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Autore: _Syn    18/09/2011    8 recensioni
Jacob/Bella - post BD
[...]Se solo non fosse stato quello il periodo, se solo tante cose, forse Bella avrebbe percepito un moto di gelosia in fondo al petto; verde, nero, rosso, viscido, irrazionale, bruciante e avrebbe passato le sere, come una ragazza normale – o come una ragazza circondata da eventi normali – a domandarsi chi avesse baciato Jake per prendersi la mononucleosi. [...]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Autrice: alexiel_fay / AlexielFay ; Fandom: Twilight ; Titolo: Scadenze, esorcismi e tequila
Personaggi: Bella Swan Cullen, Jacob Black ; Genere: Introspettivo, Angst ; Rating: Verde ; Avvertimenti: OneShot
Prompt: Addio
Link alla community: http://community.livejournal.com/bingo_italia/ ; Link alla tabella: http://alexiel-fay.livejournal.com/53516.html#cutid1

Note di Alexiel: la cosa che mi piace più di questa storia è il titolo. E il fatto che sia una Jacob/Bella. Il resto, come ogni volta che scrivo su di loro, preferirei non averlo voluto scrivere, anche se adoro il genere – internatemi. Ma alla fine qualcosa nasce sempre.
Comunque... è parecchio simile alla one shot che ho pubblicato l'anno scorso “Quando il tempo passa”, ma non l'ho notato fin quando non l'ho terminata. Noterete delle somiglianze e magari io avrei potuto impostarla diversamente, ma ormai era fatta. Ma c'è una differenza sostanziale: in “Quando il tempo passa” non ho tenuto conto di BD, quindi Jacob non aveva ancora avuto nessun imprinting. Qui, invece, tengo conto di BD e dell'imprinting con Renesmee, quindi diciamo che l'angst guadagna parecchi punti.
Il problema è che Jacob e Bella mi fanno sempre venire in mente momenti come questo, quando penso al post BD oppure a un qualsiasi altro futuro in cui Bella sia un vampiro. Sarà perché devo aggrapparmi al pensiero che il rimpianto in qualche modo ci sia, anche se non in maniera così ovvia, perché il mio rifiuto per il finale c'è ancora. Che poi perché dovrebbe sparire. E il rimpianto è una bruttissima cosa, perciò boh. Mh, quando inizio a incasinare le note è meglio che mi fermi.
Insomma, prima che le note raggiungano una lunghezza indecente e un livello di demenza acuto, vi auguro buona lettura. Baci,
Alexiel.

Ps: Il PoV principale è quello di Bella, ma verso la fine entrano in campo i pensieri di Jake. In ogni caso, quasi tutta la storia è scritta dal punto di vista di lei.


Scadenze, esorcismi e tequila

(Non) mi manca


“L'aria condizionata.”

La voce le esce come se fosse davvero a Phoenix, l'afa che domina come una regina che Bella non ha mai né rispettato, né considerato più di tanto. Ma la sentiva, l'afa; lo sentiva il calore appiccicarsi alla pelle, il sole battere sulla sua testa e scivolarle sulla pelle chiara come carezze invisibili e impietose. Il caldo non le è mai dispiaciuto, comunque. Quando viveva a Phoenix era una delle poche cose che la facevano sentire lontana mille vite da Forks. Ci si aggrappava con forza, come una bambina che non è disposta a ricordare quel giorno in cui le sue amiche cattive le hanno vietato di giocare con loro. Come una bambina. E l'aria condizionata non le manca.

“Quando mi capitava di uscire durante le giornate più calde e di entrare in un negozio in cui c'era l'aria condizionata, tornavo a casa con l'emicrania. Preferivo soffrire il caldo, a volte non ci facevo neanche caso. Ma detestavo quel gelo artificiale.” spiega, quando Jacob manda giù il terzo bicchiere di tequila.

Lo vede strabuzzare un po' gli occhi: deve averlo bevuto con troppo entusiasmo e troppo in fretta. Avrà l'esofago di un licantropo, ma pare che l'alcool non gli faccia un bell'effetto.

Bella trattiene una risata e prende il suo bicchiere. Non le piace molto bere durante tutto il resto dell'anno, ma quando lei a Jake danno il via a quel gioco, la tequila non ha poi questo saporaccio. E Jake, in ogni caso, le ha categoricamente vietato di sostituirla al sangue. Dice che l'odore della tequila copre quello di lei.

