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Autore: just_silvia    17/09/2011    1 recensioni
Questa è una storia di Licantropi e Mutaforma. Racconta di due famiglie e dei loro rancori...ma sopratutto è una storia d'amore ambientata a Napoli.
Capitolo IV:
È la festa dei diciotto anni di MANUELA RUSSO... la figlia di Don Raffaele, i Mutaforma›› Alessandro rabbrividì.
‹‹Me lo ha detto uno fuori il locale a cui ho chiesto se ti avesse visto... be' ho chiesto di uno scheletro...e lui ha iniziato a fare mille domande su di te...››
‹‹Tu cosa hai fatto?››
‹‹Ho detto chi eri in realtà. Ma era prima che dicesse che fosse la festa dei Russo...››
‹‹Al diavolo. Andiamo, gli altri ci staranno aspettando.››
Il ragazzo cercò di sembrare freddo e distaccato ma la disperazione lo assalì. Perché? Manuela conosceva il suo cognome, forse per questo si era allontanata inizialmente? I dubbi riempirono la testa di Alessandro, pensava alla ragazza ed a come quei baci potessero metterla nei guai. Andare o non andare da lei all’una? Il suo viso però parlava chiaro.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Manuela prese il treno e scese dove le aveva indicato Alessandro. Il viaggio le era sembrato interminabile. La voglia di rivederlo era tanta, come quelle di ascoltare la sua voce e sentire il suo profumo... aveva intenzione di chiedergli tante cose e sperava di averne tutto il tempo. Uscì dalla stazione guardandosi intorno e dopo poco riuscì a captare la sua figura: era lui, bello come il sole che l’aspettava dall’altra parte della strada. Nello stesso istante anche lui si accorse del suo arrivo e si alzò dal motorino dove era seduto. Manuela continuò a camminargli incontro e lui la raggiunse.
‹‹Avevo voglia di vederti›› le sussurrò mentre l’abbracciava. Lei sorrise, respirando intensamente il suo profumo.
‹‹Dove si va?›› chiese lei.
‹‹Alla spiaggietta qui vicino... non c’è quasi nessuno in questo periodo.››
I due raggiunsero la spiaggia con gran impazienza di parlarsi e scoprirsi l’un l’altro.
‹‹Pensavo che venissi, chessò, come un piccione…invece sei prorpio venuta in metropolitana›› rise lui.
‹‹Credo che conosci il problema, Alessandro. I vestiti.››
‹‹Ah certo, anche voi rimanete incastrati…tra scarpe, calzini, pantaloni.››
‹‹Sì, li nascondiamo per strada e poi andiamo a prenderli›› risero e si resero conto di essere più simili di quanto pensassero.
‹‹Com’è andata oggi a scuola?›› iniziò lui, sedendosi su una barchetta lasciata incustodita sulla spiaggia.
‹‹Be' insomma... ero un po’ distratta...››
‹‹Spero di essere io il motivo della tua distrazione...››
‹‹In effetti sì...››
La risposta spiazzò il ragazzo, che le sorrise e l’abbracciò.
‹‹Non farci caso... ›› si giustificò lei. ‹‹Di solito non sono così schietta...››
‹‹Ti riesce facile solo con me?››
‹‹A dire il vero, sì... con te non riesco a nascondere i miei sentimenti... in questo momento sono al settimo cielo... e di solito non lo dico così apertamente... quanto meno lo dimostro... almeno con gli altri è sempre stato così...››
‹‹Gli altri?›› chiese lui indispettito.
‹‹Gli altri ragazzi intendo.››
‹‹Altri ragazzi? Ce ne sono stati allora...››
‹‹E sì... ma non pensare...››
‹‹No, guarda basta così. Già quello che ho sentito mi ha parecchio irritato...››
‹‹Sei geloso di me?››
‹‹Geloso è dir poco.›› Manuela lo abbracciò felice della dichiarazione appena ricevuta e poi lo baciò teneramente sulle labbra.
Fu il primo bacio del loro primo appuntamento.
Alessandro si fece avanti e iniziò a baciarla con più passione.
La ragazza si staccò come se le mancasse il respiro e approfittò del momento per fargli qualche altra domanda.
Parlarono di loro, di cosa erano e di cosa volevano diventare. Lui confidò di avere il destino già segnato, anche se avrebbe voluto viaggiare era destinato a prendere le redini dell’azienda di famiglia dopo il padre. Manuela lo guardò attentamente mentre diceva quelle cose e non le sembrò per niente felice, anzi il suo sguardo era tra il malinconico e il rassegnato. La ragazza invece aveva affermato sicura di se...
‹‹Io farò il medico, la ginecologa con precisione, e non solo perché mia madre è morta di parto. Tutti possono pensare che io voglia riscattarla aiutando altre donne sfortunate come lei... che non hanno potuto godere della gioia della maternità e che hanno scelto di morire pur di far nascere la loro creatura… be' forse inconsciamente è questo il motivo... ma è anche vero che io sin da bambina sogno di fare quel mestiere. Sono ancora indecisa, potrei anche optare per ostetricia. Mia madre era un’umana come la tua, ma si sa che il gene speciale prevarica sempre…››
Alessandro un po’ ne aveva sorriso, però in cuor suo era fiero di lei, anche se conosceva da poco la ragazza, era felice della sua sicurezza nel parlare del futuro.
In quel giorno di febbraio l’aria non era affatto fredda come una
solita giornata invernale... c’era una certa calma in tutto ciò che circondava i ragazzi.
‹‹Com’è bello qui. Penso di esserci venuta solo da bambina.››
‹‹Come? È  a due passi da dove abitiamo.››
‹‹Diciamo che non sono all’altezza della zona…››
‹‹Io invece qui venivo sempre con mio padre e con gli amici adesso ci vengo ancora spesso... vedi quella finestra di fronte? È del mio appartamento... volevo portarti ma poi tu magari avresti potuto pensare che avessi cattive intenzioni.››
‹‹Avere un appartamento qui è da ricchi. Giordano tu sei ricco?››
‹‹Io non sono ricco, mio padre... la mia famiglia lo è. Io non ho fatto niente per esserlo.››
Il tono di Alessandro si era abbastanza alterato, possibile si sentisse in colpa di avere una famiglia facoltosa? Manuela non volle approfondire la conversazione per non turbare di più il ragazzo. Cercò allora di deviare il discorso.
‹‹Cattive intenzioni? In che senso scusa?››
‹‹Che ne so magari ti saresti insospettita...››
‹‹Insospettirmi? Sono venuta “nel pieno della notte” in giro con te....››
‹‹Nel pieno della notte? Era appena l’una…››
‹‹Per me l’una è nel bel mezzo della notte...››
‹‹Per me ed i miei amici iniziano le serate a quell’ora... bambina.››
‹‹Bambina? Giordano “l’uomo vissuto”...››
‹‹Mi chiamo Alessandro... perché non ti entra in testa?››
‹‹Va bene, va bene. Alessandro l’uomo vissuto...›› lui le sorrise e l’abbracciò forte poi le chiese...
‹‹Continua...››
‹‹Cosa?››
‹‹Hai detto: “sono venuta nel pieno della notte in giro con te...”››
‹‹Be' ...sono venuta con te in giro nel pieno della notte, anche se per te non era notte ma giorno, perché a pelle mi fido e...››
‹‹Questo per esempio mi fa piacere... continua...››
‹‹... quindi se mi avessi portata nel tuo appartamento... non mi sarei preoccupata›› lui la guardò fisso negli occhi e la baciò con  dolcezza.
 
