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Autore: _Sihaya    16/09/2011    2 recensioni
Finale alternativo per la saga di Harry Potter!
- Dimenticate l’epilogo di Harry Potter e i doni della morte (Diciannove anni dopo);
- eliminate circa le ultime otto pagine del finale e precisamente fermatevi alle seguenti parole (cito testualmente): “[…] L’alba fu lacerata dalle urla e Neville prese fuoco, immobilizzato. Harry non poté sopportarlo: doveva intervenire… Poi accaddero molte cose contemporaneamente.
- Ora domandatevi: “Quali cose sono accadute? E se fossero state dimenticate?”
[Ai capitoli 13, 19 e 27 trovate un breve riassunto degli eventi!]
Genere: Guerra, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Angelina/George, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Lost Memories - Capitolo 29

Lost Memories

(di _Sihaya)

 

* * *

 

« Lo sceriffo si è preso tutto quello che avevamo! »

« E allora, in nome di Dio, ce lo riprenderemo. »

 

Dal film Robin Hood: principe dei ladri

Regia di Kevin Reynolds

 

* * *

 

Capitolo 29 – Ladri

 

Lungo lo stretto passaggio trasversale che s’apriva sul corridoio principale del settimo piano Cho Chang gridò sconvolta.

 

« Mi hai seguito! » esclamò Neville mentre svaniva l’effetto della Pozione Polisucco e riprendeva la sua normale fisionomia.

 

Bellatrix Lestrange rise arrogante. « Seguito? Oh, è stato molto più facile! Un piano davvero astuto, il tuo, Paciock, peccato che tu abbia trascurato un piccolo dettaglio: chi pensi che sia l’insegnante di Arti Oscure? »

 

Neville era sbigottito: « Tu… Sei tu?! »

 

Gli occhi della strega si spalancarono colmi di soddisfazione: « Ah, Karin Warrington, » sospirò, « una delle mie migliori studentesse! Per lei e pochi altri ho istituito un corso di potenziamento intensivo… riesci ad immaginare anche dove tengo le lezioni? »

 

« Nell’Ufficio del Preside! Maledizione! » imprecò George.

 

« Ottimo intuito per essere un Weasley, » sghignazzò Bellatrix pungente, poi si rivolse di nuovo a Neville: « Avevo appena concluso una lezione, e tu… (ah, che ingenuo!) Mi hai riferito quello che ho visto con i miei occhi… è stato fin troppo banale capire… non ti facevo così sprovveduto, dopotutto nelle tue vene scorre sangue puro! »

 

« Maledetta, »  sibilò Neville fra i denti.

 

Bellatrix fece una risata malvagia, ebbra di soddisfazione, il cui eco si propagò per tutto il corridoio.

 

« Preside. » disse fra sé e sé, volgendo gli occhi al cielo, « mio Signore hai scelto un ruolo perfetto per me! »

 

Cho Chang rabbrividì e sfoderò la bacchetta per prepararsi allo scontro inevitabile.

 

Neville, il volto in fiamme, strinse i pugni con rabbia.

 

Mentre Cho cercava di sedare la paura e Neville si rimproverava per gli errori commessi, George ebbe una folgorazione.

 

Senza farsi notare mise una mano in tasca ed afferrò il galeone.

 

Distolse l’attenzione dal nemico e si concentrò sull’Incantesimo, componendo con destrezza un messaggio per Hannah:

 

Ufficio Preside vuoto.

Parola d’ordine: Rigor Mortis

Prendete la Spada!

 

Appena inviato il messaggio, si concesse qualche istante per complimentarsi con se stesso.

 

Quella disattenzione gli fu fatale.

 

Bellatrix scoccò la bacchetta nell’aria. « Weasley! » rise, « farai la fine di tuo fratello! »

 

E così dicendo attaccò.

 

George non ebbe il tempo di reagire. Colpito in pieno cadde a terra privo di sensi. La moneta gli sfuggì dalle mani e rotolò lontano, perdendosi nell’oscurità del piccolo corridoio.

