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Autore: Eryca    23/09/2011    6 recensioni
Avevo 17 anni quando un ciclone improvviso fece il suo ingresso nella mia vita, e mi stravolse ogni piano e ogni certezza.
Avevo 17 anni quando finalmente capii che c’era un’alternativa.
Avevo 17 anni quando mi resi conto che potevo scegliere.

~
Per Amy Murray la vita significa fare ciò che è giusto. Ma qualcuno di molto particolare arriverà, e metterà in discussione tutte le sue tesi, facendole capire il vero significato della vita.
~
Attenzione: Questa non è la solita storiella d'amore, non fermatevi a questa presentazione.
***
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parental Advisory: The static age

 

   Capitolo Primo
Can you hear the sound of the static noise?

   



America, Americaa..
Una voce meccanica e stridula che cantava l’inno americano, mi trapanò le orecchie facendomele fischiare in maniera assolutamente esagerata.
Aprì gli occhi cercando di ripararmi dalla luce del sole che filtrava dalle grosse vetrate.
Le palpebre erano pesanti e sembravano non avere alcuna voglia di restare aperte, segno dell’ennesima notte insonne, trascorsa a studiare Letteratura.
Certo, non potevo fare altrimenti vista l’imminente interrogazione in programma. Quella sarebbe stata una lunga mattinata di scuola.
Per quanto fossi una brava studentessa, non amavo alzarmi presto la mattina, eppure era la mia routine.
La mia vita in generale era basata sulla quotidianità.
Come diavolo era successo che io stessi pensando a quelle cose appena svegliata?
Diavolo.
Strattonai le coperte, che mi avevano rinchiuso in una morsa da cobra, e sbuffai infastidita.
Sembrava che quella giornata fosse iniziata con il piede sbagliato.
Mi accertai di essere in orario, per poi alzarmi definitivamente con amarezza.
Non potevo fuggire ai miei doveri. Quella era la mia vita.
Il sole mi accecò, e per qualche minuto, ovunque guardassi, vedevo puntini luminescenti che oscuravano tutto il resto.
La mia stanza era esattamente quella di una ragazza impeccabile: il letto, in quel momento disfatto, era posizionato al fondo dello spazio, e aveva quasi l’aria di essere un trono.
Il soffitto era in pregiato legno di mogano, come l’abbaino e le vetrate, che regalavano un’atmosfera di accogliente calore famigliare.
Il pavimento era in parquet, e mi resi conto che probabilmente il giorno prima, Carmela,l’inserviente, aveva passato la cera, poiché quel mattino era più lucido del solito.
A differenziarla dalle camere delle normali adolescenti della mia età, la mia stanza non aveva poster raffiguranti facce di bell’imbusti attaccati alle pareti.
Sopra il letto, c’era solo un grande manifesto della Royal Ballet, una delle più grandi compagnie di danza classica dell’Inghilterra.
La scrivania stava sul lato sinistro della stanza; sopra di essa erano posizionati, in modo ordinato, libri di scuola, penne e quaderni.
Non avevo altre cose che potevano far intendere qualche mie passione, o anche solo la mia personalità.
Perché?
Perché la mia personalità era stata sfrattata dalla mia mente. Era come se, alla nascita, tutti avessero deciso come doveva essere il mio carattere. Non avevo mai fatto vedere a nessuno chi ero in realtà.
Lo ignoravo io stessa.
Scacciando di mente le fantasticherie sul mio possibile futuro di ballerina, mi infilai le pantofole e mi fiondai in bagno.
Lo specchio mi mostrò il riflesso del mio viso: occhi azzurri, capelli biondi e sorrisino dolce.
Certo, era difficile poter dire che mostrava una qualsiasi emozione, perché sembravo più che altro una bellissima, glaciale bambola di porcellana.
Una bellezza fredda e distante.
Mi guardai e per un attimo solo pensai che forse sarebbe stato carino cambiare il modo di truccarmi, solo per quella giornata... non sarebbe stato una grave trasgressione.
Ma a mio padre non piacevano i cambiamenti, e in fondo il mio mascara nero non era poi così male.
Sei proprio carina, mi dissi sistemandomi i capelli in un elegante chignon.
Tornai in camera per indossare un paio di jeans comunissimi, un pullover verde acido e una polo bianca.
Beh, il classico abbigliamento di una classica brava ragazza.
Che cosa potevo saperne io che quel look era davvero un pugno nell’occhio? Ancora non me ne rendevo conto, e, gioiosa, mi compravo cardigan color canarino.
Soddisfatta del mio aspetto consueto, mi precipitai in cucina, dove trovai, come tutte le mattine, mio madre alle prese con il caffè.
Mio padre se ne stava seduto sulla sedia, a leggere il giornale in modo severo.
Quando assumeva quell’espressione voleva dire che c’era un’importante causa in Tribunale, e che stava già impersonando la parte del Giudice Murray.
-Toh! Sentite qua!- fece scandalizzato, e prese a leggere un articolo di prima pagina.
 
