“Ehy hai già finito di sistemare tutte le tue camicie, i
gilet di lana e le assurde cravatte? “disse Clelia senza spostare lo sguardo
dalla Tv notando il giovane appoggiato contro lo stipite della porta, e
portandosi alla bocca un cucchiaio colmo di gelato.
“Si” rispose
secco il giovane “Sai non dovresti mangiare il gelato a quest’ora” aggiunse
cercando di fare notare alla ragazza che l’ora di pranzo non era decisamente
l’ora più adatta per il gelato.
“Si certo
mamma!” Rispose roteando platealmente gli occhi e portandosi alla bocca una
quantità ancora più grossa di gelato guardando con aria di sfida il ragazzo,
che rispose solo scuotendo la testa e sorridendo leggermente divertito,come
sempre dal comportamento della rossa. Ma lei non era l’unica a non essere d’accordo
con lui, in quel momento anche Mefistofele fece capolino dal bracciolo del
divano dove stava placidamente sonnecchiando, e con un movimento fulmineo fece
un balzo fino a terra e andò a sedersi proprio di fronte al giovane ostruendogli
il passaggio e continuando a guardarlo con i suoi brillanti e impassibili occhi
verdi.
“Clelia il
tuo gatto mi dà i brividi!” disse il giovane con voce grave squadrando la
spaventosa figura felina e indietreggiando lentamente.
“Non
lasciarti spaventare dai suoi modi bruschi, gli sei simpatico lo sai?” ripose
la ragazzo guardando la scena divertita.
“Lo credi
davvero? Perché a me sembra il contrario!” replicò il giovane.
“Oh si
credimi, gli sei simpatico! Dovresti vedere quello che ha fatto a Marco…” disse
ridacchiando ripesando all’accaduto.
“Marco? Chi
è Marco? E che ne è stato del suo corpo?” chiese il giovane quasi spaventato
dalle parole della giovane.
“Oh nessuno,
un amico di Noemi e Agnese. Un vero cretino… per
fortuna ci ha pensato Mefistofele a togliermelo di torno….
Spero solo che non gli restino le cicatrici… “disse
seriamente richiudendo la scatola del gelato e
alzandosi velocemente dalla poltrona.
“Ma ora
basta parlare! È ora di pranzo, andiamo a mangiare!” disse la ragazza uscendo
dalla cucina, dove era andata a posare
il gelato, e mettendosi le scarpe. Uscendo seguita dal giovane.
“Non posso crederci! Hai portato un americano
a pranzo da McDonald’s?” disse incredulo ridacchiando Spencer mentre mangiava
delle patatine fritte.
“Hai
ragione! Ma è tardi è questo è il posto più vicino.” Disse la ragazza bevendo
un sorso di cola. “Ci vengo spesso qui.”
“Bè non
dovresti venirci spesso. I cibi da Fast-Food
sono estremamente calorici, poverissimi di elementi nutritivi nobili, ricchi in
modo assurdo di zuccheri raffinati, e di grassi saturi. Questo cocktail ha
fatto si che il popolo americano dal dopoguerra ad oggi abbia incrementato
vertiginosamente, l’obesità e le malattie connesse quali, infarto trombosi,
ictus eccettera… In altre parole questo cibo è
deleterio, e in più trovo davvero
esilarante che io che mi astengo dal mangiare questa roba in America, la patria
di questo cibo spazzatura, lo venga a mangiare in Italia” disse il giovane
genio senza però smettere di mangiare le sue patatine.
“Reid rilassati, non ti verrà un infarto se per una volta mangi
dal McDonald’s. Ma questa sera preparati ad assaggiare la vera pizza italiana”
annunciò la ragazza addentando l’ultimo pezzo del suo hamburger. “Agnese e
Noemi mi hanno appena mandato un sms verranno anche loro” aggiunse.
“Oh, andremo
a cena con le tue vicine, bello!” disse il ragazzo sforzandosi di sembrare più
entusiasta possibile.
“Tranquillo
Spencer, è solo una cena! E poi tu almeno non sei costretto a parlare con loro
e a stare ad ascoltare i loro discorsi. Non fraintendermi voglio molto bene
alle mie amiche, ma a volte preferirei che stessero zitte.” Disse con il suo
solito tono cinico, voleva davvero molto bene ad Agnese e Noemi, loro erano
state le sue prime vere amiche qui in Italia e le uniche che le erano stata
vicina dopo il suo ritorno in patria. “Comunque come sta la squadra?” chiese
poi sorridendo al giovane,
“Oh stanno
tutti benissimo! Ti mandano i loro saluti, soprattutto Garcia. Quando ha saputo
che sarei venuto a trovarti mi ha pregato di portare anche lei” disse
ridacchiando.
“Oh la mia
adorata Penny, ci siamo scambiate spesso delle e-mail. Amo quella donna.” Disse
sorridendo ripensando all’eccentrica informatica che aveva avuto modo di
conoscere in America.
“A proposito
di lavoro, Clelia tu non devi lavorare?” chiese il giovane. Sapeva che la rossa
lavorava come consulente profiler per la polizia italiana, e malgrado il suo
lavoro in patria non fosse attivo come il suo in America, era certo comunque
che sarebbe dovuta andare lo stesso a lavoro. Al sentire la parola lavoro la
ragazza si irrigidì e subito abbassò lo sguardo per cercare di nascondersi agli
occhi del giovane profiler americano.
