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Autore: luceterea    22/09/2011    8 recensioni
Avanzava leggero, splendente nella divisa celeste e i suoi piedi, calzanti solidi stivali neri, parevano non toccare il terreno.
Quando giunse davanti a Madamigella Oscar si fermò e le fece il saluto militare, portando rapidamente alla fronte la mano destra e sbattendo i tacchi con la maestria di un ballerino.
Alzati gli occhi verso il comandante, sorrise.
“Marcel de Lemaire, ai vostri ordini, Comandante”.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Dunque, ho bisogno di fare una premessa.
Mentre scrivevo questo capitolo ho notato di aver fatto un leggero casino con le date.
In due parole: credevo che nel 1777 il duca d’Orleans fosse più vecchio di quello che in realtà era e mi sono ritrovata, ora, a non “stare dentro ai tempi”.
L’unica cosa che posso fare è chiedere umilmente perdono (xD) e chiedere che mi sia concessa una sorta di “licenza poetica”.
Grazie e scusatemi ancora =)
Buona lettura
albazzurra
 

17
Tale padre, tale figlio?

 
Maria Antonietta pareva sul punto di svenire, tanta era la tensione che aveva accumulato.
Andrè aveva gli occhi così sbarrati che sembrava volessero schizzargli fuori dalle orbite.
L’enorme Robert rimase paralizzato dalla sorpresa.
“Ma cosa..?”
Il duca d’Orleans non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Ma soprattutto non comprendeva assolutamente che cosa avesse spinto Dorian a girarsi all’improvviso e a puntargli la spada alla gola.
“Dorian…ma cosa fai? Toglimi subito..” iniziò il duca, ma non riuscì a finire perchè l’uomo premette maggiormente la lama contro il suo collo.
Il russo sollevò un lato della bocca e sul suo viso si dipinse un ghigno di trionfo.
“Sorpreso Louis?”
“Sei impazzito, ragazzo? Ricordati che ora sono il re di Francia. Devi obbedirmi!” sibilò. Poi, come ripensandoci, si raddolcì “Dai, Dorian..siamo amici, no? Se abbasserai la spada prometto che chiuderò un occhio su questo tuo colpo di testa. Ci stai?”
Per tutta risposta Dorian gli si accostò maggiormente, costringendolo ad indietreggiare un poco per non essere trafitto dall’arma affilata.
“Re? E credete che sareste degno di un così grande titolo?” il russo rise “La verità, Louis, è che voi volevate ottenere questo trono per voi stesso. Non avreste usato questo potere per migliorare la Francia”
Il duca si limitò a guardarlo con occhi gelidi.
“Vuoi la verità, Dorian? Sospettavo che tu fossi un traditore, eppure mi sono fidato di te. Che stolto..”
Il russo aggrottò la fronte e digrignò i denti.
“Oh sul serio? Davvero molto arguto. Vediamo se sospettavate anche questo. Ditemi, duca Louis Philippe d’Orleans. Vi dice niente il nome Garina Sokolova? Era una delle vostre cameriere, molto tempo fa.”
Il duca d’Orleans inarcò un sopracciglio, poi disse “In questo palazzo sono passate centinaia di cameriere. Pretendi forse che me le ricordi tutte? E per giunta, pretendi che mi ricordi il nome di una semplice cameriera che ha servito la mia famiglia anni fa?”
“Davvero? Beh è piuttosto strano. Perché so che voi la apprezzaste molto quella cameriera. Era molto bella. Capelli biondi, pelle chiara…e dei bizzarri occhi gialli.” continuò Dorian, e il suo volto era sfigurato dalla rabbia.
Il duca impallidì improvvisamente.
“Come ho già detto…”
“…non ve la ricordate, capisco. Allora vi rinfrescherò la memoria” il russo, fremente d’ira, puntò i suoi occhi dorati in quelli scuri del duca “Quella cameriera era mia madre. E nelle mie vene, Louis, scorre il vostro stesso sangue!”
 
