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Autore: Yumi_Slyfox483    18/09/2011    12 recensioni
Fred/Hermione
"Fred!" esclamò deciso, mentre il gemello alzava lo sguardo verso di lui.
"Cosa?" domandò questi un po' nervoso. Sbatteva le palpebre talmente veloce che sembrava in procinto di lacrimare da un momento all'altro.
George lo scrutò con due occhi indagatori, fissi su di lui, come per leggergli la mente.
"Ti piace Hermione?" chiese.
Fred Weasley lo guardò sconvolto e, impacciato, lasciò cadere gli appunti di Angelina che si sparpagliarono per terra senza un ordine.
"Certo che no!" si affrettò a rispondere con un sussulto senza neanche preoccuparsi di rimettere a posto gli appunti.
"Sono il tuo gemello! Ti conosco meglio di chiunque altro, non puoi mentirmi!" lo rimproverò George puntando su di lui un indice accusatore.
"E va bene!" si arrese Fred "forse un pochino!"
"Fred!"
"Ok, non riesco a smettere di pensare a lei, George!"[...]
Il gemello chinò il capo, chiuse gli occhi e incrociò le braccia. Fred lo fissò preoccupato, quasi timoroso di chiedergli "che devo fare?"
"Ci penso io!"
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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La Questione Granger



"Dobbiamo fare qualcosa! Non possiamo andare avanti così!"
Era sabato e Hermione era seduta come di consueto a quell'ora al tavolo di Grifondoro dove stava consumando la sua cena assieme a Harry. Dopo aver pianificato le giornate per l'ES, l'argomento era scivolato sui gemelli che sedevano sperati qualche posto più in là. Non aveva mai pensato che simili parole potessero mai uscire dalla sua bocca parlando di Fred e George, ma in quella situazione il suo aiuto, pensò, doveva essere inevitabile.
Fred mangiava in silenzio, gli occhi ridotti a due fessure e sul viso un'espressione disgustata che non aveva nulla a che fare con il cibo, pensò Hermione.
George, invece, se la rideva scherzando con Lee dall'altra parte del tavolo e anche se Hermione non riusciva a sentire le loro parole, era sicura che stessero parlando del negozio di scherzi.
"Fare qualcosa?" sussurrò Harry accanto a lei, distogliendola dalla visione dei gemelli "non sono affari nostri, abbiamo cose peggiori a cui pensare!"
E infatti proprio in quel momento, Ron e Ginny erano entrati nella Sala Grande, più stanchi che mai, e prendevano posto di fronte a Hermione e Harry con due orribili espressioni desolate in volto.
"Come è andata?" si azzardò a chiedere Hermione porgendo due calici di succo di zucca a entrambi.
"Come è andata?" ripeté Ginny con un pizzico di nervosismo nella voce "è andata... male!" concluse e addentò avidamente una coscia di pollo appena sbucata dal nulla nel suo piatto.
"Kirke ha colpito un Bolide" iniziò Ginny quando ebbe finito di masticare.
"Beh mi sembra ottimo!" la consolò Harry con troppo entusiasmo nella voce. Sia Ron che Ginny, infatti, alzarono il capo contrariati e Ron esclamò "Sì, se non conti il fatto che ha sbagliato mira e ha centrato in pieno il naso di Katie! Io non ho parato un solo colpo e se non fosse stato per Ginny che ha preso il Boccino qualche minuto dopo l'inizio dell'allenamento, la partita sarebbe andata avanti in eterno! E' stato il primo allenamento prima della partita e faceva pena! Harry, non credevo che lo avrei mai detto, ma mi mancano Fred e George!" e con un'espressione triste tornò a mangiare.
"Beh..." cominciò Ginny dopo un po' "non che potessero fare molto dato che hanno litigato."
"E' la prima volta che succede?" domandò Hermione. Finalmente l'argomento aveva preso una piega interessante.
"La prima volta?" ripeterono in coro Ron e Ginny, entrambi a bocca piena fissando Hermione come se avesse appena fatto una battuta di pessimo gusto.
"Litigano sempre." continuò Ginny tra un boccone e l'altro "una volta si sono anche picchiati, credo che avessero dodici anni più o meno, è stato durante le vacanze di Natale. Se non fosse stato per Percy creo che a quest'ora recherebbero segni indelebili sul volto." Ridacchiò al ricordo che le era appena balenato in mente, ma i volti di tutti si rattristirono quando pronunciò il nome del fratello maggiore. Tranne quello di Harry che, al contrario, pareva arrabbiato. Non aveva dimenticato la lettera indirizzata a Ron in cui lo invitava a stare lontano da Harry e chiudere ogni rapporto con il suo migliore amico.
