi membri; il giocatore che veniva colpito da una pallina di neve del colore dell'altra squadra veniva eliminato dal gioco.
Dean si rivelò un osso duro da battere, perché in più di una occasione era stato vicinissimo dal colpire Bec ed eliminarla. Ma proprio l'ultima occasione gli fu fatale: Dean aveva appena messo Bec con le spalle al muro, non lasciandole alcuna via di uscita intrappolata tra di lui e un albero, quando alle sue spalle comparve Roger, armato di neve verde che andò a finire sulla nuca del nemico. Il nobile gesto del ragazzo però, per sua sfortuna, non lo salvò dal tiro perfetto di Fred, che da un buon Battitore quel era non aveva fallito. Con un gran sorriso sulle labbra, Fred osservò, senza mai abbassare la guardia, Roger che si allontanava dal campo di battaglia. - Mi toccherà eliminarti adesso - urlò con tutta la voce che aveva in gola rivolto a Bec.
La ragazza scosse la testa e si allontanò dall'albero velocemente. - Prima devi prendermi - gridò in risposta e poi prese a correre. I passi veloci alle sue spalle le fecero intuire che Fred la stava seguendo e il fatto che il rumore della neve si facesse sempre più nitido non prometteva nulla di buono per lei. Non aveva una meta ben precisa, zig-zagava alla ricerva di un posto dove nascondersi per prendere fiato e fare scorta di palline di neve colorate, ma Fred era troppo vicino per fermarsi. Cercò, sempre correndo, di vedere quanto vicino fosse sul serio. Controllando che davanti a sé aveva campo libero, si voltò indietro e con suo enorme piacere notò che il ragazzo non era poi così vicino come aveva pensato e soprattutto era a mani vuote; se si sbrigava aveva il tempo di appallottolare della neve, fare l'incantesimo per colorarla, poi lanciarla e con un po' di fortuna avrebbe potuto anche colpirlo. E così fece, soltanto che la troppa forza che aveva usato per far giungere la palla a destinazione aveva scaraventato quest'ultima ben oltre la testa di Fred e Fred si era fatto pericolosamente vicino. Se Bec avesse rallentato anche solo un po', Fred l'avrebbe raggiunta senza troppi problemi.
Ma Bec era stanca; le fitte al fianco sinistro aumentavano di frequenza e ormai non si sentiva più i polpacci. Ecco cosa succede quando si è fuori allenamento, pensò. Il problema era che lei non era mai stata "in allenamento" o in forma, perché lo sport le interessava meno di zero ed era troppo pigra per muoversi più dello stretto necessario. Risultato? Fred era riuscito a prenderla ed erano finiti entrambi al suolo. Bec si disse sollevata quando si accorse che non doveva più muovere le gambe come una forsennata e che avrebbe potuto respirare tranquillamente. Eppure non stava respirando poi molto più facilmente di prima e il motivo era che Fred era sopra di lei.
- Hai perso - riuscì a dire lui a fatica per via del fiatone. Neanche la stanchezza riusciva a farlo smettere di sorridere.
Bec cercò invano di toglierlo di dosso. - Non hai ancora vinto -. Scalciò con quanta forza gli era rimasta nelle gambe ormai esauste, ma non si alzarono più di mezzo millimetro perché Fred gliele aveva bloccate con le proprie e spostarlo non era una cosa molto facile. Gli anni da Battitore gli avevano fatto acquistare una forza non indifferente, soprattutto nelle braccia. Bec aveva anche cercato di mollargli un paio di schiaffi o pugni nel tentativo di allontanarlo quel poco per permetterle di filare via, ma non ci era riuscita perché anche le mani erano ferme sotto quelle del ragazzo. - Cosa vogliamo fare? - gli chiese, fingendo il suo miglior tono annoiato.
