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Autore: Aurora Barone    17/09/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il padre aveva trovato il modo per farci uscire, era andata proprio come aveva detto Itou.

“Tu non combinare più casini!” disse ad Itou prima che salisse in macchina.

“Oh, andiamo questa volta non ho proprio fatto niente!” obbiettò.

“Può darsi, ma evita di infilarti in situazioni scomode!” disse il padre.

“Veramente è colpa mia...”controbattei, ma Itou mi interruppe dicendomi di lasciar perdere.

L' autista ci stavo per riportare a casa, ma dopo un po' si fermò improvvisamente, da quello che notavo quel giorno le strade erano molto trafficate e c'era una confusione pazzesca, in più le strade erano strapiene di poliziotti.

“Perchè ti sei fermato?” domandò il padre all'autista.

“Hanno chiuso la strada!” disse l'autista.

“Ma che diamine sta succedendo!” esclamò Itou.

Di sicuro stava accadendo qualcosa di strano, c'erano in giro troppe macchine della polizia e poi traffico...la strada chiusa...

Uscimmo dalla macchina per vedere che stava accadendo, nel punto in cui avevano chiuso la strada, c'era una sommossa, gente che sgomitava contro altre persone, erano divisi in fazioni e finivano per darsele di santa ragione,mentre la polizia cercava di fermarli.

“Perchè si stanno prendendo a legnate?” domandai scioccata.

“Estremisti...” disse il padre.

“Estre cosa?” domandai non avendo idea di che cosa parlasse.

“Non te ne intendi molto di politica...” disse Itou guardandomi, dopo un po' mi spiego che il paese era praticamente diviso tra varie fazioni, le fasce più moderate costituite da coloro che sostenevano il riconoscimento di alcune libertà ai robot,poi c'erano quelli che ne erano contrari e poi tra le fasce più estreme i radicali, coloro che erano contro i robot e sostenevano la loro eliminazione e si contrapponevano ad essi il movimento delle libertà dei robot, che era sostenuto da molti robot riusciti a sfuggire al controllo dei loro padroni, questi non reclamavano alcune libertà, ma desideravano godere degli stessi identici diritti di un comune essere umano.

Molti di questi si lasciavano ingannare e persuadere dalla Yakuza, che prometteva loro il riconoscimento di tali libertà se avessero' assunto il controllo del governo e così Yakuza e robot si mettevano d'accordo per indebolire il governo.

Dopo un po' lì sentii strepitare “Libertà! Libertà!”

“Uccidiamoli” dicevano di contro i radicali con le pistole tra le mani.

La polizia formata per la maggior parte da robot, li disarmava e tentava di fermare la sommossa.

“Brutti figli di puttana!” urlavano i radicali, avventandosi anche contro la polizia.

“Persino la polizia...ha subito la contaminazione di questi fottuti esseri!” dicevano urlando.

Anche i robot si agitavano ed erano pronti per far a pezzi i radicali e loro non avevano neppure bisogno delle armi, potevano benissimo farlo a mani nude.

“Ecco le tue creazioni che cosa hanno portato...solo tanto caos!” disse Itou rivolgendosi al padre.

“Il problema sono gli esseri umani...avrebbero dovuto stabilire un accordo, un rapporto pacifico con i robot...invece ne hanno abusato...creando tutte leggi sfavorevoli ai robot...”

“Ecco appunto!” dissi trovandomi d'accordo.

“Non pensare di unirti a quel gruppetto di rivoltosi!” disse Itou con un espressione contrariata.

“ Tranquillo, ritengo che non abbia senso sovvertire l'ordine per poi finire sotto il controllo della Yakuza...”

 

Alla fine l'autista prese da una strada secondaria per condurci a casa.

Ci aprii il maggiordomo allegro e cortese come sempre,mentre le due cameriere sembravano indaffarate con le faccende di casa, la più timida si dava molto da fare, anche se spesso risultava assai maldestra e finiva per distruggere piatti e vari oggetti della casa, mentre l'altra non prendeva molto seriamente il proprio lavoro, sembrava più presa da altre distrazioni, tipo lanciare sguardi ammiccanti ad Itou e si metteva anche ad attaccare bottone con quest'ultimo.

“Per piacere va ad aiutarla!” disse il padre rivolgendosi al maggiordomo onde evitare che la cameriera combinasse altri danni.

Il maggiordomo fece come gli era stato chiesto e andò ad aiutare la maldestra cameriera.

“Se la signora Kayashi fosse viva si rivolterebbe nella tomba!” disse la cameriera che lanciava sguardi ammiccanti ad Itou.

Nessuno rise alla sua battuta e calò un silenzio imbarazzante.

“Ah bene persino le cameriere erano a conoscenza della sua morte trannè io...” disse Itou irritato.

La cameriera si scusò, accorgendosi di aver fatto una battuta fuori luogo.

“Non fa niente...” disse Itou forzatamente, con lo sguardo fisso verso il padre.

“Dobbiamo parlare...” disse il padre conducendoci nel suo laboratorio.

Era tale e quale alla prima volta in cui lo avevo vista sempre strapieno di boccette colorate, di aggeggi e di insolite apparecchiature.

“Sedetevi...” disse nervosamente, sembrava che qualcosa lo turbasse.

“E dove dovremmo sederci?” domandò Itou guardandosi attorno, c'era soltanto quel tavolo pieno di boccette e varie attrezzature, ma neppure l'ombra di una sedia...e poi quel lettino in cui avevo riaperto gli occhi per la prima volta come robot.

“Nel lettino...” disse il padre.

Non appena prendemmo posto su quel lettino, il padre si schiarii la voce, sembrava che non sapesse come cominciare il discorso.

“Avanti...parla!” disse Itou con impazienza.

“Ecco...diciamo che...” disse il padre esitante, sembrava che stesse girando attorno alla questione.

“Oh insomma vuoi spiegarti!” affermò Itou perdendo le staffe.

“Mi è stato offerto l'incarico di creare un robot più forte di tutti gli altri che fosse in grado di sconfiggere da solo i robot a servizio della yakuza... e così...sei ecco venuta fuori tu...” disse guardando verso la mia direzione.

“Aspetta mi stai dicendo...che hai fatto di lei un'arma da guerra?!” esclamò Itou furibondo.

“Itou...non avevo scelta...” disse il padre cercando di calmarlo.

“Perchè non me l'hai detto?! E poi perché mi hai chiesto se avevo delle preferenze su questo robot? Perché...mi hai fatto credere che questo robot, l'avessi creato apposta per me? Perché?”

“Vedi...c'è un'altra cosa...” disse il padre con un certo turbamento impresso nel viso.

Io non parlai, rimasi impietrita da quei discorsi.