 

« NO! George!»

 

Cho fu velocissima: « Innerv - »

 

« Silencio! »

 

La giovane Corvonero sentì la voce sfuggirle dalla gola come risucchiata in un vortice, ma dalla sua bacchetta partì comunque un lampo di luce che colpì George in pieno, e lei sperò che l’incantesimo interrotto avesse ugualmente effetto.

 

L’ululato di Bellatrix rimbombò tra le pareti un attimo prima che scagliasse un’altra fattura.

 

Neville protesse Cho evocando un Sortilegio Scudo e con la coda dell’occhio scrutò George: il suo corpo era inerme.

 

* * *

 

Le stanze di Villa Conchiglia erano tutte molto piccole, per questo Bill aveva effettuato un Incantesimo di Estensione Invisibile sulla camera degli ospiti, in modo che suo padre non dovesse alzarsi dal letto per presenziare alla riunione. Sua madre, poi, con l’aiuto di Fleur, aveva provveduto ad allestire un’elegante tavolata di benvenuto, con bevande e stuzzichini che tutti i convocati avevano trovato deliziosi.

 

Poco dopo l’accoglienza e i saluti d’occasione, il clima del raduno divenne molto serio.

 

Arthur informò gli invitati(*) della situazione; seguì una lunga discussione al termine della quale fu chiaro a tutti che era necessario intervenire.

 

Si trattava solo di decidere come.

 

Materializzarsi a Hogwarts era notoriamente impossibile, anche se qualcuno sosteneva che, secondo fonti imprecisate, qualche Mangiamorte fosse in grado di farlo.

 

Si scartò anche l’ipotesi di raggiungere il Castello con le scope, individuabili e bloccabili con troppa facilità.

 

Hestia Jones propose di Materializzarsi nella Foresta Proibita, ma l’idea venne archiviata rapidamente perché girava voce che proliferasse di creature asservite a Voldemort; inoltre, Hagrid era certo che fosse pattugliata dai Giganti e che Greyback, con alcuni suoi sottoposti, ne sorvegliasse strettamente il confine col Castello.

 

Horace Lumacorno era a favore dei tappeti volanti: c’era un modello proveniente dall’Estremo Oriente in grado di mimetizzarsi in volo insieme ai suoi passeggeri.

 

Il suo suggerimento venne preso in considerazione.

 

« Ci vorrà troppo tempo per procurarseli, » obiettò Sturgis Podmore.

 

Percy Weasley si espresse categorico: « Io non intendo viaggiare con mezzi illegali. »

 

Aberforth Silente lo rimbeccò: « Dobbiamo combattere contro Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e tu, ragazzo mio, pensi di farlo utilizzando solo strumenti legali? »

 

« Certamente. Checché se ne dica, resto ancora un impiegato del Ministero ed ho un onore da difendere. »

 

« Bene, allora offrici un’alternativa. » Lo sfidò Kingsley Shackelbolt.

 

Percy arrossì. « Beh, io pensavo a qualcosa che ci porti tutti insieme direttamente all’interno del cortile. In questo modo, se venissimo intercettati, potremmo aiutarci l’un l’altro…  l’unione fa la forza, no? »

 

Suo padre lo scrutò valutando la proposta. « A cosa pensavi esattamente? »

 

« Ecco… quando vivevo a Londra, ho conosciuto una famiglia di maghi che possedeva uno di quegli oggetti babbani… simili ad un Nottetempo a due piani… come si chiamano? Ah, double-decker(*). Un double-decker stregato. Lo tengono nel giardino, completamente incustodito. Potremmo prenderlo di notte e… »

 

« Parli di onestà e ci proponi un furto! » ironizzò Aberforth.

