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Autore: xblacksound    19/09/2011    3 recensioni
Maryclare, una sedicenne newyorkese con una vita assolutamente ordinaria, dai capelli color cioccolato al latte e dagli occhi di un verde chiaro incantevole, deve trasferirsi a Londra di punto in bianco, per frequentare un collegio. La ragazza non ne è molto entusiasta, ma cambierà idea una volta incontrate quelle persone che cambieranno la sua vita.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Always like 'Wow, i love you.'
Third Chapter – I really like him!

 
 
 

«Ehm… no, non… non preoccuparti» dissi più imbarazzata che mai. Si, sicuramente ero rossa come un pomodoro in volto, forse anche peggio. Bordeaux. Il ragazzo mi porse gentilmente una mano, per alzarmi da terra. Così poggiai una mano sulla sua e mi alzai. Quel tocco mi fece venire i brividi e non so perché. Mi sistemai un po’, togliendo quel poco di terra che mi era finita sui vestiti. «Non è che ci siamo già incontrati? Mi sembra di averti già vista da qualche parte.» Affermò lui, convinto delle sue parole. Oh santo cielo, e che gli rispondo adesso? Deglutii lievemente senza smettere di guardarlo. Dio santo, che occhi che aveva che non potete neanche immaginare. «Ehm, non lo so… può darsi…» Risposi impacciata come una totale deficiente. Non mi era mai capitato di essere così imbranata a parlare con qualcuno. Mi sono sempre trovata bene a parlare con la gente, anche gente conosciuta da poco, ma con lui era diverso. Mi faceva uno strano effetto. Continuavo a guardarlo, mentre assunse un’espressione pensierosa. Wow, non riuscivo a smettere di fissarlo; ero come in ipnosi totale e la cosa non andava bene, affatto. Ad un certo punto, sembrò esserglisi accesa una lampadina. Schioccò le dita e mi puntò il dito contro con un sorriso che avrebbe fatto sciogliere anche Voldemort, davvero. «Ma si! Sei quella ragazza che ho visto dal benzinaio! O sbaglio?» Cavolo, mi ha riconosciuta. Un momento, mi ha riconosciuta! Si, ma adesso che dico?! Spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio ed annuii con lo sguardo abbassato e le guance infuocate. «Oh si, ora mi ricordo!» Optai per fare la finta tonta, anche se molto probabilmente non se la sarebbe bevuta. Avrei voluto sprofondare negli abissi, si. Il ragazzo mi sorrise e mi porse la mano. «Sono Harry!» Che nome bello che aveva. Harry, come il principe d’Inghilterra. Gli si addiceva, perché lui sembrava davvero un principe. Un momento, ma questi pensieri da dove venivano? Da quando definivo “principe” un ragazzo? Roba da matti.
Mi resi conto solo in quel momento che lo stavo fissando da vari secondi, così allungai la mia mano verso la sua, stringendola. «Maryclare, piacere.» Esclamai con un dolce sorriso sulle labbra. Sciogliemmo la stretta di mano e da quel momento ci furono pochi attimi di silenzio totalmente imbarazzanti. Mi morsi il labbro non sapendo che fare, ma poi lui parlò. «Non hai un accento inglese, non sei di qui, vero?» Oh beh, mi sembrava strano che ancora non avesse notato che il mio accento era diverso da lui. Scossi il capo e lo guardai. «Vengo da New York.» Precisai con un sorriso tenero. «Oh, ci sono stato a New York! Per lavoro.» A quelle parole lo guardai curiosa e confusa. Già lavorava? Ma quanti anni aveva? Cioè, mi sembrava uno della mia età. «Wow, già lavori? Quanti anni hai?» Dopo questa mia domanda sembrò lui quello confuso e sinceramente non capivo perché. Cosa c’era di strano? Improvvisamente ridacchiò, apparentemente divertito da non so cosa. «Ho 17 anni e… davvero non mi conosci?» Okay, la situazione mi stava confondendo davvero molto. Come potevo conoscerlo se ero appena arrivata e soprattutto se questa era la prima volta che gli rivolgevo la parola? Avevo una buona memoria e mi sarei ricordata certo di lui se l’avessi già visto prima, ma no. Mi disse anche di avere 17 anni, perciò non capivo neanche come potesse già lavorare a quell’età; lo so, esistono i lavoretti part-time, ma mi sembra impossibile finire a New York per uno di essi. Stavo per rispondergli, ma gli squillò il cellulare. Mi bloccai e lasciai che rispondesse. Osservai ogni suo movimento: mentre prendeva il cellulare da una tasca dei jeans, il momento in cui rispose e mentre parlava con il mittente della chiamata. Ogni cosa che faceva sembrava perfetta. «Okay… Si, Louis… Arrivo.» Queste furono le sue ultime parole, prima di riattaccare la cornetta. Cercai di distogliere lo sguardo da qualche altra parte, dato che non volevo fare