-Novità?-
-E’ rientrato due ore fa. Da allora non si è più
mosso-.
David Canter richiude con
un tonfo sordo la porta scorrevole del fatiscente furgone, camminando ricurvo
fino alla collega.
-Tieni- le offre, porgendole un sacchettino di carta. –Il
pranzo-.
-Oh, fish and chips! Lo adoro!- lo ringrazia la ragazza, ponendo un
veloce bacio sulle labbra del collega che, con un sorrisino beato, si siede
sulla sedia vuota nel retro del furgone.
-Novità in Centrale?- si affretta a chiedere Connie, addentando famelica una patatina.
-Il Profeta dei
Vetrini ha quasi fatto saltare in aria il laboratorio, stamattina- le
racconta, controllando le registrazioni della telecamera in funzione e
posizionata sull’ingresso di una casa.
-Chaz sta bene?- scatta la ragazza, facendo cadere parte
del fritto sul pavimento lercio del furgone.
-Sì- le risponde, rubando dal sacchetto un pezzo di
pesce. –Ci siamo visti alla pausa pranzo. Ha detto di aver messo tutti i
reperti con l’elemento sconosciuto in una di quelle sue dannatissime macchine,
uno spettrofotometro se ho capito bene, e dopo un po’… PUFF! La macchina è
esplosa!- spiega, accompagnando il racconto con un ampio gesto delle mani.
-Quella sostanza può essere molto pericolosa! Digli di
stare attento!-
-Ci ha già pensato Erick a
fargli la ramanzina, non ti preoccupare…-
Constance sbuffa, osservando le immagini sfuocate sullo
schermo alle sue spalle. -E Eugene?- chiede, digitando qualche codice su una
piccola tastiera, riuscendo a zoomare sulla porta d’ingresso della casa.
-E’ molto agitato- la informa il collega,
ricordando di non aver mai visto il Commissario Scott camminare in quel modo
per la stanza. –Mi ha convocato nel suo ufficio, voleva sapere se avevo avuto
contatti con te-.
-E tu?- gli chiede la ragazza, scacciando dalla
mente il ricordo della faccia amica di Eugene Scott.
Deve si schiarisce la gola con un secco colpo di
tosse. -“White? Per quale motivo dovrei voler
incontrare l’agente White fuori da qui?”-
Connie si lascia andare a una risata liberatoria,
osservando il collega sporgersi dalla propria sedia e baciarla, innamorato.
-Sai, sembra sinceramente preoccupato- le sussurra
poi, a fior di labbra.
Constance ritrae le labbra, divertita dal piacevole solletichio della barba di tre giorni del
ragazzo. Si appoggia poi di nuovo sullo schienale della sedia, riprendendo a
mangiare.
-Novità da Erick?-
chiede, sperando di chiudere definitivamente con la questione “Eugene”.
David sospira, aprendo la valigetta che si era portato dietro ed estraendo un piccolo fascicolo. -Franck Bryce, trovato morto in
una casa abbandonata di cui era il custode1- le spiega, porgendole
le carte che ritraevano il corpo di un vecchio, steso a terra e con gli occhi
spalancati per il terrore.
-E a noi cosa importa?- domanda cinica la ragazza,
scorrendo senza vero interesse i primi rilievi dell’unità scientifica.
-Ecco il primo referto del medico legale- le porge
David, avvicinando la propria sedia a quella della ragazza.
Constance inizia a scorrere i dati, soffermandosi poi
perplessa su un punto.-Causa di morte sconosciuta? Non sono ancora in grado di
stabilirlo?- lo interroga, perplessa.
David scuote la testa. -Già. Proprio come per i
Potter. Nessun proiettile, coltellata, strangolamento…
neppure segni di avvelenamento o attacco cardiaco. Sono solo… morti- tenta di spiegare, afferrando la
ormai straripante agenda della ragazza appoggiata sul piccolo mobile del
furgone e appuntando le novità.