Fred non rispose, ma le sue intenzioni furono ben chiare a Bec. Erano così vicini che tra le loro bocche non c'erano più di cinque centimetri di distanza, i loro nasi quasi si sfioravano e i respiri si confondevano caldi tra di loro. I battiti del cuore di Bec aumentarono forse del doppio quando vide che gli occhi di Fred si erano posati sulle sue labbra e lentamente il ragazzo si stava avvicinando, accorciando quel distacco già minimo. Senza che se ne accorgesse si stava avvicinando anche lei, desiderosa di sapere, di provare quel bacio. Poi udì delle voci. Chiuse gli occhi e li riaprì velocemente. Cosa stava facendo? Scosse la testa violentemente e, con il pizzico di lucidità che era ancora in lei, prese tra le dita una manciata di neve e la buttai sul viso di Fred. Approfittarsi di quell'attimo di distrazione era stato un colpo basso, ma doveva togliersi da quella posione prima che qualcuno li vedesse. Così, senza nemmeno aspettare Fred, si alzò in piedi e si diresse nella direzione dove proveniva la voce.
Vide Harry comparire davanti a lei qualche passo dopo. - Che fine avete fatto? - domandò, coi capelli bagnati attaccati alla fronte. Solo in quel momento Bec si accorse che Fred era di nuovo alle sue spalle.
Nessuno dei due rispose alla domanda di Harry. Bec si aspettava che Fred trovasse una scusa convincente per spiegare come mai nessuno dei due era stato eliminato dal gioco, ma a quanto pareva neanche lui sapeva cosa dire. Alla fine, stufa dello sguardo indagatore di Harry, Bec si allontanò per fare ritorno al castello, mentre alle sue spalle sentì Harry interrogare Fred per lo strano comportamento della ragazza. Quando incontrò gli altri, fu costretta a rispondere un paio di volte che non era riuscita a eliminare Fred e che neanche lui ci era riuscito, senza mai alzare lo sguardo da terra, soprattutto in presenza ravvicinata di George. Aveva la sensazione che il ragazzo avrebbe potuto capire quello che era successo soltanto guardandola negli occhi. In effetti non era difficile capire che era successo qualcosa tra lei e Fred nei momenti che erano rimasti soli visto che entrambi erano taciturni e se la cosa era quasi normale per Bec, non sentire la voce di Fred per un minuto era molto strano.
Essendo ormai scomparso l'ultimo raggio di sole, tutti decisero che era giunta l'ora di fare ritorno al castello per cambiarsi in abiti caldi e asciutti. Lungo il tragitto Bec si sentì un paio di occhi costantemente puntati su di lei e, nelle rare volte che con la scusa di aggiustare i capelli lunghi gettava un'occhiata furtiva alle sue spalle, riuscì a scorgere un paio di volte Fred osservarla. Non appena i loro sguardi si incrociavano, lei ritornava a fissare davanti a sé più turbata e proponendosi di non voltarsi più. Anche George la lanciava occhiate curiose con la chiara intenzione di volerle parlare, sicuramente per sottoporla a un terzo grado, ma per sua sfortuna Lee lo aveva trascinato in una conversazione impegnativa e piuttosto animata con Dean. Harry e Neville, due passi di dietro di lei e Hermione, stavano discutendo ancora della "lotta" appena conclusa, con i denti che battevano dal freddo.
L'ingresso del castello era più affollato del solito quella sera; studenti che entravano o uscivano dalla Sala Grande chiacchierando e discutendo di qualcosa che era accaduto, riempivano l'ampio spazio. Era difficile riuscire a capire cosa si stessero dicendo e soprattutto perché guardassero nella direzione dei dieci amici appena ritornati dall'esterno. Le occhiate erano indirizzate a tutti, ma poi andavano a posarsi sempre sui gemelli. George diede una gomitata a Fred, che ancora non si era accorto di nulla; i due si rivolsero prima un'occhiata confusa e poi fissarono entrambi Bec. Volevano sapere cosa stava succedendo, ma anche Bec non aveva idea del perché tutti li guardassero, così scrollò le spalle e fece per allontanarsi. In quel momento arrivò Angelina. Molto strano dal momento che a quell'ora la squadra era impegnata con gli allenamenti.