"Comunque sia, non sono mai stati arrabbiati così a lungo. E' già una settimana che non si parlano!" sbottò Ron bevendo l'ultimo sorso del suo succo di zucca.
"E che cosa possiamo fare?" domandò Hermione. Si stupì lei stessa del tono leggermente triste con il quale avava pronunciato quelle parole.
"Niente." rispose Ginny "faranno pace, come sempre. Quei due non possono stare per troppo tempo separati, te lo assicuro, Hermione. Ci sono cresciuta con loro, li conosco bene. Beh, io vado a risposare, sono davvero distrutta! Ci vediamo più tardi." E così dicendo Ginny si alzò e uscì dalla Sala Grande.
Hermione la salutò e Ron attaccò con una cronaca più dettagliata dell'allenamento di Quidditch appena terminato, ma Hermione era persa nei suoi pensieri.
Perché non faceva altro che essere preoccupata per i gemelli?
Infondo, doveva ammettere che da quando Fred e George non si parlavano, non doveva più pattugliare con ansia la Sala Comune dei Grifondoro nel timore di beccarli a trafficare con i loro prodotti ed anche gli incidenti tra gli studenti del primo anno erano notevolmente diminuiti. Ma ragionare così le sembrava davvero un comportamento egoista, per niente degno di lei.
Ginny aveva detto che era normale, che avrebbero fatto pace, ma dubitava che sarebbe finita come tutte le altre volte.
Sentiva che c'era qualcosa di diverso questa volta.
"... vero, Hermione?" La ragazza alzò velocemente lo sguardo verso Ron quando aveva sentito pronunciare il suo nome. L'amico la stava fissando, come se si aspettasse da lei un mormorio di assenso.
"Certo!" esclamò incurante di quello che le avesse appena detto "scusate, torno subito!" Così dicendo si alzò di fretta, lasciandosi alle spalle la voce di Ron che gli chiedeva "Che ti prende?" e lo sguardo incuriosito di Harry.
Si diresse all'estremità del tavolo di Grifondoro e si sedette di fronte a Fred, ancora intento a mangiare.
Questi, appena la vide, tossì rumorosamente e fu costretto a bere un sorso del suo succo di zucca per riprendersi.
"Granger, dico, volevi uccidermi?" pronunciò con voce tremante e Hermione sorrise. Non aveva mai notato quanto fossero profondi gli occhi azzurri di Fred. Sembravano una grande distesa di ghiaccio e un improvviso brivido le attraversò la spina dorsale.
"No, Fred..." pronunciò leggermente, sperando di non star parlando con il gemello sbagliato. Quando non arrivò nessuna obbiezione dell'altra parte, continuò "volevo... volevo chiederti..."
"Non siamo stati noi!" sbottò velocemente il ragazzo aspettandosi uno dei soliti rimproveri, ma si incupì di colpo quando vide che non c'era nessuno che potesse essere accusato assieme a lui "voglio dire... non sono stato io!"
"Non volevo accusarti di nulla!" esclamò Hermione arrossendo di colpo "volevo dirti... che devi fare pace con George!"
Fred spostò lo guardo da lei al suo gemello, che sedeva qualche posto più in là, come se lo vedesse ora per la prima volta. Con aria indifferente continuò a mangiare come se non avesse nemmeno sentito le parole di Hermione.
"Fred?" replicò lei offesa. Non le piaceva per niente essere ignorata.
"E' inutile, Hermione! Sprechi il tuo tempo! George non ne vuole sapere di parlarmi e io non ho la minima intenzione di fare pace! Questo è tutto!"
"No! Questo non è tutto! Siete gemelli, non potete restare arrabbiati a lungo! Fate parte della stessa famiglia! E poi è una tale sciocchezza..."
"Percy riesce a non rivolgere la parola ai suoi fratelli e ai suoi genitori, perché non dovrei riuscirci anche io con il mio gemello? Anche la sua è una 'tale sciocchezza'! Abbandonare la sua famiglia per mettersi dalla parte del Ministero!"
Hermione chinò il capo evidentemente senza parole.