Quel robot che avevo ucciso mi aveva già svelato questa verità, ma io non avevo voluto crederci o comunque non avevo nessuna certezza che ciò che mi aveva detto potesse essere vero, ma adesso ne avevo la conferma, ero stata riportata in vita per distruggere i robot della yakuza, ero soltanto un'arma.

“Itou...quand'eri piccolo...ricordi quella volta che con l'inganno tuo zio ti ha fatto quegli esperimenti...bè ecco ho mentito a te e a tua madre, vi avevo tranquillizzato dicendovi che non avevano avuto alcun effetto...invece non era così...”

“Che significa non era così?”

“Significa che tu da quegli esperimenti, sei diventato un trasmettitore di energia per robot...e per evitare che i robot della yakuza o chi che sia potesse impossessarsi di quest'energia dentro di te...ho pensato di inserire una protezione, un meccanismo che ti portasse a far si che la trasmettessi solo ad un robot con cui stabilissi un certo tipo di legame... per questa ragione ti ho chiesto se avevi delle preferenze...doveva essere un robot che ti piacesse, altrimenti non potevi trasmettergli la tua energia...”

“E così hai pensato di usare questa cosa a tuo vantaggio?” domandò Itou sdegnato.

“Non a mio a vantaggio, ma a vantaggio della protezione del paese...e poi...se quell'energia rimane inutilizzata dentro di te...finirebbe per ucciderti...”

“Ah buono a sapersi...” disse Itou furiosamente.

Io continuavo a non comprendere bene il senso di quel discorso.

“Che significa?” domandai confusa.

“Quando ti indebolisci...quando ti senti di aver esaurito la tua energia...attraverso qualsiasi tipo di contatto fisico con Itou, ritorni ad essere in forze...”

Ora mi spiegavo, perché quando ero svenuta ed Itou mi aveva baciato, mi ero subito ripresa.

“Sarei un fottuto carica robot!” esclamò lui schifato.

“Si, per così dire...” disse il padre.

“Non è divertente...mi viene da vomitare...” disse Itou sconcertato.

“Che cosa avrei dovuto fare? Per tutto questo tempo, ho cercato di trovare una soluzione appropriata per risolvere questo tuo problema e poi ho pensato che la cosa migliore fosse questa sia per la salvezza del paese e per la tua...” disse il padre con lo sguardo basso.

“Avresti dovuto quanto meno dirmelo...farmi presente questi tuoi progetti su di lei e su di me...” disse Itou urlando forte, era arrabbiatissimo.

Poi si voltò e se ne andò sbattendo con violenza la porta.

Io ero ancora in uno stato di incredulità, ero un'arma ed Itou era il mio trasmettitore di energia, una specie di carica batterie...come il carica batterie di un cellulare...

Iniziavo a chiedermi quale ruolo fosse meno spiacevole tra i due, quello di essere un'arma o quello di essere il caricatore dell'arma?

Mi posai una mano alla testa, quella rivelazione mi aveva causato un gran mal di testa e complicava maggiormente le cose, se prima potevo almeno essermi fatta un'idea ben precisa su quale fosse il rapporto tra me e Itou, ovvero quello di robot e padrone, adesso invece...mi rendevo conto che le cose tra di noi erano ancora più complesse.

Io mi servivo di lui, mi nutrivo di quell'energia che lo zio gli aveva introdotto dentro e per tutto questo tempo dovevo averlo fatto senza neppure accorgermene.

“Echiko, mi dispiace...” disse il padre notando che fossi molto scossa.

“Tutto questo...è ridicolo! E' solo un brutto sogno dal quale presto mi risveglierò...e poi tornerò ad essere Aiko...nel mio letto...insieme alla mia famiglia...” dissi sconvolta con le lacrime agli occhi.

“Se non fermerai tu quei robot della yakuza...allora non potrà fermarli nessuno...” disse serio.

“Ma io...insomma sono soltanto una ragazza...una ragazza” dissi continuando a piangere.

“No, non lo sei più da molto tempo...quell'istinto omicida, ti rende una furia scatenata pronta al massacro di quei robot e della yakuza...”

“Io non...non...Non voglio!” dissi sconvolta.

“Lascerai che la Yakuza prenda il pieno possesso del governo?” chiese il padre.

“Insomma...io...cosa centro io con questo?”

“Te l'ho detto sei la sola che può fermarli...e se non li fermi tu...accadrà proprio questo, ci faranno fuori, faranno fuori persino la tua famiglia...”

 

 

Lasciai la stanza del tutto sconvolta.

Non riuscivo ancora a connettere il significato di quelle parole, mi sembrava tutta una grossa assurdità.

I miei pensieri furono distratti dal dolce miagolio di Miamoto, quant'era carino e poi mi soffermai su quei suoi occhioni verdi.

Lo accarezzai lasciandomi scappare un sorriso, anche se avevo un casino per la testa, quell'amorevole creatura riusciva ad alleviare e calmare in parte le mie inquietudini.

Ero giunta solo il giorno precedente alla conclusione che fossi innamorata di Itou, in più quel fatto della discarica e poi pure questa nuova rivelazione che fossi un'arma di distruzione, non era il massimo.

Non avevo nessun tipo di spirito eroico, non mi ritenevo all'altezza della situazione e pensandoci bene, nella realtà chi lo avrebbe mai avuto? Insomma negli anime e nei film, il protagonista, la protagonista salvava tutti e compieva chissà quali grandi gesta eroiche senza neppure pensarci...ma nella realtà...se questo cose fossero' accadute nella realtà...insomma chi non avrebbe provato paura, chi non avrebbe pensato di tirarsene fuori?

Ed era proprio quello che stavo pensando, la codardia stava prendendo il pieno possesso di me, anche perché, si insomma io un'arma in grado di far a pezzi dei robot della yakuza? Era impensabile! Non potevo crederlo...e non volevo accettarlo!

 

Il giorno seguente, io e Itou ci dirigevamo a scuola, non parlammo, sembrava che nessuno dei due avesse il coraggio di prendere l'argomento “ Arma di distruzione e caricatore dell'arma...”

“Senti...” disse di colpo, sembrava essersi deciso ad aprir bocca, ma non riuscii a portar avanti il discorso.

“Questa storia...fa invidia ai film di Spielberg!” dissi con accesso sarcasmo.

Dopo un po' avvertii un leggero fastidio, come se ci fosse un oggetto estraneo piantato sulla mia spalla, quel fastidio cresceva progressivamente, facendosi sempre più intenso.

“Già...” mi rispose.

“Quindi...la salvezza del paese...cioè dipende da noi due?!” chiesi conferma.

“Già...”monosillabo'.

Sembrava avesse perso la capacità di pronunciarsi al riguardo, non faceva altro che dire “già”, annuire e mono sillabare una qualche parola inconcludente, non era da lui, di solito possedeva sempre una parola o una frase sarcastica per ogni evenienza, invece in quel caso aveva perso le parole.

“Prima la prigione, poi questa rivelazione...che casino!” commentai.