- Eccovi, finalmente! -. Angelina aveva l'aria sbattuta, era come se non dormisse da una settimana e sembrava preoccupata. - Dove vi eravate cacciati? -. Si era avvicinata ai gemelli a grandi passi con lo stesso tono di rimprovero che rivolgeva ai due quando rallentavano gli allenamenti di Quidditch con i loro scherzi. - E' un'ora che vi sto cercando. Seguitemi - aggiunse facendo loro segno di seguirla. I due tentarono di chiederle se potevano cambiarsi prima, ma la ragazza fu irremovibile.
Facendo a botte con la curiosità che la spingeva a seguire i gemelli, Bec si costrinse ad avviarsi insieme agli altri nella Sala Comune per cambiarsi. Sia Fred che George erano ancora bagnati e col freddo che faceva di quei tempi potevano ammalarsi, quindi se Angelina non gli aveva concesso di cambiarsi voleva dire che era successo qualcosa di importante, che richiedeva la loro immediata presenza da qualche parte nel castello. Bec cercò di ricordare qualcosa di quel giorno, ma non le venne in mente nulla se non il fatto che era il giorno prima delle vacanze natalizie. Quella sera ci sarebbe stata l'ultima lezione dell'ES, il bacio tra Harry e Cho, il sogno di Harry riguardante l'aggressione del signor Weasley, ma niente che avesse a che fare propriamente con i gemelli. O meglio, niente che fosse scritto nel libro. Ma se non era scritto nel libro, allora non c'era nulla di cui preoccuparsi. Eppure Bec lo era. Fece una doccia veloce, infilò degli abiti asciutti e poi uscì in fretta e furia dal dormitorio per andare in quello dei gemelli. Avrebbe aspettato lì il loro ritorno.
Bec non dovette attendere molto prima che i gemelli rientrassero. A guardarli non sembrava successo niente di preoccupante, ma con loro non si poteva mai stare sicuri. - Dove siete stati?  chiese guardando prima uno e poi l'altro, magari soffermandosi meno sull'altro.
George si buttò pesantemente sul letto, esausto. - Ginny è caduta dalla scopa durante l'allenamento - spiegò mentre si sfilava le scarpe zuppe - e ora è in infermeria -.
Ginny in infermeria? - Come è successo? -
- Certi cretini di Serpeverde cantavano ancora quella canzone e lei si è distratta - rispose ancora George con nonchalance; sembrava quasi annoiato. - Non ha visto il Bolide... puoi immaginare come è andata a finire -.
Si, in effetti il finale era scontato, ma nel libro non c'era nessuna Ginny ferita. A dir la verità, Ginny non doveva essere nemmeno in squadra perché ne sarebbe entrata a far parte soltanto quel giorno a giudicare dall'annuncio di Angelina a Harry nella Stanza delle Necessità. Quindi era colpa di Bec se Ginny si trovava in quelle condizioni (beccarsi un Bolide e cadere dalla scopa non dovevano essere cose piacevoli)? Se non avesse mai suggerito ad Angelina di farle fare un provino, Ginny non si troverebbe in infermeria.
- E' da sola adesso? -. Doveva vedere come stava di persona e sentiva la necessità di scusarsi.
George scosse il capo. - Mamma e papà le stanno tenendo compagnia -. Detto ciò George si alzò e andò dritto in bagno col capo chino.
Il signor e la signora Weasley erano nella scuola. Il pensiero procurò a Bec un senso di contentezza improvviso, che presto però scomparve. Il signor Weasley era lì, nella scuola, e non al Ministero. Di lì a qualche ora Harry avrebbe dovuto sognare la sua aggressione, ma se lui non si trovava nel luogo dove doveva essere nel momento adatto le cose sarebbero cambiate drasticamente. E allora non avrebbe mandato soltanto Ginny in infermeria, ma avrebbe alterato tutto. - Sai a che ora andranno via i tuoi genitori? - chiese a Fred.