 

Percy si difese: « Non si tratta di un furto, è un semplice prestito. Ovviamente, lo restituiremo… »

 

La sua frase generò un acceso dibattito e Arthur, aiutato da Molly, si alzò in piedi per chiedere il silenzio. « Per me si può fare, » disse, « ricordo che mio figlio Ron, al suo secondo anno di scuola, arrivò a Hogwarts guidando la nostra auto stregata… » tossì imbarazzato, « non che ne vada orgoglioso, sia chiaro, ma in questo caso… insomma… dobbiamo solo stare attenti al Platano Picchiatore… »

 

Qualcuno sorrise. Le sue parole infusero coraggio ai presenti, che iniziarono ad essere sempre più convinti.

 

Arthur se ne accorse. « Prima di mettere ai voti la proposta, » disse, « lasciate che vi ricordi che state facendo questo per i vostri figli. »

 

« E i figli dei vostri figli, » incitò Molly.

 

La proposta venne approvata all’unanimità.

 

Nelle ore successive si discussero i particolari del piano, poi Arthur congedò i presenti.

 

« Andate a casa e preparate l’occorrente. Partiremo questa notte. »

 

Quando non rimase più nessuno, Molly parlò al marito. « Partiremo? Caro, tu sei ancora convalescente e non ti muoverai da qui. »

 

Arthur la guardò serio: « Non essere testarda Molly, si tratta anche dei nostri figli. Non intendo abbandonarli, non me lo perdonerei mai. »

 

Molly rifletté un istante. « Perfetto. Allora verrò anch’io. » Lo sfidò guardandolo negli occhi.

 

Arthur non poté fare altro che prendere atto della decisione.

 

Abbracciò la moglie, ammirandone il coraggio.

 

« Ce la faremo, » disse lei fra le sue braccia.

 

« Dobbiamo farcela. »

 

« Ce la faremo - ripeté Molly - ne sono sicura. »

 

* * *

 

Harry corse verso Ginny in preda all’angoscia. La chiamò e richiamò; quando la raggiunse si gettò in ginocchio e le prese il viso fra le mani, pregandola di aprire gli occhi.

 

Riconoscendo la sua vulnerabilità, il Mangiamorte, spietato, attaccò.

 

« Incarcerus. » ordinò puntando l’arma su di lui.

 

Fermarlo, ma non ucciderlo.

 

Ordini superiori.

 

« Protego! » Gridò Harry appena in tempo, vanificando l’attacco.

 

Lasciando Ginny a malincuore, si alzò in piedi per contrattaccare.

 

« Stupeficium! »

 

Il Mangiamorte schivò l’Incantesimo.

 

Nello stesso istante, Ron e Luna comparvero sulle scale. Vedendo Ginny in terra priva di sensi, Ron si precipitò giù e si gettò sulla sorella.

 

« Che cosa le è successo, Harry? » domandò allarmato.

 

Anche se nelle sue parole non c’era alcun rimprovero, Harry sentì una stretta al cuore come se fosse unicamente colpa sua. Rimase a guardare l’amico con un nodo in gola.

 

Il Mangiamorte approfittò del momento per sollevare la manica e tentare nuovamente di richiamare il suo Signore.

 

Luna, ancora in cima alle scale, comprese immediatamente le sue intenzioni.

 

« Glisseo, » ordinò trasformando i gradini in uno scivolo per scendere più velocemente. Arrivò in picchiata a terra, rotolò e si rimise in piedi in un baleno. Aveva i capelli scarmigliati ed il mantello tutto attorcigliato intorno alla vita, ma la bacchetta ben salda in mano.

 

« Stupeficium! » Replicò.

 

Il nemico ghignò con superiorità. Era un mago malvagio e potente: non aveva alcuna intenzione di farsi sconfiggere da uno Schiantesimo. Tuttavia dovette difendersi e di nuovo non riuscì a contattare Voldemort.

 

Harry staccò per un attimo gli occhi da Ron e Ginny; accorgendosi di quello che stava accadendo, raggiunse ed affiancò Luna.

 

Schiantesimi ed Incantesimi di Disarmo erano chiaramente inutili, così optò per qualcosa di più potente.