“Già...”

Mi stava facendo innervosire con quel suo già, non aveva altre parole nel suo vocabolario?

“Tutta questa faccenda non ti turba?” gli domandai.

“Si...” disse continuando a mono sillabare.

“Insomma Itou potresti anche dirmi il tuo punto di vista...” dissi innervosendomi.

“Che cosa dovrei dire? Sono scioccato quanto te...” disse incrociando i miei occhi castani.

Dopo un po' avvertii ancora quel fastidio, come se ci fosse qualcosa acquattato sulla mia spalla sinistra.

Me la tastai tentando di capire cosa fosse, ma non riuscivo a capirlo, però sentivo qualcosa e iniziò anche a dolermi e a bruciarmi.

“Itou...mi fa male la spalla...” dissi tra i gemiti di dolore.

Mi tastò la parte dolorante coperta dai vestiti non riuscendo a capire cosa fosse.

“Andiamo a scuola...” disse lui invitandomi a proseguire.

“Mi fa male!” urlai dolorante.

“Si, ho capito, ma per strada, non posso toglierti la maglietta per vedere che hai...” mi spiegò.

 

Arrivati a scuola, ci infilammo furtivamente dentro al bagno delle ragazze fortunatamente non c'era nessuno e così mi tolsi la maglietta per lasciare che Itou controllasse cosa avessi.

“E ci credo che ti fa male!” affermò sconvolto.

“Perchè che cosa ho?”

“Hai un proiettile piantato nella spalla!” esclamò allarmato.

“Ah, deve essere successo quando quel mafioso mi ha sparato!”

“E per tutto questo tempo non te ne sei accorta?!” chiese allibito.

“Mi ha iniziato a dar fastidio solo adesso...”gli spiegai.

“E come dovrei togliertelo?”

“Non lo so, ma toglimelo!”

“Aspetta, aspetta...ho un compasso nella cartella...”

“Hai davvero intenzione di usare un compasso?”

“Sempre meglio di togliertelo a mani nude no?”

Lo lasciai fare, faceva dannatamente male, però c'era riuscito, dato che il proiettile non era molto in profondità.

Mi rimisi la maglietta e camminammo per i corridoi incontrando Sayoko e Yoto.

“Buongiorno!” ci salutarono allegramente.

“Com'è stata la prigione?” domandò Sayoko in vena di fare sempre dell'umorismo.

“Non è divertente!” esclamò Itou seccato.

“Che hai combinato stavolta?” domandò Yoto malpensante.

“Sembri mio padre...” commentò Itou seccamente.

Mi guardai attorno e incrociai Liriko, mi guardò con uno sguardo gelido e spaventoso, inoltre avevo notato che non aveva più le stampelle.

“Sei guarita” dissi correndogli incontro con entusiasmo, mi giunse spontaneo farlo, nonostante tutto quello che era successo eravamo amiche e poi lavorava per la Yakuza perché avevanp minacciato la sua famiglia, molto probabilmente io avrei fatto la stessa identica cosa, ma io potevo fermarla, si io dovevo riportala nella buona strada.

“Echiko...il fatto che io non abbia più le stampelle...non dovrebbe renderti felice!” disse freddamente, mi si raggelava il sangue nel vedere quegli occhi così gelidi e inespressivi.

Sembrava un'altra persona e non ricordarsi affatto di me.

“Liriko...noi due siamo amiche!” dissi energicamente sorridendole.

“Non so di cosa tu stia parlando!” disse in tono strafottente

I suoi occhi erano di un blu opaco, era diversa, come se le avessero' cancellato i ricordi.

“Non ti ricordi...io sono Aiko!” dissi guardandola.

“Non conosco nessuna Aiko...e adesso devo andare...” disse allontanandosi.

Ritornai nel punto in cui avevo lasciato gli altri, ero depressa, non si ricordava più di me, della nostra amicizia e non sapevo cosa fare per poterla aiutare.

“Perchè te ne sei andata senza dirci niente?” domandò Sayoko.

Non risposi alla domanda di Sayoko, ero troppo demoralizzata, a terra emotivamente e per nulla in vena di reggere una conversazione, tutta quella faccenda, io che ero un'arma, Liriko contro di me e che era a servizio della Yakuza...poi Itou...

In quel momento pensai anche a quel violino, già lo stradivari che avevo rotto, dovevo risarcire i danni au Kayashi dei soldi che avevo restituito alla scuola.

Tra i mille pensieri che mi ronzavano per la testa, quella era la minor preoccupazione, però ci tenevo a saldare i miei debiti e quando davo la mia parola, davo la mia parola!

Insomma non potevo tirarmene fuori...poi mi parve una buona idea, un buon modo per distrarmi da tutte quelle preoccupazioni.

Si iniziava dal problema più semplice, per poi risolvere quelli più complessi!

Per poterli risarcire, dovevo trovarmi un lavoro, cosa non molto facile per un robot.

“Yoto, dimmi una cosa...tu lavori in qualche bar giusto? Sai per caso se assumono robot?”gli domandai.

“Perchè hai intenzione di cercare lavoro?” mi domandò sorpreso.

Annuii.

“Non ci posso credere con tutto quello che è successo, stai pensando al fatto del violino!” disse Itou alterato.

“Ho dato la mia parola che vi avrei restituito i soldi...” dissi con decisione.

“Tu stai fuori!”urlò lui agitandosi.

Sayoko e Yoto ci guardavano con delle espressioni interrogative, non essendo al corrente degli eventi a cui Itou facesse riferimento.

“Comunque potremmo provare a vedere se ti assumono” disse Yoto sorridendomi.

Itou continuava ad assumere un espressione contrariata.

“E riguardo al club di musica, alla fine lo hai lasciato?” mi chiese Sayoko.

“Ancora no...” dissi tristemente, mi dispiaceva tanto rinunciarci.

 

Dopo la scuola, mi recai al bar in cui lavorava Yoto, sperando che mi avessero' assunto senza fare troppe storie, ma purtroppo non appena videro il braccialetto argentato sul polso storsero il naso dicendo di non poter assumere dei robot.

Gironzolai per le strade, c'erano per i vari quartieri dei muri nei quali appendevano gli annunci, li stavo leggendo uno per uno, c'erano varie offerte di lavoro, ma in tutte quelle offerte c'erano le seguenti affermazioni: “Esclusi i robot” ,” fatte eccezione per i robot”, “No robot!”.

Mi aveva stranito il fatto che Itou mi avesse permesso di andare al bar in cui lavorava Yoto senza fare troppe storie.

E adesso camminavo da sola per le strade, era da tanto tempo che non uscivo da sola, ero sempre abituata alla presenza di Itou e invece adesso ero completamente sola, questo mi faceva sentire indipendente.

Già, era strano, che mi avesse permesso di uscire da sola senza aver nulla da ridire!

