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Autore: Garfield    17/09/2011    2 recensioni
(Storia in revisione)
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap 2

Capitolo 2 – La bella e la best…Ops, volevo dire il demone!

Finalmente posso tornare a casa, non ne potevo proprio più!

Dopo una mattinata di scuola ed un pomeriggio di compiti, fare sport dovrebbe essere una liberazione. Da qualche tempo a questa parte invece odio, e sottolineo ODIO andare a lezione. Il mio maestro di judo è insopportabile ultimamente, se fosse una donna potrei pensare alla menopausa, ma nel caso degli uomini non saprei...

Domani mi aspetta un’altra giornata pesante a scuola, ho una possibile interrogazione di fisica e una verifica di latino.

Uccidetemi subito! Chi me lo ha fatto fare di scegliere il liceo scientifico?! Quest’anno ho anche l’esame di maturità, un vero incubo.

Meglio non pensarci…

Scruto la strada buia intorno a me. Adoro guidare di sera, non c’è praticamente nessuno in giro!

Imperia è una cittadina di mare e durante l’estate un po’ di turisti rallegrano l’ambiente, ma basta che giunga settembre e voilà! Un mortorio. Ci saranno in tutto il comune un trentamila anime, ma su queste almeno ventimila sono vecchietti che alle otto di sera si chiudono in casa e pretendono silenzio. Già durante il giorno il posto non pullula di vita, la sera o la notte poi… 

Insomma, sono da sola, su uno dei pochi rettilinei della City… So che la velocità uccide, ma superare un po’ il limite non mi può nuocere poi tanto, giusto? Mi tengo sui sessantacinque all’ora, massimo i settanta. Giusto per tirare fuori un po’ di sana adrenalina!

Sono quasi arrivata a casa, quando un tanfo allucinante mi fa arricciare il naso e lacrimare gli occhi. Nell’aria intorno a me si è diffuso un forte odore di carne marcia e mi ha raggiunto il setto nasale senza essere nemmeno lontanamente ostacolato dal casco integrale.

Che cosa bizzarra…

Accelero ancora un po’, ben intenzionata ad andarmene il più in fretta possibile da quel posto e dal suo odore sgradevole, ma poco più avanti, a bordo strada qualcosa ha attirato la mia attenzione.

Rallento nonostante l’odoraccio e mi accosto al bordo strada. Conosco questo percorso a memoria visto che lo faccio almeno quattro volte al giorno e sono sicura che quel pino vicino al marciapiedi è sempre stato dritto, come sono sicura che lo fosse fino a pochi secondi fa. Cerco di non correre troppo con l’immaginazione.

Mi sarò sbagliata... Non è possibile che quell’albero si sia piegato completamente su sé stesso.

Sto ancora pensando ad una possibile spiegazione logica dell'accaduto, quando all'improvviso l’albero in questione ritorna su di colpo. Lo fisso leggermente sconvolta, anzi, proprio a bocca aperta. Sembrerebbe quasi che fino ad un attimo fa ci fosse qualcosa che lo tenesse e che ora lo abbia lasciato all’improvviso, ma non vedo nulla di insolito nei dintorni.

Poi, aguzzando lo sguardo noto una figura piuttosto sfuocata poco distante. Non riesco a vedere bene, eppure sono sicura che ci sia qualcosa. Mi concentro meglio. Possibile che sia solo una sensazione?

Metto in moto pronta a ripartire. Essendo una piccola città non ci sono mai stati molti criminali, ma non si sa mai....

Sto per rimettermi in carreggiata, quando la cosa grigia fa uno scatto improvviso e me la ritrovo davanti, proprio a pochi metri dalla mia ruota anteriore. Lancio un grido.

Sembra uno scheletro, ma è molto alto e grosso, di un colore grigio argentato, tranne che nelle parti dove è rimasta della carne ormai imputridita di colore verde rancido. Da uno dei bulbi oculari pende una strisciolina nera.