**
 
Era notte fonda: una notte di inizio dicembre.
I primi fiocchi di neve avevano cominciato a cadere, e i prati della Francia sembravano coperti da un soffice manto bianco. E freddo.
Faceva un dannato freddo quella notte.
Louis e Henri, due amici, entrambi aristocratici, entrambi figli di duchi, erano di ritorno da una lunga serata passata in una taverna parigina. Scesero dalla carrozza, che si era appena fermata di fronte al grande palazzo dei de Germain.
Henri, dopo aver fatto pochi passi, incerto sulle gambe, scivolò su una lastra di ghiaccio e cadde dolorosamente a terra.
Scattò nuovamente in piedi, il volto rubicondo, forse per il troppo vino, forse per il freddo, forse per l’irritazione. Tirò fuori la sua pistola.
“Ah! Chi è ssshtato? Daaannato farabutto io ti…-bestemmia- faccio fuori!”
“Non è stato nessuno Henri. A meno che tu non voglia sparare alla strada ghiacciata, faresti meglio a riporre quell’arma. Per quanto precisa possa essere, amico mio, non ho intenzione di tirarti nuovamente fuori dai pasticci, nel caso ferissi qualcuno” borbottò Louis, sorreggendo l’amico per evitare che cadesse.
“Aaaaaah, sssshta’ zitto Luì!” biascicò quello “Shempre a fare il bbbbravo ragassho! Dovressshti trattenerti qualche volta dal rompere le ssssshcatole e imparare a divertirti anche tu, per Dio!”
“E tu sei un esperto nei divertimenti, eh Henri!?” mormorò sarcasticamente Louis.
“Sheeeeerto! Dico io, amico! Hai vissshto quella baldracca bionda alla taverna? She non mi avesshi allontanato, bashtardo che non sei altro, ti dico io cosha le avrei fatto! Tanto per cominshiare…hai visto che balcone? Eppoii..”
“Sìsì..dai vieni Henri, ti porto in casa. Forza, alza il piede che c’è un gradino.” lo interruppe bruscamente Louis, disinteressato ai discorsi del suo amico sbronzo.
“Naaaa Luììì! Voglio tornare in quella dannatisshima bettola e, per i numi dell’Olimpo, strappare la shottana a…” gli alitò in faccia Henri, cominciando a tirarlo dalla parte opposta, nuovamente verso la carrozza. Cadde nuovamente. Bestemmiò nuovamente.
“Ah! Sei ubriaco fradicio Henri! Sono stanco di venirti dietro per assicurarmi che tu non finisca ammazzato in una rissa da taverna! La prossima volta portati dietro Charles, io ne ho le tasche piene!”
“Ooooh Luì! Io lo fasshio solo per te! Dannazione amico! A volte mi chiedo se non ti piasshiano i maschietti! Eh, Luì? Nnnon ti ho mai vissshto con una donna!” esclamò Henri.
“Ho una moglie, idiota! E ce l’hai anche tu!”
Henri de Germain parve pensarci su un attimo, poi, come ricordandosi improvvisamente della propria consorte, sbuffò sonoramente.
“Eeeeeeeeeh sshi! Ma con lei non è la ssshtessa cosa! Inshomma! L’hai vishta no? Martine* è buona sholo a tenere caldo il letto, in queshte serate fredde. E che diavolo! Ho il diritto a divertirmi almeno la notte, vishto che di giorno devo fare il perfetto damerino!”
“I tuoi problemi di letto non mi interessano, Henri! Voglio solo tornare a casa! Sono dannatamente stanco e…”
“Luì, Luì...non sharai mica impotente eh?Forshe è per questo che non ti ho mai vishto a tuo agio in quei locali. Eh? Dovrò chiedere a tua mmoglie! Daaannashione Luì! She non ti piasche tua moglie ci sono le cameriere! Ho vishto che a casa tua ce ne shono di davvero cariiine! Non ci credo che non te ne shei portata a letto nemmeno una. She è coshì allora o ti piacciono i maschietti oppure shei impotente! Ahahah Luì, perché non me ne hai mai parlato?” biascicò Germain, ridendo follemente.
Louis d’Orleans, fumante di rabbia, consegnò l’amico al maggiordomo e si diresse a grandi passi verso la sua carrozza. Non vedeva l’ora di tornarsene a casa.
Una volta che fu salito, ordinò seccamente al cocchiere di partire.
‘Impotente? Eh? Lo vedremo!’ pensava, stizzito, tra sé e sé.
Sapeva benissimo che non avrebbe dovuto arrabbiarsi, che Henri gli aveva detto quelle cose solamente perché era sbronzo.
‘Già…eppure in vino veritas…’ gli cinguettò nella mente una vocina.
Louis battè un pugno sul sedile e urlò “Più veloce!”
 
