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Autore: Kaho    17/09/2011    5 recensioni
Fino a poche settimane prima, la vita era stata placida. Ogni giorno lei e le sue sorelle confabulavano le mosse venture per liberare la Comunità degli Elfi Domestici. Era un circolo privato, il loro, il migliore di tutta la Camera; non che fosse tanto difficile competere in intelligenza con la Sala da Trucchi gestita da Ombretto, un travestito molto variopinto, o il raduno di Nastri di Seta, un vero e proprio pollaio.
A turbare la quiete, però, erano arrivati loro.

Quando la vita di una povera Spilla della C.R.E.P.A. viene scombussolata da una tribù di zoticoni, c'è bisogno di intervenire dando voce ai propri diritti!
[Spilla/Galeone]
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Disclaimers: Tutti gli oggetti/nomi menzionati appartengono a J. K. Rowling, ovviamente!

 

 

 

I’m on a mission

 

 

 

Spilla era alquanto indispettita dall’ingombrante presenza di quel branco di selvaggi che avevano invaso la Scatola.

Fino a poche settimane prima, la vita era stata placida. Ogni giorno lei e le sue sorelle confabulavano le mosse venture per liberare la Comunità degli Elfi Domestici. Era un circolo privato, il loro, il migliore di tutta la Camera; non che fosse tanto difficile competere in intelligenza con la Sala da Trucchi gestita da Ombretto, un travestito molto variopinto, o il raduno di Nastri di Seta, un vero e proprio pollaio.

A turbare la quiete, però, erano arrivati loro.

Tutta la confraternita di Spilla non riusciva a comprendere il motivo per cui la loro creatrice – “Hermione” la chiamavano – si fosse tanto affannata per quelli, e imbandivano discussioni senza uscita sul motivo della loro esistenza. Tanto lavoro avrebbe dovuto significare un risultato eccellente; invece, i Galeoni erano solo un branco di depravati, capaci solo di mettersi al sole e luccicare ammiccando, come se la rifrazione fosse sexy. Che idioti.

Naturalmente, erano già nati dei fan club, organizzati dalla Spazzola di Lavanda. C’era bisogno di specificarlo?

Quei cosi dorati avevano attirato l’attenzione di tutta la camera, e il loro intimo, comodo rifugio si era tramutato in un affollatissimo ufficio per single – o meglio, per presuntuose (e presuntuosi, aggiunse velocemente, non volendo far torto ad Ombretto) con gli ormoni sconvolti e troppa voglia di guadagnarsi un appuntamento con un Galeone. L’espressione “guadagnarsi” non era nemmeno scelta a caso: poiché, sebbene i Galeoni non fossero altro che imitazioni di vere monete d’oro (e questo particolare tutte le ochette lo dimenticavano sempre), per loro natura erano arroganti e avidi come Mida. Esseri che usavano il loro luccichio per tendere trappole a ingenue creature senza cervello, ma sempre con dei diritti – e lei sapeva cosa vuol dire diritto. E, soprattutto, combattere per difenderlo, e ogni battaglia, se giusta, meritava di essere combattuta.

Armata di lingua tagliente e una colorata scritta a neon, Spilla, appoggiata dalle sorelle, aveva raggiungo l’Angolo Dorato, dove la creatrice aveva depositato la tribù di Galeoni. Quello che vide le procurò dapprima disgusto, poi ira: i maledetti si stendevano languidamente, occupando quasi tutto il piccolo spazio, sconfinando nel loro territorio quando il patto stipulato tempo prima era ben chiaro sui confini all’interno della Scatola. Sarebbero stati multati, decise.

Il suo arrivo scatenò qualche fischio e sghignazzata. Spilla li ignorò.

«Devo parlare con Galeone» disse, decisa.

Uno dei suoi scagnozzi – grande almeno un millimetro più degli altri, e con un’ammaccatura sui possenti solchi d’oro – le ruttò in faccia. Una risata generale echeggiò nella scatola. Spilla divenne completamente scarlatta per il furore.