un’altra brutta figura. Mi sorrise, anche se un po’ dispiaciuto. «Devo andare, è stato bello conoscerti.» Disse guardandomi. No, doveva già andare via? Ma cavolo però, non volevo! Avrei voluto stare ancora lì a parlare con lui, a guardarlo, dannazione. «Oh beh… è stato bello anche per me.» Che altro avrei potuto dirgli? Nulla, perciò meglio di niente. Sfoggiai un lieve sorriso, cercando di non far notare quel velo di tristezza che avevo. Harry fece per girarsi, ma si fermò e mi guardò ancora. «Mi piacerebbe rivederti…» Oh cavolo, oh cavolo! L’ha detto sul serio? Si, l’ha proprio detto. Respira, Maryclare. Respira. Spiazzata da quelle parole, aprii la bocca come per parlare, ma non uscì nulla da quest’ultima. Fortunatamente però, lui continuò: «Domani. Ti va di vederci?» No, non stavo sognando. Questa era la pura verità: Harry mi stava chiedendo di vederci. Wow, improvvisamente sentivo di amare quella città, già. Chissà perché poi… Eh beh, lo so io. Sorrisi imbarazzata ed annuii. «Mi… Mi farebbe piacere!» Esclamai, cercando di non far notare troppo il mio entusiasmo. Harry assunse un’espressione contenta. «Perfetto! …Però c’è un problema: domani sono con i ragazzi. Andiamo al bowling. Non è un problema, vero?» Momento, momento, momento… Chi sarebbero ora i “ragazzi”? Bah, non m’importa. Voglio solo rivederlo. Scuoto il capo, un tantino confusa. «No, credo… di no.» Harry mi rivolse un sorriso per il quale sarei svenuta volentieri. Ma come riusciva ad essere così perfetto? Proprio non lo capivo. «Bene, allora ci vediamo domani mattina al Bowling qui vicino!» Oh beh, se solo fosse stato facile… Io neanche sapevo dove fosse questo bowling, ma non c’era problema: Avrei chiesto a Juliette o ad Alex. Annuii timidamente e sorrisi guardandolo. A quel punto lui si avvicinò a me e mi schioccò un bacio sulla guancia. Inutile dirvi che quello fu uno dei momenti più belli della mia vita. Il contatto delle sue labbra con la mia guancia mi fece venire la pelle d’oca e sentivo lo stomaco in subbuglio. Altro che farfalle…
Una volta staccatosi dalla mia guancia ci fu un attimo in cui ci guardammo negli occhi a distanza di pochi centimetri l’uno dall’altra. Il battito del mio cuore si fece più accelerato. Deglutii, senza smettere di guardare quei suoi occhi dal colore dell’oceano, ma poi lui si allontanò, salutandomi un’ultima volta, ed andò via. Appena lo vidi sparire dietro il cancello del parco, il mio sorriso si fece esagerato ed avrei voluto saltare di gioia, ma non lo feci. Dopo circa tre minuti, decisi di tornare al collegio, sperando di trovare la strada e di non perdermi. Fortunatamente non fu così e riuscii a trovare la scuola. Vi entrai, andando subito in camera. Lì trovai Juliette che stava ascoltando musica dall’IPod nel suo letto. Io, che da quando ero tornata non facevo altro che sorridere, la salutai con la mano, dato che si era accorta di me. Si tolse le cuffiette e mi guardò compiaciuta. «Hey, che è successo? Sembri proprio di buon umore!» Chiese guardandomi e facendomi segno di sedermi di fronte a lei. Così io feci, continuando a sorridere. «Ho conosciuto un ragazzo e… domani vado al bowling con lui ed i suoi amici.» In quel momento mi bloccai e guardai Juliette in maniera perplessa. «Non è che tu sai dove si trova quello più vicino al parco?» Chiesi sperando in una risposta affermativa. Fortunatamente mi disse di si e mi indicò la via più facile da prendere. Speravo solo di non dimenticarla e proprio per questo scrissi tutto in un foglietto. «Allora, come si chiama il fortunato?» Chiese poi la mia nuova amica guardandomi maliziosa. Ridacchiai divertita. «Harry. Si chiama Harry.» Sorrisi e mi morsi il labbro ripensando a lui, al suo viso ed ai suoi occhi penetranti. Mi persi un attimo a fissare il vuoto, pensando a lui, tanto che Juliette dovette attirare la mia attenzione battendo le mani davanti il mio volto. Nel frattempo rideva divertita. «Deve piacerti molto…» Ipotizzò guardandomi con un dolce sorriso, dopo avermi riportata sul pianeta terra. Alle sue parole non potei fare altro che diventare rossa e sorridere imbarazzata, perché – si, lo ammetto, anche se si era capito -  ero proprio cotta di quel ragazzo; Sin dal primo momento in cui l’avevo visto mi aveva colpita e rivederlo era stata la cosa più bella che mi fosse mai capitata. E non m’importava se lo conoscevo a malapena; in quel momento sentivo che non era così, sentivo di conoscerlo già abbastanza. Mi piaceva, e anche troppo.

  
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