-Ho fatto un sopraluogo stamattina. C’erano degli
agenti, gruppi speciali credo. Mai visti prima. Hanno rivendicato la
giurisdizione sul caso e mi hanno allontanato. Solo uno di loro mi ha dato
confidenza, un certo Shacklebolt, ho detto a Erick di cercare informazioni su di lui. Mi ha detto che questo omicidio è collegato a un caso che il suo
dipartimento segue da diversi anni e mi ha quindi chiesto se avessimo
informazioni che potessero essere utili. Gli ho chiesto se Black
fosse implicato e lui, sorpreso, mi ha chiesto come facessi a conoscerlo. Ha
detto di essere il referente per il caso Black e di
non preoccuparsi. Mi ha stretto la mano e mi ha accompagnato fino alla
macchina, ma sono comunque riuscito rubare un campione di terriccio- racconta,
ripensando agli sguardi torvi e, in qualche modo, derisori, che quegli uomini
con i mantelli gli avevano lanciato.
-Fammi indovinare. Chaz
ha trovato gli stessi particolati- tenta Constance, lasciando il sacchetto di cibo cadere per terra,
disinteressata.
L’agente Canter annuisce,
grave. -Ho detto a Erick di continuare a scavare.
Sembra che Bryce fosse coinvolto in un triplice
omicidio avvenuto almeno vent’anni fa2-.
-Il mistero s’infittisce- gli risponde la ragazza,
afferrando l’agenda dalle mani dell’amico ed evidenziando i passaggi cruciali
delle ultime scoperte.
-C’è altro?- sospira alla fine, sinceramente
frustrata da quel mese di latitanza. Ha potuto vedere sua madre solo una volta,
di nascosto. Non ce la fa davvero più a vivere così.
David ammutolisce, riafferra la vecchia borsa di
cuoio e fissa la fotografia, incerto.
Sa che fargliela vedere non è una buona idea.
Però sa altrettanto bene che non fargliela vedere
sarebbe una pessima idea.
Constance aggrotta la fronte, preocupata
per la strana reazione del partner, per poi afferrare la foto che le sta
porgendo.
Impallidisce.
-Dov’è stata scattata?- mormora, con un filo di voce e
le mani tremanti.
David le circonda le spalle con un braccio,
cercando di darle forza. -A Port Louis3,
tre giorni fa. Erick si è messo in contatto con i
servizi segreti dell’INTERPOL, ma non hanno fornito molte informazioni. Non
avendo poi neanche un’indagine ufficiale aperta…- borbotta, lasciando cadere
nel vuoto le ovvie conclusioni.
Constance stringe febbrilmente la foto, digrignando i denti.
Sirius Black sorride beffardo
all’entrata dell’ippodromo di Champ de Mars4,
guardando proprio in direzione della telecamera di sorveglianza.
Ha un aspetto più sano, rispetto alla foto
segnaletica che era stata mandata loro un anno prima, si ritrova a constatare con odio Connie. Adesso
sembra proprio lo stesso ragazzo che, quel dannatissimo due novembre, fece saltare
in aria Tooley Street.
Constance si alza di scatto, prende alcune carte e la sua
agenda, gettandole con ferocia in una valigetta, per poi afferrare con rabbia
un apparecchio appoggiato sul mobile.
-Connie, dove stai andando?- le
domanda preoccupato David, osservando i gesti veloci con cui la ragazza si
fissa addosso, nascondendolo alla vista, il microfono.
-Black se la spassa su una spiaggia delle Mauritius e io sto qui ad arrostire in un furgoncino? Oh, non credo
proprio!- si sfoga, a denti stretti, per poi far scorrere la porta del
furgoncino scuro e uscire nelle polverose strade di Spinner’s
End.
