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Autore: AlexDavis    22/09/2011    10 recensioni
Se la nuova compagna di tuo padre fosse la donna più bella che hai mai visto? Se la nuova compagna di tuo padre fosse la donna più dolce, gentile ed intelligente che hai mai conosciuto? Cosa faresti se ti innamorassi della nuova compagna di tuo padre?
Bhe Edward si è trovato in questa situazione e non è andata come avrebbe sperato...
Se volete sapere cosa è successe, leggete la storia.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Holaaaaa chicaaaaaaa!!!!
Come state ragazzuole?
Avete già iniziato la scuola, l'università o il lavoro? Io sono ferma e mi sto facendo come la botte ihih.... devo trovare un lavoro o non mi entrerà nulla più.
Cmq eccomi ritornata con un altro capitolo, in perfetto orario... una volta tanto sono puntuale.
In questo capitolo conoscerete alcune persone davvero carine...
Buona lettura, girls.
xoxo Alex
ps questo è il mio profilo fb http://www.facebook.com/profile.php?id=100000482385010  fateci un salto.
pps. ringrazio tutte le ragazze che leggono e recensiscono e chi ha inserito la storia nei preferiti, nelle ricordate e nelle seguite. Vi adoro


Capitolo 5



Erano passate più o meno due settimane da quando ero ritornato dal lago e in fretta e furia avevo riempito un borsone e mi ero traferito nel New Jersey nella casa che mia nonna mi aveva lasciato in eredità prima di trapassare.
Mi ero trasferito lì perché era l’ultima spiaggia se mai avessero voluto cercarmi senza chiedermi il permesso, ma fortunatamente non lo avevano fatto. L’unica persona a cui avevo detto dove mi trovavo era Rosalie, perché ero sicuro che non l’avrebbe detto a nessuno.
Mi serviva un po’ di pace e avevo bisogno di allontanarmi dal mio tormento, perché da quando era arrivata avevo messo in standby la mia vita. Avevo smesso di studiare e quando avevo ripreso una volta arrivato lì mi ero trovato leggermente in difficoltà. Avevo smesso di pensare a me e stesso, io che sono una persona fondamentalmente egoista avevo perso di vista la persona più importante, me stesso.
Isabella aveva mandato in tilt tutti i circuiti e quella calma in quella graziosa casetta dal giardino ben curato, mi aveva riportato più o meno sulla retta via.
Non avevo perso i contatti con nessuno, ma non avevo mai detto dove mi trovassi. Avevo bisogno di scappare, ma non sarei mai scappato da mia sorella Alice che mi considerata il suo pilastro. La chiamavo ogni giorno e nonostante si lamentasse implicitamente di questa lontananza, mi capiva e non insisteva.
Mio padre mi aveva solo chiesto di tornare quando me la sarei sentito senza farmi alcuna pressione e gliene ero grato, ma comunque mi sentivo in colpa.
Lui credeva che fossi scappato per colpa sua, certo indirettamente un po’ lo era, ma cosa poteva farci se la sua compagna era la donna dei miei sogni.
Isabella non aveva mai espresso il desiderio di parlare con me ed io non avevo mai chiesto di lei e questo non poteva che farmi bene. Mi sembrava una cosa sciocca chiedere di parlare con lei quando era da lei che stavo scappando.
Quando ero arrivato nella Contea di Warren dove mia nonna materna aveva vissuto da adolescente e dove mi aveva lasciato la casa, mi ero fermato in un gran supermercato perché in casa non avevo nulla. Girando per gli scaffali avevo fatto rifornimento per quasi un mese perché non avevo nessuna voglia di uscire ogni giorno o giù di lì per fare la spesa.
Girando per gli scaffali mi sentii chiamare e alzai gli occhi al cielo. Neanche lì potevo stare tranquillo?

