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Autore: Leannel    06/03/2004    1 recensioni
Il lungo, immenso viaggio, di un'elfa alla ricerca della felicità
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Introduzione

Introduzione

 

 

Eccoci arrivati alla mia seconda fanfiction!! Ci ho preso gusto, eh!

Comunque siccome ho già finito la mia prima fanfic e ho voglia di dannarmi l’anima per farne un’altra, eccoci qui!!!

Mi è venuta in mente in uno di quei momenti in cui sei a letto, non hai sonno e non hai un cazzo da fare… ho pensato alla mia prima FF e che mi sarebbe piaciuto approfondire un personaggio: Leannel

Allora, questa FF, in breve parla dei momenti più importanti della vita di Leannel (già nella prima fanfic), la sorella di Legolas.

Nella maggior parte dei casi s’incontrerà con altri membri della compagnia, anche se (che tristezza!) non sono riuscita ad infilare il mio amato Gimli se non alla fine.

I primi capitoli sono più che altro descrittivi del suo carattere, solo dopo si passerà a degli eventi più ‘importanti’.

La storia è divisa in capitoli e sottocapitoli (come IsdA J)

Anche se non me la immagino come un personaggio divertente cercherò di scrivere questa FF in modo un po’ meno tragico…

Per leggere la FF vi conviene aver letto prima l’altra (Ricordi sul Passo di Caradhras) dove se ne parla a lungo.

Come per l’altra FF vi do il mio indirizzo di e-mail, zoozy@libero.it , al quale siete pregati di scrivermi, sia per i commenti che per altro.

A proposito di commenti… POSSIBILE CHE NESSUNO NE SCRIVA??

Buona lettura

 

Vostra

                             Zoozy J


-Parte prima-

Capitolo I _Leannel_ 

 

 

Cavalcava. Un anno qualsiasi della terza era e accavalcava. Aveva sempre amato cavalcare. Cavalcava da quando aveva imparato a respirare e si poteva considerare piuttosto abile. Amava i cavalli. Qualche volta, quando ne aveva avuto la forza e la voglia, era andata a Rohan per vedere i cavalli. E gli aveva amati. Poiché erano diversi da quelli elfici. Sembrava che avessero un fuoco dentro, un ardore che in lei era spento da tempo. Rimaneva il fatto che i cavalli dei Rohirrim avessero un grande atroce difetto, confrontati a quelli Elfici: morivano.

Ma forse a lei sarebbe sembrato più giusto dire che era lei ad avere un grande atroce difetto: era immortale.

Spesso Leannel si ritrovava in posti lontani da dove doveva essere senza accorgersene minimamente.

Da pochi (che per noi sarebbero parecchi) anni aveva lo stesso bel cavallo dal manto color giallo paglia, Feren, una dalle migliori bestie di Rohan.

Non era , o per lo meno, non sembrava, un cavallo adatto a grandi battaglie. Era infatti di indole tranquilla e dolce, e si era affezionato parecchio alla sua padrona , tanto che sarebbe morto con onore in battaglia se lei glielo avesse chiesto.

I cavalli erano l’unica cosa mortale alla quale Leannel non riusciva a non affezionarsi.

 

Era una di quelle volte in cui doveva andare in un posto che conosceva come le sue tasche  ma deviava per i boschi, perdendosi,e il suo cavallo camminava lento e lei si perdeva nei suoi pensieri.. E pensava… Infondo aveva passato la sua intera vita a pensare…

Leannel era una di quelle persone  che ‘fanno quello che si deve fare’. Se fosse stato per lei avrebbe  preso uno dei suoi amati cavalli Rohirrim e avrebbe vagato senza meta per tutta la vita, amando ogni persona  a lei cara, e innamorandosi di un mortale qualsiasi, per poi uccidersi alla sua morte.

Ma dato il fatto che lei ‘aveva fatto quello che doveva fare’ era rimasta a casa nel Bosco Atro, con suo padre che continuava a trattarla come una bambolina, e con suo fratello che amava più di sé stessa, e molte cose erano cambiate nella sua testa.

Perché quegli anni di inutile stabilità non le avevano permesso di dimenticare quello che avrebbe dovuto; e ora lei aveva troppa paura di soffrire. E si era donata alla solitudine.

Era divenuta un’eremita dedita al pensiero, alla lettura e a lunghi solitari,silenziosi viaggi sulla groppa del suo fidato Feren.

