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Autore: kymyit    17/09/2011    1 recensioni
Quando Franky acquistò al mercato nero il legno dell'albero Adam, certo non conosceva quanto fosse importante per l'isola al quale era stato sottratto, ne chi si occupasse delle vendite illegali. Come nessuno era a conoscenza del dolore di Narciso, il cui nome è l'unica cosa lasciatagli dai suoi prima che questi venissero brutalmente massacrati insieme alla loro ciurma.
L'unica cosa insieme ad un comando.
"Vendicaci"
Ma Narciso troverà il coraggio di ribellarsi all'assassino di genitori?
La ciurma verrà distrutta da un megalomane e dai suoi tre scangnozzi oppure verrà arricchita di due nuovi membri?
[Zoro/Robin][Sanji/Narciso][Sanji/ogni gonnella XD]
Genere: Avventura, Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanji, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12: Poco a poco.


-Ti sei svegliato, sopraciglio arrotolato.- disse una voce profonda.
-Sta’ zitto, marimo di merda!- ribatté istericamente un’altra. Inutile dire a chi appartenessero.
Al coro d’insulti si aggiunse una terza voce –Non mi sembra il caso di litigare.-
Ma quelli continuavano a battibeccarsi incuranti dei ceppi che li legavano alle pareti delle celle come fossero bestie.
Le mura erano scavate nella pietra e le sbarre che l’imprigionavano dovevano essere piuttosto resistenti. Erano coperte di graffi e sangue incrostato, ma non erano state divelte o storte. Brutto segno. Significava che fuggire da lì era impossibile.
-Hai dormito bene?- esclamò il Cacciatore di Pirati sarcastico.
-Non provocarmi, Zoro!- esclamò il cuoco, cupo –E spiegami cosa diavolo ci fai qui!-
-Di certo non dormivo!- ribatté l’altro.
-Dobbiamo cercare di fuggire. Litigherete dopo.- insistette il maggiore, ma i due lo ignorarono ancora.
-Robin-chan era con voi cretini!- esclamò Sanji su tutte le furie –Se le è successo qualcosa io…-
-Io cosa?!- in quel momento Zoro aveva dipinta sul volto un’espressione paragonabile solo a quella del peggiore dei demoni –Per cosa credi che io sia qui!? Lei sta benissimo!- esclamò zittendo il compagno. Poi però si calmò, conscio di aver alzato troppo il tono per… per cosa?
Il cuoco rimase in silenzio, balbettando parole prive di suono. Fece per domandare qualcosa al compagno, ma Zoro, con il movimento degli occhi, accennò ad una lumacamera. Ma non solo, Sanji e Franky videro, in un angolo della cella, un piccolo oggetto rettangolare che teoricamente non doveva essere lì, il che lo rendeva sospetto. Sanji perciò non chiese a Zoro dove fosse Robin e Franky tacque il piano semplice e complicato che aveva appena avuto per fuggire da lì. Tanto al momento giusto avrebbero saputo cosa fare.
 Improvvisamente, Sanji sobbalzò, rammentando una cosa fondamentale.
-Chopper!- esclamò.
-Chopper?- domandò Zoro.
-Anche lui è stato catturato!- affermò con angoscia il cuoco.
Erano in quattro nelle mani di quei loschi individui e non avevano ancora idea di che piano contorto avesse partorito la mente di Pier Elphaba.