Mi girai lentamente e mi ritrovai davanti una graziosa vecchietta dagli eccentrici capelli rosa shocking, due occhioni azzurri e vispi e delle simpatiche fosse agli angoli della bocca. Era alta più o meno un metro e cinquanta ed era un po’ rotondetta, ma era davvero bellissima.
Le sorrisi gentilmente. << Ha chiamato me? >> chiesi.
Lei annuì sorridendo e mi si avvicinò. << Io ti conosco, ragazzo. Sei il nipote della defunta Abigail? >> mi chiese rattristandosi un po’.
<< Si, sono io. Come la conosce? >> le chiesi interessato.
Lei sospirò. << Era la mia migliore amica. >> sussurrò tristemente.
Mi si formò un groppo in golo alla vista di quella vecchietta che mi era sembrata così allegra, ma che al ricordo di una persona importante della sua vita si era rattristata immediatamente. Mi venne voglia di abbracciarla e di consolarla.
Scossi la testa e mi diedi del rammollito da solo, gli avvenimenti che avevano sconvolto la mia vita in quel periodo mi avevano reso una gelatina. Ecchecazzo!!!
Mi avvicinai a lei e le feci una carezza sul braccio. << Ehm… >> non sapevo che dire e lei capendolo mi tolse da ogni impiccio.
Mi sorrise dolcemente e tutta la tristezza che sembrava averla attanagliata sparì. << Che ci fai qui, ragazzo? >>
<< Mi chiamo Edward, signora. >> le dissi sperando che si dimenticasse della domanda.
Lei annuì. << Ed io mi chiamo Giorgina, ragazzo, sono ancora una ragazzina. >> e fece finta di cotonarsi i boccoli rosa.
E questo mi fece ridacchiare, era davvero adorabile. << Scusami, Giorgina. >>
Lei annuì compiaciuta poi guardò l’orologio che aveva al polso. << Adesso devo andare, ragazzo, ma non mi scappi. Non crederai che mi sia dimenticata che non hai risposto alla mia domanda. >> e se ne andò lanciandomi un’occhiataccia.
Alzai gli occhi al cielo e ridacchiai. Non poteva iniziare peggio il mio esilio.
 