 

« Sectumsempra! »

 

Colto di sorpresa, il Mangiamorte questa volta subì tutta la violenza del colpo. Brandelli di stoffa volarono ovunque e schizzi di sangue macchiarono il pavimento e le pareti. Innumerevoli lame gli lacerarono il cappuccio del suo mantello, scoprendogli e sfregiandogli il volto.

 

Harry sobbalzò.

 

Come aveva intuito e temuto, era Antonin Dolohov.

 

Ferito e dolorante, ma lungi dal ritenersi sconfitto.

 

Harry e Luna utilizzarono quell’attimo di tregua per voltarsi verso Ginny.

 

Ron era chino su di lei. « Aguamenti, » disse bagnandole il viso con l’acqua.

 

Ginny si mosse e tentò di aprire le palpebre e subito le richiuse infastidita dal getto d’acqua continuo che le inondava il volto e le entrava in bocca e negli occhi.

 

« Ron, sei un imbecille! » imprecò.

 

« Oh, scusa, » balbettò il fratello realizzando di essersi completamente dimenticato di annullare l’incantesimo.

 

« Ma, cos’altro avrei dovuto fare, » si difese, « schiaffeggiarti? »

 

Ginny grugnì qualche insulto fra i denti e si alzò in piedi. Un giramento di testa improvviso la colse e barcollò.

 

« Rimani seduta, qui ci pensiamo noi, » suggerì Ron apprensivo.

 

« Piantala, sto benissimo. » ribatté lei, strizzandosi i capelli fradici e spostando l’attenzione sulla battaglia in corso. Harry e Luna la stavano guardando colmi di gioia.

 

Imprudenti.

 

Dolohov colse al volo l’occasione. Sollevò la manica del mantello e sfiorò, trionfante, il Marchio Nero.

 

Ginny sbiancò.

 

« No! No! » urlò disperata.

 

Facendosi largo fra i compagni sbigottiti, balzò nel mezzo del corridoio. La sua bacchetta fendette l’aria con una potenza che avrebbe scalfito la pietra.

 

Gridò con tutto il fiato che aveva in gola.

 

« Crucio! »

 

La Maledizione Senza Perdono colpì in pieno Dolohov che aveva incautamente abbassato la guardia. Il suo corpo si dimenò nell’aria in preda a violente convulsioni, per poi rovinare a terra.

 

* * *

 

Il cielo era talmente cupo, quel pomeriggio, che su Hogwarts sembrava essere calata in anticipo la notte; il Marchio Nero, enorme sopra al Castello, circondato da fitte nubi ed illuminato da lampi verdi, sembrava ghignare vittorioso.

 

Draco Malfoy, però, non lo notò.

 

Uscì a grandi passi, calpestando nervosamente il terreno, e girò attorno alla piccola baita, scrutando l’area ai limiti del bosco come un segugio.

 

La deduzione di Hermione conduceva ad una orribile realtà: chi aveva rubato e usato la Passaporta, non poteva essere andato lontano!

 

Perlustrò tutta la boscaglia nelle vicinanze senza trovare tracce, poi raggiunse il precipizio che si apriva sulla valle.

 

E lì, finalmente, vide il ladro.

 

A pochi passi dal burrone, con le spalle rivolte alla baita e lo sguardo alto nel cielo, era avvolto in un pastrano di panno scuro e sembrava assorto in profonde riflessioni.

 

Draco s’immobilizzò ad alcuni metri di distanza; sfilò la bacchetta magica da sotto il mantello e la puntò verso di lui.

 

Lo sconosciuto si voltò.

 

Aveva percepito la sua presenza fin dal primo istante, nonostante il ragazzo avesse osservato il silenzio più assoluto.

 

Questo perché lo stava aspettando da tempo.

 

« Chi sei? » ringhiò Draco.

 

La figura non rispose subito, presa com’era dal turbinio di emozioni che l’aveva travolta appena lui era arrivato. « Non mi riconosci? » chiese retorica, con un filo di voce, e si tolse il cappuccio che fino a quel momento le aveva coperto il volto rendendola irriconoscibile.