Le uniche persone con cui aveva dei legami erano Legolas, suo padre, e pochi altri amici di vecchia data , come il grigio e la dama di Lòrien, che non vedeva da millenni (nel vero senso della parola).

“Patetico” si disse rimproverandosi

Ma la realtà la assalì con veemenza

“Sto parlando da sola” si disse

Ma dove andava? Chi doveva vedere? Cosa faceva là?

‘Sono diretta a casa dal piccolo Legolas, ed ho perso la strada’ si rispose.

Non che il fatto di non sapere dove si trovava la toccasse più di tanto, né la stupisse. Le capitava spesso di avere la testa tra le nuvole. A parte quando c’era bisogno di averla ben piantata in mezzo alle spalle.

In Effetti Leannel aveva un grosso difetto:  amava la battaglia come la vita. Non che amasse in particolar modo la sua vita, ma forse oltre ai cavalli e a poco altro, la guerra era l’unica cosa che la teneva in vita.

L’adrenalina della battaglia, il vestirsi da uomo, tenere in mano una pesante spada che freme, assetata di sangue. Lei viveva per questo.

Non era legata a nulla e nulla la legava alla vita, se la morte avesse dovuto prenderla, avrebbe dovuto farlo in battaglia, e lei non temeva né il dolore, né la morte.

‘Non è bello nemmeno da pensare’ si disse

Ma in quell’istante fu travolta da una delle poche cose ancora capaci di travolgere la sua esistenza. Fu travolta dalla bellezza.

Quel luogo era così perfetto e meraviglioso fin da quando ne aveva memoria.

In quell’unico punto delle foreste intorno a Lothlòrien gli alberi si diradavano circondando quel piccolo squarcio di paradiso.

Il fragore dei piccoli spruzzi d’acqua che si rompevano sulle pietre, l’aveva cullata sin dalla prima volta. E la sua prima volta era stata molto tempo addietro.

Una piccola cascata, acque argentee che scivolavano con forza verso il fiume. E in tutto questo l’acqua limpida, rimaneva stagnante in un laghetto di modeste dimensioni.

Sentì una forza avvolgerla. Comprese che non poteva resistere. Scese da cavallo come solo chi cavalca meglio di quanto non cammini può fare.

Non ebbe bisogno di legare Feren perché sapeva che il suo destriero non l’avrebbe mai abbandonata. In secondo luogo, il cavallo non aveva né sella né briglie e legarlo sarebbe stata una cattiveria inutile.

Scese da cavallo, la sua figura era alta e fiera come gli antichi re elfici, e come pochi di loro oramai. Ricordava Galadriel quando era una giovane guerriera combattiva. Portava abiti scuri, per lo più neri e verdi scuro; e portava dei pantaloni  da uomo sotto un lungo grigio mantello elfico,dono di Galadriel stessa, signora di Lòrien.

I pantaloni neri, erano stati presi a suo fratello, che oramai si era trovato costretto ad abituarsi a questo genere di cose.

Così, alta e severa, si avvicinò alle limpide acque delle stagno che parve risplendere delle sua stesse luce.

Leannel infatti, era dotata di una bellezza che aveva pochi a suo pari nella Terra di Mezzo.

Affatto fragile, né dolce, ma austera e forte, e una profonda tristezza covava nei suoi impenetrabili occhi grigi. Neppure una lontana luce di speranza era nei suoi lineamenti, nessuna virgola del suo volto perfetto dava l’impressione di non appartenere ad una rassegnatezza profonda.

Il suo viso aveva il sapore cangiante e sfuggevole del vento, e  quello forte e incostante dell’acqua. Si avvicinava a passi lenti e decisi a quel ruscello che le ricordava i primi inverni della sua vita.

Me nonostante tutto non erano quei giorni ad occupare i suoi pensieri. Era la vita stessa a farlo.

 

Finalmente giunta alla riva, si inginocchiò cautamente sulla riva delle acque. Si sfilò i guanti di pelle, li appoggiò accanto a sé; e si  allungò verso lo specchio d’acqua cercando un immagine… E nel suo più grande stupore, si scorse.

“Mai le acque di questo ruscello avevano potuto vedere un essere di così perfetta bellezza” disse in un sussurro

“Così bella, e così perdutamente sola nell’abisso di domande…” e avvicinò una mano all’immagine riflessa mentre con l’altra toccava il suo viso, ‘l’originale’

“sola nell’abisso di domande senza alcuna risposta!” gridò mentre la mano che toccava l’acqua, con un movimento forte e veloce, distruggeva la figura che vi era riflessa.