Indossa un leggero tessuto nero tutto sbrindellato e legato su una scapola. Quella specie di veste ricade giù sul suo corpo fino alle ginocchia evitandomi una vista alquanto raccapricciante.
Tiene un braccio lungo il fianco, mentre l’altro è alzato verso di me.

Il fiato mi si mozza in gola dopo un altro breve grido acuto di terrore. Il tanfo poi è insopportabile e mi fa lacrimare gli occhi. Inchiodo all’istante perdendo il controllo della moto e finisco sdraiata per terra con la spalla destra e le ginocchia che protestano per il duro colpo.

Per un attimo mi ritrovo a ragionare lucidamente. Se è qualcuno che voleva fare uno scherzo idiota giuro che lo ammazzo con le mie mani!

Rialzo lo guardo e la prima cosa che noto è il mio adorato centoventicinque a terra. Mi si stringe il cuore. Amo quel vecchio scooter, ne abbiamo passate tante insieme…

Torno a preoccuparmi per la mia vita nel momento in cui incrocio la figura del mostro che mi si era parato davanti e noto che è fin troppo realistico. Il cuore inizia a martellare nel petto come un pazzo.

Lancio un grido d’aiuto, ma la voce mi esce soffocata e rauca. Farebbe fatica a sentirmi persino Superman figurarsi tutti quei vecchietti con l’apparecchio uditivo che abitano in zona!

Lo scheletro muove qualche passo verso di me ed in un primo momento rimango agghiacciata dalla scena. Non so se è più il terrore a bloccarmi o la puzza nauseante di carne marcia che mi è arrivata ormai al cervello mandandomi in tilt.

Manca solo più un passo, ormai è vicinissimo. Lancio un grido, gli do le spalle ed inizio a correre. Con la coda dell’occhio lo vedo caricare un salto piegando quelle che probabilmente sono le ginocchia. Istintivamente mi butto di lato con una capriola e la sua manata mi passa sopra la testa afferrando l’aria. Mi rialzo velocemente ringraziando il Judo per avermi insegnato a cadere e rotolare via meglio di una palla, senza farmi male. Inizio a correre in mezzo alla strada con il terrore a mettermi le ali ai piedi. Il mostro sembra sorpreso di non avermi tra le ossa delle dita, ma non so quanto ancora si fisserà la mano prima di svegliarsi e riprovarci.

Al volo mi libero del casco, per respirare meglio, e lo lancio indietro sperando di beccarlo sul quel detestabile cranio lucido. Ovviamente non serve a nulla.

Ho una paura fottuta, il cuore batte più veloce di quello di un colibrì e il fiato mi si congela in gola. Mi tiro un pizzicotto sul palmo della mano sinistra.

Quello che sta avvenendo non può essere reale, è tutto frutto della mia immaginazione, sto sognando. Magari è uno scherzo.

Mi volto un attimo indietro.

Cazzocazzocazzo...

Il mostro è ancora lì.

Inizialmente rimane fermo, ma appena mi volto a guardarlo inizia a muoversi, velocissimo.

Sono sempre stata veloce nei cento metri, il mio problema è la resistenza, ma non riesco a fare neanche dieci metri che sento il suo fiato sul collo. Si muove ad una velocità folle. Decisamente non è umano.

Non devo perdere le speranze, altrimenti diventerò più lenta e quel coso riuscirà a prendermi in un attimo.

Sento le punte delle ossa della sua mano su una spalla, ma riesco a slanciarmi in avanti ed evitare la sua presa ancora per un po’, tuttavia sono conscia di non avere molte speranze se nessuno mi aiuta.

Un rombo mi giunge alle orecchie appena un attimo prima che una grande moto nera si schianti contro lo scheletro gigante. Mi ha evitato per un pelo gettandosi poi contro lo scheletro a velocità folle.