°

Il presidente di Florence era nel suo ufficio a quell’ora tarda quando Levi Leonhart entrò seguito da Narciso. Il medico portava sulle spalle un fardello che l’uomo dagli occhi neri sembrava attendere con impazienza.
-Finalmente.- esclamò entusiasta, ma quando poi vide che la persona che Levi portava in spalla non era Nico Robin, ma un uomo, s’incupì. Afferrò i capelli di Sanji e gli sollevò la testa per guardarlo con aria ironica.
-Non sapevo che Nico Robin avesse il pizzetto, mi sfugge qualche altro dettaglio?- chiese sarcastico.
Il cuoco era privo di sensi, ovviamente, altrimenti il suo istinto cavalleresco l’avrebbe costretto a cercare di liberarsi e di prendere a calci il politico solo per aver osato nominare la sua Robin-chan.
Narciso era sulla porta, anche lui teneva in braccio qualcuno: Chopper, che era sveglio e spaventato fra le braccia del ragazzo dai capelli verdi. Mentre Levi ribatteva che quella “Nico Robin” non aveva solo il pizzetto ma anche qualcosa fra le gambe e continuava con quel suo tono strafottente a giustificare la mancata riuscita della missione, una ragazzina saltellante entrò urlando nello studio.
-Fratellino! Fratellino!- squillò contenta –Allora, me l’hai portato?-
Narciso si voltò verso di lei e le mostrò il cucciolo di renna, sempre più spaventato e confuso. Anais si mise a saltellare da una gamba all’altra urlando, pazza di gioia -Che bello! Che bello! Grazie, grazie!- e dopo aver strappato il medico dalle braccia del ragazzo se lo portò via, al settimo cielo.
 E Chopper gridò, invocò il nome di Sanji, ma quello era svenuto e non poteva sentire nulla.
Pier osservò sua sorella mentre si allontanava e fece cenno a Narciso di avvicinarsi. Quello obbedì e l’uomo lo schiaffeggiò a tradimento.
-Sbaglio o avevo fatto un’esplicita richiesta?-
Il ragazzo cadde a terra, ma non si lamentò. SI alzò in piedi e si giustifico evitando di guardare negli occhi di pece e rubino dell’uomo che lo terrorizzava.
-Lei non era con loro, signore.- disse –E questo tizio mi stava creando problemi. Non capiterà più…- disse piano. Pier inarcò il sopracciglio, poi gli diede le spalle.
-Dici sempre così, piccola peste, ma la verità è che non ne fai una giusta.-
Lui annuì.
-Mi dispiace.-
-Ecco perché i tuoi genitori sono morti.-
Il suo cuore mancò d’un battito.
“Bastardo!” pensò. Pier non perdeva occasione, infatti, per rammentargli di come Rose e Yuri si fossero sacrificati per salvare lui. Ma era solo un bambino, cosa poteva fare?!
C’era un tagliacarte sulla scrivania.
-Non sai fare nulla, se non correre a nasconderti dietro le gonnelle degli altri.-
-Mi perdoni.- disse ancora, piano.
Il tagliacarte… poteva arrivarci… Forse se lo afferrava e lo colpiva a tradimento…
Pier gli aveva dato le spalle. L’occasione c’era, ma lui aveva esitato.
Forse Pier sapeva pure che correva un gran rischio a offrirgli la schiena a quel modo. Perché sapeva che era toppo codardo per farlo e avrebbe continuato per ore ad insultarlo in nome del divertimento gratuito che gli offriva. Si voltò, come a ricordarsi di qualcosa e si chinò sul ragazzo dai capelli verdi posandogli la mano sul collo.
–Dov’è il collare?- chiese.
Narciso non si era neppure accorto di averlo perso.
Rimase di sasso.
Era libero.
Pochi minuti prima poteva fuggire e…
-Non lo so…- rispose boccheggiando –Devo…-
Poi rammentò il momento in cui Sanji vi si era impigliato.
-Devo averlo perso quando mi ha attaccato.- disse e raccontò a Pier ogni cosa. Cercò di tenerlo tranquillo, anche se sapeva che avrebbe approfittato di qualsiasi cosa pur di buttarlo giù.
-Ora vattene nella tua stanza e restaci fino a nuovo ordine.-
Annuì.
“Merda! Accidenti a me!”
Mentre usciva dall’ufficio si accorse che Sanji, gettato come uno straccio sul pavimento, lo fissava, in silenzio.
Narciso chiuse gli occhi e uscì.
Anche Grey lo fissava in silenzio, prima di augurargli ogni male e le sofferenze dell’inferno.