"Quindi... non ti scomodare! In famiglia abbiamo tutti la testa dura!" E così dicendo Fred si alzò con un'aria talmente arrabbiata che non le riuscì neppure di salutarlo e rimase immobile, seduta al suo posto sentendosi completamente inutile. Proprio in quel momento, aveva visto George avanzare proprio verso Fred. I due si erano guardati in cagnesco per qualche istante ed ad ogni tentativo di prendere ognuno la direzione opposta, finivano inevitabilmente per trovarsi l'uno di fronte all'altro.
Hermione pensò che sarebbero andati avanti in eterno oscillando a destra e sinistra, ma poi finalmente Fred chinò il capo e lasciò passare il gemello, dirigendosi verso la porta della Sala Grande.
George lo guardò allontanarsi, poi si diresse verso il posto vuoto, un momento prima occupato dal suo gemello, e si sedette.
"Granger!" esclamò con un tono fin troppo compiaciuto "ci accusi ancora di aver avvelenato qualche studentello del secondo anno?"
"Vi? Tu e chi?" domandò Hermione beffarda con un sorriso trionfo sulle labbra.
George chinò il capo come se si fosse ricordato solo in quel momento che aveva litigato con Fred.
"Lo vedi?" esclamò Hermione furente "state soffrendo entrambi!"
"Soffrire?" ripeté George ridendo "non sono mai stato meglio senza qualcuno che ogni due per tre mi rubava le idee prima ancora che cominciassi a pensarci io! Mi sento... libero..." disse l'ultima parola con quello che doveva essere un tono compiaciuto e un sorriso felice, ma quello che ne uscì fuori fu invece un tono sconsolato e una smorfia incomprensibile.
"Certo..." esclamò Hermione "siete proprio due stupidi, come Percy! Non so perché spreco tempo a preoccuparmi per voi due!" si alzò sbattendo le mani sul tavolo e attirando l'attenzione di qualche Grifondoro, compresi Ron e Harry.
"Sì, Granger, non perdere tempo! E' inutile, in famiglia abbiamo tutti la testa dura!" E così dicendo si rivolsero un ultimo sguardo prima di separarsi.
George uscì dalla Sala Grande e Hermione tornò dai due amici che ancora la osservavano stupiti.
"Ma che succede?" domandò Ron "perché ti intrometti? Faranno pace!"
"No, Ronald, è diverso e mi stupisce che me ne sia accorta io e tu no che sei loro fratello!"
Litigarono per tutto il tragitto di ritorno in Sala Comune, fino a quando si separarono per salire ognugno nel proprio dormitorio.
Quando Hermione entrò nella sua stanza, la accolse un dolce profumo e vide Ginny seduta sul letto con una lettera in mano, che leggeva con un gran sorriso sul volto.
"Di chi è quella lettera?" chiese Hermione incuriosita sedendosi accanto a lei.
"E' di Michael" rispose Ginny incrociando le gambe e alzando lo sguardo verso di lei "ci crederesti che mi ha spedito questa lettera con un gufo? Avrebbe potuto benissimo darmela in Sala Grande!" Un ampio sorriso le incorniciò il volto, segno che era visibilmente soddisfatta del romanticismo di cui aveva fatto sfoggio il suo ragazzo.
Hermione sospirò e Ginny la osservò a lungo prima di ripiegare la lettera e rimetterla nella busta.
"Che cos'hai?" pronunciò, prendendole la mano e guardandola dolcemente negli occhi.
Ginny era una sorta di sorella per lei. Riusciva sempre a capire quando qualcosa non andava, a differenza di Harry e Ron, e con lei poteva parlare davvero di tutto, senza timore che non potesse capire i suoi sentimenti.
"Ginny..." pronunciò abbassando il capo un po' troppo imbarazzata per guardarla in volto "Come... come ti sentivi quando avevi quella cotta per Harry?"
Ginny la guardò un po' confusa ed esitò nel rispondere, non sapendo esattamente cosa dire.
"Beh," cominciò "ero frustrata perché non si era neppure accorto dei miei sentimenti nei suoi confronti, però non sono mai stata arrabbiata con lui per questo. Mi ha salvato la vita tre anni fa, se non fosse stato per lui non sarei qui oggi."
"Hai ragione..." rispose Hermione con un sorriso "ma... non ti piaceva nessun altro? Insomma, nonostante Harry ti piacesse così tanto... non c'era qualche ragazzo che..."
"... mi attirava? Sì..." rispose Ginny sorridendo "Michael! Ha la mia età e avevamo sempre lezione insieme."
"E... come hai fatto a capire che lui ti piaceva più di Harry?" indicò la lettera, come per chiederle implicitamente come avesse fatto a scegliere Michael e non Harry come ragazzo.