Non so se il guidatore è sopravvissuto allo scontro, perché è rimasto disteso a terra e non sembra avere la minima intenzione di alzarsi. Il mostro, invece, è finito ad un paio di metri da me, anche lui disteso.

Non so se la speranza fa in tempo a nascere dentro di me o muore in fase embrionale, perché ancora prima che io riesca ad elaborare quanto accaduto lo scheletro è nuovamente in piedi e si avvicina al pilota. Continuo a correre non voltandomi indietro. Sento degli schianti, ma cerco di ignorarli.

 

Non ce la faccio, dopo appena una decina di metri mi giro a guardare quello che sta accadendo. Il guidatore della moto, con ancora il casco in testa sta affrontando lo scheletro con una spada luminosa in mano.
Se non lo avessi davanti agli occhi non crederei mai a ciò che sta accadendo.

Cos’è? Guerre stellari? Ma dotarsi di un fucile no, vero? Meglio una spada… Ma cosa dico, tutti vanno in giro con una spada nella tasca!

Mi do un colpo in testa, quell’uomo mi sta salvando probabilmente e io lo critico, bel ringraziamento. O forse sono uscita completamente di cotenna e tutto questo non è altro che una mia fantasia, un’illusione… E se fossi già morta? O in coma? Magari sono in coma e sto sognando tutto! Si sogna quando si è in stato vegetativo?

Lo scheletro è almeno il doppio del pilota in altezza e si muove velocissimo, il tipo sembra in difficoltà, riesce a parare i colpi, ma risulta goffo in confronto alla super velocità del mostro.
La creatura spaventosa riesce a prenderlo e con una manata lo spedisce lungo disteso ad una decina di metri di distanza. Inorridisco.
Il motociclista si rialza lentamente tenendo con il braccio destro l’altro arto stretto al petto. Sullo stomaco si vedono due lunghe strisciate rosse, probabilmente due tagli dati dagli artigli del mostro.
L’uomo barcolla, ma continua a reggere la spada.
Lo scheletro si lancia su di lui e lo colpisce nuovamente facendolo finire disteso a terra, mentre la lama vola lontana. Si avvicina all’uomo e lo schiaccia a terra con la mano scheletrica, poi gli posa il piede sul casco.

Sono pietrificata. Ho una paura allucinante. Continuo a gridare, ma nessuno viene a salvarci, sembra che non ci sia nessuno nei paraggi. Le tendine di pizzo delle case nei dintorni rimangono tirate e le luci spente.

Lacrime amare iniziano a scorrermi lungo le guance. Sento il casco del motociclista fare un “crak”, immagino si sia rotta la visiera, presto anche il resto cederà, schiacciando la testa dell’uomo.
Il poveretto si agita e cerca di slacciare il copricapo protettivo, ma lo scheletro gli blocca i movimenti con una mano e continua a premere con il piede.

Non so come sia possibile, ma mi ritrovo a camminare decisa verso lo scheletro senza nemmeno essermene resa conto.
Non posso assistere ad un omicidio in questo modo, anche se ho paura, devo aiutarlo, dopotutto lui ha cercato di salvare me prima.

Il mostro mi vede, ma mi ignora, concentrato ad uccidere quello che ritiene il pericolo maggiore.

Raccolgo la spada. Pensavo sarebbe stata più pesante, invece è leggerissima e l’impugnatura è perfetta per tenerla con entrambe le mani.

Non ho mai fatto scherma, ma la cosa sul momento mi sembra irrilevante. Punto la spada verso lo scheletro, la alzo e tento un affondo che più goffo non si può.
Lo scheletro finalmente sembra degnarmi d’attenzione, si volta verso di me e alza entrambe le mani per bloccare la spada. La impugna con lo stesso impeto che userei io per schiacciare un moscerino fastidioso.

Ho raggiunto il mio obbiettivo, ho distratto il mostro costringendolo a lasciare la presa sull'uomo, ma il piede dell'essere rimane sul casco e non riesco a pensare lucidamente per trovare una soluzione.