Mi balzò alla mente l'idea di un piano di fuga, ma poi guardai il braccialetto sul mio polso, già quel braccialetto, me lo avrebbe impedito e poi...non ci tenevo più di tanto a scappare dai Kayashi.

Che stupida, avevo completamente perso la testa per il mio padrone, senza una vera ragione, ok era un bel ragazzo, ma a parte questo di Itou non sapevo che altro dire, non si poteva certo dire che fosse un ragazzo gentile, ma non avrei osato neppure dire che fosse cattivo...bè mi aveva spesso tirato fuori dai guai, quindi non doveva poi essere tanto male, no ecco...forse una cosa che mi piaceva di lui era il fatto che non mi elogiasse con parole e frasi sublimi e altisonanti su quanto fossi bella e su tante altre stucchevolezze, ma era passato direttamente ai fatti, cosa che in pochi ragazzi facevano di questi tempi.

Con i fatti intendevo tirarmi fuori dai guai, non credevo che altri nella loro stessa situazione mi avrebbero salvato la vita, neppure Yuki per quanto fosse innamorato, no, non lo credevo capace di una cosa del genere.

“Ah, adesso cosa centra Itou!” pensai tra me, tentando di scacciarlo inutilmente dai miei pensieri.

Avevo altre cose a cui pensare, dovevo trovare questo benedetto lavoro e poi avrei pensato al resto, si tipo al fatto che fossi un'arma da guerra per distruggere robot e che la mia migliore amica fosse diventata un robot che affiancava i miei nemici.

No, adesso non volevo pensare a queste cose complicate, dovevo pensare solo al lavoro.

Tra l'altro non avevo mai lavorato prima di allora,quindi era un'altra di quelle nuove esperienze che avrei fatto e l'idea mi piaceva, se non altro avrei aggiunto un'altra nuova esperienza a quella mia nuova vita tra cui quella della prigione, uccidere un robot e poi che altro? Ah si far sesso con Itou!

Gira e rigira i miei pensieri, mi riconducevano sempre a lui!

Partii alla ricerca di altre pareti con gli annunci, ma continuavano ad esserci quelle espressioni negative e contrarie all'assunzione dei robot.

“Razzisti di merda!” pensai demoralizzata, ma dopo un po' mi saltò all'occhio un annuncio interessante, non c'era scritto nulla riguardo ai robot, sperai che non si fossero' dimenticati di scriverlo o che non l' avessero' ritenuta scontata questa precisazione, dato che in tutti gli altri annunci c'era scritta.

“Bene!” dissi entusiasta segnandomi su un pezzo di carta la via per poter raggiungere il posto.

Si trattava di un lavoro come cameriera in un bar e non sembrava neppure tanto lontano dalla zona in cui mi trovavo.

Lo raggiunsi in breve tempo, anche se iniziò a venirmi l'ansia da prestazione, non avevo mai sostenuto un colloquio di lavoro in vita mia.

“Salve...” dissi entrando in quel grazioso bar, era davvero carino con le insegne dai colori vivaci e poi strapieno di disegni in stile manga.

“Salve...” mi sorrise una ragazza al bancone.

“Ecco io sarei venuta quel posto di lavoro...” dissi impacciata.

“Ah bene, finalmente...abbiamo davvero bisogno di personale!” disse allegramente.

La guardai con più attenzione era una ragazza molto carina, sembrava quasi una bambina, anche nel modo di atteggiarsi e anche la voce era molto dolce e modulata, in più con quella divisa rosa confetto, sembrava ancora più infantile.

Dopo un po' notai che possedeva anche lei un braccialetto argentato al polso, ma non riuscivo a vedere bene cosa ci fosse scritto.

“Vado a chiamare la mia padrona, così ti metti d'accordo con lei...” disse sorridendomi con dolcezza.

Era molto carina e gentile, eppure quelle sue espressioni e quei suoi sorrisi, mi sembravano così forzati e fasulli, come se fossero' tutta una caricatura.

Poi mi soffermai sul fatto che avesse detto la mia padrona, quindi era un robot?

Dopo un po' comparve la proprietaria del locale, era una donna di all'incirca una trentina d'anni, di un aspetto comune, non notavo nulla di particolare in lei, avrei potuto confonderla con un centinaio di altri visi, però indossava dei vestiti molto appariscenti per la sua età, aveva una minigonna a jeans molto corta e una maglietta di un rosso acceso con una scollatura a v che non lasciavo spazio all'immaginazione.

In più stava fumando una sigaretta non curandosi affatto che nei posti chiusi nella maggior parte dei locali fosse vietato farlo.

Un cliente seduto su un tavolo abbastanza vicino al bancone si lamentava per la puzza di tabacco e del fatto che gli arrivasse tutto il fumo in faccia.

“Stammi a sentire questo è il mio locale, e le regole qui le stabilisco io...se non ti piace il fumo in faccia vattene in un altro locale!” disse lei senza mezze misure.

“Vaffanculo troia!” la insultò.

“Juishi buttalo fuori!” disse rivolgendosi ad un ragazzo dall' aspetto impeccabile, da qualunque angolazione lo si guardasse era bellissimo e imponente.

Il ragazzo invitò il cliente a lasciare il locale, sotto lo sguardo di tutti gli altri clienti che non sembravano tanto stupiti dal comportamento della proprietaria.

 

“Tu sei qui per un posto di lavoro giusto?” mi chiese squadrandomi dalla testa in giù.

Annuii imbarazzata, mi metteva in soggezione il fatto che mi stesse analizzando accuratamente, come se dal mio aspetto stesse già decidendo se assumermi o meno.

“Sei un robot giusto?” disse notando il braccialetto.

“E' un problema?” domandai.

“No, figurati, come puoi notare in questo locale, sono l'unico essere umano, gli altri due che lavorano sono due dei miei robot Juishi e Nadine” dichiarò, poi aggiunse “L'unica cosa è che non posso assumerti senza il consenso del tuo padrone...”

“Ah” esclamai perplessa, non era affatto sicura che Itou avesse acconsentito.

“Torna domani con il tuo padrone...se lui ti dà il suo consenso, per me sei assunta” concluse.

Ero incredula non credevo potesse essere così semplice venir assunti, pensavo che avrei dovuto sostenere un colloquio, un periodo di prova e invece niente di tutto questo, bastava semplicemente ottenere il consenso dal mio padrone...già quello era l'unico grande ostacolo!

Itou non me me l'avrebbe mai permesso, aveva già assunto un atteggiamento contrario riguardo questa faccenda del lavoro.

Tornata a casa, guardai un po' di tv sdraiandomi nel letto, parlavano di quella sommossa avvenuta il giorno precedente.

Dopo un po' sentii bussare alla porta, ero certa che non fosse Itou, lui non era solito a bussare, entrava direttamente, non usava attenersi a certe cortesie, quindi pensai per l'esclusione che potesse trattarsi di Isae o del signor Kayashi.