Giorgina ogni giorno passava da me e mi portava qualcosa da mangiare, una torta o qualche sformato. Amava cucinare e passava quasi tutto il tempo a farlo e ormai avevo il frigo pieno di vaschette con ogni prelibatezza all’interno. La cosa che amavo più di tutte erano i suoi muffin ai mirtilli, erano i più buoni che avessi mai mangiato e lei non mancava di portarmene un vassoio bello pieno al giorno.
Quella mattina mi ero svegliato molto presto, perché avevo preso l’abitudine ad andare a correre e la cosa mi aiutava davvero tanto. Mi aiutava a bruciare le calorie che avevo assunto mangiando le prelibatezze di Giorgina e mi aiutava a scaricare la tensione che ogni giorno si faceva più forte.
Avevo detto che avrei dimenticato Bella, ma più passavano i giorni e più il mio desiderio di lei cresceva mandandomi quasi al manicomio. Rischiavo di impazzire.
Quando ritornai mi concessi un lunga doccia rigenerante e riuscii a vestirmi appena in tempo per sentirla mentre mi chiamava dal vialetto di casa. Odiava il campanello e si annunciava urlando.
<< Bocconcino! >> mi chiamò ed io sorrisi.
Aveva preso l’abitudine di chiamarmi in modi un po’ buffi che mi facevano davvero divertire, ma anche vergognare quando qualcuno passava di lì e ridacchiava vedendomi uscire.
<< Ecco la mia donna. >> dissi aprendole la porta.
Lei mi sorrise contenta, sporse la guancia verso di me ed io subito le schioccai un bel bacio come piacevano a lei.
<< Come stai, angioletto? >> mi chiese entrando in casa e dirigendosi in cucina. Ormai si muoveva come se fosse casa sua.
La seguii. << Bene, grazie. Tu come stai? >> poi la osservai meglio e sembrava euforica per qualcosa, molto più del solito.
<< Oggi sei più bella, è successo qualcosa? >> le chiesi sorridendo curioso.
Lei si girò verso di me, sorrise illuminandosi tutta e battè le mani come una bambina.
<< Viene a trovarmi la mia nipotina. >> disse tutta contenta.
Io sorrisi contento per lei e poi il suo sorriso era contagioso. << Oh sono contento. >> e l’abbracciai. << Quando dovrebbe arrivare? >>
Giorgina sciolse l’abbraccio e guardò l’orologio al polso. << Tra un’ora dovrebbe arrivare alla stazione e quindi devo muovermi se voglio arrivare. >>
<< Ma come andrai? >> chiesi confuso.
Giorgina non aveva la patente e quindi neanche una macchina, aveva a disposizione solo una bicicletta e non credevo avrebbe usato quella.
Fece spallucce. << Con la bicicletta. >> ecco, appunto.
Alzai gli occhi al cielo. << Come pensi di trasportare tua nipote e i bagagli sulla bicicletta? >>
Lei si diede uno schiaffetto sulla fronte. << Hai ragione… adesso? >> disse afflitta.
Mi sentii stringere il cuore alla vista dei suoi occhietti tristi che non mi venne altro in mente che offrirmi volontario. Ti sei completamente rammollito, Cullen.
<< Ci vado io. >> le dissi.
Lei alzò lo sguardo verso di me. << Davvero? >>
Annuii e feci spallucce. << Dovevo comunque andare in città per alcune faccende. >>
Lei cacciò un urletto e mi abbracciò facendomi barcollare e ridere. Adoravo quella donna.
<< Sei un tesoro, ragazzo. >> mi disse e mi diede un pizzicotto sulla guancia  probabilmente stirandomi qualche muscolo facciale.
Mi massaggiai lo zigomo. << Per questo voglio un cesto pieno di muffin, ragazzina. >> le dissi puntandole il dito contro.
Lei inarcò un sopracciglio. << Stai cercando di fare il superiore con me, angioletto? >>
Abbassai lo sguardo. << No, scusami. >>
<< Mia nipote si chiama Kate, okey? Stai attento o dovrai vedertela con me. >> mi disse passandomi accanto.
Annuii. << Si, signora. >> risposi.
E sentii la sua risata allegra espandersi per la casa e in cortile.
 