«Ragazzi, calmi, non è questo il modo di rivolgersi a una signora…»

Una voce suadente, ma anche divertita, acquietò le risate, che pur continuarono sebbene meno fragorosamente.

«Quale signora, Galeone?!» berciò uno dei suoi commilitoni, con le facciate così lucide da abbagliarla. «Quelle sono trans!»

«Non ti permetto» sibilò Spilla, tagliente. «Di parlaci così, soprattutto quando mi sembra che tu luccichi un po’ troppo… non è che vorresti essere tu una signora, raggio di sole?»

Quello, mortificato, fu ricoperto da sghignazzate. Anche Galeone sorrideva, con i suoi piccoli cerchietti disegnati che brillavano maliziosi.

«Hai guadagnato il rispetto del gruppo, Spilletta cara» si complimentò, mellifluo.

«Non chiamarmi Spilletta

«Ok, bambolina. Cerchiamo un angolino più… appartato

Spilla avrebbe voluto urlargli di non chiamarla nemmeno bambolina, ma questo avrebbe implicato cominciare una discussione e sprecare più del tempo necessario con quell’ammasso di soldi bucati. «Angolo Neutrale» borbottò, contrita.

L’Angolo Neutrale era un micro-spazio separato dal resto della Scatola grazie ad un pezzo di pergamena che la creatrice aveva dimenticato nella Scatola, scarabocchiato con nomi che, a loro, non dicevano nulla. Là, sulla parete, erano elencati gli emendamenti per una convivenza pacifica redatti da lei, come rappresentante della C.R.E.P.A., e Galeone, costretto dai suoi confratelli ad avere il piacere di interagire con le acide vicine.

Appoggiandosi alla parete, Spilla lo attaccò immediatamente: «Questa scatola è troppo piccola per ospitare anche i vostri flirt! Ci state soffocando, e i Nastri, clienti che voi saltuariamente circuite, ci calpestano ogni qualvolta sgusciano nella Scatola!»

Galeone rotolò tranquillamente verso di lei. «Vorrai dire che vi accarezzano» precisò insolentemente. «Mia cara, devo dedurre che non sa cosa sia una carezza?»

«Non sono nata per accarezzare» rispose a tono, offesa.

«Giusto, solo per mettere becco su ogni faccenda e annoiarmi a morte» grugnì lui con ironia. «Capisco i disagi» aggiunse poi, più conciliante, prima che Spilla potesse ribattere. «Ma i miei compagni, come spiegarti… hanno certi bisogni che devono in qualche modo soddisfare.»

Malgrado fosse adulta e cosciente di quello di cui si stava parlando, Spilla si ritrovò il volto in fiamme. «Capisco benissimo» borbottò, abbassando lo sguardo. «Ma lo fate davanti a noi. Insomma, non c’è nessuna parete di pergamena a dividerci, e noi vediamo tutto quello strusciarsi, e rotolare, e… non è corretto, non vogliamo assistere.»

I cerchietti sulla facciata di Galeone erano divertiti. «Vorreste partecipare?» domandò.

Spilla avvampò. Ancora.

Galeone capitombolò ridendo.

«No, e lo sai anche tu!» urlò con una voce acuta e agitata che non le era mai appartenuta, fino a quel momento. «Noi non vogliamo che la pace, e – per Hermione! Era tutto perfetto prima del vostro arrivo… voi siete perniciosi!»

«Che paroloni» sorrise l’altro, appoggiandosi alla parete vicino a lei. «Non è che, in realtà, siete gelose?»

«Gelose?» strillò Spilla. «Di qualcosa che non desideriamo? Che logica ci sarebbe?»

«Io credo, invece, che tutte voi siate un po’ incuriosite dal nostro sollazzare…» insinuò con tono serio e tranquillo Galeone, osservando il soffitto color rubino della Scatola.

«Io non credo» si impuntò Spilla. «Noi abbiamo un obiettivo da raggiungere, e solo quello!»