Mi ricomposi dato che ero sbracata nel letto e mi limitai a dire “ Avanti...”

Era il signor Kayashi, sembrava sovrappensiero, da quando lo conoscevo aveva sempre un espressione come quella o comunque era sempre accigliato e corrucciato, quindi niente di nuovo pensai,ma dal suo viso delineai anche una certa preoccupazione e irrequietezza che non avevo mai visto.

“Echiko...sono qui per parlarti di una cosa...” disse guardandomi con attenzione.

“Si, mi dica...” dissi sorpresa.

“Sembra che quel robot dagli occhi blu sia il robot che hanno intenzione di usare per attaccare il governo” disse lui incontrando il mio sguardo.

“Lydia?” domandai sconvolta.

“Esatto, proprio lei...” disse annuendo con il capo.

“Ma lei è...” dissi non riuscendo a terminare la frase.

Non potevo credere che mi sarei di nuovo scontrata con Liriko, con la mia migliore amica.

“Sembra che le abbiano fatto degli ulteriori esperimenti per renderla più forte...” dichiarò.

“E che cosa hanno intenzione di fare?” domandai perplessa.

“Credo che abbiano già capito che sei tu l'unico ostacolo per poter ottenere il pieno controllo del governo, quindi sicuramente mireranno a te... come hanno già fatto per tutto questo tempo...solo che prima credevano che fosse Itou...”

“Non può dirmi delle cose come queste come se niente fosse, maledizione...” dissi furibonda.

“Mi dispiace...per tutto questo tempo ho temporeggiato a dirvi la verità e non so neppure io il perché... forse perché Itou sembrava essersi affezionato particolarmente a te e dargli pure quest'altra brutta notizia non mi sembrava il massimo...e poi bè ecco...non ti credere che per me sia bello vedere una ragazza con un aspetto del tutto umano diventare un'arma per uccidere...”

“Mi sembra il colmo un discorso del genere detto dall'uomo che mi ha trasformato in un'arma per uccidere!” dissi rabbiosa.

“Spesso la gente si trova costretta a fare cose spiacevoli per delle giuste cause...ma non credere che questo mi renda orgoglioso di me stesso...” ammise con un espressione angustiata impressa nel viso.

 

Sapere che il destino del governo giapponese fosse nelle mie mani, cioè che dipendesse tutto da me, mi metteva agitazione, iniziavo davvero a pensarci sopra e a capire il senso di tutto questo.

Se io mi fossi rifiutata di uccidere Liriko, la yakuza avrebbe preso il pieno potere attraverso un colpo di stato e questo sarebbe stato un bel problema, si trattava di malavitosi al potere, che potevano stabilire leggi a proprio vantaggio o addirittura sovvertire l'ordinamento, cambiare forma di governo ed introdurre persino una dittatura.

Dopo aver acquisito il controllo del governo, avrebbero potuto fare qualunque cosa ed ero più che certa che non avrebbero neppure riconosciuto i diritti che avevano promesso ai robot, si prendevano soltanto gioco di loro per potersi servire del loro aiuto.

Non potevo permettere che tutto ciò accadesse, la mia rettitudine me lo impediva.

E poi ci pensai sopra, avevo sempre voluto far qualcosa di straordinario, avevo sempre desiderato far qualcosa per poter aiutare gli altri e per migliorare qualcosa in questo mondo, ma poi crescendo mi ero resa conto che non potevo far nulla e mi ero rassegnata rendendomi conto che ero impotente, che non potevo far nulla per cambiare e migliorare qualcosa.

Ma adesso, io ero la sola, che poteva cambiare qualcosa, che poteva fermare Liriko e la Yakuza...

Avevo sempre desiderato far qualcosa di straordinario per il bene degli altri, ma adesso che ero nelle condizioni di farlo ero in procinto di tirarmi indietro, di voltare le spalle a questa città che aveva bisogno di me.

“Wow potevo quasi definirmi un'eroina” pensai iniziando quasi a gasarmi, ma l'eccitazione iniziale mi passò dopo due secondi, ero certa che l'epilogo di tutta quella faccenda sarebbe stato terribile.

 

Intanto quest'altra rivelazione si accodava a quell'altra, al fatto che fossi un'arma per uccidere, perché nei giorni a seguire non ci fu nessun attacco da parte di Liriko, anzi sembrava per ora tenersi alla larga da me.

Io presi a lavorare a quel bar, Itou alla fine aveva fatto poche storie e aveva dato il suo consenso.

Era diventato insolitamente accondiscendente nei miei confronti, tutto ciò mi straniva, forse il fatto che io fossi stata creata per uccidere i robot della Yakuza, quella rivelazione doveva aver suscitato in lui dei sentimenti pietosi per me, per la mia condizione e così mi lasciava fare tutto quello che volessi senza dire una parola.

Iniziava sul serio a darmi sui nervi questo suo cambiamento repentino, forse lo preferivo di gran lunga quando faceva il prepotente.

Comunque a lavoro, mi trovavo bene, avevo pure fatto amicizia con Nadine e Juishi, erano i due robot della proprietaria, che lavorano anche loro come camerieri.

Nadine era quella ragazza dal viso dolce e paffuto da sembrare una bambina, mentre poi c'era Juishi che aveva la pelle bianca come la neve e in contrapposizione i capelli e gli occhi neri, però questo suo caratteristico contrasto di bianco e nero risultava gradevole all'occhio di molte ragazze.

Molte clienti venivano solo per farsi servire da lui e per sbavargli davanti, lui non le considerava neanche, manteneva una certa cortesia professionale, ma a parte quella non si sbilanciava più di tanto.

“Voglio anch'io un robot come quello...che figo!” gli sentivo dire.

“Maniache esaltate!” commentava a bassa voce.

Era un tipo simpatico, mi dava a parlare nella pause pranzo.

Si entrava facilmente in confidenza con un tipo come lui, trasmetteva sicurezza e fiducia, anche perché non si creava il benchè minimo problema nell'entrare in intimità con le persone.

Quando la proprietaria lasciava il locale sotto il suo stretto controllo, lui ne approfittava per potersela prendere comoda e mi dava a parlare mettendo in cattiva luce la propria padrona.

Mi faceva ridere il modo in cui sparlasse di lei, non ci vedevo neppure l'ombra di cattiveria nelle sue parole, mi sembrava soltanto spiritoso.

Quel giorno stava accadendo la medesima cosa, mi stava di nuovo parlando di lei durante una pausa pranzo:

“E' un assatanata di sesso...” disse scocciato.

“Perchè?” domandai curiosa.

“Mi costringe a pratiche strane...sadomaso e altra roba simili...” diceva annoiato.

Scoppiai a ridere, non riuscivo ad immaginarmela con frustini e robacce del genere, o forse si, dopotutto era una donna scontrosa e irascibile, un donna troppo emancipata, forse più del normale fino a raggiungere livelli di sopraffazione nei riguardi del genere maschile.