Quando aveva scoperto che Piton
era tornato, avrebbe voluto fiondarsi da lui, a interrogarlo e a convincerlo a
parlare, con ogni mezzo. Era stufa di tutta quell’omertà attorno a quel caso,
stanca di quel mistero inestricabile che stava affrontando da ormai troppo
tempo.
L’idea di sorvegliare l’abitazione dell’uomo era
stata di Dave, prontamente appoggiata da Chaz. Dovevano raccogliere maggiori informazioni sull’uomo,
sulle sue abitudini, cercare di capire con chi avevano
a che fare.
Naturalmente quell’ingrato quanto noioso incarico
era stato affidato a Connie, visto l’impossibilità
della ragazza di farsi rivedere in Centrale o in qualunque altra zona di Londra
alla luce del sole, per il timore che qualcuno la riconoscesse e che quei tizi
con i bastoncini la rintracciassero. David le aveva assicurato che non c’era
stato nessun mandato nei suoi confronti, né di cattura né di ricerca, ma lo
stato di evidente agitazione in cui versava il Commissario era una prova
sufficiente per far capire che era ancora ricercata.
Erick era riuscito a recuperare quel vecchio furgone
sgangherato, sepolto in chissà quale deposito giudiziario e a dotarlo delle
apparecchiature minime per un appostamento.
Beh, le uniche cose che aveva
scoperto erano state che il signor Piton aveva un
pessimo gusto nel vestire, oltre che una vita terribilmente monotona e noiosa.
Usciva una volta alla settimana da casa, faceva la
spesa, rincasava lesto.
Punto.
L’unica nota di interesse
era quel dannatissimo gufo che, ogni sacrosanta mattina, atterrava sul
davanzale di una finestra, veniva fatto entrare in casa, e ripartiva quasi
subito.5
Ci mancava solo l’ornitologo a complicarle la vita.
Impaziente, bussa con impeto alla porta.
-Agente White, Scotland Yard. Deve rispondere ad
alcune domande- sbotta non appena la porta viene
socchiusa e la figura arcigna di Severus Piton la squadra visibilmente infastidito.
-Prego?-
si limita a rispondere, alzando indignato un sopracciglio e fissando con
disgusto la figura di fronte a lui, eccessivamente imbaccuccata
per quel caldo pomeriggio di agosto.
Constance mostra il distintivo proprio davanti al grosso
naso dell’uomo, aprendo poi maggiormente la porta con una spallata e
infilandosi lesta in casa.
Le mani di Severus Piton si serrano a pugno, mentre l’uomo richiama a sé tutta
la pazienza rimastagli per non buttare fuori casa
all’istante quell’insulsa Babbana.
-Qui va bene- sentenzia Connie,
entrando a passo di marcia nello stretto salotto della casa e fissando con
studiato interesse tutti i particolari. Le pareti sono ricoperte di libri
dall’aria consunta, una vecchia candela pende dal soffitto e un tavolino
precario, dove un giornale, ancora aperto, indica
quale fosse l’attività del padrone di casa prima del suo arrivo.6
Senza attendere alcun invito, Constance
si siede sul fatiscente divano, aspettando con impazienza che l’uomo si sieda
sulla poltrona logora di fronte a lei.
Piton si limita a lanciarle occhiate d’odio dall’ingresso,
per poi richiudere la porta in modo sinistro e prendere
posto con estrema calma, chiudendo
-Quindi?-
sibila, cercando di sforzarsi di ricordare, esattamente, quante norme dello
Statuto Internazionale di Segretezza violerebbe se decidesse di schiantarla in
quel momento.
-Quindi…- ripete canzonatoria Connie,
reggendo lo sguardo serio dell’uomo fisso nei propri occhi.
Tzè, aveva interrogato delinquenti peggiori.
-Cosa sa di Sirius Black?- gli domanda a bruciapelo, estraendo l’amata agenda
e aprendo la penna, pronta a scrivere.
Severus affonda le unghie nel rivestimento della poltrona,
scaricando così la tensione che quel dannatissimo nome gli provoca.