 

La luce verdastra del Marchio Nero si riflesse nei suoi occhi scuri.

 

Draco Malfoy fece un passo indietro, spiazzato.

 

« Pansy! »

 

La ragazza abbozzò un sorriso.

 

Draco abbassò la bacchetta. « T-tu? Tu hai rubato il ritratto di mia madre?! »

 

« Sì, » ammise lei, « per fermarti. Non puoi sconfiggere il Signore Oscuro, è troppo potente. »

 

Draco la guardò confuso.

 

Come poteva conoscere i suoi progetti? E poi…

 

« Quando… hai ricordato? » domandò.

 

« Non ho mai dimenticato, » rispose Pansy.

 

Lui aggrottò la fronte, sentendo crescere dentro di sé l’inquietudine. « Cosa intendi dire? » chiese scandendo le parole nervosamente.

 

« Ho recitato, » spiegò Pansy, « sono brava sai? Quando mi hai mostrato quel quaderno magico, ho finto di non capire. » Era tranquilla, non sembrava volerlo sfidare o provocare in alcun modo, ma lui non volle rilassare la mano che stringeva la bacchetta.

 

« Come… Come hai sciolto l’Incantesimo di Memoria? »

 

Pansy scosse la testa. « L’incantesimo era soltanto su di te. Io non ho mai perso i contatti con il Mondo Magico. »

 

Le perplessità di Draco si trasformarono improvvisamente in sospetti. « Allora cosa ci facevi a Londra? »

 

Pansy Parkinson inspirò profondamente: aveva atteso quel confronto con ansia eppure, ora lo temeva.

 

« Io volevo solo… stare vicino a te. »

 

Draco rimase senza fiato. Lei proseguì:

 

« Durante la Battaglia di Hogwarts, la professoressa McGrannit mi aveva ordinato di seguire Gazza e andarmene, ricordi? Ma ero maggiorenne e potevo scegliere. Tu, Tiger e Goyle avevate deciso di restare, e così sono tornata indietro. Ti ho trovato disteso a terra, tossivi e faticavi a rialzarti, eri insieme a Goyle e non c’era traccia di Tiger. Non mi sono avvicinata perché… non credevo ai miei occhi: tu eri un Mangiamorte… cosa ci facevi con Potter, Lenticchia e la Sanguesporco? (*) »

 

Draco ricordava quel giorno come fosse ieri. Aveva combattuto contro Potter nella Stanza delle Cose Nascoste e, paradossalmente, da Potter era stato salvato. Tiger aveva perso la vita tra le fiamme dell’Ardemonio, mentre lui e Goyle volavano all’esterno su una scopa guidata dallo Sfregiato.

 

In quel giorno, aveva perso contemporaneamente ciò che aveva di più simile ad un amico, i genitori e l’identità.

 

« Nel corridoio è esplosa la battaglia – continuò Pansy – tu sei scappato e io ti ho seguito. Quando lo scontro si è spostato all’esterno, ho visto i tuoi genitori entrare nel Castello. Ti cercavano e ho detto loro dov’eri nascosto: Voldemort li stava braccando e voleva anche te, ma loro avevano messo a punto quell’incantesimo pazzesco, sembrava frutto di settimane di lavoro! Rimossero i tuoi ricordi fornendoti una nuova vita, ma purtroppo non ebbero il tempo di allontanarti da Hogwarts: il Signore Oscuro li trovò e non poterono fare altro che proteggerti nel tuo nascondiglio. »

 

A quel punto, i ricordi di Draco diventavano più vaghi.

 

Ricordava lampi, scintille, urla e ruggiti; l’odore del sangue e della paura che lo paralizzava. Ricordava le lacrime che gli rigavano il volto per un motivo apparentemente sconosciuto e quel dolore sordo in fondo al petto, che non si era mai alleviato del tutto.