ASSALTO ALLA STATUA IN PIAZZA GRANDE.
Ieri nel tardo pomeriggio, la polizia di Rodeo (ha potuto tristemente accorgersi) si è accorta con tristezza che la statua del nostro ex-presidente Abraham Lincoln, posizionata nella piazza principale, è stata saccheggiata e rovinata.
Questo atto di rude vandalismo non può che essere un segno della degradazione del nostro paese, e anche triste prova del disprezzo che i giovani hanno acquisito, nei confronti della storia.
Per ora non si può attribuire a nessuno questo reato, ma la polizia sta lavorando e cercando i teppisti, artefici del crimine.
Vi assicuro che la polizia di Rodeo non si darà per vinta”, assicura il Capitano Keyman, “Troveremo i colpevoli e faremo scontare loro giusta punizione.”
Ci affidiamo, quindi, completamente alla polizia, sperando calorosamente di poter svelare questo rude mistero.
 
Rimasi senza parole.
Chi diavolo aveva potuto fare un simile oltraggio? Non capivo veramente il senso di quel gesto vandalico, che sembrava non avere un fine. Era sicuramente opera di alcuni teppisti annoiati, senza scopi nella vita.
-I ragazzi di oggi non hanno principi!- esclamò mio padre inorridito.
Una domanda mi ronzava nel cervello come una mosca: Che diavolo aveva fatto loro Abraham Lincoln per meritare un simile trattamento?
-è una cosa terribile- convenne mia madre non troppo interessata –Tesoro, siediti, c’è il caffè caldo- disse poi rivolgendosi a me.
A volte mi chiedevo come faceva mia madre a sorridere sempre.
-No, mamma, sono in ritardo per scuola e l’autobus passa tra cinque minuti. Devo proprio uscire.-
Le scoccai un lieve bacio sulla guancia, in segno di congedo.
-Ciao gioia- mi salutò mio padre, alzando leggermente gli occhi dal quotidiano.
Con un groppo in gola, causato dalla brutta notizia sul giornale, mi avviai per la Rodeo High School.
 
 
 
