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Autore: Whatadaph    18/09/2011    7 recensioni
Dominique Weasley ha diciassette anni, una media impeccabile e una vita apparentemente perfetta - nonostante ci siano troppi cugini di mezzo, una sorella ingombrante e centinaia di studenti che sono a conoscenza di ogni dettaglio della sua esistenza. Ha anche una migliore amica scomparsa, un ragazzo con la testa da un'altra parte e troppi segreti da nascondere.
Una Nuova Generazione piena di squallore e frivolezze, che dovrà pezzo per pezzo recuperare ciò che ha perduto.
Ispirato a Gossip Girl. Dal secondo capitolo:
Dominique Weasley si guardò allo specchio. Come sempre, non poté fare a meno di contrapporre la propria immagine a quella della sorella. [...] I capelli di Victoire sembravano brillare di luce propria, i suoi occhi violetti facevano sembrare banale il grigio di quelli di Dominique, la sua pelle era perfetta e priva di macchie. Victoire era più alta, più magra, più bella. Il ritratto della madre, l’orgoglio del padre, la ragazza di Teddy. Spostò una ciocca di capelli, si passò una mano sulla pancia. Si sentiva nauseata.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Lucy Weasley, Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Metamorphosis'
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Dom Weasley Must Pie!

 

This is becoming a problem I’m hurting it’s unfair

But somehow your words,

The way that I heard are haunting me,

You’re under my skin

You’re breaking in.


L’aula vuota era in penombra: Dominique riusciva a distinguere il profilo dei banchi, colpiti dal lieve chiarore di luna che filtrava dalle alte finestre. Percepiva il proprio corpo allacciato a quello di Jake, che la stringeva, baciandola con impeto. Il ragazzo scostò appena il capo, quel che bastava affinché il suo volto fosse illuminato dalla luna. Le mancò il fiato, nel riconoscere folti ricci castani piuttosto che dei lisci capelli scuri, iridi azzurre e pulite invece che verdastri occhi ammaliatori.
“Adrian...” sussurrò.
“Che cosa?”
Dominique aprì gli occhi. Si trovava fra le lenzuola scomposte del proprio letto, e al suo fianco - sollevato su di un gomito, l’aria assonnata - c’era Jacob, che la squadrava con una strana espressione sul viso.
Si schiarì la voce, maledicendo mentalmente quei sogni che non volevano proprio smettere di torturarla.
“Jacob,” mentì “Dicevo Jacob”.
Il ragazzo parve rilassarsi, e la guardò amorevolmente, prima di sfiorarle le labbra con le proprie.
“Buongiorno, splendore,” le disse “Stavi facendo un bel sogno?”
Per tutta risposta, Dominique gli lanciò uno sguardo malizioso, arricciando appena le labbra. Jacob si chinò ancora a baciarla, questa volta in maniera decisamente meno casta, e Dominique ricambiò con ardore, trascinandolo con sé fra le lenzuola.
Quella mattina avrebbe probabilmente fatto tardi a lezione.
Come ogni giorno da una settimana a questa parte, d’altronde...