La zia Mimì guardava inquieta l’orologio chiedendosi l’ora in cui sarebbe tornata Manuela. La ragazza quel giorno le era sembrata molto strana e il suo atteggiamento non l’aveva convinta.
Il suo dubbio fu alimentato a causa di una telefonata giunta all’improvviso a casa Russo. Infatti sfortunatamente fu proprio Alessandra, la ragazza da cui Manuela aveva detto di andare a chiamare a casa.
‹‹Mimì, Manuela non c’è? Avevo bisogno di una mano per la versione di greco... mi fai chiamare quando torna?››
Quella telefonata, aveva mandato la zia su tutte le furie e non vedeva l’ora che Manuela tornasse per farle una bella ramanzina.
 
Filippo raggiunse la pizzeria con il proposito di incastrare Manuela e il suo difensore. Chiese di Diego, che lo accolse con calore ma gli disse dispiaciuto di aver poco tempo in quanto molto impegnato in pizzeria.
‹‹Questa la devi sentire...›› affermò Filippo al ragazzo.
‹‹Sono andato a prendere Manuela a scuola... ma non è voluta salire in macchina.››
‹‹Ed io cosa c’entro? Non chiedermi di metterti una buona parola perché non sono il tipo... se non ti vuole, cosa devo dirti? Fattene una ragione...›› rispose Diego infastidito dall’argomento.
La risposta non aveva tanto soddisfatto Filippo.
‹‹E vuoi sapere con chi è stata, la sera della festa per più di mezz’ora fuori il locale?››
‹‹Senti, Filì... io devo lavorare... se sei venuto a sparlare di mia cugina, proprio qui...caschi male. Lei può far quel che vuole...››
‹‹Ti pentirai della risposta che mi hai appena dato.››
Filippo girò le spalle furente, Diego rientrò in pizzeria perplesso.
 