°

La stanza in cui Anais aveva trascinato Chopper era decisamente troppo femminile. Tappezzeria e moquette erano rosa confetto, il letto a baldacchino bianco era ricoperto da una marea di cuscini e peluches, tutti rigorosamente di tonalità rosa. La ragazzina si era seduta davanti ad una specchiera e aveva preso fiato, per poi fargli un discorso molto importante.
Chopper osservò il riflesso alle sue spalle. Era unita renna adesso. Non aveva più la sua forma da cucciolo indefinito ma comunque adorabile. Al collo portava un fastidioso collare metallico che lo sfiancava, annullava le sue energie.
-Choppy.- Anais richiamò l’attenzione su di sé –Noi due siamo amici.-
Non era una domanda.
Chopper fece per risponderle che se erano amici avrebbe dovuto lasciarlo andare, ma la voce non uscì. O meglio, le parole vennero formulate nel suo cervello, ma dalla sua bocca uscì solo un flebile bramito.
Era completamente fregato, ma almeno poteva pensare… anche se era davvero difficile stare con quell’affare e mantenersi lucidi.
“Solo ora riesco a capire cos’ha provato Robin ad Enies Lobby.” Strinse i denti “Devo liberarmi…”
-Choppy, mi stai ascoltando?- domandò alterata Anais alzandosi in piedi.
In quel momento indossava un abito in jeans con le bretelle e un top rosa. In testa aveva una bandana dello stesso colore. Piedi sempre nudi.
“Prima di levargli il collare, ricordati di addestrarlo a dovere.”
“Come hai fatto tu con Narciso, fratellone?”
“Esatto.” Le aveva detto Pier “Deve dipendere completamente da te. Solo allora potrai levargli il collare. Non prima.”
“Ok, ok.”
Quasi dispiaciuta la ragazza aprì il cassetto della specchiera e ne estrasse, sotto lo sguardo attonito della renna, un sacchetto contenente delle biglie colorate.
Ne scelse una piccola e se la rigirò fra pollice ed indice.
-Seduto,Choppy.-
Lui scosse la testa di lato, non capendo.
La piccola sfera gli si conficcò nella carne della spalla destra provocandogli un lancinante dolore che lo fece gemere. Cadde sulla moquette.
La ragazza lo osservava dall’alto con un’espressione triste.
-Bravo.- disse per poi porgergli una mano –Ora, qua la zampa, Choppy.-
Non reagì per tempo. Gli faceva troppo male.
Una seconda biglia gli sfregiò lo zigomo sinistro.
Chopper deglutì.
Se voleva solo giocare ed essere “sua amica”, doveva accontentarla. Solo così si sarebbe liberato del collare e avrebbe potuto salvare Sanji.
Dai discorsi che facevano nell’ufficio di Pier, era venuto a conoscenza della cattura di Zoro e Franky ad opera di quell’uomo spaventoso ricoperto di piercing. Robin era con loro, ma non era stata catturata. Sicuramente avrebbe informato Rufy e allora il capitano sarebbe accorso a salvarli. Ma non poteva semplicemente farsi salvare.
“Anch’io devo fare la mia parte.” Si ripetè per l’ennesima volta.
Non era fortissimo, ma come aveva imparato navigando per mare, ognuno fa quel che può. Anche se è solo un qualcosa di apparentemente insignificante, l’importante era farlo per il meglio. E lui come medico aveva tre amici da curare, per cui aveva effettivamente un incarico di sua competenza dal quale non poteva esimersi.
Piano piano, sopportando il dolore, si mise a sedere e porse la zampa ad Anais, che sorrise soddisfatta per poi saltargli al collo.
-Bravo, Choppy!- esclamò abbracciandolo con affetto e troppa foga.
Il dolore alla spalla era terribile.
“Resisti.” Si disse il medico “Resisti…”
-Adesso…- disse la ragazzina staccandosi da lui e precipitandosi fuori dalla stanza –Prendiamo il tè con la signorina Succhialimoni e Sua Maestà!-
Chopper si voltò mentre la porta veniva chiusa a doppia mandata. Forse poteva provare a fuggire… Guardò verso il letto, dove la signorina Succhialimoni e Sua Maestà lo fissavano coi loro occhietti di vetro, immobili nei loro corpicini i peluche imbottiti di cotone.
“Resisti…” si ripetè “Resisti…”