“Ed il tuo padrone, anche lui ti fa fare cose strane?” mi chiese.

“Ma no, nulla del genere...” dissi non volendo neppure immaginarmi quel genere di cose.

“Sul serio?” mi chiese incredulo.

Continuava ad insistere su quel punto del tutto esterrefatto “ Niente bondage,frustini e roba simile?”

“No...” dissi ridendo per l'assurdità delle immagini che mi stavo figurando in testa.

“No, sul serio mi stai dicendo che il figlio del signor Kayashi Iroto, non ha nessun tipo di depravazione particolare?”

“No, nessuna...almeno che io sappia...” dissi un po' a disagio.

A quanto pare Itou, dato che era figlio di un famoso scienziato era abbastanza conosciuto, ma non godeva di ottima fama, il ritratto che tutti si erano fatti di lui era di un ragazzo capace di qualunque tipo di depravazione, ma in verità, mi sembrava che tutto quello che si pensasse e dicesse di lui, superasse il limite dell'immaginazione.

Molto probabilmente era questo che Itou intendeva dirmi quando diceva di non fare dichiarazioni ai giornalisti, doveva conoscere bene la loro tendenza ad ingigantire la gravità dei fatti e di come massacrassero' l'immagine delle persone senza alcuno scrupolo.

“Dai, insomma Kayashi Itou, l'immagine stessa della depravazione...immagino che di cose strane ne faccia molte...” disse lui non volendo credere a quello che avessi detto.

“Ti dico di no...” dissi iniziando a perdere la calma.

“Dai qualcosa di strano te l'avrà pur fatta fare...” disse con un sorriso malizioso.

“Ti ho detto di no!” dissi infastidita.

“Ah, bè allora ti invidio...io con tutti gli esseri umani con cui sono entrato in contatto...avevano sempre qualche cosa di sconcertato e depravato da farmi fare...” dichiarò.

“Perchè scusa...non hai una padrona fissa?” gli domandai confusa.

“Adesso, ma prima no, ero un robot a noleggio...” ammise scocciato.

“Sul serio, una specie di gigolò?” gli domandai scandalizzata.

“Gigolò a causa degli esseri umani e delle loro idee perverse...”

“Ma erano solo donne quelle che ti facevano fare queste cose?” mi azzardai a domandare.

“No, anche uomini...oh guarda li ho beccati di tutte le categorie...” disse ridendo.

Dopo un po' si intromise Nadine dicendo con amarezza “Gli esseri umani sfogano su di noi tutte le loro recondite depravazioni ”

“Con un proprio simile non avrebbero il coraggio di svelare certe loro perversioni, mentre con noi non si creano alcun problema...sanno che il dovere di un robot è di assecondarli...” disse Juishi.

Li osservavo perplessa, stavano parlando di cose che non conoscevo affatto, non mi ero mai trovata nelle situazioni di cui parlassero e ne ero felice, iniziavo a ritenermi molto fortunata.

Dopo un po' tornammo a lavorare servendo ai tavoli, staccammo prima che si facesse sera, arrivai appena in tempo per la cena.

“Com'è andata a lavoro?” mi domandò il padre di Itou,mentre mangiavamo sushi e tante altre prelibatezze.

“Bene, molto bene...” rispondevo sempre così a quella domanda.

“Echiko... non ti strafogare...” disse Itou per punzecchiarmi.

“Senti...dopo aver lavorato tanto, ho bisogno di rimettermi in stesso...quindi non rompere!” dissi irritata.

“Guarda che la sorte del governo giapponese pesa su di te...non puoi diventare un robot ciccione che neppure si può muovere dalla sedia...” continuò a stuzzicarmi, sembrava divertirsi parecchio.

Era la prima volta che faceva dell'ironia su quell'argomento, per tutto quel tempo sembrava averlo evitato.

“Itou ha ragione non strafare!” disse il padre lasciandosi scappare un sorriso.

“Diventerà il famoso robot ciccione dei Kayashi...Echiko la cicciona...” continuò a ironizzare.

“Ma che cavolo di problemi hai?” domandai indispettita.

“Itou è fatto così, è il suo modo per attirare la tua attenzione...” si intromise Isae.

“La mia attenzione?” domandai sorpresa.

“Isae, la pianti di dire cazzate...vedi cucirti quella cazzo di bocca!” disse Itou avvampando dalla rabbia e da non so cosa, imbarazzo?

No, perché mai doveva essere imbarazzato?!

“Itou non essere maleducato!” lo rimproverò il padre.

Isae e il signor Kayashi non si erano ancora chiariti, percepivo nello sguardo di lei un certo risentimento nei suoi confronti per la faccenda del braccialetto, infatti non gli rivolgeva la parola, non che altre volte avessero' mai chiacchierato allegramente davanti a me e a Itou.

Suo padre mi sembrava una persona molto riservata, sopratutto riguardo la relazione che avesse con Isae, forse come forma di delicatezza nei confronti Itou, che si era sempre mostrato contrario alla loro relazione amorosa.

E poi anche Isae non capivo perché avesse quell'atteggiamento così formale nei suoi confronti, insomma erano assai intimi, eppure lo aveva sempre chiamato in tono rispettoso:“Kayashisama”

Iniziavo a nutrire dei dubbi sul loro rapporto, forse era classificabile come un semplice rapporto tra padrone o robot o addirittura in questo caso tra scienziato e la propria creazione.

C'era sempre stato un marginale distacco tra loro due, mai un qualche accenno di effusione in pubblico, solo quando Isae stava male lui la prendeva in braccio e lasciava trasparire un certo affetto nei suoi confronti, oppure quando avevano litigato, ma a parte in quei rari casi il padre di Itou non si era mai sbilanciato davanti agli altri, come se si vergognasse dei suoi stessi sentimenti.

“E tu piantala di fare l'emblematico!” disse rivolgendosi scocciato al padre.

“Non so di cosa tu stia parlando...” rispose disorientato.

“Oh, andiamo questi vostri musi lunghi...basta davvero così poco per farvi litigare” disse Itou seccato.

“Non sono cose che ti riguardano!” disse il padre infastidito.

“Sarebbe molto più semplice se tu fossi onesto e dicessi le cose come stanno, invece di tenerti sempre per te le cose...” si rivolse Itou al padre.

“Kayashisama di cosa sta parlando?” chiese Isae domandandogli una spiegazione.

“E anche tu! Hai intenzione di chiamarlo per tutta la vita a quel modo?” domandò irritato.

“A quel modo come?” domandò Isae stralunata.

“Kayashisama...Kayashisama...” disse beffeggiandola.

In effetti era proprio quello a cui stavo pensando, perché continuava a chiamarlo a quel modo? Ma un'altra cosa che mi sorprendeva era Itou, sembrava che stesse cercando di farli riappacificare.