Bella beve, dopo la sua confessione, e aspetta che sia Jake a dire la sua. Ha le guance un po' rosse e i capelli scompigliati, come se si fosse appena svegliato. Non è colpa dell'alcool, purtroppo, ma se potesse allungherebbe la mano e cercherebbe di sistemarli, forse solo per il gusto di sentirli sotto le dita come una volta.

Ma sono anni che non succede, neanche durante quell'unica sera, una volta all'anno, in cui si concedono di ricordare la vita precedente. La ricordano e basta. Probabilmente lei ha solo bisogno di quello: di ricordi meno grigi. Perché l'eternità fa quell'effetto: dà una data di scadenza ai ricordi, che a un certo punto hanno bisogno di essere rinnovati, le fanno venire un immaginario mal di testa, un immaginario mal di stomaco, ma lei non ha niente per guarire da quell'intossicazione. Li ha bevuti anche se non avrebbe dovuto e per far passare tutto dovrebbe solo berne di nuovi. Che non esisteranno mai.

I ricordi sono scaduti e loro li esorcizzano, così magari il dolore andrà via.

“Cosa non ti manca?” incalza Bella. Devono fare in fretta.

Anche quel gioco ha una scadenza, tutto ha una scadenza. Tutto tranne loro, che sembrano non finire mai. I loro ricordi finiscono, ma loro stessi no. E' una specie di punizione divina, oppure troppo umana. Quando sono nati, qualcuno deve essersi dimenticato di marchiarli con quella data finale.

“La scuola.” confessa Jacob dopo qualche secondo di riflessione.

Bella scoppia a ridere. Gli occhi potrebbero brillarle di contentezza, se solo non fosse che sono sempre uguali a loro stessi, sempre gelidi come superfici di vetro ricoperto di una patina di ghiaccio. Jacob rabbrividisce, Bella lo sente, e vorrebbe bloccare quelle continue percezioni. I capelli sulla nuca di Jacob si sono rizzati e lei li vede perfettamente, chiaramente, come se li stesse toccando.

Sospira. E' un mondo nuovo con quegli occhi e quei sensi, ma a un certo punto ha smesso di scoprire le cose con l'emozione della sorpresa. Scaccia il pensiero e torna al presente.

“Questo l'hai già detto l'anno scorso.” lo rimbecca, mentre si versa un altro bicchiere di tequila.

Jake si stringe nelle spalle e la guarda come se la cosa fosse ovvia. Lo è, pensa Bella, solo che non è ancora il suo turno di dire cosa non le manca e non può infrangere le regole, altrimenti finirebbero male entrambi. Devono tenere tutto a freno e ogni cosa ha bisogno di un ritmo preciso.

“Be', ogni anno mi manca di meno. L'anno scorso non mi mancava per i compiti di matematica.” spiega, e Bella si sente trasportata indietro nel tempo, percepisce una molla partire dal centro del suo stomaco e scattare, violentemente, fino a farla finire anni e anni indietro, in un salotto disordinato, in un garage pieno di attrezzi strani – per lei – e con un odore di olio e grasso che ricorda ancora. “Oggi non mi manca per...” combatte contro quel pensiero, ma sa di doverlo letteralmente vomitare, oppure esploderà “...be', per la mononucleosi.”

Si passa una mano tra i capelli e li scompiglia ancora di più, finendo solo per acuire il bisogno di Bella. Lei stringe la mano, sul cui anulare spicca una fede nuziale, e sorride un po', tristemente, nel sentire l'ultima parola. La mononucleosi. Pomeriggi solitari. Il telefono sempre a portata di mano. Il non capire. Ancora la solitudine. La voce di Jacob e il cuore che riconosce l'amarezza dell'abbandono ancora una volta. La mononucleosi.

Se solo non fosse stato quello il periodo, se solo tante cose, forse Bella avrebbe percepito un moto di gelosia in fondo al petto; verde, nero, rosso, viscido, irrazionale, bruciante e avrebbe passato le sere, come una ragazza normale – o come una ragazza circondata da eventi normali – a domandarsi chi avesse baciato Jake per prendersi la mononucleosi.

Lei si era domandata solo perché l'avesse abbandonata. Se stesse bene, sì, ma anche e soprattutto perché in quel momento non fosse con lei.