Giunse a casa con tutta l’intenzione di dimenticarsi di quella orribile serata.
Si diresse a grandi passi verso la cucina.
Spalancò la porta e, anche nell’oscurità, riuscì ad intravedere una piccola figura muoversi bruscamente e sussultare, spaventata.
“Chi è là?” chiese, sospettoso.
L’ombra si mosse, avvicinandosi a lui.
“Fatti vedere!” ripeté.
E, quando giunse sotto la finestra, la luce della luna illuminò il volto pallido di una ragazza sui sedici anni.
“Monsieur? Siete voi?” bisbigliò la ragazza.
 Louis la scrutò per un istante.
Aveva la pelle bianchissima che il chiarore lunare faceva sembrare trasparente, la vita sottile. Era piuttosto piccola di statura, le sue mani sembravano quelle di una bambina.
Il viso era ovale, il naso dritto.
Lunghe ciocche di capelli biondi e lisci facevano capolino dalla cuffietta che portava sul capo.
Ma quello che colpì maggiormente Louis, furono i suo occhi. Occhi grandi, da cerbiatto..e gialli come il sole.
“Monsieur?” disse nuovamente la giovane, preoccupata che non si sentisse bene.
“Chi sei?” chiese Louis. Era certo che fosse una delle tante cameriere di sua moglie, non era la prima volta che la vedeva in casa.
“Il mio nome è Garina, monsieur” si affrettò a dire la ragazza, facendo un’elegante riverenza.
“Garina? Che razza di nome è Garina?” domandò bruscamente d’Orleans, ancora troppo  arrabbiato per la discussione con Henri per preoccuparsi dell’educazione.
La ragazza arrossì.
“Sono russa, Monsieur” si giustificò, chinando il capo.
“E cosa ci fai qui a quest’ora?” indagò lui.
Garina arrossì ancora di più, ma tacque.
“Ebbene?” insistette d’Orleans.
Lo sguardo gli cadde sul fagotto che la ragazza tentava di nascondere dietro la schiena.
“Avanti, fammi vedere cos’hai lì” sbottò, tendendo la mano.
La ragazza, tremante, posò sul tavolo l’involto, che si scoprì contenere qualche coscia di pollo, qualche pasta e della frutta.
Louis alzò gli occhi su di lei.
“Questa roba è per te? O l’hai rubata per altri?” chiese, calcando l’accento sulla parola ‘rubata’.
“N-no signore..non è per me…”
“E allora per chi?”
“…”
“Rispondi, dannazione! O giuro che ti sbatto fuori di casa!” sibilò.
“E’ p-per un’amica, Monsieur. Lei non è fortunata come me, lei non ha un lavoro. E ha una famiglia da sfamare…vi prego Monsieur, permettetemi di portarle questo cibo…sono la sua unica speranza..deve dar da mangiare a sei figli…” la ragazza cominciò a singhiozzare.
Quelle lacrime infastidirono moltissimo Louis.
Perché se c’era una cosa che non sopportava, erano le lacrime.
“D’accordo, d’accordo! Basta! Smettila immediatamente di frignare ragazzina!”
Garina tacque all’istante.
“Vai, porta questa roba alla tua amica. Ma è l’ultima volta ragazza! Noi lo paghiamo quel cibo. Ed è giusto che siamo noi a mangiarlo!”
“Si Monsieur!” si affrettò a dire la cameriera, e allungò la mano per prendere il fagotto.
Ma, proprio mentre stava per afferrarlo, un bracciale di perle fece capolino dalla manica del vestito.
Louis, afferratole il braccio, lo osservò da vicino, riconoscendolo immediatamente come un dei gioielli di sua moglie.
“Anche questo è per la tua amica?” chiese, gelido.
La ragazza ricominciò a tremare, spaventata.
“Rubi il mio cibo, ti permetto di tenertelo, e scopro che hai sgraffignato anche delle cose della padrona?” ringhiò.
Louis era furibondo.
Beffato dal suo migliore amico…e anche dai domestici? No, questo non l’avrebbe permesso.
Aprì la bocca per ordinare alla ragazza di fare le valigie e sloggiare, quando le parole di Henri gli rimbombarono nella testa
.
‘…She non ti piasche tua moglie ci sono le cameriere! Ho vishto che a casa tua ce ne shono di davvero cariiine! Non ci credo che non te ne shei portata a letto nemmeno una…’   
 
Fissò nuovamente la ragazzina, con uno sguardo di apprezzamento.
Poi, avvicinatosele, le disse: “Sono molto indeciso se farti arrestare oppure no, piccola ladruncola. Ma c’è un modo per salvare questo bel visino, piccolina” le carezzò una guancia. Lei lo fissava, con gli occhi d’oro spalancati.
“Sempre che tu non voglia passare la vita in prigione” le sussurrò all’orecchio.
Sentendola tremare, Louis seppe, gongolante, di aver vinto.
Alla faccia di Henri!
 