Fred non aveva detto una parola tutto il tempo, se ne era stato semplicemente seduto sul letto impegnato a guardare dritto davanti a lui con la faccia da cane bastonato. Era evidentemente e naturalmente arrabbiato per quello che era successo a Ginny. - Silente ha insistito perché rimanessero fino a domani - rispose atono il ragazzo. Se Bec lo conosceva anche solo un po', stava pensando di raggiungere quei Serpeverde e riuscire dove aveva fallito qualche settimana prima.
Era strano vederlo in quella maniera e di certo non era da lui, ma al momento avevano un problema più grande, molto più grande. Il signor Weasley doveva andarsene al più presto dalla scuola. - Tuo padre non può restare qui - disse a Fred senza pensare. Il ragazzo la guardò stranito. Dio, come faceva a spiegargli che il padre doveva essere aggredito? E anche se ci fosse riuscita, non era sicura che lui e George, o anche Ron, avrebbero lasciato andare il padre. Nessun figlio al mondo manderebbe il proprio padre incontro a un pericolo consapevolmente. E cosa doveva fare, allora? L'unica soluzione ragionevole era quella di cercare di convincere i gemelli a ... no, non poteva chiedergli di sacrificare il padre. Lei non lo avrebbe fatto col suo, neanche con la certezza che tutto sarebbe andato a buon fine come in quel caso.
- Cosa sta succedendo? -. Adesso nello sguardo di Fred non c'era più rabbia, ma preoccupazione. Doveva aver intuito che qualcosa non andava. Ormai era chiaro sia ai gemelli sia al trio che quando Bec dava dei "consigli" vaghi e poi non parlava più voleva dire che stava riflettendo su quello che sarebbe accaduto. E di solito non erano mai cose positive.
Bec si voltò a guardare Fred, rassegnata. Deglutì. - Nel libro tuo padre veniva aggredito da un serpente la sera prima delle vacanze natalizie - rispose senza troppi fronzoli. Era inutile girarci attorno quando il succo era quello. Con la storia del serpente si era mantenuta sul vago però; non le sembrava il caso di dire a Fred che il serpente in questione era Nagini, il fedele animale da compagnia di Voldemort.
Fred si prese qualche istante per digerire la notizia. - C'entra l'Ordine, non è così? - Bec annuì. - Cosa facciamo adesso? - chiese ancora cauto, fin troppo tranquillo.
Bec sollevò le spalle. - So soltanto che ho combinato un guaio - disse osservando la luna al di là della finestra. Maledizione a lei e alla sua bocca larga! Se avesse avuto la decenza di farsi gli affari suoi non si sarebbe ritrovata in quella situazione e avrebbe evitato parecchi problemi che ora le toccava risolvere. L'aggressione, si poteva dire, era l'evento portante di tutto il quinto libro, quello che avrebbe condotto a quel determinato finale; venendo a mancare niente sarebbe andato come doveva andare. Ma se Silente aveva insistito perché il signor Weasley rimanesse al castello, allora qualcun'altro avrebbe preso il suo posto al Ministero. In quel modo, e Bec si vergognò di aver pensato una cosa del genere, le cose non sarebbero cambiate parecchio. Un'aggressione ci sarebbe stata e con molte probabilità Harry l'avrebbe vista nei suoi sogni. Ma doveva avvisare qualcuno.
Bec balzò in piedi dal letto e corse fuori dal dormitorio urlando soltanto: - Ti spiego dopo - quando Fred le chiese dove stava andando. Aveva bisogno urgentemente di Silente perché, anche se quest'ultimo le aveva espressamente vietato di divulgare notizie riguardanti il futuro, doveva avere la certezza che anche al membro dell'Ordine, che avrebbe fatto la guardia all'Ufficio Misteri al posto del signor Weasley, sarebbe stata garantita la stessa rapidità di soccorso. Con le conseguenze avrebbe fatto i conti dopo.
