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Autore: Lorelaine86    17/09/2011    2 recensioni
E' il primo giorno di lavoro di Bella, come cameriera in un prestigioso ristorante. Purtroppo non è quello che si era immaginato...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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CAPITOLO 4

Un bacio, un unico quanto dolcissimo bacio bastò a far crollare il muro che

avevo costruito intorno al mio cuore per un anno intero.

No, c'erano state anche tre settimane di sguardi, che da freddi erano

diventati molto, molto caldi. Anche i sorrisi erano cambiati completamente:

prima tesi, ora pieni di tenerezza. Tre settimane di sguardi e un bacio.

E un po' di pasta con funghi e panna, servita da un uomo che non

sembrava più il diavolo ma Adone in persona.

Dopo avermi baciata, edward non aveva detto una parola. Si era limitato a

servirmi il pranzo e poi era tornato con me al ristorante. E la sera, per tutte le

lunghissime ore di lavoro - mentre sparecchiavamo e apparecchiavamo i tavoli per il giorno dopo - lui non  mi aveva guardata neanche una volta. Lo

capivo: se l'avesse fatto, se i nostri sguardi si fossero incontrati, mi sarei

sciolta come cera calda sul pavimento.

Ma alla fine della serata lei lo aspettò.

"Se stai cercando Luc, è rintanato con Max. Sembra proprio che sarà una

cosa lunga. Puoi aspettare fino a domani?"

"Sì. Sì, certo."

Solo che il giorno dopo Edward non c'era. Fu Jasper a dare

la notizia che Edward era tornato in Italia. "Aveva messo da parte i suoi piani per un po', per aiutarci in queste ultime settimane di difficoltà. Sarà dura trovare un degno sostituto, ma..."

smisi di ascoltare.

Se n'era andato senza una parola.

Era tornato in Italia, nel suo piccolo paese vicino al mare, dove lo aspettava il posto di suo padre. Mi sarei licenziata in quell'istante, ma mi sentivo troppo in debito con Alice per la possibilità che mi aveva offerto.

Sapevo che non l'avrei rivisto, tuttavia continuai a guardare la porta,

come se lo aspettassi...

Dopo aver dato un preavviso di una settimana, per i sei giorni seguenti

lavorai come un congegno ben oliato, almeno a vedermi dall'esterno. Mi

comportai come la cameriera perfetta: efficiente, calma, invisibile. Niente

"oops", né cibo che cadeva. Ma neanche allegria. Avevo deciso di evitare

qualsiasi tipo di emozione. In fondo, che motivo avevo, ormai, di

emozionarmi?

Un bacio. Che cos'era, un bacio?

Niente, mi ripetei cercando di convincere me stessa, e mi congratulai per

come stavo riuscendo a tenere tutte le emozioni sotto controllo. Dovevo

sopravvivere solo a quell'ultimo giorno.

All'improvviso la porta del ristorante si aprì, facendo entrare il rombo del

tuono che minacciava di porre fine all'estate prolungata, con una folata d'aria

gelida. E qualcos'altro...

Edward! Non era possibile...

alzai lo sguardo. Lui era lì che mi guardava, e sei giorni di perfezione

finirono in una frazione di secondi, il tempo che il vassoio mi sfuggisse dalle

mani.

Edward si avvicinò proprio mentre Mike si faceva avanti discretamente per

riportare l'ordine. Era lì, vicino a me, e mormorava parole dolci e rassicuranti:

"Bella... perdonami, non riuscivo a dire niente." mi cinse con un braccio e mi

fece entrare nell'ufficio, poi chiuse la porta e mi strinse mentre tentavo di

divincolarmi... "Per poter parlare con te, prima dovevo parlare con mio padre,

spiegargli tutte le cose che avrei dovuto dirgli molto tempo fa. Che i suoi

sogni non sono i miei, che io non posso prendere il suo posto. Solo dopo aver

fatto questo potevo tornare da te, mia Isabelle Marie."

"Hai mandato tutto all'aria?"

"Ho abbandonato il sogno di mio padre per uno tutto mio, Polly. Un

ristorantino affacciato su una piccola baia riparata." Era così vicino che

adesso faticavo a respirare.

"E... come l'ha presa?"

"Con filosofia, diciamo così. Mia sorella, invece, è felicissima."

"Bene. Quindi questo ristorantino..."

"Un posto pieno di calore, di vita, dove il cibo sia in grado di toccare

l'anima. Pensi di poter condividere con me un sogno del genere?"

"St... stai dicendo che hai bisogno di qualcuno che cucini?" chiesi

con prudenza.

"Sto dicendo che vorrei averti come socia." Prese una busta che aveva in

tasca e tirò fuori dei documenti. "Ecco le carte."

le guardai, vidi il nome e rimasi senza respiro per qualche secondo:

Isabelle Marie.

Iniziai a tremare, gli occhi umidi in lacrime di commozione. "E se dico di

no?" sussurrai travolta da mille emozioni.

"Allora continuerò a chiedertelo. Così..." Poi appoggiò delicatamente le

labbra contro le mie.

Le gambe ressero, e fui costretta ad appoggiarmi a lui.

"Non ne sono sicura..." sussurrai parlando a fatica. E lui mi baciò di nuovo.

"Potrebbe volerci del tempo."

Edward mi prese le mani, come per accompagnarmi verso una nuova vita, un

sogno condiviso. "Vieni in Italia con me, mia Bella, e io ti aspetterò per

tutto il tempo che vorrai."

 

  
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