-“Romeo and Juliet” è una tra le più celebri tragedie di William Shakespeare. Qualcuno di voi ne ha già sentito parlare?-
La voce roca del professor J. rimbombava nelle mie orecchie. Non riuscivo a capire come un uomo piccolo come lui, potesse avere una voce tanto forte.
Il Signor J. non dava fastidio a nessuno. Era una persona mite e tranquilla, ma qualche volta riusciva davvero ad arrabbiarsi. Le sue spiegazioni, però, erano talmente interessanti che tutta la classe ne era partecipe, interagendo e facendo domande.
Wesley Picock, un lentigginoso ragazzo della mi età, alzò la mano in segno di affermazione.
-Bene, Mister Picock. Che cosa sai riguardo questo dramma?-
La voce timida e flebile di Wesley si fece spazio tra i bisbigli del resto della classe. –Romeo e Giulietta erano innamorati, ma muoiono entrambi.-
-Si, è corretto. Ma sai dirci il perché?-
-No, non credo.-
Il Signor J. si massaggiò le mani, segno che stava per iniziare una lunga spiegazione.
-La storia si svolge nella città italiana di Verona. Romeo apparteneva alla casta dei Montecchi, mentre Giulietta era figlia del Signor Capuleti. Le due famiglie, rinomate in tutta la città, provavano un odio reciproco, ed erano sempre state in cattivi rapporti.-
Conoscevo bene la storia di Romeo e Giulietta, e ne ero sempre stata innamorata.
Forse era meglio dire.. Affascinata. Amavo il modo in cui i due protagonisti si infischiavano delle regole e dell’etica, per saziare il loro amore affamato.
Era molto melodrammatico, ma assolutamente di un romanticismo puro come le rose di primavera.
Non c’era tragedia che potesse anche solo essere paragonata a quella.
-Qualcuno di voi sa dirmi come finisce la storia?- disse il professor J. riportandomi alla realtà.
Alzai la mano, annuendo.
-Bene, Miss Murray, illuminaci.-
-Giulietta beve un sedativo che la rende apparentemente morta, in modo da farsi seppellire per poi essere liberata dal suo Romeo. Le cose purtroppo non vanno proprio così, poiché il giovane Montecchi crede davvero che la sua amata sia deceduta, così si uccide. Al suo risveglio, Giulietta, distrutta dal dolore, segue Romeo nell’oltretomba.-
Che tristezza.
Non mi piaceva il finale tragico, eppure, senza di esso non sarebbe stata la stessa storia.
Non avrebbe avuto lo stesso splendido significato.
-Esattamente, Miss Murray. L’atto finale sta con la pace tra i Montecchi e i Capuleti, illuminati dalla scomparsa drammatica dei propri eredi.-
Non sapevo perché, ma mi sentivo stranamente attratta da quella storia. Era sempre stato così.
Probabilmente era solo perché anche io, come il novantanove per cento delle ragazzine del mondo, sognavo il principe azzurro.
Lo sognavo davvero, con tanto di capelli svolazzanti e occhi cristallini. Erano ingenua.
Per tutto il resto dell’ora di lezione, rimasi persa nel mio mondo, fantasticando su un possibile futuro da principessa. Immaginai un dolce uomo che mi aiutasse a cucinare, e mi dicesse che ero bellissima.
Immaginavo un perfetto, classicissimo principe azzurro.
Ma le favole non esistevano.
Presto me ne sarei accorta.
Driiin.
-Ok, ragazzi per domani studiate la vita di Shakespeare a pagina 134. Arrivederci.-
Appuntai velocemente i compiti, per poi essere travolta da uno stormo di ragazzi in preda all’adrenalina di fine lezione.
Il mio prossimo passo sarebbe stato l’armadietto: infilai i libri nello spazio ristretto, e mi precipitai in mensa, dove mi aspettavano i miei cosiddetti amici.
Al solito tavolo stavano un gruppetto di liceali annoiati; tutti in tenuta studentesca.
A tenere banco stava Jake, il capitano della squadra di football scolastica, nonché mio ragazzo.
Certo, io ero la capitana cheerleader, ma non ero particolarmente indisponente.
Mi avvicinai, schioccando un breve bacio sulle labbra a Jake, che mi sorrise dolcemente.
-Ciao Amy!- mi resi conto che la persona che mi aveva appena salutato era Maggie Stuart, una mia compagna di corso. Era decisamente scarsa, ma come cheerleader se la cavava.
-Ciao Maggie!- sorrisi come ero abituata a fare, non perché ne avessi voglia.
Mi girai verso il mio ragazzo, i miei amici, e il resto della mensa.
Sbuffai.
Un’altra noiosissima giornata alla Rodeo High School.
 