-Nulla- risponde, con voce monocorde.
Constance ringhia sottovoce. –E, immagino, non sappia nulla
neanche dell’omicidio dei coniugi Potter, avvenuto tredici anni fa-.
Piton socchiude gli occhi, cercando di non pensare
all’amica d’infanzia. –Potter, ha detto?- domanda, retorico,
mentre accavalla le gambe e si sistema sulla poltrona, mentre un ghigno
soddisfatto gli cresce sul volto. –Mai sentiti-.
-Lei sta mentendo!- sbotta, picchiando le mani sul
tavolo e facendo scricchiolare il già traballante tavolino.
Piton si limita a sorridere maligno. –Se ha finito di
distruggermi il mobilio di casa, avrei altro da fare…- sibila, soddisfatto.
Constance prende la valigetta, se la appoggia sulle gambe ed
estrae la foto. -Black è stato avvistato a Port Louis, tre giorni fa. Le conviene parlare- gli
suggerisce alla fine, sbattendogli in faccia il volto sorridente e scanzonato
del vecchio nemico.
Mauritius, pensa con disgusto Severus,
ecco dov’e andato a nascondersi da quando è fuggito da Hogwarts,
appena due mesi prima. Tipico di Black.
-Perché?- domanda, con un tono di voce
terribilmente canzonatorio.
Connie, presa alla sprovvista, inizia a balbettare. –Pe-perché è un soggetto decisamente
pericoloso e se è in qualche modo collegato a lei deve dircelo. O lo scopriremo
lo stesso e… e per lei saranno guai, ecco- minaccia alla fine, ripensando con
disgusto al discorso sconclusionato appena fatto.
-Correrò il rischio- risponde con ovvietà il mago,
riconsegnandole la fotografia con un gesto elegante e visibilmente derisorio.
Constance arrossisce, inviperita. –Potrei arrestarla per
intralcio alle indagini!- sbotta, alzandosi in piedi per assumere un’aria più
minacciosa.
Severus, con calma, la imita, facendo svolazzare il
mantello nero e assumendo un’aria decisamente più intimidatoria
della ragazza. –Potrebbe farlo se ci fosse
un’indagine in corso- sibila.
-Co-come…- si limita a balbettare Constance,
terribilmente sorpresa. Come diavolo faceva quell’uomo a saperlo?
Piton si limita a fissarla,
profondamente disgustato dal continuo cambio di colore del volto della giovane.
-Se mi importasse della
mia vita, eviterei di andare in giro a fare domande scomode su Black…- la ammonisce, provocandole un repentino cambio di
colore dal bianco sorpresa al rosso rabbia.
Severus Piton è stato
ufficialmente aggiunto alla sua lista personale di persone odiose.
-Ma… ma io devo
trovarlo!- urla Constance con voce stridula.
-Non è l’unica- la prende il giro Piton, ripensando a quanto vorrebbe averlo fra le mani e
maledicendosi mentalmente per non averlo fatto fuori quando ne aveva avuto l’occasione nella Stamberga Strillante, pochi mesi
prima.
-Lei non capisce- tenta di spiegargli Constance. –La questione è più grave di quanto
immagini!- termina, causando una sincera risatina di scherno dell’uomo.
-Senta, Petunia Dursley
ha detto che avrebbe avuto delle informazioni per noi, ci ha
fatto lei il suo nome. Ha detto che conosceva sua sorella Lily, abbiamo
scoperto che anni fa abitavate vicini, eravate anche compagni di scuola,
giusto? Probabilmente eravate amici, ragazzi coetanei che abitano vicino è ovvio che si mettano a giocare assieme per strada, no? Lo
facevate anche voi, ne sono certa. Signor Piton, ci
aiuti. Lo faccia per Lily, o per il piccolo Harry…-
A quelle parole, la risata di Piton
scema lentamente, fino a lasciare un ghigno rabbioso sul volto.
