CAPITOLO 4
Un bacio, un
unico quanto dolcissimo bacio bastò a far crollare il
muro che
avevo
costruito intorno al mio cuore per un anno intero.
No, c'erano
state anche tre settimane di sguardi, che da freddi erano
diventati
molto, molto caldi. Anche i sorrisi erano cambiati
completamente:
prima tesi,
ora pieni di tenerezza. Tre settimane di sguardi e un
bacio.
E un po' di
pasta con funghi e panna, servita da un uomo che non
sembrava
più il diavolo ma Adone in persona.
Dopo avermi
baciata, edward non aveva detto una parola. Si era
limitato a
servirmi il
pranzo e poi era tornato con me al ristorante. E la sera,
per tutte le
lunghissime
ore di lavoro - mentre sparecchiavamo e apparecchiavamo i
tavoli per il giorno dopo - lui non mi aveva guardata neanche
una volta.
Lo
capivo: se
l'avesse fatto, se i nostri sguardi si fossero incontrati,
mi sarei
sciolta come
cera calda sul pavimento.
Ma alla fine
della serata lei lo aspettò.
"Se stai
cercando Luc, è rintanato con Max. Sembra proprio che
sarà una
cosa lunga.
Puoi aspettare fino a domani?"
"Sì.
Sì, certo."
Solo che il
giorno dopo Edward non c'era. Fu Jasper a dare
la notizia
che Edward era tornato in Italia. "Aveva messo da
parte i suoi piani per un po', per aiutarci in queste ultime settimane
di
difficoltà. Sarà dura trovare un degno sostituto,
ma..."
smisi di
ascoltare.
Se n'era
andato senza una parola.
Era tornato
in Italia, nel suo piccolo paese vicino al mare, dove lo
aspettava il posto di suo padre. Mi sarei licenziata in quell'istante,
ma mi
sentivo troppo in debito con Alice per la possibilità che mi
aveva offerto.
Sapevo che
non l'avrei rivisto, tuttavia continuai a guardare la
porta,
come se lo
aspettassi...
Dopo aver
dato un preavviso di una settimana, per i sei giorni seguenti
lavorai come
un congegno ben oliato, almeno a vedermi dall'esterno. Mi
comportai
come la cameriera perfetta: efficiente, calma, invisibile.
Niente
"oops",
né cibo che cadeva. Ma neanche allegria. Avevo
deciso di evitare
qualsiasi
tipo di emozione. In fondo, che motivo avevo, ormai, di
emozionarmi?
Un bacio.
Che cos'era, un bacio?
Niente, mi
ripetei cercando di convincere me stessa, e mi congratulai
per
come stavo
riuscendo a tenere tutte le emozioni sotto controllo.
Dovevo
sopravvivere
solo a quell'ultimo giorno.
All'improvviso
la porta del ristorante si aprì, facendo entrare il
rombo del
tuono che
minacciava di porre fine all'estate prolungata, con una
folata d'aria
gelida. E
qualcos'altro...
Edward! Non
era possibile...
alzai lo
sguardo. Lui era lì che mi guardava, e sei giorni di
perfezione
finirono in
una frazione di secondi, il tempo che il vassoio mi
sfuggisse dalle
mani.
Edward si
avvicinò proprio mentre Mike si faceva avanti discretamente
per
riportare
l'ordine. Era lì, vicino a me, e mormorava parole dolci e
rassicuranti:
"Bella...
perdonami, non riuscivo a dire niente." mi cinse
con un braccio e mi
fece entrare
nell'ufficio, poi chiuse la porta e mi strinse mentre
tentavo di
divincolarmi...
"Per poter parlare con te, prima dovevo parlare
con mio padre,
spiegargli
tutte le cose che avrei dovuto dirgli molto tempo fa. Che
i suoi
sogni non
sono i miei, che io non posso prendere il suo posto. Solo
dopo aver
fatto questo
potevo tornare da te, mia Isabelle Marie."
"Hai mandato
tutto all'aria?"
"Ho
abbandonato il sogno di mio padre per uno tutto mio, Polly.
Un
ristorantino
affacciato su una piccola baia riparata." Era così
vicino che
adesso
faticavo a respirare.
"E... come
l'ha presa?"
"Con
filosofia, diciamo così. Mia sorella, invece, è
felicissima."
"Bene.
Quindi questo ristorantino..."
"Un posto
pieno di calore, di vita, dove il cibo sia in grado di
toccare
l'anima.
Pensi di poter condividere con me un sogno del genere?"
"St... stai
dicendo che hai bisogno di qualcuno che
cucini?" chiesi
con prudenza.
"Sto dicendo
che vorrei averti come socia." Prese una busta
che aveva in
tasca e
tirò fuori dei documenti. "Ecco le carte."
le guardai,
vidi il nome e rimasi senza respiro per qualche secondo:
Isabelle
Marie.
Iniziai a
tremare, gli occhi umidi in lacrime di commozione. "E
se dico di
no?"
sussurrai travolta da mille emozioni.
"Allora
continuerò a chiedertelo. Così..." Poi
appoggiò
delicatamente le
labbra
contro le mie.
Le gambe
ressero, e fui costretta ad appoggiarmi a lui.
"Non ne sono
sicura..." sussurrai parlando a fatica. E lui
mi baciò di nuovo.
"Potrebbe
volerci del tempo."
Edward mi
prese le mani, come per accompagnarmi verso una nuova vita,
un
sogno
condiviso. "Vieni in Italia con me, mia Bella, e io ti
aspetterò per
tutto il
tempo che vorrai."