**
 
Nessuno si era accorto che aveva iniziato a piovere eppure il lampo che illuminò la notte, e il tuono che seguì sembravano essere parte integrante della scena che si stava svolgendo nelle segrete.
La regina si portò una mano alla bocca.
Andrè lanciò uno sguardo interrogativo ad Oscar, come se non credesse a quello che aveva appena udito.
La ragazza annuì impercettibilmente.
Il duca d’Orleans indietreggiò nuovamente, pallido, portandosi una mano alla fronte, ora imperlata di sudore.
Dorian gli si accostò.
“Ve la portaste a letto e poi l’abbandonaste quando veniste a sapere che era incinta. Sarebbe stato uno scandalo, giusto? Voi eravate sposato e un membro della famiglia reale. Cosa si sarebbe detto a corte? Così la gettaste in mezzo ad una strada. A morire”
“Tua madre era una piccola e sporca ladruncola! E anche una vera sgualdrina! Dovresti ringraziarmi se non l’ho fatta rinchiudere in prigione! Tu ora non saresti nemmeno qui, dannato russo!” sputò il duca d’Orleans.
Dorian  strinse più forte la spada, pallido di rabbia, con gli occhi fiammeggianti.
“Non osate! Utilizzate il poco tempo che vi rimane per raccomandarvi a Dio, duca. Perché oggi” sussurrò Dorian “Oggi lei sarà vendicata!”
Dorian alzò la spada sopra la testa.
“E ora…addio!”
 
**
 
“NO!”
Dorian si bloccò di colpo, all’udire quella voce.
Si voltò lentamente e vide Madamigella Oscar interporsi tra lui e il duca.
“No, Dorian. Non devi ucciderlo” disse la ragazza.
Il russo la fissò, sbalordito.
“Ma cosa dite Oscar? Vi rendete conto che quest’uomo stava per uccidere voi, la regina, il vostro attendente…è responsabile della morte di mia..”
“So perfettamente chi è e che cosa ha fatto!” lo interruppe Oscar, posando lo sguardo sul duca d’Orleans, disgustata “Ma se lo uccidi ora, senza che la verità sulle sue empie azioni sia prima venuta a galla, tu passerai per un assassino e sarai condannato a morte!”
“E pensate che mi importi? La mia vendetta vale più della mia vita!” gridò il russo.
“Per l’amor del cielo, Dorian! Ragiona! Tua madre sarebbe felice di vederti morire per la sete di vendetta? Con un adeguato processo..”
“Quest’uomo” urlò il russo “E’ un membro della famiglia reale. Nemmeno il re in persona può condannarlo a morte! È la legge!”
“Ma ha minacciato la Regina di Francia. E le leggi possono cambiare.” disse una voce flebile, alle loro spalle.
Oscar e Dorian si voltarono di scatto.
La regina, liberatasi dalla presa, ormai debole, di Robert, avanzava verso il duca d’Orleans, con aria sprezzante.
“E state pur certi, Signori, che io non dimenticherò quello che costui ha fatto a me, a voi, e al nostro Paese!” sibilò, minacciosa.
Dorian guardò la donna per qualche istante, poi abbassò l’arma e si inginocchiò.
“Grazie mia regina”
“Vi devo la vita, Monsieur. Non dovete ringraziarmi” mormorò Maria Antonietta.
“E non è tutto Maestà!” si intromise Oscar “Nicole Olivier e la marchesa di Lambroux sono vive. Dorian non le ha uccise. E’ stata tutta una messinscena.”
Gli occhi e il volto della regina si illuminarono di gioia.
“Dite davvero?” esclamò, facendo scorrere lo sguardo da Oscar a Dorian “Oh ma è…semplicemente meraviglioso! Sono così felice, così felice. Voi mi date una grande gioia Dorian! E’ magnifico…”
 
“ATTENTO!” l’urlo di Andrè arrivò troppo tardi e Dorian si sentì scivolare la spada di mano.
 
“E così” una voce baritonale si levò dalle loro spalle “mi hai ingannato fin dall’inizio, Dorian”
Oscar, Maria Antonietta e Dorian si voltarono.
Il duca d’Orleans brandiva contro di loro la lunga spada, che fino a poco prima era puntata alla sua stessa gola.
Il duca emise una delle sue basse, roche risate.
“Sai, Dorian…dopotutto tu non sei così diverso da me. Sei un abile doppiogiochista e faresti di tutto per ottenere ciò che vuoi. E se non fosse per questa tua vergognosa devozione per questa ragazzina…” fece un cenno col capo alla regina “..,saresti stato proprio il figlio perfetto per me. Ti credevo più uomo Dorian…e invece ti pieghi come l’erba di fronte a questa Austriaca….”
Lanciò uno sguardo sprezzante a Maria Antonietta, poi i suoi occhi si posarono nuovamente su di lui.
“Che peccato” disse solo.
Poi, con un movimento fluido, trafisse con la spada il ventre del russo.
“Mi spiace Dorian, ma non ho bisogno di un figlio come te”.
 
Continua…
 
*Personaggio inventato: non so quale fosse il nome della moglie del duca di Germain (né, in realtà, so se abbia effettivamente avuto una moglie). Altra licenza poetica ;)
  
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