Si alzò di scatto, come dopo essersi svegliata da un incubo

“Sono completamente pazza” si disse mentre la sua mano destra non aveva smesso di toccare il viso.

Quindi fece un lungo fischio e Feren giunse immediatamente dalla sua padrona. Salì sulla groppa del fidato Feren che ripartì camminando lentamente.

“Sarà meglio andare verso casa, ora” si disse.

Ma i suoi buoni propositi non riuscirono a dare frutti. Il suo pensiero si perse immediatamente in quel groviglio di domande che era la su mente.

Dov’era stata?

“Sono stata a Lòrien” si disse. A Lòrien a fare cosa? A vedere sua madre. A incontare quell’orrendo segreto, che segreto doveva rimanere.

Il ricordo di sua madre la riportava alla prima volta che si era trovata in quei boschi. La Regina di Bosco Atro in effetti, aveva amato con tutte le sue forze quei boschi, quell’incontaminato verde… Forse Leannel aveva preso anche questo da sua madre… Fu così che il ricordo la sopraffece. Anni e anni prima , poco dopo la nascita di Legolas, la Regina di Bosco  Atro era stata sopraffatta dal Male, questo l’aveva portata a fare delle cose orribili… Quella notte… Quella fresca notte di guigno…

Molti, se non tutti credevano che quella stessa notte ella fosse morta… ma non era la verità… ella si era allontanata dalla sua dimora e rifugiata da alcuni suoi amici di vecchia data, a Lòrien. E a lungo nessuno seppe nulla, Leannel stessa non conobbe la verità per molto tempo.

La madre aveva scoperto qualcosa dentro di sé, in lei il male si agitava…

E quando il male venne allo scoperto nessuno seppe trovare rimedio… e fu Leannel stessa a pagarne le conseguenze… sulla sua pelle.

Quindi i suoi amici di Lòrien ve la condussero, nel suo stato atroce. E nessuno aveva saputo nulla. Finché Leannel non aveva scoperto tutto da sola.

Aveva ritrovato sua madre in uno stato ben peggiore di quello in cui l’aveva lasciata. Era divenuta vecchia, fragile e grigia,e nonostante tutto era sempre bellissima; ma la cosa più orribile era che ella era ormai soggetta a notevoli sbalzi d’umore, se così li si poteva chiamare;in alcuni momenti, nonostante il suo contatto con la realtà fossa poco più che parziale, riusciva a parlare con chi le stava intorno anche se da molto non era più consapevole dello scorrere del tempo, né di quello degli eventi; ma il più delle volte oramai cadeva in uno stato di profonda catalessi, dalla quale spesso non riusciva svegliarsi per giorni.

 

Odiava questo argomento. Non voleva pensare a questo ora. Sarebbe dovuto rimanere un segreto tra lei, pochi dei fidati di Galadriel, Galadriel stessa e Miriel.

Chi era Miriel?

Miriel era una delle più alte collaboratrici di Galadriel, nonché una dama deliziosa.

Non poteva far altro che ricordarla come bellissima, pura e fresca come ornai pochi degli elfi sapevano ancora essere.

Ma non poteva scappare… I suoi pensieri la sopraffecero di nuovo… Non poteva sfuggirgli…La rivide. Immobile, con gli occhi spenti su un letto di seta azzurra.

Non provava odio, almeno si sforzava di non provarne; ma siccome provava solo pena, e odiava la pena, era quasi inevitabile che disprezzasse quell’essere.

“Neppure questo è bello da pensare” si disse.

Ma ora la sua mente volle dargli un po’ di tregua. Le permise di pensare a Miriel di Lòrien. Non poteva che esserle grata. Galadriel si fidava di lei al punto che aveva deciso di affidarle la fragile e incostante vita della Regina di Bosco Atro…

“ Sei una stupida! Pazza sciocca, imbecille!” gridò a sé stessa “Stai sbagliando strada! Devi andare a Lòrien, da Miriel!!”

Quindi costrinse il suo ronzino a girare il muso e portarla in fretta, cavalcando più veloce che mai, a Lothlòrien, da Miriel. E Feren , per amor suo, si trasformò da amabile ronzino di Rohan a velocissimo destriero del Mark.

 

 

  
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