“Itou basta così!” esclamò il padre con un espressione indefinibile.

“Oh avanti...vorresti dirmi che ti piace essere chiamato in quel modo?” domandò con acceso sarcasmo al padre, che rimase in silenzio, sembrava non saper cosa rispondere.

“Vedi Isae ti lamenti del fatto che ti tratti come un robot, ma tu chiamandolo a quel modo non lo tratti forse come un padrone? E poi ha già le sue crisi di mezza età, in più tu sei così giovane e lo chiami pure a quel modo, facendolo sentire più vecchio di quanto non lo sia...insomma cerca pure tu di metterti nei suoi panni...”

“Mi dispiace, io non credevo che a Kayashisama.... cioè volevo dire che a te Iroto, desse fastidio...”

Lo aveva chiamato per la prima volta per nome, il padre come un ragazzino arrossii e anche lei sembrava abbastanza a disagio.

“Altra cosa vuoi spiegarle quel fatto del braccialetto!” disse Itou sbuffando.

E alla fine riuscirono a chiarirsi ed era tutto merito di Itou.

Non potevo crederci che lui li avesse fatti riappacificare per tutto quel tempo si era sempre mostrato contrario a quell'unione.

Pensai di congratularmi con lui per quello che avesse fatto e poi non so ero curiosa di sapere per quale motivo avesse improvvisamente cambiato bandiera.

Bussai alla porta della sua stanza senza ricevere risposta, “Ei perché cavolo non rispondi, vedi che sto entrando!” dissi avvertendolo.

Lo trovai davanti al computer intento a guardarsi un film, bè era strano di solito guardavo solo robaccia porno.

Era una mia impressione o stava avvenendo una strana trasformazione in lui?

Interruppe subito il film non appena mi vide entrare come se fosse stato scoperto mentre stava facendo qualcosa di illegale.

“Che cosa stavi guardando?”domandai incuriosita.

“Niente di che'...” disse come se stesse nascondendo qualcosa di scabroso.

Ma era strano da un tipo come lui, non aveva mai interrotto la visione dei suoi film porno quando entravo nella stanza, quindi la cosa mi dava molto da pensare e mi iniziava anche a preoccupare, peggio dei film porno cosa poteva esserci? Ripensai alle parole di Juishi, che anche lui avesse una depravazione recondita che tenesse ben nascosta persino a me?

Dopo un po' adocchiai sulla scrivania la custodia aperta di un dvd, lessi il titolo rimanendo alquanto scioccata :“Cime tempestose?”

“Non è come pensi...” disse in modo un po' goffo e con un leggero rossore sul viso.

Scoppiai a ridere domandandogli se stesse bene.

“Sto benissimo!” diceva lui irritato.

“No, sul serio...da quando in qua guardi cime tempestose?”

“L'attrice che fa Cathrine è arrapante...” disse per giustificarsi, sembrava vergognarsene come se avesse fatto una cosa mortificante, era assurdo...se lo avessi scoperto mentre guardava un film porno, non se ne sarebbe affatto vergognato.

“Uhm non mi hai convinto...proprio per niente” dissi ridendo, mi divertiva la sua espressione, sembrava veramente a disagio, come se fosse una cosa troppo umiliante.

“Ma volevo capire... che cosa ci trovate voi ragazze in questa robaccia...” disse in tono critico.

“Guarda che non c'è niente di male se ti piace cime tempestose, anzi...potrebbe solo essere una cosa da apprezzare...”

“Non mi piace...è una storia talmente deprimente...insomma cioè alla fine riescono a stare insieme soltanto quando muoiono...”

“Ah, però la storia la sai tutta” dissi ridendo.

“Onestamente non so che diavolo mi prenda...in questi giorni mi sto rammollendo il cervello...” ammise.

“Ah, dai...non sarà la fine del mondo se per una volta non guardi film porno!” dissi divertita, mi faceva ridere, si stava seriamente preoccupando di se stesso.

“No, è che cazzo...ho all'incirca 70 film porno ancora da guardare...ed io mi guardo sta roba deprimente da ragazzette cerebrolese...” disse contrariato.

“In pratica i produttori dei film porno campano grazie a te!” dissi ridendo.

“Può essere...sono uno dei loro migliori clienti!” lo diceva come se fosse una cosa di cui vantarsene.

“Sei scandaloso!” lo additai.

Incominciavo a chiedermi che cosa ci trovassi in un ragazzo simile, depravato fino al midollo e dipendente da film porno...Non c'era nessuna ragione in particolare, perché lui potesse piacermi, non aveva senso...è più non ne trovavo il senso è più mi piaceva,dovevo essermi rimbambita il cervello.

“Comunque perché sei venuta?” mi domandò curioso.

Ma subito dopo non mi diede modo di dire una sola parola e disse “Ah, aspetta...giusto il nostro accordo! Da quando lavori, non fai altro che trascurare il tuo padrone... E il nostro accordo non è stato rispettato!” diceva maliziosamente spogliandomi con lo sguardo.

Non aveva guardato il suo film porno giornaliero, però era maniaco e allupato come al solito.

“Ti stai facendo delle idee sbagliate!” esclamai con fermezza.

 

Uffa, ma che cazzo mi era passato per la testa, perché avevo stretto quello stupido e folle accordo con lui? Avrei tanto voluto trovare una macchina del tempo per tornare indietro e porre rimedio alla stupidaggine che avevo fatto.

 

“Allora spiegami perché un robot dovrebbe introdursi nella stanza del proprio padrone dopo cena?” domandò ancora malpensante.

“Ah, insomma...non è come pensi...volevo solo congratularmi con te...per come ti sei comportato con Isae e tuo padre, è stato grazie a te se hanno fatto pace...” dissi incespicando tra le parole, non sapevo perché ma iniziavo ad essere persino io meno convinta di quello che affermassi.

 

“Dai, Echiko, mi vuoi far credere che sei così ingenua da introdurti nella mia stanza a quest'ora per una cosa così stupida?” domandò in tono irriverente mettendomi in difficoltà.

Iniziavo a dubitare io stessa della ragione per cui mi fossi diretta speditamente dentro la sua stanza,incominciai a pensare e a richiamare dentro la mia testa quell'episodio che avrei dovuto dimenticare, non potevo di nuovo far sesso con lui...eppure lo avevo fatto e avevo pure stabilito un patto come quello con lui.

“Dai, è inutile che ti reprimi...sei attratta da me sessualmente...” disse sorridendo.

“Ti sbagli...” avvampai.

“Non puoi lottare contro te stessa...e reprimere quello che senti...” disse ancora mettendomi con le spalle al muro.

Mi dava sui nervi, perché purtroppo ci aveva per davvero preso, ne ero follemente attratta più di quanto lui avesse affermato.