"Beh, Michael mi dava più attenzioni" e indicò la lettera "non era come Harry. Io sarò sempre grata a Harry per avermi salvato la vita, ma non potevo continuare a essere innamorata di un ragazzo che non mi avrebbe mai vista più della sorella del suo migliore amico. Così ora sto con Michael. Hermione..." e qui il suo viso si fece dolce "c'è qualcuno che ti piace?"
"A-A-A m-me? ma... ch-che dici? E-Ero solo curiosa di sapere come avessi fatto a superare la cotta per Harry!" E così dicendo scese dal letto di Ginny e tornò sul suo sprofondando sotto le coperte. Prima che potesse prendere sonno e superare l'imbarazzo sentì Ginny parlare.
"Se c'è qualcuno che ti piace, impegnati davvero e provaci! Non aspettare mio fratello..."
Ginny spense le luci e Hermione rimase sola con i suoi pensieri.
L'oscurità la aiutava sempre a riflettere.
Se c'è qualcuno che ti piace... Non aspettare mio fratello...
Le parole di Ginny rimbombarono nella sua testa. Era stufa di aspettare che Ron aprisse gli occhi. Arrossì furiosamente e ringraziò che fosse buio. Prima di dormire il volto di Fred Weasley le piombò davanti agli occhi e non scomparve fino al mattino seguente.

***



Che cosa significa?
Da quando aveva aperto gli occhi fino a quel momento, seduta alla tavola di Grifondoro per fare colazione, quella domanda l'aveva perseguitata, addirittura nel sonno.
Come mai quando Ginny le aveva detto di non aspettare che Ron si facesse avanti, Hermione aveva sognato Fred Weasley per tutta la notte?
Forse era una coincidenza. Era preoccupata che i gemelli avessero litigato e non facessero più pace e automaticamente il suo cervello aveva prodotto il pensiero di Fred nella sua testa. Magari quello era George! Insomma, erano gemelli! Come faceva esattamente a sapere chi era l'uno e chi era l'altro?
"Hermione?"
La voce di Ron la riportò improvvisamente alla realtà. Era seduto di fronte vicino ad Harry ed entrambi la guardarono un po' insospettiti.
"Si può sapere a che cosa stai pensando?" le domandò Ron alzando un sopracciglio confuso.
"Nulla di particolare!" gli rispose lei evasiva, cambiando presto argomento. Afferrò la copia della Gazzetta del Profeta, appena recapitata da un gufo, mise lo zellino nella sacchetta e questo volò via.
Aprì il giornale, ma non notò neanche le immagini in movimento che mostravano il Ministro della magia intento in uno dei suoi soliti discorsi.
Fred aveva appena fatto il suo ingresso nella Sala Grande e si stava dirigendo proprio nel posto vuoto accanto a lei. Arrossì di colpo e si portò il giornale ancora più vicino, tanto che parve sfiorarlo con il naso.
"Ehi là, Harry! Ronnino, Granger!" salutò tutti con un largo sorriso sul volto e sia Ron che Harry lo guardarono confusi.
"Che succede?" domandò Harry addentando la sua colazione "hai fatto pace con George?"
"Credete che se io facessi pace con lui avrei questo sorriso stampato in volto?" rimase in attesa per qualche secondo aspettando la risposta.
"Sì!" risposero Harry e Ron in coro, ma Fred li ignorò.
"Sciocchezze! Non avete visto in bacheca? E' stato programmato un nuovo weekend a Hogsmeade. Non vedo l'ora di andare! Ora che non posso giocare a Quidditch e non ho da pensare a nuove invenzioni, non ho nulla da fare e mi annoio!"
"Forse dovresti pensare ai tuoi M.A.G.O.!" esclamò Hermione risoluta riemergendo dalla finta lettura del suo giornale, e Fred si voltò verso di lei come se la vedesse per la prima volta.
"Oh Granger, ci sei anche tu! Ti avevo confuso con il giornale." scherzò Fred ridendo. Sia Ron che Harry risero, ma Hermione rimase seria. Fred non era più molto spiritoso senza suo fratello.
"Non sarebbe una cattiva idea studiare un po'! Insomma lo hai detto tu stesso! Non hai nulla da fare!" esclamò ignorando completamente l'affermazione di Fred e questi chinò il capo.
"Ma Fred..." continuò Harry "come farete con il negozio e tutto il resto? Era il vostro sogno!"