-Se ne vada- sibila, con
sguardo intimidatorio, afferrando la ragazza per il gomito e strascinandola a
forza fuori dalla casa.
-Sto cercando l’assassino di mio padre!- confessa
alla fine Connie, divincolandosi dalla presa
dell’uomo ormai giunta sul tappetino d’ingresso. –La prego, mi aiuti- supplica
alla fine, dimenticando la rabbia e l’orgoglio e fissando con occhi imploranti
l’uomo.
-Lo sto facendo- dice Piton,
chiudendole la porta in faccia.
_______________________________________________________________
Note:
1.
Frank Bryce è stato ucciso da Voldemort all’inizio di Harry
Potter e il Calice di Fuoco
2.
Frank Bryce era il giardiniere Babbano di casa Riddle e, per
diverso tempo, è stato il primo sospettato del triplice omicidio della coppia e
del figlio. Da Harry
Potter e il Calice di Fuoco
3.
Port Louise, alla Mauritius. Ipotesi
dell’autrice sul logo dove si è rifugiato Sirius Black dopo la fuga da Hogwarts.
Sono state scelte queste isole in particolare perché vicine all’Isola dei Cervi
e l’idea di far nascondere Black vicino a un luogo
con quel nome piaceva molto. Gli indizi: “Entrambe
erano state recapitate non via gufo (com'era consuetudine tra maghi) ma da
grandi, coloratissimi uccelli tropicali[…] A Harry invece erano
piaciuti molto; gli facevano pensare a palme e spiagge candide, e sperava che
ovunque Sirius si trovasse (Sirius
non lo disse mai, nel caso che le sue lettere venissero intercettate) se la
stesse spassando. Per qualche ragione, Harry faceva fatica a immaginare che i Dissennatori potessero sopravvivere a lungo alla luce diretta del sole; forse per questo Sirius era andato a sud” da Harry Potter e il Calice di Fuoco
4. Ippodromo di Saint Louis
5.
6.
“Erano entrati direttamente in un piccolo salotto,
che dava un’impressione di oscurità, come una cella piena. Le pareti erano completamente
ricoperte di libri, molti di essi avevano una vecchia copertina di cuoio marrone o
nera; un logoro divano, una vecchia poltrona ed un tavolo traballante erano
raggruppati assieme nello stagno del getto fioco della luce proveniente da una
candela appesa al soffitto” da Harry
Potter e il Principe Mezzosangue
Ciao a tutti!
Ho fatto l’esame (!!!) e quindi, come è giusto che sia, torno ad aggiornare. Speriamo con maggior frequenza. Anche se, gente, ci stiamo avvicinando alla fine!!!
Questo è già il settimo capitolo, arriviamo al decimo, posto l’epilogo e ci salutiamo. Sigh.
Ok, sopravviverò.
Forse.
(sigh)
Torniamo a noi.
La storia delle Case… beh, temo di non essere stata abbastanza brava! XD
Nessuno di voi ha azzeccato tutte e quattro le case così come le avevo immaginate io, qualcuno si è avvicinato di più, qualcuno di meno.
Nessuna risposta è comunque sbagliata, lo ripeto, è solo uno stupido giochino. Ho disseminato qua e là degli indizi che però, mi rendo conto, possono essere passati inosservati ai vostri occhi. In fondo non stavate leggendo i capitoli con quell’ottica!
Comunque, se per voi va bene, metterei la mia soluzione (solo un’interpretazione, ovvio) alla fine del decimo capitolo, in modo da darvi la possibilità di vedere conclusa la storia e i personaggi delineati fino alla fine.
Vi va?
Quando siete certi, allora, scrivete in un commento (o appuntatevelo nella testa, se un pezzo di carta… dove volete!) i vostri abbinamenti finali e vedremo se siamo d’accordo o meno!
Un saluto a tutti!!!
E grazie mille dei commenti e delle letture!
Lete