Sebbene Dominique potesse parere ad occhi esterni come una subdola manipolatrice - perfida, algida e priva di scrupolo o sentimento alcuno -, la verità era che di sensazioni ne provava fin troppe. Tante al punto che, nella sua mente, si rincorrevano e sovrapponevano confusamente, coinvolte in un intricato meccanismo del quale lei per prima non possedeva la chiave.
Si dice che l’apparenza inganna: così come una promettente bella giornata può invece risultare fallimentare, una lettera che sembra portare buone nuove si rivela del tutto catastrofica.
Per un istante, al tavolo dei Serpeverde, Jacob Greengrass studiò il breve precipitare di un biglietto lilla pallido - sfuggito dalle dita di Dominique - verso la ciotola piena di salsa, prima di arrestarne la caduta con un lieve colpo di bacchetta. Dominique studiò la missiva, delicatamente planata sul tavolo,  per qualche minuto, con un’espressione indecifrabile e le labbra serrate. Questo fino a che Jacob, poiché la ragazza pareva non avere intenzione alcuna di proferir parola, non allungò la mano, prendendo il foglio. Attese da lei un cenno di disapprovazione, che non venne, prima di dedicarsi alla lettura.
Ted Lupin e Victoire Weasley annunciano le prossime nozze, invitandovi a partecipare ai festeggiamenti, il giorno dieci di luglio a Ottery St. Catchpole, Devonshire.  
Jacob sollevò gli occhi dalla partecipazione, incrociando lo sguardo di Dominique.
“Non c’è altro?” le chiese.
Stringendo gli occhi e senza una parola, Dominique prese la busta che aveva contenuto il biglietto - abbandonata accanto al piatto - e ne estrasse una pergamena. La spiegò, mentre Jacob leggeva da sopra la sua spalla.
Cara Domi,
Non riesco ancora a crederci! Teddy mi ha chiesto di sposarlo! E’ stato tutto talmente dolce, sorellina, così romantico! Mi ha portata ad Hogsmeade, sai, dove ci siamo baciati la prima volta (a dire il vero avevo anche l’intenzione di passare ad Hogwarts per vederti, ma non ne ho avuto il tempo perché papà aveva bisogno di me per un problema alla Gringott e Louis aveva l’influenza). Ad ogni modo, siamo arrivati fin davanti Mondomago, esattamente nel luogo in cui mi aveva baciata. A quel punto, mi ha detto che mi ama tantissimo, e che aveva qualcosa di molto importante da chiedermi. Naturalmente, ho capito subito di cosa si trattasse, ma ho fatto finta di non sapere niente, sai, per non rovinare l’atmosfera (e anche per non far rimanere male il povero Teddy, che si era preparato tutto il discorso). Comunque, il mio amore è stato come sempre assolutamente perfetto: ha poggiato un ginocchio a terra, sporcandosi tutti i pantaloni, per poi tirare fuori dalla tasca quella deliziosa piccola scatolina in velluto blu notte. L’ha aperta, e dentro c’era l’anello più bello che avessi mai visto! Ho accluso una foto, Domi, dovevi assolutamente vederlo. Come puoi vedere dalla fotografia, c’è un diamante, un solitario, talmente puro e splendente che quasi mi ha abbagliata (ho dimenticato di dirti che c’era un tempo meraviglioso, quel giorno, un cielo limpido e terso: il sole si rifletteva sul diamante, mandando dei piccoli, adorabili raggi qua e là). Teddy mi ha detto che sono l’unica donna che ha mai amato e che mai potrà amare, poi mi ha infilato l’anello al dito e mi ha baciata. Avevo le lacrime agli occhi, ti assicuro, ero talmente felice da non rendermi conto che tutta la gente che passava ci guardava con aria commossa.
Adesso io e la mamma siamo tutte prese dai preparativi, non facciamo altro che correre in giro per pensare al vestito, scegliere fra campioni di stoffe e tipi di fiori, decidere il menu e tutto il resto. Lo so che è un po’ presto per organizzare tutto, considerato che il matrimonio sarà celebrato a luglio, fra quasi un anno, ma io voglio che ogni cosa sia perfetta. Tu sarai la mia damigella d’onore, e Lou il testimone! Non vedo l’ora che arrivino le vacanze natalizie, così potremo passare del tempo insieme e scegliere il tuo vestito e tutto il resto!
La nonna Molly è scoppiata in lacrime per la gioia, naturalmente, appena ha saputo la notizia.
Tu come stai, Domi? Ho saputo da Gossip Witch (Lou conserva ancora il suo galeone stregato!) che ti stai frequentando con un certo Jacob Greengrass. Spero che vada tutto bene e che tu sia felice con lui, almeno quanto lo sono io con il mio Ted!
Mi manchi tanto.
Baci, Victoire.
Dominique doveva aver finito da un pezzo di leggere la lettera della sorella, ma nonostante ciò continuava a fissare la pergamena - da cui proveniva un vago sentore di essenza di rose. Sulla tavola era scivolata la fotografia, dove una radiosa Victoire agitava la mano, mostrando l'anello di fidanzamento. Jacob non avrebbe proprio saputo dire se brillava più il diamante o più i suoi occhi.
“Beh,” tentò, cauto “E’ una bella notizia. No?”
La ragazza si voltò verso di lui, affrettandosi a sorridere.
“Oh, sì!” convenne, con evidente sforzo di apparire naturale “Una splendida notizia”.
Jacob levò le sopracciglia, scettico.
“Sei sicura di stare bene, tesoro?”
“Più che sicura!” replicò Dominique, annuendo “Ah!” aggiunse “Devo correre a prendere il mio tema di Incantesimi, credo di averlo dimenticato...”
Prima che il ragazzo avesse avuto il tempo di aprir bocca, Dominique si era già allontanata.

