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Autore: Just_aStranger    22/09/2011    2 recensioni
E' tutto frutto della mia disturbata (?) immaginazione. Il resto lo capirai leggendo, se sei un Echelon ;)
[I dialoghi sono tutti in italiano per comodità].
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Grazie alla sua chiamata, signora, ci siamo messi alla ricerca di sua figlia, trovandola.
L’abbiamo sorpresa in atteggiamenti ‘teneri’ con un uomo ben oltre la maggiore età, la scorsa notte.”
“La sua chiamata?” Lo interruppi.
“Che altro avrei dovuto fare? Ben due giorni fa mi hai detto che uscivi per andare in città con le tue amiche, e non sei più tornata. Non sei più tornata!”
Era vero.
“Aspetta. Ben oltre la maggiore età?!” Ecco che si rompeva anche il silenzio di mio padre.
“Si.” Rispose il poliziotto. “In questo momento l’uomo si trova con il mio collega.
Il collega che li ha trovati, quindi io non so dirvi altro. Questo è solo quello che mi è stato riferito.
Io ero presente quando li abbiamo trovati sta mattina. Stavano dormendo sul sedile posteriore di una macchina rubata. “
 
“Porter, non ce la faccio più.”
Lo stesso poliziotto arrogante che ci aveva catturato era appena entrato sbraitando. Seguito da Shannon ammanettato.
“E’ sempre stato zitto, non mi ha mai risposto. Finchè lo porto nella stanza per interrogarlo e comincia a dire non so cosa in inglese! Tu mi conosci, quindi sai che non so niente d’inglese. Pensavo fosse italiano!”
Wow, ci è arrivato. Dissi tra me e me.
“Senti, tu te la cavi con l’inglese. Interrogalo tu.”
“Già che ci siamo, perché non li interroghiamo entrambi qui? Tu in italiano, ed io faccio da traduttore istantaneo. A quanto pare essere metà londinese ha i suoi frutti…”
“Perfetto.”
Tutto quello che era stato detto a noi quando prima che arrivassero, gli venne tradotto in inglese.
“Come avete fatto a trovarci?” Gli domandò Shannon, dopo aver ascoltato tutto in un silenzio.
“La sera prima, quando il mio collega vi stava inseguendo, riuscì a vedere, comunque, in lontananza, che avevate rubato una macchina. Ma senza riuscire a leggere la targa. Non appena un ragazzo scioccato, seduto in mezzo alla strada lo vide, si catapultò verso di lui e gli raccontò tutto. Tra cui la targa e il modello della macchina. Così, noi abbiamo potuto rintracciarvi, nella speranza di trovarvi. O almeno una traccia di voi.
E come vedi la fortuna è stata dalla nostra parte.
Il resto lo sai, questo è quanto.”
“Maledizione.” Rispose Shannon.
Seguì una breve pausa. Poi, dopo un sospiro profondo, riprese a parlare. Con tono basso, ma chiaro. Determinato. “Sapete? Potete…potete anche chiudermi in una cella d’isolamento, o quello che volete. Ma io non cambierò idea. Continuerò a combattere per quello che voglio. Per lei.” Allungò il braccio verso di me, indicandomi con il dito.
E mi guardava, con gli occhi lucidi.
“che desidero e che amo. “ Continuò. “Combatterò per riaverla. Anzi, e sapete che vi dico? Non mi farò interrogare finchè qui non ci sarà la seconda persona più importante della mia vita. E per questo, se permettete, devo fare una telefonata.”
Fermi tutti. Ha detto che mi ama. Non l’aveva mai detto prima d’ora.
Nonostante mi trovassi in una situazione che non avrei augurato nemmeno al mio peggior nemico, ero felice.
L’agente Porter, Il poliziotto inglese, senza parlare gli fece cenno di sì con la testa, e lo accompagnò fuori.
Prima di uscire, Shannon si voltò verso di me, e mi accennò un sorriso soddisfatto.
Come se si fosse tolto un grosso macigno dallo stomaco. ed ora era libero. Ed io, in un certo senso, provavo la stessa cosa.
Non eravamo più un segreto. La polizia lo sapeva, i miei genitori lo sapevano.
I miei genitori.
Non avevano ancora avuto occasione di sgridarmi, ma appena tornati a casa, so che lo avrebbero fatto.
 
Shannon non aveva più il suo iphone. Se ne ricordò solo in quel momento, quando cercò di mettere la mano in tasca nonostante le manette.
La sera prima, per dormire, se lo tolse dalla tasca perché gli dava fastidio. Quindi, era rimasto in macchina.
Dovette usare uno dei telefoni a monete della centrale, che gli mostrò il poliziotto.
Per fortuna il numero se lo ricordava a memoria.
Lo digitò. E con un po' di difficoltà, a causa delle manette, se lo mise all'orecchio.
Squillava.
“Pronto?”
Rispose la voce a lui più familiare, e che gli mancava tanto. “Fratellino, ho bisogno di te.”
  
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