Narciso fu “riaccompagnato” nella sua stanzetta da Mugen e Levi, che tanto per cambiare si battibeccavano. Era iniziato tutto con Mugen che fischiettava uno stridente motivetto e brandiva il suo braccio a scure allegramente. Ovviamente pensava a qualcosa di sanguinolento.
-Mi stai spaccando i timpani!- protestò Levi.
-Allora inizia a starti zitto, chissà che non noti un miglioramento.- ribatté quello, fischiando più forte di prima.
-E poi, scendi dalle stelle, uomo di latta!- sbottò il medico –So che cosa stai pensando, seppur il tuo cervello sia altamente limitato.- prese fiato –Non vedi l’ora di farli a fettine vero?-
Mugen dovette concederglielo.
-Si.-
-Ecco, lo sapevo che eri fesso!- ribatté ancora il medico parlando a raffica e dando colpi al braccio dell’altro –Se li uccidi perderanno di valore, o te lo sei dimenticato?-
Mugen non si preoccupò di certo di fargli del male, visto che di fatto tentò di tranciarlo in due, ma Levi era già lontano, nascosto dietro una delle antiche armature in mostra lungo il corridoio.
-Anche Pier non approverebbe!- insistette.
Mugen scosse la testa –Potrei provare a fare a pezzi te. Vieni, micio micio.- lo sfotté sfregando pollice ed indice in sua direzione.
Narciso poteva fuggire.
Erano distratti e alla sua destra si apriva il corridoio con le scale che conducevano all’angusta prigione costruita in tempi antichi, quando ancora Florence non era una repubblica. Pier e gli altri l’avevano rimessa in uso, ma in segreto. Ad ogni modo, Narciso non si mosse. Pier sarebbe andato da lui a breve e se non si fosse fatto trovare sarebbero stati dolori.
-Signore?- attirò l’attenzione di Mugen che lanciò a Levi una sfera di latta che per poco non gli spaccò la testa in due, ma in compenso distrusse con fragore una delle armature che rovinò al suolo.
-Cosa vuoi?- sbottò per la mancata riuscita del suo intento.
-Posso vedere Dorothy, signore?- domandò.
Mugen lo spinse nella sua stanza –Non stasera, sgorbio!-
Sbatté l’uscio con forza.
Narciso si accasciò a terra, toccando il nuovo collare che Pier gli aveva messo.
Rosa.
“Quello è un feticista…” pensò.
Doveva parlare con Dorothy. Lei non si era mai fatta vedere in azione da loro, come se sospettasse qualcosa. Era un piccolo fenomeno la sua… sorellina? Si, lei era tutta la sua famiglia in quel momento. E lui doveva proteggerla da Pier, che, se avesse saputo, non avrebbe esitato a tagliarla.
Ma doveva parlarle, chiederle di portare un messaggio a qualcuno.
Qualcuno che per colpa della sua codardia stava per essere imbarcato in una nave della marina, in un viaggio senza ritorno per una bella e sontuosa prigione, con destinazione finale il patibolo.
Si alzò piano e si buttò sul letto.
“Non voglio che mi odi… che finisca come con Grey… “ sospirò pesantemente “Grey… chissà come stai… quanto mi odierai…” gli venne da piangere.
Due giri di chiave lo fecero sobbalzare e si mise in piedi, pronto a ricevere il suo ospite, che alla fine era Pier.
-Signore?-
Che disgusto che provava nel chiamarlo così… L’altro invece ogni volta che pronunciava il suo nome pareva divertito.
Perché Narciso, il personaggio mitologico, era vanesio e pensava a se e a se soltanto.
Lui invece di amor proprio non ne aveva. Altrimenti non si sarebbe fatto vestire come una donna e non avrebbe indossato uno stupido collare rosa con piastre d’algamatolite. E non avrebbe chiamato Pier signore e avrebbe cercato di assassinarlo.
Lui era solo Giunco.
Buono, gentile e coniglio.
-Spogliati.- disse il suo padrone gelido.

Robin si svegliò, con le membra fiacche ed intorpidite e la nausea che le opprimeva il ventre. Rimase supina a riflettere qualche minuto su quanto appreso.
Davvero tante, troppe cose.
Ma adesso aveva capito a cosa puntava Pier e qual’era in linea generale il suo piano. C’era un posto dove aveva intenzione di andare, anzi due, ma in quel momento la priorità era una.
Trovare Rufy e gli altri.
Robin si alzò barcollando e prese Dorothy, nascondendola nel suo zaino.
“Grazie.” Le scrisse quella con le spore e Robin le carezzò la foglia più grande e corposa.
-Di nulla. - Quando lasciò la serra, al posto di Dorothy vi era un’altra pianta carnivora.
Una comunissima pianta carnivora composta di spore.
Chi avrebbe notato la differenza?
“Non posso credere che ci sia un’arma ancestrale proprio su quest’isola! Ma se c’è un’arma ancestrale, ci sarà anche un Poigne Griffe.”
Ed era ovvio che doveva decifrarlo.