“Sei proprio così sicuro che agli asticelli piacciano i Grinzafichi, Lysander?”
Il ragazzo si volse verso Roxanne, rivolgendole uno dei suoi sorrisi vacui e sbattendo più volte le lunghe ciglia.
“Ma certo, Roxanne Weasley. Lo dice sempre mio padre”.
Lei annuì, appena più convinta. Erano passate un paio di settimane, da quando lei e Lysander Scamandro si comportavano quasi come amici, e quei quindici giorni le erano bastati per rendersi conto del fatto che, il più delle volte, le affermazioni del ragazzo erano veritiere, se riferite alle opinioni del padre. Il celebre naturalista Rolf Scamandro possedeva una immensa conoscenza del mondo animale, e una passione per la zoologia che entrambi i figli, fratelli gemelli, avevano ereditato. Tuttavia, come Roxanne aveva dedotto dagli scoordinati discorsi del ragazzo, mentre l’interesse di Lysander era prettamente scientifico, quello del gemello Lorcan si orientava verso il piano pratico e la ricerca sul campo. Ad ogni modo, il giovane Scamandro si faceva spesso influenzare dalle bizzarre ipotesi della madre Luna, saggista e caporedattrice della nota rivista Il Cavillo. Proprio per questo, Roxanne preferiva verificare la fonte da cui Lysander prendeva le sue informazioni, prima di dar loro credito.
“Sai,” disse “Venivo spesso qui con Jamie, prima che lui si mettesse con Grace”.
Si trovavano infatti nei pressi del grosso faggio che sorgeva accanto al lago, dove, un paio di mesi prima, si era imbattuta nella bella Zabini assieme al cugino.
“Non essere gelosa, Roxanne,” replicò Lysander placidamente, porgendo un pezzo di Grinzafico all’asticello più vicino “Piuttosto, raccontami come passavate il tempo, quando venivate qui”.
Ignorando la scomoda verità bellamente espressa dal ragazzo, Roxanne si gettò a raccontare.
“... E qualche volta mangiavamo le ciliege, sputando i noccioli addosso agli asticelli...”
“Povere, deliziose creature!” commentò Lysander, indignato “Maltrattarle in questo modo! Non dovresti, sfogare il tuo nervosismo in attività più meritevoli, Roxanne?”
“Non lo facevamo per sfogare il nervosismo!” ribatté lei “E’ divertente, tutto qui...”
Lysander le sorrise ancora.
“Non è carino trattare male gli animali,” fece “Ma a te posso perdonarlo, Roxanne”.

Dominique  era distesa sul letto, fissando la cortina color smeraldo del baldacchino, alcuni piedi più in alto, incurante dei capelli scarmigliati e della gonna sgualcita.
In quel momento si stava detestando, la nostra Regina. Stava odiando sé stessa come mai prima: per quel suo non riuscire a rallegrarsi per Victoire, per quel continuo paragonare la mera apparenza della propria vita alla perfezione di quella della sorella, per quel sentirsi invidiosa della sua felicità.
Insomma, un matrimonio era una bella cosa. Il matrimonio della sua adorata sorella maggiore era una bellissima cosa.
Ma allora perchè non riesco ad esserne contenta? Perchè devo sentirmi tanto a pezzi?
Probabilmente era lei ad essere cattiva, già. Cattiva ed egoista, incapace di provare gioia per qualcun altro. E Victoire era talmente buona! Sempre allegra, serena, con una parola gentile per tutti. Così affettuosa, così priva di un qualunque dettaglio criticabile.
Dominique sapeva di rendersi odiosa, alle volte. Sapeva di essere acida, pignola e spesso antipatica. Sapeva anche che era proprio su questo che costruiva il proprio successo, e lo faceva proprio perchè non era stata in grado di trovare un’altra via per farsi accettare, apprezzare, ammirare. Quello che Victoire e Grace ottenevano con un sorriso, con uno sguardo garbato, lei lo pretendeva con un secco ordine, cui ogni replica risultava inammissibile.
Perché era così incontentabile? Perché non poteva essere lei quella più bella, più buona, più felice?
Qualunque cosa io possa fare, Victoire sarà sempre un passo avanti rispetto a me.
Perché Victoire e Grace erano così naturali e divertenti, mentre lei era così rigida, severa, formale?
Perché?
L’occhio le cadde su di una grossa scatola di cioccolatini di Mielandia poggiata sul comodino - regalatale da Jacob qualche giorno prima -, che lei, nell’ossessivo rispetto della dieta, non aveva neanche aperto.
Al diavolo, pensò.
Strappò quasi il coperchio dalla scatola.
Prese un cioccolatino, lo masticò, lo mandò giù.
Poi un altro, e un altro ancora.
Forse il dolce odore della cioccolata sarebbe stato in grado di cancellare quella oscura sensazione di disgusto.