 

In quel giorno, aveva perduto due volte la sua famiglia: uccisa per mano di Voldemort e dimenticata.

 

In realtà, non ricordava d’aver assistito all’assassinio dei suoi genitori.

 

Non ricordava, ma sapeva.

 

L’unica cosa che non era mai riuscito a ricostruire, era la sua fuga da Hogwarts.

 

Pansy chiarì quel dettaglio senza che lui lo domandasse: « Sono stata io a portarti a Londra. Nell’Incantesimo di Memoria c’erano le indicazioni della tua nuova residenza e io non ho fatto altro che portarti dove tu stesso dicevi di voler andare. Mi sono permessa di completare il lavoro fatto dai tuoi genitori cancellando dalla tua mente anche quell’ultimo passaggio. »

 

A Draco non piacque per nulla quella rivelazione. Il suo volto assunse un’espressione di disprezzo.

 

Pansy aveva sempre saputo tutto e gliel’aveva tenuto nascosto. Aveva visto morire i suoi genitori e non era intervenuta. S’era intromessa nel loro progetto senza alcun permesso e gli aveva voltato le spalle, mentendogli, quando aveva bisogno d’aiuto. In quei due lunghissimi anni, non aveva condiviso con lui nulla di ciò che era veramente importante.

 

Tutto ciò che aveva fatto era stato infilarsi nel suo letto.

 

Puttana.

 

« Perché sei venuta a Londra? Sapevi che quello era il mio nascondiglio, avrebbero potuto seguirti e rintracciarmi. » La rimproverò.

 

« Siamo in guerra, » spiegò lei, « il Mondo Magico è diventato uno schifo, non vedi? Volevo stare con te e mi sono trasferita definitivamente tra i babbani. »

 

« Definitivamente… » masticò lui, sospettoso, «  prima hai detto di non aver perso i contatti con il Mondo Magico… »

 

Pansy si morse il labbro inferiore.

 

« Intendevo dire che non avevo perduto la memoria. »

 

« Bugiarda. »

 

Pansy tacque, sembrò soppesare l’accusa. « Era difficile spostarsi tra Hogwarts e Londra. Diagon Alley era sorvegliata, i Mangiamorte mi pedinavano, persino la mia famiglia aveva dei sospetti. Non ce la facevo a starti lontano, e così, alla fine, ho accettato… un compromesso. »

 

« Quale compromesso? » Domandò Malfoy, ma si pentì immediatamente d’aver parlato.

 

Lei arrotolò la manica sinistra del mantello tirandola fin sulla spalla e gli mostrò quello che considerava, stoltamente, un compromesso.

 

Il Marchio Nero.

 

Draco si accorse di non poter parlare. La sua voce si era volatilizzata.

 

« Con questo ho potuto muovermi liberamente. Tu-sai-chi voleva Potter e io mi offrii per cercarlo fra i babbani, dove alcuni sospettavano si nascondesse. » Spiegò, poi vide che lui era impallidito e scuoteva la testa meccanicamente; cercò di tranquillizzarlo. « Oh, non preoccuparti. Non ha alcun valore per me. È solo una copertura. Sono persino riuscita a diventare uno dei suoi seguaci più affidabili e lui non ha mai sospettato nulla. Nulla, ci credi? Sono brava a recitare, te l’ho detto, vero? »

 

« Pazza. » Sfiatò Malfoy.

 

Pansy non l’ascoltò, aveva un’espressione vacua sul viso, come se parlasse al vento e agli alberi del bosco: « Senza memoria… Merlino! Eri così diverso, così debole. Tu avevi bisogno di me. Il Lord Oscuro credeva che cercassi Potter, mentre invece passavo il mio tempo con te, dovevo solo ricordarmi di nascondere il tatuaggio con qualche intruglio babbano. Era tutto perfetto. Poi, all’improvviso, sei diventato pensieroso, nervoso, assente e… quando mi hai mostrato il quaderno… ho capito che avevi recuperato i ricordi e ho visto nei tuoi occhi il desiderio di vendetta. Speravo che mentire sarebbe bastato a fermarti, però… »

 

Draco avrebbe voluto dire qualcosa, ma riuscì solo a ringhiare.