"Al diavolo, non è più affar mio!" rispose Fred evasivo.
"Certo che lo è!" continuò Ron "non potete continuare così! E' passata una settimana!"
"E a te che cosa importa?" esclamò Fred, stavolta irritato "per voi è un bene, no? Non dovete più andare in giro con le vostre belle spille da Prefetto a sgridarci per ogni cosa che facciamo."
"Come fai?"
Hermione lo aveva guardato direttamente negli occhi prima di parlare. Era saltata fuori d'improvviso con quella domanda, affiorata sulle sue labbra come un pensiero detto ad alta voce, che attirò a sé gli sguardi confusi di Harry, Ron e Fred.
"Come faccio a fare cosa?" domandò Fred.
"Come fai non parlare con George? Come farete a dire a vostra madre che avete litigato per una simile sciocchezza? Come se non fosse già preoccupata per Percy senza sapere che i suoi due figli non si parlano? Come fai a dormire la notte sapendo di infliggere un dolore simile a tua madre?"
Fred la fissò pietrificato, come se non avesse nulla da dire, ma esclamò sbiancando improvvisamente: "Hai intenzione di dire anche questo a mia madre, Hermione?" domandò. Puro terrore si leggeva nella sua voce.
"Non è compito mio infliggere questa preoccupazione ai vostri genitori! Lo farete voi, a tempo debito." si alzò con rabbia terminata la colazione e si diresse in Sala Comune per prendere i libri che avrebbe dovuto usare per le lezioni di quel lunedì.
Con sommo sollievo trovò la Sala Comune di Grifondoro completamente vuota, così dopo aver recuperato i libri, fu contenta di sedersi a una poltrona accanto al fuoco e di immergersi nei suoi pensieri. L'unico lato positivo del fatto che Fred e George non si parlassero più, era che si poteva godere un meritato silenzio nella Sala Comune e lei amava particolarmente sedersi e riflettere. Il silenzio la aiutava a concentrarsi.
Non sapeva dire come mai fosse tanto arrabbiata con Fred. Di certo non era solo per la signora Weasley. Ogni volta che vedeva Fred si sentiva in colpa, senza sapere, però, né il motivo, né verso chi.
Con un sospiro, guardò l'orologio. Mancavano dieci minuti all'inizio della lezione e conveniva sbrigarsi. Così si alzò dalla poltrona e stava per raggiungere il buco del ritratto quando questo si aprì improvvisamente e Fred Weasley fece il suo ingresso.
Non aveva la solita espressione allegra che sfoggiava ad ogni entrata teatrale, però non appena la vide sorrise e Hermione si sentì avvampare.
Aveva in mano un pacchetto e si stava dirigendo verso di lei a capo chino.
"Che ci fai qui, Fred? Dovresti essere a lezione!" esclamò quando il suo cuore smise di battere troppo veloce, anche se non aveva raggiunto un ritmo regolare.
"Anche tu, Granger! Ti ruberò pochi secondi..."
"Ma perché continui a chiamarmi per cognome? Mi chiamo Hermione!" sbottò lei irritata e Fred scoppiò a ridere.
"Va bene, Hermione! Volevo farti vedere una cosa prima che tu vada a lezione."
Aprì il pacchetto e posò un oggetto rotondo tra le sue mani. Assomigliava a un piccolo orologio da polso, con la sola differenza che non aveva né lancette né numeri.
"E' un Orologio dell'Umore..." si affrettò a spiegare Fred all'espressione interrogativa di Hermione.
"Come funziona?"
"C'è un incantesimo che rivela l'umore o lo stato d'animo di una persona. Riesce anche a percepire quando qualcuno sta mentendo o sta dicendo la verità."
"Fred!" Hermione lo analizzò più da vicino con in volto un'espressione davvero stupita, come se non immaginasse che qualcuno avesse mai potuto inventare qualcosa del genere.
"Cosa?" sbottò Fred impaurito, guardandola male.
"E' davvero un incantesimo ingenioso! Molto complesso! Lo hai fatto tu?"
"Certo!" rispose Fred un po' offeso dal tono stupito di Hermione.
"Davvero? Complimenti!" esclamò lei sorridendo.
"Puoi tenerlo, Granger!" rispose Fred entusiasta e a un'occhiataccia di Hermione si corresse "volevo dire... è tuo, Hermione."
"Scommetto che vuoi in cambio qualcosa! Ti ho già detto che non dirò nulla a tua madre."