Scorpius era seduto in riva al lago, la testa fra le mani. Aveva bigiato un’ora di Erbologia, ritenendo che la brezza gelida e l’erba bagnata del parco gli fossero in quel momento più congeniali, rispetto ad una serra umida e odorosa di concime. Inutile dire che si sentiva davvero giù: ormai era passata una settimana, da quando aveva discusso con Lucy, e da allora la ragazza sembrava evitarlo come la peste.
Perchè, si chiedeva, perchè continuo a sbagliare tutto?
Gli era sembrato di fare la cosa giusta, difendendo la propria ragazza. Certo, forse Dominique e Lily avevano un poco esagerato nel vendicare l’affronto subito da Jackie - insomma, un rifiuto pubblico da parte di Albus, dopo essere precedentemente stata irretita da lui, non era facilissimo da tollerare.
Ma il fine giustifica i mezzi, no? Volevo solo proteggere Lucy.
Nel profondo, Scorpius sapeva che non era esattamente così. Sapeva che Lucy aveva ragione.
Per una volta, devo fare qualcosa. Devo agire. Non posso lasciare che le cose semplicemente accadano intorno a me, senza muovere un dito per cambiare le cose.

“Ehi, Rox!”
La ragazza si volse, nel riconoscere la voce di James, per poi sorridere al cugino preferito.
“Jamie, che bello vederti,” commentò, allegra “Grace?”
“In biblioteca,” rispose lui, tranquillo “Doveva finire un tema di Difesa”.
Roxanne finse un’espressione sconvolta.
“Come!?” esclamò, posandosi una mano sul cuore “Riesci a sopravvivere per più di cinque minuti senza la tua dolce metà a meno di un metro di distanza!?”
“Roxanne!” protestò lui, ridacchiando “Dai, io e Grace non siamo così appiccicosi,” il suo volto si fece dubbioso “O sì?”
Lei scrollò le spalle.
“Solo un pochino,” lo rassicurò “Ma lei mi sta simpatica, adesso, quindi non c’è problema”.
“Non ho bisogno del tuo permesso, Rox...” azzardò James, sospirando di sollievo quando la vide sorridere serenamente.
“Lo so, Jamie,” replicò con inusuale dolcezza “Solo che ti voglio bene, e voglio che tu sia felice. Credo che con lei tu possa esserlo, perciò...”
“Da quando sei diventata così saggia?” la interruppe il cugino, un poco perplesso.
Con suo immenso stupore, Roxanne arrossì.
“Beh, da quando io e Lysander siamo diventati... Amici?” rispose, più a sé stessa che a lui.
James sollevò le sopracciglia.
“Fino ad una settimana fa non dicevi che era matto da legare?”
Un rumore improvviso li fece entrambi voltare. Nel corridoio, qualcuno si stava allontanando in fretta, e nella foga aveva travolto un’armatura, che era precipitata sul pavimento con un fracasso infernale.
“Lysander” sussurrò Roxanne, sbiancata di colpo, prima di affrettarsi a propria volta a correre nella direzione presa dal ragazzo.

“... Avevi ragione, Lucy... Perdonami, Lucy... Ti amo. Scusami, tesoro. Oh, Merlino!”.
Scorpius era in piedi accanto alla porta della biblioteca, da solo, tentando disperatamente di preparare il discorso da fare a Lucy per ottenere il suo perdono.
“Okay, riproviamo. Lucy, io...”
“Sì?” disse una voce.
Il ragazzo si voltò: dalla biblioteca era appena uscita Lucy stessa, con i lisci capelli castani raccolti in una coda e negli occhi un baluginio quasi divertito. E Scorpius seppe che cosa doveva fare.
Non era poi così difficile.
“Ho sbagliato,” fece, dopo aver respirato profondamente “E mi dispiace. Vuoi tornare ad essere la mia ragazza?”
Lucy sorrise, per poi guardarlo con serietà.
“Non ho mai smesso di esserlo, Scorpius”.