 

Pansy mise una mano avanti per chiedergli di tacere: aveva altro da dire. « Quando è comparso Lenticchia in casa mia, con le sue stupide domande, mi è sembrata una Maledizione: senza nemmeno cercarlo avevo trovato lo Sfregiato e allo stesso tempo ti stavo perdendo. Ma non ho rinnegato la mia scelta. »

 

« Quale… scelta? » chiese Draco, sentendosi gelare ad ogni parola che s’aggiungeva a quell’assurdo racconto.

 

« Fra te e il Signore Oscuro, » rispose Pansy candidamente, senza rendersi conto che lui era sul punto di esplodere.

 

Draco puntò la bacchetta contro di lei: se Pansy era al servizio di Voldemort, non si sarebbe fatto scrupoli!

 

Lei alzò i palmi in segno di resa: « Non capisci? Io ho scelto te fin dal primo momento, anche quando non ricordavi nulla di noi. Con lui ho solo recitato. Solo che… quando ho visto… quellasquallidaSanguesporcoin casa tua… ho capito che dovevo fare qualcosa. Lei ti stava portando via. Ti stava costringendo a tornare qui, ti stava conducendo dritto al patibolo e tu… Oh! Come hai fatto a essere tanto sciocco? Tu l’hai assecondata. Vi ho spiati mentre raggiungevate le cantine ed usavate la Passaporta; al vostro ritorno, sono stata fortunata: eri privo di sensi ed è stato facile prendere il quadro. Io… - Le ultime parole divennero un bisbiglio - credevo che fosse il tuo unico passaggio per Hogwarts… ».

 

« E invece ti sbagliavi! »

 

Pansy guardò oltre le spalle di Draco e sbiancò.

 

Lui riconobbe subito un inconfondibile tono saccente e lapidario.

 

Fece una smorfia, contrariato.

 

« Granger, dannazione, non t’intromettere! »

 

* * *

 

Il gruppo capeggiato da Hannah Abbott aveva attraversato tutta l’ala ovest del Castello senza quasi incontrare ostacoli. Lungo il percorso avevano trovato due Mangiamorte schiantati, ma avevano proseguito senza curarsi di loro, certi che fossero vittime di uno scontro con la squadra di Neville. Salendo al settimo piano avevano abilmente evitato un curioso gruppetto di studenti, per farlo avevano dovuto lasciare la via principale infilandosi lungo una stretta scala di servizio.

A causa della deviazione non incrociarono Bellatrix, né si accorsero dello scontro che aveva ingaggiato con Neville, George e Cho.

 

Una svolta imprevista che però li aveva condotti esattamente di fronte all’ingresso della Presidenza.

 

Hannah si piazzò decisa davanti al gargoyle e pronunciò la parola d’ordine, conosciuta grazie al messaggio di George.

 

« Rigor Mortis. »

 

La statua si animò scostandosi sulla sinistra; la parete si aprì sulla scala a chiocciola. Sui volti dei ragazzi si dipinse un’espressione nostalgica, che rievocava gli anni di scuola bruscamente interrotti dalla Guerra.

In fretta, salirono sui gradini in pietra lasciandosi trasportare fin verso la grande porta in legno di quercia.

 

Era aperta.

 

Con le ginocchia tremanti ed il capo chino in segno di rispetto, entrarono nell’Ufficio che - per tutti loro - era e restava di Silente.

 

Come George aveva preannunciato, trovarono la stanza vuota. Dalle finestre filtrava la luce verdastra del Marchio Nero, come a voler loro ricordare che non c’era tempo da perdere.

 

Ernie fece un passo avanti e indicò, eccitato, la teca contenente la Spada di Godric Grifondoro.

 

« Prendiamola, svelti! » Esclamò, ma non fece in tempo a muovere un passo.