Arrivò il momento delle curiosità. La ragazza chiese ad Alessandro di spiegarle il suo “essere licantropo”.
‹‹Bene, qualcuno azzannò il sedere di qualche mio antenato e da allora tutti nasciamo così. Alcuni la prendono come maledizione a me viene abbastanza naturale. E poi non ti dico che soddisfazione correre sotto la Luna Piena›› indicò con una mano il cielo sognante.
‹‹Allora è vero che uscite in “branco”, credevo fosse una leggenda di mio padre.››
‹‹No, è vero. Ci divertiamo ad andare in giro ed a correre come i matti. Raggiungiamo anche i boschi al confine con la Campania, partendo dalle spiagge. La Luna per noi è il richiamo più forte di qualsiasi cosa. È impossibile non trasformarci.››
‹‹E ci andate proprio tutti? A correre…››
‹‹Direi di sì, eccetto mio padre.››
‹‹Non deve essere facile, be’ intendo state dormendo appare la Luna e vi svegliate per una corsetta. Il giorno dopo non siete stanchi?››
‹‹Assolutamente no, anzi siamo rigenerati. Non c’è niente di meglio›› e le accarezzò la guancia.‹‹Poi ci trasformiamo per rabbia, durante discussioni con qualche persona, che non sa, ce la diamo a gambe improvvisamente perché ci rendiamo conto che stiamo per esplodere…››
‹‹Esplodere, non saprei definire meglio la trasformazione. Anche io mi sento di esplodere a nuova forma…››
‹‹Ecco, ed anche se siamo deboli, tristi ed ammalati, ci trasformiamo. Infatti spesso ci rivolgiamo a veterinari di“fiducia”.››
‹‹Fiducia? Voi parlate di questa cosa anche a chi non fa parte della “famiglia”?››
‹‹Sì, dobbiamo. La mia colf lo sa, perché in casa a volte giro come lupo, se sto male o sono arrabbiato, e lei dopo il terrore iniziale si è abituata. E poi il veterinario di fiducia, ci affidiamo alla sua famiglia da anni›› e Alessandro tagliò a corto dicendo che era arrivato il suo turno.
Ma era l’ora per Manuela di rientrare. Gli promise che gliene avrebbe parlato la volta successiva.
Alessandro la riaccompagnò alla stazione. Avevano deciso di vedersi sempre in quella terza fermata della metropolitana per sfuggire da sguardi indiscreti. Manuela gli diede il suo numero di cellulare, per evitare che Alessandro chiamasse un’altra volta a casa. Dopo altri mille baci arrivò la metro. Era arrivato il momento per loro di dividersi. La separazione li rattristò molto, lasciando loro una voglia matta di rivedersi di nuovo.
 
Giunta a casa, l’accolse un’amara sorpresa.
‹‹Alessandra mi ha chiesto di farti richiamare...››
‹‹Ah ok...›› rispose Manuela, cercando di defilarsi in camera, ma Mimì la seguì.
‹‹OK? Tu dovevi essere da Alessandra e lei chiama qui chiedendo di te, e tu mi rispondi “ok” ?››
‹‹Non ero da Alessandra...››
‹‹Grazie, ci ero arrivata da sola. Si può sapere dove sei stata?››
‹‹In giro, con un amico...››
‹‹E perché non me lo hai detto? Di solito mi dici sempre tutto...››
‹‹Sì è vero, di solito ti dico tutto... ma non è detto che debba essere sempre così...››
‹‹ Manu che stai combinando?››
‹‹Zia, niente, insomma ma perché deve sembrare così strano se io per una volta non voglio raccontarti le mie cose personali.››
‹‹Da quando abbiamo segreti io e te?››
‹‹Da oggi...››
‹‹Picciré, se ti stai mettendo nei guai, sarò costretta ad avvisare tuo padre.››
‹‹Ma che vuoi da me? ››
‹‹Voglio sapere la verità, perché non mi hai detto che uscivi con un ragazzo? ... lo hai sempre fatto.››
‹‹Perché il ragazzo in questione è Alessandro Giordano...›› rispose d’un fiato. La zia Mimì si coprì la bocca con un espressione esterrefatta poi l’afferrò per il braccio e iniziò a rimproverarla.
‹‹Tu ci vuoi rovinare. Che ti sei messa in testa? Sei così una bella ragazza... proprio quello? ODDIO sei impazzita. Lo dirò a tuo padre...››
‹‹Posso scegliere con chi uscire?››
‹‹Lo dirò a tuo padre e te lo farò proibire.››
‹‹FATTI GLI AFFARI TUOI PER UNA VOLTA NON SEI MICA MIA MADRE...›› quelle parole spezzarono il cuore della zia, che invece si era sempre comportata come tale... si voltò abbassando la testa, in quel gesto nascose la sua voglia di piangere.
Manuela si voltò di spalle anche lei con le lacrime agli occhi.
‹‹Perdonami zia›› esclamò ritirandosi nella sua stanza. La zia cercò un appiglio come se avesse un attimo di mancamento, dopo un po’ però entrò nella stanza della ragazza e la vide con la testa sul suo cuscino che ancora piangeva. Le si avvicinò e l’abbracciò. La ragazza rivolse lo sguardo verso di lei.
‹‹Non so come affrontare questa situazione, ma non voglio rinunciarci...›› disse con voce spezzata.
La zia in silenzio tornò ad abbracciarla e Manuela si trasformò in un piccolo coniglio bianco. La zia se la strinse al petto mentre quell’esserino tremava.
 
   
 
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