Si rigira la fede tra le dita e sospira. Alcune domande avrebbe dovuto porsele prima, ma ormai ha solo un bicchiere di tequila che non le annebbierà la mente e che non le darà la possibilità di ascoltare la risposta di quei quesiti. Può solo imparare a non farseli mancare troppo, ora che ha scelto da così tanto tempo.

Neanche l'egoismo passa mai, altrimenti a quell'ora non sarebbe stata in veranda, a La Push. Tanti anni prima pensava che fare una scelta eliminasse automaticamente tutte le altre. Lo fa, le elimina dal reame delle possibilità concrete, ma rimangono in tutto ciò a cui abbiamo rinunciato, per rendere più sensata e totale la scelta presa. Crea consapevolezza. Mette alla prova il rimpianto.

E loro sono degli idioti che non rimpiangeranno mai niente, ma che ci proveranno tutti i giorni della loro vita perché tanto tempo prima c'era stata la possibilità di farlo. Stupidi, idioti umani che non sanno mai quando bisognerebbe fermarsi.

La vita fa schifo, pensa Jacob, e poi muori. Sì, magari.

Bella legge tutto, non come Edward, ma ignora ogni cosa. Lo legge tutti gli anni, poi Jake torna a casa, torna da Renesmee, e quel pensiero muore come una fiammella nel vento.

“Forza, tocca di nuovo a te.”

Jacob le passa un bicchiere pieno, il liquido che straborda un po' e finisce sul tavolino che entra appena in quella veranda minuscola. Quando Bella lo prende, il bicchiere è ancora caldo là dove Jake l'ha toccato, ma impiega più o meno mezzo secondo per raffreddarsi. Non può recuperare niente, dopotutto, neanche il calore. Vorrebbe rabbrividire quando pensa che sono passati anni dal loro ultimo abbraccio, ma non può. Per questo mente e fa rimanere vecchi frammenti di sé sul fondo di un bicchiere.

“Sistemarmi le sopracciglia.” confessa.

Ha bisogno di qualcosa di stupido dopo la mononucleosi, ha bisogno di ricordare quanto non le manchi tenere in mano una pinzetta odiosa con cui afferrare una sopracciglia e tirare e farsi male, magari per ottenere un risultato pessimo. Ricorda quanto non le manchi vedere le sopracciglia precipitare nel lavandino del bagno, gli occhi che cominciano a lacrimare dopo la seconda sopracciglia perché la sua dannata pelle è – era – troppo delicata e il suo tocco goffo, distratto, sbagliato. Lei era capace di farsi male anche mettendosi un cerotto, anche quando cercava di curarsi.

Lei aveva passato a Jacob la mononucleosi senza neanche baciarlo. Scuote la testa. Aveva bisogno di qualcosa di stupido, non di quello.

“Voi donne siete così masochiste.” commenta Jacob.

La sua voce la riporta alla realtà e poi il sorso di tequila elimina anche quel ricordo. E' solo una patina opaca sul fondo trasparente del bicchiere, un monito, che aleggia con la stessa inquietudine di un fantasma intorno a loro. Basta riempire di nuovo il bicchiere e comincia a indietreggiare.

“Questo è l'ultimo giro. Tra un po'...”

Bella si morde il labbro inferiore e indica la direzione in cui dovrebbe esserci la foresta con lo sguardo. Anche da lì ne sente l'odore, sovrapposto a quello forte e meraviglioso dell'oceano. Da una parte il nutrimento del corpo, dall'altra quello di un'anima perduta, che bussa alla porta e riceve solo delle parole attutite e il rumore di una catenaccio che rimane lì, per impedire che la porta venga aperta. Busserà per sempre a quella porta, ne graffierà la superficie con le unghie, ma non chiederà mai di entrare.

E' autolesionismo, pensa, ma se qualcuno conoscesse un altro modo... be', Bella lo accoglierebbe a braccia aperte.

“Spuntino di mezzanotte, capito.” conclude Jacob, aggrottando le sopracciglia e tentando un'espressione neutra insieme.

Afferra bruscamente la bottiglia e riempie il bicchiere. Alcune gocce gli colpiscono le mani, ma lui le ignora, perché sta già pensando a qualcos'altro.

Bella lo osserva, il bicchiere delle sopracciglia ancora vuoto tra le mani, e può quasi immaginare i suoi pensieri volteggiare come impazziti nella sua mente.