°

-Quindi…- disse Franky, incurante della carta e del lumacofono –I nemici sono quattro: il presidente, il tizio di latta, il farfallone e quello che ti ha trascinato qui.-
Sanji annuì, poco convinto.
-Com’era?-
Scosse la testa.
-Aveva artigli, pelliccia azzurra, credo… zanne… mi ha iniettato qualcosa e o perso i sensi. Era controluce e non l’ho visto bene e poi è stato troppo veloce.-
-Mi chiedo perché il tizio con l’ascia non ci abbia uccisi…- continuò il cyborg ansimando –Invece ci hanno persino medicato alla buona…-
-Gli serviamo vivi per qualcosa…- disse Zoro –E noi dobbiamo trarne vantaggio.-
-Per prima cosa- concordò Sanji –dobbiamo recuperare Chopper.-
-Per prima cosa dobbiamo uscire…- disse Franky.
I tre sospirarono in coro.
-Non possiamo aspettare che sia Rufy a salvarci.- disse lo spadaccino.
Gli altri due tacquero.
Zoro aveva ragione, ma come fare?
Con le braccia tenute per aria dai ceppi e le gambe saldamente ancorate al suolo avevano ben poche speranze.
Un tintinnio metallico attirò poi la loro attenzione.
I tre si scambiarono delle occhiate. Nel buio della cella c’erano solo loro.
Eppure avvertirono qualcosa strisciare lungo le loro gambe.
“Oddio!” pensò Sanji, nel panico “Oddio… ragni? Formiche?! Larve killer?!”
Sentiva che avrebbe urlato di lì a poco.
Odiava i disgustosi insetti. Ma prima che potesse emettere suono, un rumorino sommesso sopra la sua testa lo fece tacere.

°

Bruciava, ma tanto se avesse aperto bocca Pier l’avrebbe ignorato.
Ma era anche lui curioso di scoprire la verità.
Pier continuò ad erogare l’aria rovente sulla sua pelle nuda grazie ad uno di quegli strani dispositivi appartenenti a Levi.
“Eccolo!” pensò il presidente e fece per raccogliere le sue ciocche bionde dietro l’orecchio, fallendo miseramente. Il tatuaggio spiccava sulla schiena di Narciso con chiarezza adesso.
La forma era quella di un giglio stilizzato, ma nella sua semplicità l’idea di base era contorta.
http://i239.photobucket.com/albums/ff173/kymyit/giglio.png
Studiando la sua espressione Narciso capì che quello sapeva benissimo cosa significava, perciò doveva impedirgli di trovare il diario di sua madre. Lì era celato l’ultimo tassello di quella spietata caccia al tesoro. E se sua madre aveva nascosto quel tesoro fra le pagine di una vecchia agenda chiusa da combinazione, significava che forse aveva intuito a cosa mirava Pier. Anche il fatto che non voleva che lui parlasse del tatuaggio a nessuno lo era.

Adesso Narciso sapeva benissimo dove trovare ciò che Pier cercava. Corrispondeva a ciò che voleva lui, ma lo scopo era diverso. Se gliel’avesse detto Pier avrebbe smesso di maltrattarlo e l’avrebbe portato ad Emerald?
“No.” Pensò trattenendosi dal commettere la più grande stupidaggine della sua vita “Se lo sapesse mi ucciderebbe prima di farmi mettere piede laggiù.”
Si sarebbe tenuto il segreto.
Pier scorse il dito fra le linee del tatuaggio. Al centro vi era una croce. Uno spazio vuoto. “Più semplice di così…” sogghignò. Estrasse dalla tasca una vecchia mappa e la consultò attentamente.
“Ma quella è la mappa di papà!” pensò Narciso. Deglutì sonoramente. Non doveva piangere. Doveva ingoiare il rospo e non farsi vedere debole.
Pier gli lanciò appena un’occhiata –Ora cos’hai da piangere?- gli chiese, non che gli importasse davvero però. Al momento pensava solo alle sue armi ancestrali.
E a Nico Robin.
-Quella donna…- disse ripiegando poi la mappa e nascondendola nella tasca della giacca –Ho bisogno che la porti da me.-
Narciso osò contestare l’ordine.
-Signore… forse Levi è più indicato per…-
La mano dell’uomo si strinse fra i suoi capelli, stringendo la presa quasi volesse strapparglieli e gli premette il viso sul cuscino con forza.
-Se dico che lo devi fare tu, moccioso, vuol dire che lo devi fare tu.-
Narciso tentò di liberarsi.
Non respirava.
“Aiuto!” pensò afferrando il polso di Pier e tagliandosi di conseguenza.
-Lo farai tu.- disse Pier chinandosi su di lui sogghignando, continuando a premergli la testa sul guanciale –Perché tutti si fidano di te. Se fallirai, io prenderò le cesoie e andrò personalmente alla serra. Hai capito stavolta?-
Narciso, sfinito, tentò di annuire.
-Hai capito?!- Pier lo premette con più forza contro il cuscino.
Narciso emise un verso sommesso.
L’uomo allora lo sollevò, senza però lasciarlo andare definitivamente –Scommetto che ti stavi nuovamente affezionando a qualcuno, vero?-
Era sempre davanti a lui.
Ogni santa volta sembrava sapere tutto. E si che aveva quel potere, ma lui certo non andava a fargli delle confidenze e non gli sembrava di essere stato così amichevole con Sanji…
Poi pensò a quando le scimmie metalliche di Mugen li avevano attaccati e capì dove si era fatto fregare.