«Appunto.»

La scritta al neon di Spilla tremò impercettibilmente. «Come

«Appunto» ripeté Galeone, sospirando con un cenno di impazienza. «Siete così devote al vostro lavoro che non vi siete mai allontanate dalla Scatola, non siete mai andate a farvi spolverare dai Pennelli o infiocchettare dai Nastri, mai nulla per voi stesse.»

Scioccata, Spilla si schiacciò contro la parete, muovendosi a disagio. «A noi… a noi non piacciono queste cose» belò, senza la solita convinzione.

«Davvero?» domandò con sarcasmo il suo antagonista. «Come fate a saperlo? L’avete mai provato per dire che non vi piace?»

Il boccheggiare di Spilla fu una risposta sufficiente.

«Ecco, appunto» sospirò quasi pietoso Galeone. «Non dico che dobbiate diventare come i Cerchietti o le altre Spille, ma dovreste provare almeno una volta ad andare da Ombretto e chiedergli – o dovrei dire chiederle? – un make-up completo. Chissà, magari si scopre che, sotto sotto, siete carine…»

Scuotendo la testa mestamente, la generalessa della C.R.E.P.A. abbassò lo sguardo. «No, non saremmo gradite…» pigolò, afflitta. Poi, come risvegliatasi da un torpore, tornò eretta e fiera e soggiunse con decisione: «Noi abbiamo una missione. E solo quella.»

Galeone parve meno brillante, quasi come se fosse diventato improvvisamente serio.

«E non sei l’unica. Per quanto strano possa suonare, Hermione ci ha creati per uno scopo, proprio come voi.»

Questo sì che era un risvolto inaspettato. Con curiosità, Spilla pose il fatidico: «Per cosa?»

Galeone rotolò più in ombra, nascondendo il volto. «Non possiamo parlarne, non avresti nemmeno dovuto sapere dell’esistenza di una missione… ma visto che siete così assillanti, mi vedo costretto a svelarti il mio segreto…»

Si era girato nuovamente verso di lei, che quasi squittiva per l’eccitazione. Guardandosi incontro circospetto, le fece segno di avvicinarsi, e Spilla lo fece, con le scritte quasi fosforescenti.

Galeone si avvicinò così tanto che le parve quasi di averlo addosso. Con imbarazzo, si ritrovò affascinata dagli strani bagliori che emetteva la moneta esposta alle sue iscrizioni colorate.

«Noi dobbiamo…» Il sussurro di Galeone era basso, confidenziale, e la fece tremare. «…divertirci il più possibile!»

L’esclamazione la prese in contropiede e le cancellò quasi l’udito. Galeone, intanto, rideva, e il suo contorno seghettato le grattò il fianco destro, piacevole e proprio per questo ancora più irritante.

«Sei uno stupido, Galeone!» gridò con voce acutissima, e si sentì improvvisamente molto Spazzola, quindi molto ridicola. L’altro non accennò a smettere di ridere. «Vedi di rispettare i patti e di non provare mai più a fare qualcosa del genere!»

Furiosa, rotolò fuori dall’Angolo Neutrale, rossa in volto e con la nuova, stravagante voglia di spegnersi e affondare fra sue sorelle alla ricerca di un posticino lontano il più possibile dall’Angolo Dorato e dai cerchietti irriverenti di Galeone.

Appena fu fuori portata, questi sospirò, quasi tristemente. «Devo concedere ai miei uomini dello svago, milady» si scusò con l’aria. «Ancora qualche equipaggiamento e, probabilmente, non ci rivedremo mai più…»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Io dovrei studiare, non scrivere babbanate. ò_ò

Oh, beh, che dire? Se a qualcuno è piaciuta, vuol dire che siete un po’ tarati anche voi. O che avete un po’ di magia nelle vene da immaginare una scena simile.

Grazie ai lettori, ai recensori, a tutti gli altri. ^^

Bye,

Kaho

  
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