Dopo aver svolto le mie faccende in giro per la città mi diressi alla stazione con qualche minuto di anticipo, così scesi dalla macchina e mi accomodai su una panchina approfittando per leggere un giornale che avevo trovato lì.
Dopo qualche minuto sentii in lontananza il rumore del treno così piegai il giornale e mi diressi alla fermata, ma proprio quando stavano per scendere i passeggeri mi resi conto che non sapevo come fosse fatta questa ragazza. Così mi feci prestare un foglio ed una penna da dei ragazzi, scrissi il nome sopra e mi posizionai come quei graziosi autisti negli aeroporti. Mi sentivo abbastanza comico, ma quando avevo dimenticato di farmi dare una foto, cosa ci potevo fare?
I passeggeri cominciarono a riversarsi in stazione ed io per agevolare la ragazza alzai le braccia e il foglio fu in bella vista. Guardavo tutti sperando di vedere in qualche ragazza un sorriso che mi indicava che era lei, ma non riuscivo a vedere nulla.
<< Ehm… ehi? >> mi chiamò una dolce voce.
Mi girai verso di lei e rimasi piacevolmente sorpreso. Era davvero una bellissima ragazza dai lucenti capelli biondi e due bellissimi occhi blu, identici a Giorgina. Era alta più o meno un metro e settanta e un fisico abbastanza asciutto e leggermente rotondetto sui fianchi, ma invece di imbruttirla la rendeva sexy. La cosa più bella che aveva erano le labbra, belle piene ed invitanti.
<< Penso di essere la tua Kate, perché non vedo mia nonna in giro. >> mi disse imbarazzata.
Abbassai il foglio e le sorrisi sghembo, sicuro che avrei fatto colpo e lei non mi smentii. Arrossì e abbassò per un attimo il viso per evitare che la vedessi.
Le porsi la mano. << Sono Edward, un amico di tua nonna. >> e le sorrisi ancora.
Lei sbuffò spazientita. << Smettila. >> mi impose.
La guardai confuso. << Cosa? >> ma pensavo di sapere a cosa si riferisse e così sorrisi divertito.
Lei alzò gli occhi al cielo. << Smettila di fare quel sorrisino, perché sono mesi che non scopo e tu non mi aiuti con la tua aria da bello e dannato. >>
Hai capito la ragazza timida!!
Mi avvicinai al suo viso e feci il mio sorriso. << Questo sorriso, dici? >> la provocai.
Lei sbuffò. << Andiamo, latin lover, ho bisogno di una doccia. >>
Ridacchiai.  << La facciamo insieme? >>
Lei sbuffò ancora e mi precedette, ma si fermò non sapendo dove andare. Così con fare galante le indicai la mia macchina e le sorrisi ancora facendola ringhiare a bassa voce provocandomi una risata.
<< Penso proprio che ci divertiremo. >> commentai prima di seguirla.
In macchina per i primi cinque minuti rimase in silenzio girata verso il finestrino picchiettando nervosamente con i polpastrelli sul ginocchio.
Ridacchiai. << Nervosa? >> le chiesi.
Lei sbuffò. << Hai mai provato fastidio verso una persona appena conosciuta? >> mi chiese acidamente girandosi verso di me.
Scossi la testa, poi la guardai e feci il mio sorriso. << Mi era sembrato di capire che io… ti destabilizzassi. >> dissi fermandomi un attimo per cercare la parola giusta.
<< Hai capito male. >> e si rigirò verso il finestrino facendomi ridacchiare.
Quando arrivammo a casa di Giorgina quest’ultima uscì fuori tutta euforica e non diede neanche il tempo a sua nipote di scendere dalla macchina che la stava già stritolando in uno dei suoi abbracci.
<< Oh tesoro, quanto ti sei fatta bella. >> le disse dandole due baci sulla guancia e accarezzandole i capelli come se non ci credesse che fosse lì.
Kate sorrise emozionata, segno che adorava sua nonna e che la distanza era una cosa terribile da sopportare. << Anche tu sei ancora più bella, nonna. Questi capelli ti donano. >> le disse poi accarezzando i ricci di sua nonna.
Presi i bagagli della ragazza e li appoggiai a terra vicino alla gamba di Kate che appena mi vide mi lanciò un’occhiataccia che io ricambiai con un strizzata d’occhi e ridacchiai quando mi cacciò la linguaccia. Quella ragazza era incredibile.
<< Edward hai visto come è bella mia nipote? >> mi chiese Giorgina.
Annuii. << Si, è bella, ma mai quanto te. >> le dissi e le sorrisi sghembo facendola arrossire.
<< Ruffiano. >> mi disse dandomi un buffetto sul braccio con fare civettuolo.
Kate alzò gli occhi al cielo. << Non hai un po’ di ritegno. Andiamo, nonna, allontaniamoci da questo diavolo. >> e la spinse in casa.
Giorgina si girò verso di me. << Vieni a cena da noi stasera, vero? >>
Annuii. << Mi farai le tue lasagne? >> le chiesi pregustando già quella pasta che si scioglieva in bocca tanto era morbida e buona.
Giorgina sorrise. << Tutto quello che vuoi, bocconcino. >> ed entrò in casa con sua nipote che prima di chiudere la porta mi lanciò un’occhiataccia.
Quella ragazza sarebbe finita nel mio letto prima che si rendesse conto di desiderarmi.  

 


 Lei è Giorgina, immaginatela con i capelli rosa.
 Lei è Kate.  


   
 
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