-Cosa facciamo adesso?- si chiese Usop.
Nami scosse la testa. Rufy era palesemente furioso. Continuava a gridare alla farfalla di tornare indietro e di riportargli Sanji e Chopper. Poi aggiungeva minacce antigovernative contro Pier riprendeva con la sfilza di –Farfalla gigante, torna qui!-
-La cosa più saggia forse è ritrovare Robin, Franky e Zoro…- disse la navigatrice.
-Zoro e Franky sono stati catturati.-
Robin si fece avanti seria in volto e sudata per la corsa e per i postumi dell’allucinogeno che continuavano a non darle tregua. Fu un miracolo che la sentirono e videro prima che cadesse a terra.


Quando il sole sorse, due navi solcavano il mare all’orizzonte. Distanti e invisibili l’una all’altra, ma entrambe con la medesima destinazione: Florence.
Una batteva bandiera militare, l’altra quella fuorilegge.

Ed in quella nave vi era un uomo, nella sua cabina, incurante del povero timoniere che lo chiamava. Se ne stava sdraiato sull’amaca a rigirarsi gli alluci, torso nudo, ignorante la cicatrice che gli solcava il petto, sguardo come perso nel vuoto. L’abbaiare di un grosso cane nero dal ventre bianco lo spaventò al punto da farlo cadere a terra.
-Totò!- esclamò più sorpreso che furente mentre l’animale si copriva gli occhi azzurri con una zampa maculata. –Cane cattivo!- continuò l’uomo –Ero quasi riuscito a battere il record!-
Il cane guaì e lui scosse la testa –Eh, no, caro. Non m’interessa se sei pentito.-
La porta si aprì di scatto.
-Capitano Grey!- esclamò il mozzo presentandosi a lui affannato –Capitano, siamo in vista di Florence, che dobbiamo fare?-
Al comandante s’incupì lo sguardo.
E così erano arrivati.
Si massaggiò la lunga cresta scura e faccendo poi leva con le braccia sulle ginocchia si alzò e impartì il suo ordine.
-Ammainate il jolly roger, attraccheremo come pianificato e senza farci notare.-


Fine Capitolo 12


In ritardo come mio solito. Ma dal prossimo capitolo: pirati alla riscossa **
Povero Narciso... sono malefica. Mugen e Levi mi fanno parecchio ridere, in effetti sono due idioti.
Mmmm... che dire? Certe cose ti vengono proprio servite su un piatto d'argento. Il tatuaggio i Narciso mi aveva creat un sacco di problemi. Non sono propriamente una cima in quanto ad enigmi. Poi mi sono ricordata di due cose: Yuri vuol dire giglio e Florence è ispirato a Firenze (il nome, non la città XD). Il simbolo di Firenze credo sia il giglio, di cui ho trovato un'immagine stilizzata. Come dire, una bella botta di fonoschiena **
Grey non lo avevo immaginato bene fino a quando non ho visto lui! Cercate Daken della Marvel e immaginatelo un filino più giovincello e meno incazzoso. Ecco Grey **

   
 
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