“Lysander! Lysander, aspetta!”
Roxanne aveva il fiato corto: si era precipitata dietro al ragazzo per due piani, tentando invano di raggiungerlo.
“Ti prego, Lysander, non è come pensi!”
Lysander si arrestò, prima di girarsi lentamente a guardarla.
“E com’è, allora?” la aggredì a muso duro, con un tono rabbioso che a Roxanne era estraneo, e che in qualche modo stonava con Lysander, così come la smorfia addolorata pareva chissà come sbagliata sul suo volto.
“Io non penso davvero quelle cose di te!”
“James le ha dette. Lui non dice bugie”.
“Sì, questo è vero, ma ti prego, ascoltami!”
Lysander era sembrato essere sul punto di allontanarsi di nuovo, ma Roxanne l’aveva trattenuto per la manica, obbligandolo a restare.
“Ancora non ti conoscevo, quando ho detto tutte quelle stronzate! Ancora non sapevo chi sei!”
“Pensavo fossi diversa. Pensavo che avresti capito”.
“Ma ho capito, Lysander! Io sono tua amica!”
“No!” gridò lui “Noi non siamo amici, Roxanne! Possibile che tu non te ne renda conto?”
“Come!?” sussurrò lei, ferita, con voce rotta “Che cosa stai dicendo, Lysander?”
Lui sospirò appena, scuotendo la testa con aria sconfitta.
In una frazione di secondo, prima che Roxanne potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo, Lysander le prese con fermezza il volto fra le mani, per poi poggiare con forza le labbra sulle sue.
Si staccò e la guardo negli occhi.
Corse via.

Lo sguardo di Dominique corse verso la scatola che aveva contenuto i cioccolatini, e che adesso giaceva a terra, vuota. Vuota.
Si perse a contare gli scomparti vuoti del contenitore. Uno, due, tre, quattro. Dieci. Venticinque.
Venticinque cioccolatini per ingannare il dolore e la rabbia.
Venticinque cioccolatini che non avevano avuto alcun effetto, se non quello di invaderle fastidiosamente lo stomaco, lasciandole in bocca un aroma troppo dolce, che la nauseava.
Lentamente, come in trance, si alzò dal letto, dirigendosi verso lo specchio a figura intera situato in un angolo. Vide riflesso il proprio viso, sporco di cioccolata, il trucco sciolto, circondato da capelli in disordine. Quella vista le provocò ribrezzo.
Studiò con attenzione la propria figura. Sbagliava, oppure il suo collo era in qualche modo meno sottile? Sì, era decisamente più largo, meno flessuoso. Le pareva di poter intuire una pappagorgia che si sarebbe a breve formata. La nausea aumentò.
Sempre lentamente, si volse di profilo. Lo stomaco gonfio pulsava. Fece scorrere una mano sul proprio corpo, sentendolo sgradevolmente morbido.
Rotoli. Dominique Weasley sarebbe diventata rotoli. Rotoli di grasso che si sovrapponevano, che tremolavano ridicolmente ad ogni movimento.
Le salirono le lacrime agli occhi, ripensando alla fatica fatta per ottenere una buona linea, tutte le rinuncie, tutti i sacrifici. Si detestò.
Doveva trovare una soluzione.
La porta del bagno era vicina, facile, una tentazione troppo forte.
Ignorando la voce dentro di sé che le intimava di fermarsi, Dominique entrò in bagno.