La prima tappa alla ricerca del preside la portò in infermeria. Con un po' di fortuna era ancora lì con i Weasley. - Avete visto Silente? - chiese col fiato corto non appena mise piede in infermeria. Madama Chips la zittì furiosa, mentre Molly Weasley si stava avvicinando a Bec con le braccia aperte. La intrappolò in un abbraccio stritolante, mentre le ricordava che erano passati un paio di mesi da quando era andata via senza salutare. Bec avrebbe tanto voluto rimanere lì a chiacchierare del più e del meno, ma prima doveva trovare Silente, così ripeté la domanda. - E' andato al Quartier Generale dell'Ordine - le sussurrò il signor Weasley, attirando su di sé gli sguardi sospettosi di Madama Chips. La signora Weasley mollò al marito una gomitata nel fianco che non passò inosservata agli occhi di Bec.
Senza perdersi d'animo Bec si congedò dai due signori e riprese a correre, quella volta nella direzione dell'ufficio della professoressa McGranitt. Anche lei era un membro dell'Ordine. L'ufficio della Mcgranitt si trovava al primo piano, per cui non impiegò un po' di tempo per raggiungerlo. Senza bussare spalancò la porta dell'ufficio per non trovarvi nessuno al suo interno. Lungo la parete vi scorse una seconda porta e aprì anche quella senza bussare, ma anche quella stanza era vuota.
- Signorina Hart, cosa ci fa qui? - La professoressa McGranitt era livida in volto e a buon ragione visto che Bec era entrata nella sua camera da letto, invadendo il suo spazio personale. - Come...? -
Bec non le permise di continuare. - Chi sostituirà il signor Weasley al Ministero questa sera? - chiese mentre si apprestava ad uscire dalla camera su invito della McGranitt.
La professoressa le aveva messo una mano sulla spalla e la stava conducendo alla porta. - Non sono affari che la riguardano -.
- Verrà aggredito - cercò di dire a voce non troppo alta. Contrariamente a come aveva pensato, la McGranitt continuava ancora a cacciarla. Se Bec voleva che la ascoltasse, c'era soltanto una cosa che poteva fare. - Dal serpente di Lei-Sa-Chi - aggiunse quando fu ormai fuori dall'ufficio. Per fortuna non c'era nessuno nei dintorni.
La McGranitt si era fermata di colpo con la mano sul pomello della porta, pronta a richiuderla. - Non dica sciocchezze! - sbottò, quasi indignata, dopo essersi ripresa. - Come farebbe a entrare un serpente nel Ministero della Magia? - disse con il miglior tono scettico che riuscì a inscenare.
- Sa che sto dicendo la verità -. Non poteva non crederle sapendo che veniva dal futuro. Eppure la professoressa non aggiunse nulla. - E va bene, non mi interessa se lei non mi crede, l'importante è che l'aggressione avvenga e che soccorriate velocemente chiunque sia -.
Non ebbe tempo di aggiungere altro perché dal nulla sbucò la professoressa Umbridge avvolta nella solita nuvola rosa. - Signorina Hart, non dovrebbe girare per i corridoi a quest'ora - disse con quella sua vocetta dolce. Fissava Bec con gli occhi ben aperti e un sorriso beffardo sul viso.
Ci credo, pensò Bec. Non vedeva l'ora di mettere qualcuno in punizione. - Oh, beh... io... -
- Le ho chiesto io di venire, Dolores - si intromise la professoressa McGranitt. Il suo intervento era arrivato al momento giusto.
Gli occhi della Umbridge si rimpicciolirono di un paio di taglie; la somiglianza con una rana si accentuò. - Ne sono certa, Minerva, ma mi dispiacerebbe scoprire che lei preferisce certi allievi ad altri e anche il Ministro ne soffrirebbe se sapesse per caso una cosa del genere -. La dolcezza nel tono era svanita, ora era quasi divertito.
- Non è questo il caso - disse gelida la McGranitt. - Ho solo riferito alla signorina Hart che il prossimo esame lo sosterrà con lei a febbraio -
Bec non sapeva se stava dicendo sul serio o era una scusa di copertura, ma a ogni modo non si preoccupò più di tanto. Con la Umbridge avevano soltanto letto capitoli noiosi su fatture e cose del genere, quindi al massimo poteva farle qualche domanda. Non potendo più aggiungere nulla in presenza della Umbridge, Bec si allontanò pensando che era il caso di controllare i libri.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ImMissBrightside