Fortunatamente non mi devo scervellare troppo. L’uomo, ora libero di usare le mani, riesce a slacciarsi il casco e a toglierselo appena un secondo prima che quello si rompa schiacciato al suolo dal peso della creatura.

Non vedo bene la scena, troppo presa dal mostro che mi si para di fronte, ma scorgo una chiazza chiara rotolare di lato.
Non ho la minima idea di quello che sto facendo, so solo che mi sembra di vivere tutto in terza persona, come se fosse qualcun altro ad avere il controllo del mio corpo. Continuo a pensare che sia un sogno e agisco senza sapere bene cosa fare.

Lo scheletro mi ha bloccato la spada e ora la tira verso di sé, ma io non ho la minima intenzione di mollare la presa sull’impugnatura, almeno finché non sarò costretta ad avvicinarmi troppo, in quel caso la spada se la può tenere. Il fetore mi sta uccidendo. Per non so bene quale divina provvidenza, non mi attacca, si limita a tentare di strapparmi l’arma dalle mani. Cerco di tenerla con tutta la mia forza, ma quello con un colpo mi fa perdere la presa e l'arma finisce lontana da me.

Il suo odore pestilenziale mi da la nausea e vengo presa da un capogiro. Si china avvicinando le mani alle mie spalle. Mi butto di lato, tentando nuovamente di sfuggirgli e mettermi a correre, ma evidentemente anche lui si ricorda la mia mossa e mi anticipa. Probabilmente stanco di giocare con me, mi blocca, prendendomi con le mani e avvolgendo le sue lunghe dita di osso intorno al mio corpo. Tenuta solamente dalle sue mani mi ritrovo bloccata con le braccia lungo il corpo e i piedi penzoloni a venti centimetri da terra.
Ho smesso di pensare, di capire quello che mi circonda, vedo solo quel cranio vuoto spaventoso che mi si avvicina. La sua stretta ferrea mi blocca il respiro.

Il panico sta per assalirmi, sperimento la paura di morire per la prima volta in vita mia e la cosa non mi piace affatto.

Mi ricordo quello che dice mia madre quando mi lamento di qualche difficoltà: “C’è sempre qualcuno messo peggio di te…”

Ho sempre odiato questo suo modo di dire. Cosa me ne frega se qualcun altro è messo peggio?! La mia situazione non migliora mica!

Inoltre ammesso e non concesso che ciò sia vero, verrebbe a crearsi un circolo vizioso, una regressione all’infinito…

Insomma non ha senso! Non posso morire pensando ad una cosa del genere! PENSARE POSITIVO, PENSARE POSITIVO, PENSARE POSITIVO…

La sua stretta intorno al mio sterno è così forte che l’aria fa fatica a raggiungere i polmoni e mi manca il respiro, ma almeno non sono costretta a sentire la sua puzza se non posso ispirare... Buono! Questo si che si chiama essere positiva!

Nel momento stesso in cui chiudo gli occhi ormai rassegnata, qualcosa mi passa rasente all’orecchio producendo un fastidioso sibilo che mi riporta alla realtà. Apro gli occhi e vedo che un coltello, dopo avermi superato, si è conficcato nel cranio vuoto del mostro rompendogli un bulbo oculare e parte del cranio desto.

La creatura mostruosa mi lascia andare e io barcollo un po’ riuscendo però a mantenere l’equilibrio.
Lo scheletro emette un lamento di dolore e rabbia e si volta verso il luogo di provenienza dell’arma. La spada luminosa segue la traiettoria del coltello colpendo lo scheletro poco più in basso e conficcandosi nel petto del mostro.
Un verso di dolore e rabbia risuona nell'aria. Un suono macabro e inumano, che mi provoca un brivido di gelo lungo la schiena.

Il mostro si volta ancora un attimo verso di me prima di sparire.
  
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