La prima volta che aveva visto la gente sparire, Cassandra Adams* aveva dodici anni. Adesso, a diciassette, aveva deciso di pretendere qualche spiegazione.
   Ragazzini che a King’s Cross, armati di gufi e bauli, attraversavano la barriera tra i binari nove e dieci come se niente fosse?
   Uomini e donne abbigliati con strani mantelli, che con sguardi preoccupati e pieni d’ansia venivano inghiottiti da una vetrina mezza vuota e polverosa?
   Era giunto il momento di vederci chiaro.
Né le sue amiche né i suoi genitori si accorgevano di tutti quei bizzarri avvenimenti. Credevano che avesse delle visioni, tanto che la fecero seguire da uno psicologo.
   Così, a quattordici anni, Cassandra smise di parlarne. Ma non per questo smise di vedere.
   Proprio per questo, il giorno precedente, il 4 di settembre, la ragazza aveva deciso finalmente di entrare in quella vecchia cabina telefonica fuori uso. Era normalissima, all’apparenza.
   Cassie si era guardata un po’ attorno, con attenzione, alla ricerca di qualcosa che potesse farla scendere. Eh sì, perché tutti quelli che vedeva entrare lì dentro, per qualche oscura ragione, sprofondavano sotto terra.  Sul pavimento aveva notato un foglietto di quella che sembrava pergamena, con appuntate delle cifre. Le aveva digitate sull’apparecchio, e…
   Una voce incorporea l’aveva accolta, Cassandra aveva seguito le sue istruzioni, e la ragazza era finita dritta dritta al Ministero della Magia. Era così che l’aveva chiamato Arthur, l’uomo che per primo le si era avvicinato.
   E quel signore rosso e gentile, un mago (!), le aveva fornito un sacco di spiegazioni, prima di dire che l’avrebbe consegnata a degli Obliviatori per farle cancellare la memoria. Cosa che, com’era ben chiaro in quel momento, Cassandra era riuscita ad evitare. La ragione principale per cui era stata così fortunata riguardava una strega bionda.
   In quel momento, la ragazza era seduta su una panchina fuori dalla stazione di King’s Cross, e aspettava Arthur.
   Poi lo vide. Si stava avvicinando, sembrava un po’ inquieto, ed era seguito a ruota da altre tre persone. Due ragazzi e una ragazza, che non dovevano essere molto più grandi di lei.
   Cassandra si irrigidì, insolitamente nervosa, e si alzò, osservando attentamente gli sconosciuti avvicinarsi.
   Uno era un ragazzo piuttosto alto, con l’aria allampanata e i capelli dello stesso colore di quelli di Arthur. Quando furono più vicini, entrambi i rossi le rivolsero un sorriso amichevole.
   La ragazza, invece, con i folti capelli castani un po’ crespi, aveva un’espressione più seria.
   Infine, c’era il ragazzo con i capelli neri arruffati, che la guardava con curiosità. Sulla fronte, aveva una cicatrice a forma di saetta. Proprio come quella di Cassandra.
 
*Ricordo che CASSANDRA ADAMS è un personaggio ORIGINALE, inventato da me, e di conseguenza ne detengo i diritti.
L’immagine di inizio capitolo NON è mia, ma l’ho solo modificata.