"Non pensare sempre male!" sbottò Fred "è..." con grande sorpresa di Hermione, notò che improvvisamente il ragazzo era a disagio. In quel momento notò che era proprio il fratello di Ron, perché le orecchie gli diventarono paonazze e cominciò a sbattere gli occhi frenetico.
"Un regalo?"
"Sì." disse Fred "volevo ringraziarti. Non c'è bisogno che tu ti preoccupi per me e George, ma lo apprezzo." sentenziò infine distogliendo lo sguardo da lei.
Si era preoccupata per Fred, allora? Ecco spiegato il suo comportamento. Teneva a lui ed era normale preoccuparsi.
"Devi fare pace con George. Siete entrambi persi e soli l'uno senza l'altro." disse, come se le parole gli fossero uscite dalle labbra senza riflettere.
Fred lo guardò. Sembrava un po' sorpreso.
"Sai... sei... la prima persona che lo dice" esclamò ridendo "di solito di dicono che l'unione fa la forza, ma separati state meglio" e imitò la voce della professoressa McGrannit.
"Beh, non ho ragione?" Hermione rise, anche se trovava strano che nessuno si accorgesse che i due gemelli, ora che avevano litigato, si sentivano molto soli.
"Sì... hai ragione." concluse Fred e improvvisamente sembrò un bambino indifeso, piuttosto che un ragazzo di diciassette anni.
Non lo aveva mai visto così. Era troppo occupata a urlare loro dietro, a minacciarli di continuo di spifferare alla madre tutti i loro movimenti, per accorgersi che anche Fred provava dei sentimenti e sapeva esprimerli, forse, solo in presenza del suo gemello.
In quel momento sembrava più vulnerabile e indifeso e tutta la sicurezza che ostentava quando era con George sembrava svanita.
"T-Ti ringrazio. E-E' davvero molto bello... e utile!" allungò la mano e guardò l'orologio mostrando a Fred a cosa si riferiva.
"Si colora di rosso quando sei felice, grigio quando sei triste, verde se sei a disagio, blu se sei imbarazzato e... ah sì, bianco se sei davvero depresso. George non sa nulla di questa invenzione, quindi..."
Hermione chinò il capo. L'orologio infatti stava cambiando leggermente colore, ma non ne mostrava nessuno di quelli che aveva appena finito di elencare Fred.
"E che cosa significa viola?" domandò incuriosita.
"Viola?" Fred lo guardò con attenzione "beh, il viola è composto da rosso e blu, no?"
Hermione arrossì furiosamente e sembrò che assorbisse il rosso dell'orologio, perché questi aveva assunto una tonalità di viola sempre più scura, fino a diventare di un blu intenso.
Con tutto il coraggio che non sapeva neppure di avere, alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Fred. Di nuovo si accorse di quanto erano profondi. Una distesa di ghiaccio. Sentì un brivido di freddo, poi le sembrò che lo stomaco facesse una capriola, mentre il volto di Fred si faceva sempre più vicino.
Non riusciva più a distinguerlo ora, perché un velo di lacrime le aveva coperto gli occhi e non per la tristezza.
Il suo cuore prese a battere all'impazzata e i due erano talmente vicini che i loro nasi si sfioravano appena.
Hermione si alzò appena sulle punte dei piedi e lasciò cadere, senza volerlo, l'orologio che le aveva regalato Fred dalle mani che, ora nessuno lo vedeva, si era colorato di un'accesa tonalità rossa.

***



Ed eccomi con un nuovo capitolo della mia storia. E' stato davvero bello scrivere la parte finale. Non so come mi sia uscita, ma ho pensato che fosse il momento giusto. L'Orologio dell'Umore ovviamente me lo sono inventato e non dimenticatelo perché ritornerà nella storia :) Come sempre ormai ringrazio davvero le 18 persone che hanno commentato la storia e che mi hanno lasciato delle recensioni davvero stupende. Non so cosa dire per ringraziarvi tutti quanti. Spero solo che questo capitolo vi sia piaciuto.
Ringrazio le 215 persone che hanno letto il secondo capitolo, le 11 persone che hanno messo la storia tra i preferiti, e le 43 che la stanno seguendo. Io non so cosa dire. I numeri si alzano ad ogni capitolo lasciandomi senza parole.
GRAZIE
Ringrazio come sempre la mia Lily. Questo capitolo è per te, te l'ho detto che io farei di tutto per tirarti su il morale. Ti voglio bene. <3

A presto, Yumi.
   
 
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