Si lasciò scivolare lungo il muro, sconvolta ed esausta. Lo stomaco di Dominique era adesso vuoto, libero e pulito, ma lei non si sentiva affatto meglio: la stanza era pervasa da un fetore di vomito, le dolevano le spalle e la testa a causa dei conati che l’avevano scossa. Le sembrava di essere stata sbriciolata in tanti piccoli frammenti. Chiuse gli occhi.
“Dominique?” la chiamò una voce familiare, proveniente da fuori il bagno “Ti senti bene?”
Spalancò le palpebre.
“Avanti” riuscì a sussurrare in risposta, non bastandole la forza per muoversi.
La porta si aprì con un lento cigolio, Dominique riconobbe avvicinarsi le gambe toniche e la gonna eccessivamente accorciata di Rose Weasley. Alzò lo sguardo, e poté vedere la sua espressione tesa, preoccupata, la partecipazione lilla pallido che stringeva fra le dita.
Rose lasciò cadere il cartoncino, e si precipitò al fianco della cugina. Si inginocchiò presso di lei, accogliendola in un abbraccio rassicurante. Continuò a tenerla stretta mentre iniziava a singhiozzare piano, macchiandole di bianco la camicia immacolata.
Le disse all’orecchio di non preoccuparsi.
Le disse che non sarebbe mai stata sola.

Agli occhi di chiunque la conoscesse - che appartenesse o meno alla famiglia Weasley -, la metamorfosi della quale Rose era stata oggetto negli ultimi due anni era a dir poco stupefacente, e anche piuttosto preoccupante. Era sempre stata una studentessa ligia alle regole e ordinata, gentile e incredibilmente brillante. Proprio per questo veniva continuamente esaltata la sua somiglianza con la madre Hermione, della quale sembrava aver ereditato l’intelligenza e la conscienziosità. Tuttavia, a detta di Dominique, era stato proprio questo frustrante dover rispondere a determinati schemi a condurre Rose all’atteggiamento libertino e provocatoriamente trasgressivo che aveva assunto negli ultimi due anni. Lei stessa faticava a comprendere come Rose potesse sopportare le dicerie sul proprio conto, soprattutto perché, bisognava ammetterlo, non si distaccavano più di tanto dalla realtà dei fatti.
Tuttavia, nella ragazza che adesso la stava abbracciando - materna, preoccupata, incurante del puzzo di vomito -, Dominique riconobbe la vecchia Rose, quella del passato, evidentemente rimasta nascosta da qualche parte.
Fu quando la cugina le disse che avrebbero trovato una soluzione l’esatto momento in cui Dominique si rese conto di quanto le fosse mancata.



Note dell’Autrice
Comincio col dire che mi scuso del ritardo, ma è stato innanzitutto un capitolo che ho faticato a scrivere, e per seconda cosa in questi giorni ho avuto pochissimo tempo.
Poichè è ricominciata la scuola, ho deciso di tentare di dare un ordine e una regolarità negli aggiornamenti. Penso di aggiornare ogni domenica, ma è possibile cha faccia ritardi. Se necessario, aumenterò lo stallo fra un aggiornamento e l’altro.
L’Autrice ha evidentemente deciso di non filarsi Lily neanche in questo capitolo, ma visto che la mia cara e innocente sorellina non vuole darle la soddisfazione di protestare ancora, costringe me a farlo. Autrice! Nomina Lily, ti prego! Così smettera di assillarci tutti quanti. Ad ogni modo, io sono James. O Jamie. O come volete chiamarmi. Faccio schifo con le presentazioni blablabla. Somiglio un po’ a Penn Badgley. L’Autrice vi chiede che ne pensate, perchè lei mi immagina un po’ diverso. Più riccio, non so se mi spiego. Vabbè. Amo Grace Zabini, l’ho già detto?
Grazie a chi segue, recensisce, preferisce, legge, ricorda.
Adesso ho anche un account di Facebook per EFP! Mi chiamo (indovinate?) Daphne S Kerouac Efp.

Baci!
Daph.

Dimenticavo! Su richiesta di Smemo92, ecco uno schemino della distribuzione dei personaggi fra case di appartenenza.
Settimo anno

Grifondoro: James Sirius Potter, Roxanne Weasley, Grace Zabini, Adrian Goldstein, Frank Paciock
Serpeverde: Dominique Weasley, Lisbeth Macnair, Viviana Davis
Corvonero: Lysander Scamandro, Lorcan Scamandro, Molly Weasley
Tassorosso: Jackie Finigann
Sesto anno

Grifondoro: Albus Severus Potter, Quinn Baston, Chris McGregory
Serpeverde: Scorpius Malfoy, Rose Weasley, Jacob Greengrass
Quarto anno

Grifondoro: Lucy Weasley
Serpeverde: Lilian Luna Potter
Corvonero: Hugo Weasley

   
 
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