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Autore: mamie    14/09/2011    1 recensioni
Forse sono sogni. Forse sono solo voci nella testa di un folle. Tante voci che parlano di cose diverse, ma in fondo tutte della stessa cosa.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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VOCE 2 - Margherite
 
Emma, mia cara Emma, perché penso a te adesso? Sono passati così tanti anni, è cambiata una vita intera. Tu no, tu sei sempre lì, nel prato folto e pieno di margherite che ora non c’è più, con quell’assurdo cappello verde a fiori che stranamente si intonava con l’erba. Sei sempre lì che sorridi come se dovesse essere primavera per sempre, per l’eternità.
 
La foto non la trovo più, ma sono sicura che è da qualche parte, e poi non ne ho bisogno. Ricordo tutto chiaramente ora, le nostre risate, le nostre piccole follie, i libri che leggevamo insieme, i compiti di greco su cui sudavamo e ci deliziavamo. Oh Emma, non so se fossimo felici; felicità era una parola che nessuno osava pronunciare.
Avevamo sempre qualche grande amore impossibile o qualche libro da leggere, qualche progetto per il mondo da ricostruire.
Felicità è una parola che non ha senso nell’adolescenza.
 
Tu che sorridi, che ti frughi nella borsa in cerca delle ultime sigarette stropicciate – fumare è così da grandi …
 
La vita normale, il mare la domenica con la sabbia dentro il gelato e le collane di conchiglie. La vita normale, Emma, quella che da giovane ti sembra così vuota e noiosa, quella che rimpiangi quando, crescendo, non ce l’hai più. O quella che rifiuti, come hai fatto tu una mattina di aprile, la bicicletta abbandonata sull’erba, i libri lì vicino legati con la cinghia verde menta, il fischio del treno che passa indifferente.
 
Emma, mia cara Emma, perché penso a te ora? La lapide di marmo all’ombra del vecchio cipresso, tua madre che ti sistema ancora i fiori. Noi che ce ne siamo andate per strade diverse, alcune perse per il mondo e mai più ritrovate. A volte la vita pesa così, come una macina al collo. A volte vogliamo scendere dall’autobus a metà del solito percorso e andare da un’altra parte. Emma, mia cara … riposa tu e sorridi come allora, anche per me, anche per noi.
 
Forse avevi ragione a voler scendere da quell’autobus e andare da un’altra parte e il tuo sorriso ci accompagna mentre veniamo sballottate a destra e a sinistra da un autista distratto, e ci saluti con la mano, e l’autobus passa avanti, e tu sfumi via.
 
  
  
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