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Autore: stylesbemine    23/09/2011    2 recensioni
Non è sempre tutto come ti aspetti, a volte le persone sanno sorprenderti.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era il primo giorno nella nuova scuola, mi guardavo intorno ed ero del tutto spaesata, non sapevo dove andare, da che parte girarmi nè cosa fare. Papà aveva deciso di mandarmi ad una scuola privata, diceva che la scuola pubblica mi aveva rovinato, non ero più la stessa, ero diventata più ribelle ed indisciplinata Io ovviamente non ero per niente d' accordo, insomma avevo diciassette anni compiuti ero abbastanza matura più di quanto lui credesse.. Attraversai un lunghissimo corridoio senza sapere in che direzione stessi andando, arrivai in angoletto piccolo in cui era incastrata una classe, 4G si era la mia nuova classe. Mi feci forza, tirai un sospiro ed aprii la porta. Entrai sembrava la classe di un film, tutte le ragazze intorno a un belloccio che non cagava nessuno gli altri ragazzi facevano la lotta con le palline di carta, tutti intenti a fare qualcosa tranne che seguire colui che sarebbe dovuto essere alla cattedra ma non c' era.

Vidi un banco tutto solo e vuoto nell' angolino a destra della classe, mi diressi verso di esso rapidamente senza guardare nessuno, speravo con tutta me stessa che nessuno si accorgesse di me. Mi sedetti soddisfatta per la riuscita della mia missione, appoggiai la borsa atterra e in silenzio continuai ad assistere allo spettacolino di questi "bambini". Finalmente dopo un' ora arrivò un professore a fare lezione, sarei impazzita se fossi rimasta qualche secondo in più insieme a quegli scervellati. Il professore si accorse subito della mia presenza, una nuova presenza, facendomi così ritrovare con ventun sguardi puntati tutti addosso contemporaneamente. Ero imbarazzata, non avevo idea di dove guardare ad interrompere il vociare dei miei nuovi compagni fu la voce profonda del prof che disse: «Nome?» io prontamente risposi: «Sam.». Un branco di ventun studenti in silenzio tombale ad osservarmi incuriositi, la maggior parte di loro vestivano marche tanto famose da essere persino quasi sconosciute per noi comuni mortali, un gran numero di sguardi con aria superiore, non tutti erano così però c' erano un paio di persone che si salvavano ma non pensavo certo di farmi avanti e andarci a scambiare due chiacchiere. Una cosa era certa il belloccio delle situazione mi stava già antipatico, se la tirava troppo per i miei gusti e a me la gente così proprio non piace, non mi è mai piaciuta, c' era però da dire che era davvero bello. Ma nonostante fosse il genere di ragazzo che mi piace non riuscivo a scacciare la prima impressione che mi ero fatta di lui, che poi era l' unica che avevo non conoscendolo. Il resto della giornata passò normalmente, non successe niente di eclatante, io stavo sulle mie ed il resto della classe faceva gruppo. Le giornate a seguire per un paio di mesi passarono esattamente nello stesso modo della prima, in pratica una noia mortale, ma non potevo nemmeno ribellarmi, altrimenti la prossima tappa di papà sarebbe stata in un collegio. Ventiquattro ore su ventiquattro chiusa in un edificio, avrei preferito la galera, giusto per l' ora d' aria.

Un giorno tranquillamente anche se come sempre un po' controvoglia arrivai a scuola, pronta ad una delle solite noiosissime giornate, ero in ritardo e mi misi a correre per il corridoio, poi su per le scale, dentro di me sentivo come una vocina che di continuo urlava il mio nome, ma non riuscivo a capire. Poi mi fermai sul pianerottolo esausta per riprendere un po' fiato e sentii qualcosa appoggiarsi sulla mia spalla, mi girai di scatto e vidi il belloccio lì con i suoi riccioli perfetti, i suoi occhi verdi. Quasi mi stava per spuntare il mio sorrisino da ebete davanti a così tanta bellezza ma mi trattenni e subito lui, col fiatone esclamò: «Sam! Cavolo, sono due ore che ti corro dietro nella speranza di raggiungerti, finalmente ti sei fermata un secondo!» . Lo ascoltavo a denti stretti, non capivo dove volesse arrivare e subito confusa risposi: «Scusa, mi dispiace, ma a dire la verità non ti avevo neanche sentito altrimenti mi sarei fermata, credo» . Sinceramente non ne avevo la più pallida idea del perchè mi avesse fermata nè di cosa volesse da una come me, rimasi lo stesso ad ascoltarlo.. «Ascolta Sam è dal primo giorno in cui hai messo piede in questa scuola che vorrei avere l' opportunità di rivolgerti la parola..» disse lui, «ma siccome in più di due mesi ancora non ci sono riuscito, ho deciso di correrti dietro e buttarmi.» continuò. Io lo guardai a malapena abbozzai un sorriso e con calma mentre lui ancora aveva gli ultimi residui di fiatone gli risposi: «Scusa, ma io davvero non capisco il perchè! Non fraintendere non che non voglia averti come amico, semplicemente non credo di essere la tipica persona che fa parte del tuo mondo..» abbassò lo sguardo, come se sapesse che avevo ragione, si era la verità quella che gli avevo sbattuto serenamente in faccia. Stava per riprendere a parlare ma io lo interruppi subito bruscamente dicendogli: «E' davvero tardi, dobbiamo correre in classe.» . Non finii neanche la frase che subito mi avviai su per le scale lui mi segui e appena una frazione di secondo dopo mi raggiunse, mi prese per il braccio dicendomi:«Oggi non si entra in classe, vieni con me ti prego, voglio davvero farti cambiare la brutta opinione che ti sei fatta su di me, non so il perchè ma mi sento di doverlo fare, c'è qualcosa in te che mi affascina e voglio conoscerti voglio sapere cosa ti passa per la testa. Per favore vieni con me, se te ne dovessi pentire domani puoi andare dritta dalla preside e raccontare che di peso ti ho tenuta lontana dalle lezioni e io confermerò il tutto!» . Come cavolo facevo a dirgli di no, ero si intenzionata ad andare in classe e non dargli retta anche solo per fargli un dispetto, mi guardava con due occhioni. Cedetti in fretta, molto in fretta: «Ok..» gli dissi, iniziò a correre per il corridoio trascinandomi per un braccio, e per la prima volta lo chiamai per nome, per la prima volta le mie labbra pronunciarono il suo nome, aveva un che di boh speciale, morbido: « Va bene Harry, spero solo per te che ne valga la pena!» . «Non te ne pentirai, te lo prometto Sam!» disse sorridendo appena, con un che di soddisfazione.

  
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