“Oh il lavoro… si ehmm.. bè ecco… io… Sono in ferie. Mi sono
presa dei giorni di ferie per essere a tua completa disposizione…”
disse velocemente cercando di mostrarsi il più calma possibile, senza però
riuscirci. Il giovane genio capì subito che c’era qualcosa che non andava nella
ragazza, ma decise che forse quello non era il momento migliore per mettersi a
fare profili, pertanto decise di sorvolare l’argomento. I due finirono di
mangiare e tornarono a casa, Clelia rimase in silenzio per quasi tutto il
viaggio, con lo sguardo basso ed un espressione preoccupata sul volto. La giovane in America aveva finalmente
ricominciato a vivere, cercando di lasciarsi alle spalle quello che era il suo
tragico passato. Ma da quando era tornata in Italia, le cose erano tornate ad
andare male. Abbandonare l’America che le aveva ridato la vita, ma soprattutto
Lui, riaprì il vuoto nel cuore che per anni la rossa aveva cercato di chiudere.
Passò sei mesi a flagellarsi nei rimpianti e nei rimorsi, a maledirsi per
quella che era stata una scelta sbagliata, una scelta che già prima di essere
decisa lei stessa aveva predetto essere sbagliata. Il dolore le aveva fatto
perdere il lavoro, e con esso la casa che non poteva più permettersi di pagare.
Era riuscita ad andare avanti solo grazie alle due ragazze, Noemi ed Agnese,
conosciute per caso mentre cercava un nuovo appartamento il cui affitto
costasse di meno. In pochissimo tempo tra le tre nacque una forte amicizia,
tanto forte che Noemi decise di concederle il suo appartamento gratuitamente
trasferendosi in quello di Agnese. L’unico spiraglio di luce nel buio in cui si
trovava erano queste ragazze, e adesso anche Spencer. Aveva deciso di non raccontargli
niente della sua storia, di nascondersi dietro al suo brillante sorriso e
godersi quei pochi giorni in cui poteva tornare a stare con lui.
La giornata
trascorse lenta e uggiosa come i pensieri di Clelia che continuavano a tormentarla,
quando arrivò la sera Clelia si preparò distrattamente, indossò dei jeans ed
una banale maglia nera. Cercò di dare forma al suo indomabile cespuglio di
capelli ricci e si sedette ad aspettare l’arrivo delle sue amiche.
“C’è
qualcosa che no va?” chiese il giovane preoccupato sedendosi vicino alla
ragazza, sfidando persino la paura che il gatto addormentato sulle ginocchia
della donna gli incuteva.
“Si certo!
Sono solo stanca! Tranquillo…” disse la ragazza ridenstandosi dai suoi pensieri e sforzandosi di sorridere
per tranquillizzare Spencer.
“Bene. ma
sappi che se hai bisogno di parlare, io sono qui!” disse sfiorandole
leggermente la mano sorridendo dolcemente. Clelia aprì la bocca per rispondere,
forse finalmente decisa a confessare tutto al giovane, ma fu interrotta dal
campanello. “Oh Ecco sono arrivate. Dai andiamo!” disse alzandosi cercando di
chiudere il discorso. Uscirono dalla porta accolti dalle due sorridenti
ragazza, dopo i saluti e i convenevole, tanto odiati da Clelia, la comitiva a
bordo del bizzarro maggiolone giallo di Agnese si avviarono verso la pizzeria.
“Preparati a
mangiare la miglior pizza della tua vita Dottor Reid!” disse solennemente la
rossa una volta che tutti e quattro occuparono i loro posti intorno alla
tavolo. “Niente a che vedere con la pizza Hut che
mangiate voi in America” aggiunse citando la famosa catena franchising di
pizzerie americana.
“Ne sono
certo! La pizza per voi italiani è una colonna portante della vostra cultura,
così come la pasta.” Le rispose il giovane sorridendo impaziente di assaggiare
una della specialità italiane per eccellenza.
“Clelia ma
il tuo amico, Spencer lavora con lo scrittore David Rossi, vero?” chiese nel
bel mezzo della cena Agnese mentre addentava un pezzo di pizza.
“Si certo.
Te l’ho già detto, fa parte della stessa squadra della BAU.” Rispose la rossa
non riuscendo a capire dove volesse andare a parare la bionda.
“Oh mio Dio.
Io lo adoro, ammetto di non aver finito nessuno dei suoi libri che Clelia mi ha
prestato, ma lo trovo decisamente un bel uomo. Sono innamorata di lui!” disse
la bionda rivolgendosi a Spencer che capendo ben poco della sua frase le
rivolse uno sguardo confuso, per poi rivolgersi a Clelia: “Cosa ha detto la tua
amica? Sbaglio o ho sentito pronunciare il nome di Rossi?”
“Lascia
perdere. Credimi è meglio che tu non sappia cosa ha appena detto Agnese.” Gli rispose
la rossa per poi rivolgersi all’amica: “ Ti rendi conto di quello che dici? A
volte mi dai i brividi…” disse prima di scoppiare a
ridere insieme alle ragazza e a Spencer che pur non avendo capito niente si
asciò trasportare dal suono soave della risata di Clelia.
Salve!! Che
ve ne pare?? Io sinceramente sono molto contenta di questo capitolo, secondo me
poteva andare meglio, e secondo voi?? Fatemi sapere mi raccomando! Ringrazio
come sempre tutti! Soprattutto quelli che si fermano a recensire ^^ bè che dire, vi aspetto al prossimo capitolo.
Baci!!
P.S. Insieme
ad una mia amica, GIUNIAPALMA, anche lei
scrittrice su EFP abbiamo aperto una pagina su Facebook,
in cui parliamo delle nostre storia, o comunque di tutto quello che ci passa
per la testa. Mi farebbe veramente piacere se passaste. La pagina si chiama Ofelia & Giunia in Wonderland,
ma comunque trovate li link sulla mia pagina qui su Efp.
Grazie per l’attenzione. Baciii