“Ma guarda che sei tu ad essere attratto da me...” esclamai in mia difesa.

“Ah ma io non lo nego, sei molto sexy...” disse in tono roco.

 

Dopo un po' si alzò dalla sedia e mi raggiunse, rimasi immobile senza trovare la forza di far nulla.

Lui mi tolse la maglietta di dosso.

“Che... che stai facendo?” balbettai impallidendo con il cuore che mi esplodeva fuori dal petto.

“Girati...” propose.

“Eh?” dissi scandalizzata, la situazione era assai ambigua.

Mi afferrò poi per il braccio facendomi girare, io tentai di liberarmi dalla sua stretta ma le scosse mi percorsero' tutto il corpo.

Mi ritrovai a far un sospiro di sollievo quando capii che stava solo guardando la mia ferita sulla spalla sinistra.

Suo padre mi aveva messo una benda e la ferita sembrava farmi meno male, anche se c'erano stati giorni in cui mi aveva fatto malissimo, sopratutto nei giorni di duro lavoro in cui avevo sforzato molto la spalla.

“Ti fa ancora male?” domandò levandomi la benda che suo padre mi aveva messo giorni fa.

“Un po'...” ammisi ancora in completo disagio, non capivo che avesse in mente.

“Meglio cambiarla questa benda...” disse e dopo un po' me ne mise un'altra disinfettando la ferita.

“Grazie...” affermai sorpresa da quel suo gesto.

Ma quando ero sul punto di raccogliere la maglietta da terra, lui mi si parò davanti e mi ritrovai le sue labbra a un millimetro di distanza dalle mie.

“Cazzo a maggior ragione che ero innamorata di lui...non potevo di nuovo far sesso con lui...sarebbe stato troppo degradante per me...lasciare che si prendesse gioco di me...” pensai tra me udendo i compulsivi battuti del mio cuore.

Lui si avvicinava ed io mi allontanavo.

“Oh insomma...abbiamo fatto un accordo!” disse scocciato.

“Non posso sarebbe troppo degradante per me rifare sesso con te...” dichiarai.

“Degradante?!” ringhiò inferocito.

“Ah certo per te è degradante scopare con uno come me!” proseguii rabbioso.

“Non è questo che intendevo...” dissi abbassando lo sguardo, piombai in uno stato di indecisione, una parte di me avrebbe quasi gridato: “ Pezzo di idiota non posso farlo perché sono innamorata di te, non so come e perché, ma è questa la verità” e l'altra, l'altra avrebbe continuato a negare fino all'ultimo.

“Sai sospettavo che non ti saresti attenuta al nostro accordo” disse lasciando trapelare un sorriso beffardo sulle labbra.

Dopo un po' tirò fuori da un sacchetto, poggiato sul pavimento, un violino dal legno molto scuro.

Lo guardai interrogativa.

“Bè questo è per te...è molto resistente...non ti si romperà tra le mani, l'ho fatto costruire apposta per te!” disse con naturalezza porgendomelo.

“Aspetta...che significa?” gli chiesi interdetta, speravo di aver capito male.

“Tu ci tieni molto a suonare il violino...giusto? E poi dai non credo sia così terribile venir a letto con me” disse ancora con naturalezza, come se fosse normale fare quel genere di discorsi.

“Quindi stai per davvero cercando di comprarmi?” esclamai con ripugnanza.

“Oh avanti, questa è una cosa a cui tieni molto.. tu non vuoi abbandonare il club di musica giusto? Quindi vieni a letto con me e questo violino sarà tuo...”

“Sei disgustoso! Non ti vergogni a farmi dei discorsi del genere?”gli urlai contro.

“Sei già venuta a letto con me... e per giunta gratuitamente, adesso ti propongo una condizione vantaggiosa...quindi perché ti fai tutti questi problemi?” mi domandava, come se non capisse affatto perché rifiutassi la sua offerta.

“Per chi cazzo mi hai preso, per quelle puttane che ti sbatti...non sono come loro! Io ho una mia dignità, ho dei sentimenti...per la miseria!” gridai rabbiosa.

“Ok...ho sbagliato regalo...” disse come se non avesse neppure ascoltato una parola di che quel che avessi detto poi mi domandò “Che cosa vuoi?”

Ero seriamente delusa e incominciavo a chiedermi che cosa ci trovassi in un ragazzo come lui? Perché dovevo perdere la testa per una persona disgustosa e vuota come lui!

“Non voglio niente!Niente!” urlai furibonda scadendo su quel “ niente”.

“Sono disposto a qualunque cosa...puoi chiedermi tutto quello che vuoi...” di colpo si era fatto serio e la sua espressione era diversa, sembrava quasi disperato e supplichevole.

Stava diventando penoso da guardare, come se elemosinasse quella notte di sesso più di qualunque altra cosa al mondo e iniziai a chiedermi perché uno come Itou, si stesse mettendo in ridicolo davanti al suo stesso robot?

Non era da lui!

Lui era un tipo orgoglioso, non faceva cose del genere e poi poteva avere ragazze più belle di me ai suoi piedi, mi faceva impressionare da vedere, era patetico, dolcemente patetico.

No, non c'era niente di dolce, era solo assatanato e non doveva essere abituato a qualcuna che gli dicesse di no e non riusciva a sopportarlo.

Uscii dalla stanza distogliendo lo sguardo dal suo, aveva un espressione così misera e deprimente, temetti per un momento di cedere non tanto per il violino, ma per quella sua tristezza e angoscia impressa sul viso, come se far sesso con me potesse essere la sola cosa che potesse farlo felice.

Ma era meglio non farsi illusioni, doveva soltanto esserci qualcosa di malato e insano in lui, una specie di dipendenza dal sesso, si sarebbe fatto chiunque e avrebbe supplicato qualunque altra ragazza, come stava facendo con me in quel momento.

Ma allora perché si stava fissando con me? Perché? E poi per quale ragione un patto come quello con me?

Continuava a rimanere un mistero cosa gli passasse per la testa e poi perché stava guardando “Cime tempestose?”

Uhm a pensarci bene, era tra i miei film preferiti e lo aveva scritto sul mio diario.

Presi il diario dalla copertina azzurra sul quale per molto tempo, avevo scritto gran parte della mia vita da umana.

Già c'era proprio una pagina nel quale avevo citato quel film, era proprio come pensavo.

Improvvisamente mi balenò per la testa l'idea che lo stesse guardando per quel motivo, perché era il mio film preferito?!

E poi ripensai di nuovo alla lettura dei suoi pensieri, possibile che il macchinario di Liriko fosse per davvero guasto? Ma un ragazzo innamorato farebbe proposte squallide come quelle alla ragazza di cui è innamorato? No, non lo credevo possibile!
Il nostro rapporto era solo quello di un robot e il suo padrone, no anzi peggio quello dell'arma e il suo proprietario...e caricatore di energia?

 

   
 
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