Lo sa che sono dei tremendi idioti, che quel gioco è solo un modo per farsi del male, che quel “non mi manca” è una maschera che indosseranno per il resto dell'eternità – lei – e per molto molto tempo – lui.

Ma non inganneranno il tempo, né se stessi. Le piace solo pensare che sono così folli, come una volta, da poterci provare.

“Mi manca...” esita e deglutisce, manda giù per la gola l'embrione di una parola che deve rimanere nascosta, celata, in un mondo precedente che ora decade e aspetta di diventare solo un ammasso di non-materia, destinato a venire spinto via dalla forza del suo nuovo mondo, quello che gira tutto intorno a Renesmee.

Mi manchi tu, e vorrei ricordarmi cosa si prova davvero, perché ora il mondo è cambiato.

Mi manchi tu, ma il dolore non sta in questo, sta nel fatto che tu manchi al Jacob che ha detto che ti avrebbe aspettata per sempre, e che ora se ne sta seduto sulla sua veranda sapendo che quella non è più la verità.

Mi manchi, ma non potrò mai più fuggire per te, tornare per te, morire per te, amare per te, odiare per te, minacciare di uccidere per te, ingannarti per un bacio, provocarti per ricordarti che anche tu ami me.

Mi manchi e vorrei che facesse più male, perché così mi sembra solo un'enorme pagliacciata.

Mi manchi. Mi sei mancata per tutta la vita. E non mi manchi. In una vita che mi è precipitata addosso cancellandoti all'improvviso, senza che potessi fare niente.

Non mi manchi, e tra poche ore non me lo ricorderò.

Non mi manchi. E siamo due idioti.

Non mi manchi. E rivoglio indietro tutto quello che non mi manca per farmelo mancare di nuovo.

Mi manchi e non mi manchi.

Ti guardo e non ti vedo.

Ti amo e non ti voglio.

Ti voglio e non ti amo.

“Mi manco io.” sussurra.

In tre parole la loro storia prende il posto del cielo e li sovrasta per farli sentire così piccoli, così insignificanti, così in ritardo e lontani da tutto e tutti.

Bella abbassa lo sguardo e il bicchiere le cade delle mani, come tutte le volte. Va in frantumi insieme a quello di Jake e quel rumore si perde in quello della risacca, nel vento che sa di salsedine, nel buio che avanza e li nasconde come una coperta.

“Mi manca 'noi'” bisbiglia Bella.

La sua voce è così bassa che solo loro possono sentirla davvero.

Jacob la sente, ma non capisce fino in fondo. Si sforza, si uccide, ma quelle parole sono solo parole. C'è Renesmee a casa, c'è lei che è tutto. C'è lei. E basta.

Farebbe finire il mondo solo per trovare un appiglio, per afferrare quelle parole e sentirle dentro come la verità più grande.

Farebbe finire il mondo solo per annichilire la felicità che comincia a sentire ora che sta per tornare da Renemsee. Lasciare andare Bella non è mai stato così facile. E lui non può farci niente.

La donna allunga la mano, lentamente, per raggiungere il viso di lui, ma si ferma. Lo guarda e il suo sguardo triste lo penetra fino a un certo punto. Il resto è già invaso dal nuovo mondo, quello che non finirà mai sul fondo di un bicchiere.

“Buonanotte, Jake.”

Jacob allunga la mano a sua volta, senza toccare né sfiorare quella di lei, e restano così per un po'. Lontani, divisi.

Quando perdi i ricordi, quando perdi quella che credevi la parte più importante di te, puoi solo cercare il modo migliore – peggiore – per fingere di lasciarla andare. Per negare che sia andata via da sola, mentre tu non stavi a guardare. Mentre tu eri già lontano vite intere da essa.

E nel silenzio, Bella e Jacob si dicono addio ancora una volta, l'odore di tequila a fare da testimone.

All'anno prossimo.




 




Note finali:
1. In New Moon Billy mente, dicendo a Bella che Jacob si è preso la mononucleosi, per nasconderle la verità sul suo processo di trasformazione in Licantropo.
2. La frase "La vita fa schifo. Poi muori." è presa pari pari da BD. L'ho letto in inglese, quindi non ricordo se nella versione italiana sia tradotta proprio così. Ma quello è il senso.
  
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