 

Una voce lo fece impallidire.

 

Proveniva dal ritratto di Phineas Nigellus Black; appeso esattamente sopra alla teca, lontano da tutti gli altri quadri.

 

« Intrusi! Intrusi in Presidenza! » diceva, ma più che un grido d’allarme, era un lamento.

 

« Piantala Phin, » l’apostrofò il ritratto di Dexter Fortebraccio, « non li riconosci? Sono studenti di Hogwarts. »

 

Phineas aggrottò la fronte, polemico: « Quale Hogwarts? Quella vecchia o quella nuova? »

 

« L’unica che sia mai esistita, » rispose caustico Dexter Fortebraccio, « non ricominciare, Phin, ne abbiamo già discusso a sufficienza. »

 

Phineas Nigellus borbottò indispettito: era stufo dell’atteggiamento di superiorità che gli altri ritratti avevano adottato nei suoi confronti da quando si era dichiarato neutrale. Egli, infatti, pur non approvando l’operato di Voldemort, non vi si era mai realmente schierato contro; anche perché, tutto sommato, non disprezzava le caratteristiche della nuova scuola (disconosciuta dai colleghi): soltanto ottimi allievi purosangue.

 

« Che cosa volete? » Domandò burbero, volgendosi ai ragazzi.

 

Terry Steeval si fece avanti: « Siamo qui per prendere la Spada di Godric Grifondoro, » rispose con aria di sfida.

 

Phineas sghignazzò: « Bah, fate pure, pivelli. »

 

Terry rimase leggermente turbato dalla risposta, ma Ernie non attendeva altro. Girò intorno alla scrivania e raggiunse la teca. L’aprì e cercò di sfilare la Spada dai supporti.

 

Non vi riuscì.

 

Una risata gongolante provenne dal ritratto di Phineas.

 

« Hi-hi-hi. Incantesimo di Adesione Permanente, » scandì l’ex-Preside, poi, con forte sarcasmo, chiese: « Qualcuno di voi intrepidi ragazzi ricorda il contro-incantesimo?(**) »

 

* * *

 

Gli occhi rosso fuoco del Signore Oscuro si spalancarono per lo stupore. Le pupille si contrassero trasformandosi in fessure verticali. L’intero volto divenne un ghigno elettrizzato di piacere ed egli mostrò i denti ed alitò compiaciuto.

 

Si avvolse nel mantello nero e richiamò a sé Nagini; poi, con un movimento lento e flessuoso, agitò nell’aria la potente Bacchetta di Sambuco e si Smaterializzò (***)

 

La chiamata che aveva appena ricevuto proveniva da uno dei suoi migliori e più fedeli seguaci. Egli, come ogni altro Mangiamorte, sapeva bene quanto fosse rischioso chiedere futilmente il suo intervento e per nulla al mondo l’avrebbe infastidito.

 

C’era solo una cosa per cui Voldemort poteva tollerare d’essere disturbato.

 

Harry James Potter.

 

Il Ragazzo Sopravvissuto.

 

* * *

N.d.A.

(*) Non ho descritto tutti i convocati per non risultare noiosa e perché li citerò più avanti. In generale, ho immaginato che fossero presenti i membri dell’Ordine della Fenice, alcuni professori di Hogwarts e i Ministri non asserviti a Voldemort.

 

(**) L’Incantesimo di Adesione Permanente non ha un contro-incantesimo, solo chi lo ha eseguito può staccare l’oggetto dalla base cui aderisce (in questo caso la Spada dalla parete)… Per questo Phineas Nigellus Black fa tanto lo sbruffone.

 

(***) E’ chiaro che Voldemort non ha eliminato da Hogwarts gli incantesimi che impediscono di Materializzarsi e Smaterializzarsi ma, essendo padrone della scuola, li ha modificati in modo da poterli eludere (come fece anche Silente, se non erro). Questo privilegio, leggerete più avanti, ce l’hanno anche alcuni suoi fedelissimi.

   
 
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