 
Fantastico Amy, sei già in ritardo.
Erano le 19:38, e mia madre sicuramente era già preoccupata, così tirai fuori il cellulare per inviarle un messaggio di scuse.
Dopo scuola mi ero fiondata a lezione di danza, e avevo faticato per due ore consecutive, provando il balletto per il saggio di fine anno, un evento mondano di quelli cui mezza Rodeo veniva ad assistere. Era quindi importantissimo che fosse semplicemente perfetto.
E io mi facevo in quattro perché lo fosse.
Ma aspettate, non era tutto.
La cosa peggiore era successa proprio durante le prove del “Lago dei Cigni”..
Io– con il ruolo di protagonista – e il mio partner eravamo in procinto di fare una presa, stavo per fare lo stacco che mi avrebbe permesso di darmi lo slancio per saltare... Sentivo che quella era la mia grande occasione per far vedere all’insegnante che ero in grado di interpretare l'opera in maniera prefetta e invece...
Una storta. Avevo preso una storta, cadendo a terra.
Rovinosamente, per essere puntigliosi.
Dov’ero in quel momento?
Beh, in ospedale. Mi ci avevano portato, per poi abbandonarmi in sala d’attesa come un cane. Non potevano di certo fermare le prove per colpa mia.
Come avevo potuto essere così sbadata?
La caviglia mi faceva un male tremendo, ed era anche parecchio gonfia. Quella sarebbe stata la fine della mia carriera, non avrei mai potuto ballare al saggio, e..
No, calmiamoci, Amy. Non essere sciocca.
Che cosa poteva mai essere una storta? Probabilmente con un po’ di crema e un impacco, entro qualche giorno sarei stata come nuova.
Doveva per forza essere così.
Mi picchiai il palmo della mano sulla fronte, maledicendo l’accaduto con tutta me stessa.
-Dannazione!- esclamai sottovoce.
Presi il cellulare per controllare se mia madre mi aveva risposto al messaggio.
No.
Benissimo, sembrava davvero non importare a nessuno che la mia carriera di ballerina fosse appena crollata come una frana.
Non avrei mai più indossato un tutù, né le mie amatissime punte.
La mia insegnante mi avrebbe odiata per il resto della mia vita, maledicendosi per aver assegnato il ruolo principale ad una completa imbranata.
Come avevo potuto fare un simile errore? Era da principianti.
E io non potevo permettermi di sbagliare.
D’un tratto, nella sala d’attesa si diffuse in gran frastuono. Tutti i presenti iniziarono a bisbigliare, come solo i pettegoli di paese riuscivano a fare.
Entrarono due poliziotti in tenuta: divisa blu, fondina ascellare con tanto di pistola, e berretto indistinguibile.
Oddio, quella giornata era iniziata male e sarebbe finita anche peggio.
Prima quella dannata sveglia, poi il disastroso evento a danza e ora.. La polizia?!
Ok, Amy, mantieni la calma. Sei o non sei la figlia del giudice Murray? Un po’ di contegno!
Mi spolverai il pullover, e rivolsi il più incantevole dei sorrisi ad una signora anziana, seduta accanto a me. Cercai di darmi una sistemata, e tornare ad essere la splendida ragazza impeccabile che ero realmente.
Poi, con ben poco stupore, notai che insieme ai poliziotti era presente un’altra mingherlina figura.
I due agenti lo portavano di peso, il malcapitato era ammanettato.
Beh, allora non doveva poi essere così “malcapitato”.
Era un ragazzo giovane, forse di qualche anno più grande di me; era davvero in uno stato pietoso.
La faccia era completamente tumefatta e livida, con tanto di sangue che gli usciva dalla bocca.
O era stato pestato, oppure si era fracassato in qualche losco modo.
Mi avvicinai ad un giornalista che scattava fotografie al giovane, che sembrava non accorgersi neanche del luogo in cui si trovava.
-Mi scusi signore- dissi con la mia voce di miele.
L’uomo non si girò neanche a guardarmi. –Che vuoi?-
Cafone! –Posso sapere che cosa sta accadendo?-
-Non lo sai ancora? Questo ragazzo è uno dei teppisti che hanno distrutto la statua del presidente Abraham Lincoln!-
Oddio. Quello non era per niente un poveretto.
Era un criminale, che aveva fatto un reato orribile. D’un tratto non compatii più quel ragazzo, anzi, mi fece ribrezzo. Avrei voluto dirgliene quattro.
Come si era permesso di rovinare un opera pubblica in quel modo?
E per cosa, oltretutto? Era solo un banalissimo, stupidissimo vandalo. Uno di quei ragazzi che non avevano etica, futuro e assolutamente menefreghisti nei confronti del mondo.
Uno di quei ragazzi che mio padre detestava con tutto se stesso.
Il criminale tirò su la testa, con uno sforzo che sembrò essere esagerato.
Aveva due folgoranti occhi color verde smeraldo.
 
 
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Angolo Snap:
 
*Vorrei precisare che non so se a Rodeo c’è una piazza in cui è posizionata una statua di Lincoln, è un elemento puramente inventato! E nello stesso modo il nome del Liceo.
 
Ecco qua per voi il Primo Capitolo!
Allora, l’ho cambiato e corretto almeno una decina di volte, senza scherzi! Quindi ho optato per questo inizio.
Tutte le altre ipotesi mi sembravano banali, e forse lo è anche un po’ questa…
Ma io credo di no, almeno non troppo. Insomma, di sicuro Amy non morirà per quella storta, e il “ragazzo dagli occhi verdi” non ha fatto di sicuro una bella impressione su di lei.
È questo che voglio mettere in chiaro: Amy non è rimasta scioccata da lui solo perché ha due begli occhi verdi, anzi, lo detesta con tutta sé stessa.
Lo odia.
Spero che non sia stato noioso, ma vi abbia fatto incuriosire.. Perché la parte della lezione del Signor J. che spiega Romeo e Giulietta non è casuale, ma servirà poi nel corso della storia.
Bene, per ora direi che è tutto.
Spero davvero vi sia piaciuto, fatemi sapere, e datemi consigli se ne avete!
Un grandissimo saluto,
Snap. :3
  

   
 
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