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Autore: _Deina13    23/09/2011    2 recensioni
Cosa dovrei fare? sono innamorata, per la prima volta in vita mia. Se da quando sono nata sono stata costretta a fare sesso con uomini per soldi. Praticamente da sempre! Ed ora arriva lui. Mi fa innamorare, e poi mi fa soffrire. E se non sono stata cresciuta per amare, come posso sopportare tutto questo senza soffrire?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 La storia andava avanti così da due mesi.
Nicolas era diventato, insieme a Diego, il mio migliore amico.     Naturale è il fatto che lo vedevo in modo molto divero da questo. In tutto il tempo che passavamo insieme lui non si permetteva mai di guardarmi, o di toccarmi. Era strano. Ma provavo comunque per lui qualcosa, qualcosa che non avevo mai provato prima.  Per fortuna però, lui non si era accorto del lavorov che facevo, nè avrei mai voluto dirglielo. Avrebbe spezzato tutti i rapporti con me all'istante. Così, pur lavorando, lo tenevo all'oscuro d tutto.
    Era sabato. Un freddo sabato di novembre, non pioveva nè era nuvoloso, c'era un finto sole in cielo, accompagnato da un arcobaleno sbiadito. Sarei dovuta andare in paese con Nicolas quella sera, a mangiare la pizza, solo noi due. Come ogni volta nel quale uscivamo incieme, avevo dubbi epici su come vestirmi o come truccarmi. Tutte le volte, con lui, ero al naturale, senza lenti a contatto colorate, tinture per capelli o 10 kili di trucco addosso, ma non rinunciavo comunque al nero o a qualche dettaglio goticho.
Mancavano 10 minuti e lui sarebbe arrivato. Solita fifa. Quella volta accentuai qualche dettaglio nei miei abiti. Pantaloni aderenti di pelle nera, maglia a maniche lunghe e collo alto bianca con qualche disegno coperta da un piccolo gilet di pelle, capelli raccolti in un'unica lunga treccia e orecchini e collenare con croci. Matita nera e pesante sugli occhi.
Ero pronta. Speravo in quell'uscita.
    Quaranta minuti dopo eravamo uno di fronte all'altro in una piccola, moderna pizzeria nel corso che ingoiavamo gli ultimi pezzi della pizza ordinata
-Allora, come va la scuola?- chiese senza saper più di cosa parlare
-Normale, non  scrivo i compiti per casa, non studio, non sto attenta a lezione...e tu? i tuoi preparativi per l'esame di dicembre?-
-Vanno avanti- si limitò a rispondere, poi inghiottì un boccone e ricominciò -Se non mi sbaglio- disse muovendo il dito -Tu alla fine di dicembre compi 13 anni, giusto? Un pò piccola, no?!-
Accennai una piccola e timida risata, ero nervosa
-Si- risposi -beh sono piccola è vero, ma non troppo stupida-
-Andiamo ho sei anni in più di te!- disse accennando al mio bicchiere riempito di birra -Quando sarò un ventunenne tu avrai 15 anni, una bambina-
-Grazie per ricordarmelo- feci finta di essere offesa, ma in realtà ero divertita.
-Senti...- disse abbassando al voce -Dammi dieci minuti, finiamo, pago e usciamo, ho voglia di parlare di cose serie- disse come per minimizzare
E fu così.
Dieci minuti dopo eravamo uno affianco all'altro che camminavamo su e giù per le illuminate vie del corso
-Di cosa volevi parlarmi?- iniziai io
-Ce l'hai il ragazzo? Dico..qualcuno che ti piace?- Il suo tono era strano così decisi di non dirgli la verità
-Perchè me lo chiedi?-
-Così, per chiedere..dici sempre che ci sono dei ragazzi che vorrebbero stare con te, ma non approvi mai nemmeno un di loro-
Era la verità. Ma cosa voleva fare?
-Beh certo ci sono anche moltissime ochette che ti sbavano dietro ma tu non ti metti mai con nessuna- rigirai la frittata
-Hai ragione, verissimo.-
Arrivammo al parco. Ci fermammo sul ponte sul laghetto delle anatre, a guardare la gente passare
-Così...il tuo cuore non è occupato- mi chiese, con la sua voce dolce
-No, non ancora almeno- risposi alla domanda, continuando a guardare il lago, distratta.
-Bene...-
-Bene..?- chiesi io girandomi con il corpo verso di lui
Un minuto di silenzio.
Intorno a noi il nulla, solo il ronzio del rumore delle persone che parlavano.
   Fece un piccolo sospiro e fece un passo verso di me. Io guardavo in basso, con la bocca semiaperta, respirando affannosamente. In realtà io non avevo mai baciato nessuno, non davo mai baci ai miei clienti, troppo intimi. Poi non era davvero quello il problema, lui non sapeva chi stava per baciare, non sapeva chi io fossi davvero e non immaginava in quanti guai si stava per cacciare.
   Si stava avvicinando a me ripiegandosi col busto, aveva gli occhi già chiusi ed un piccolo sorriso sulla bocca. Avrei tanto coluto attaccarmi alle sue labbra e non staccarmici più, baciarlo epr ore fino a che non smettesse di respirare, ma per lui, dovevo controllarmi.
Ispirai, presi aria e riempii i polmoni, tremavo.
-Forse..- balbettai nervosa -forse è meglio andare, si è fatto tardi- mi rigirai e mi incamminai.
Mi sentii malissimo.
  Lui era lì pronto a baciarmi, a farmi capire cosa provava per me, ed io lo avevo liquidato con un ''si è fatto tardi'' sperai capisse che era per il suo bene.
   Nel viaggio di ritorno nessuno dei due parlò nè si azzardò a respirare fino a che non arrivai a casa. Quella volta mi veci lasciare nella strada provinciale sopra la collina dove abitavo, così da poter tornare a piedi. Prima di scendere presi un sospiro ed aprii la portiera, lo salutai e, senza dire niente, ripartì. Non era mai successo.
Tutte le volte che ci ritrovavamo i n giro insieme lui mi guardava sempre il viso per strada, e sorrideva, mi apriva la porta dell'auto sia per scendere sia per salire e mi salutava cordialmente, sempre. Questa volta, niente di tutto questo, mi ero comportata malissimo.
La discesa mi parve più ripida del solito, le gambe riuscivano a malapena a frenarmi prima di cadere, e mi facevano male. Non avevo nemmeno il coraggio di entrare a casa, mi fermai davanti il portone, con gli occhi chiusi che lacrimavano. Non ricordo l'ultima volta che piansi, dovevo essere molto piccola, col tempo avevo imparato a tenermi tutto dentro e a sopravvivere così, ma se per Nicolas versavo di nuovo delle lacrime, significava che lui per me era importante, davvero importante.
Nel silenzio della sera, oltre al miagolare dei gattini, si sentivano dei bisboglii in cucina, dentro casa e mi insospettii, era zia, insieme ad una voce amschile. Riconoscevo quella voce.
Aprii la porta con la chiave che avevo in tasca. Alla mia entrata loro smisero di parlare e mi guardarono. Gli salutai dandogli la buonasera, cercarono ndi parlarmi ma si fermarono quasi subito
-Scusatemi- esordii -scusatemi se vi disturbo, prendo solo la chiave della mia camera e poi vi lascio- abbozzai un sorriso e presi la chiave
loro mi fissavano a bocca aperta, come se mi stessero guardando per la prima volta
-Ecco fatto- dissi girnadomi verso l'uscita -'notte zia, 'notte papà-
   
 
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