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Autore: maccioccafrancesca    24/09/2011    5 recensioni
(...) Mi sentii trattenere per un polso. Sul momento balzai, ma poi la sua voce mi tranquillizzò. < Tieni davvero a me? >, chiese titubante.
Mi resi conto di averlo detto poco prima, quando ero ancora nella sua stanza, ma non pensavo che lui ci avrebbe fatto caso.
Girai il capo per poterlo guardare in volto.
< Sì >, risposi decisa, al che lo notai rilassarsi appena, quasi impercettibilmente. < Tu tieni a me? >, azzardai. Sapevo che probabilmente mi stavo spingendo troppo oltre, ma volevo saperlo, dovevo saperlo. (...)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 8: AMARE

            < A6? >

            < Mancato, ancora!  E2? >

            < Colpita, ancora… >

            < Ammettilo, sono un fenomeno a questo giochetto! > Damon si alzò tutto pimpante improvvisando una buffa quanto sexy danza della vittoria. Io dal canto mio rimasi seduta sul soffice tessuto in pelle del divano crogiolandomi nell’amarezza della sconfitta, che subita da un vampiro estremamente narcisista e pieno di sé risuonava ancora più disarmante.

            < Non è un fatto di fenomenalità, è la fortuna, nulla di più, > sentenziai dopo qualche minuto , dopo che il vampiro si era nuovamente seduto accanto a me, ma soprattutto dopo che ebbi riacquisito un minimo di dignità.

            < La fortuna: unica via di fuga di chi perde, > mi lanciò un’occhiatina sghemba, al che scoppiai a ridere e gli tirai uno pugno sul braccio.

            < Guarda che non sei simpatico, > mi finsi offesa e misi il muso, anche se con il suo sguardo beffardo puntato addosso non sapevo quando avrei resistito: mi veniva da ridere come mai.

            < Se vuoi posso darti la rivincita, ma dubito che rimonteresti, è già la terza volta che ti batto, > disse saputello.

            < Non crederti così bravo, sono solo un po’ fuori allenamento, > mi giustificai io, poi mi alzai.

            < Dove vai?! > disse subito, alzandosi anch’esso.

            < Al bagno, non penso che tu debba seguirmi anche lì, > sorrisi maligna notando il suo disappunto.

            Ricapitolando. Poiché ho l’impressione che non ci stiate capendo molto, credo sia mio dovere spiegarvi qualcosa.

Da quando ho finito di mangiare la pasta che mi aveva preparato Damon, ci siamo messi sul divano e per ingannare il tempo abbiamo cominciato a giocare a battaglia navale; e non abbiamo smesso per più di due ore. Ogni volta che mi alzavo – è successo due volte, una per andare a bere un bicchiere d’acqua, l’altra per inviare un messaggio a Jenna – lui mi seguiva come un cagnolino - forse per paura che scappassi o che qualche vampira a caso mi aggredisse non appena mi allontanavo da lui di poco più di cinque metri. Comunque, in queste ore passate con lui, ho davvero svuotato la mente da tutto. Non ho pensato più a Katherine, a Stefan e, non ci crederete, neanche a lui. Intendiamoci, dicendo questo intendo che non ho pensato a lui in quel senso.

Da quando mi era scappato quel piccolo e inesorabile verbo nella mia fin troppo fantasiosa mente, non ci avevo più pensato. Mi ero svagata. Per due ore avevo pensato solo a divertirmi con Damon, a ridere e scherzare, nulla di più. E anche se poteva sembrare un po’ cattivo nei confronti di Stefan, che era ancora con Caroline, non avevo pensato nemmeno a quello.

            Uscita dal bagno trovai Damon appollaiato allo stipite della porta che fissava un punto indefinito del pavimento. < Guarda che non scappo mica, > lo canzonai, facendolo risvegliare dai suoi pensieri.

            < Non si sa mai, > rispose lui sornione. < Ah, a proposito, questa notte dormi qui, > continuò con tutta tranquillità.

            < Cosa?! >

            < Hai capito, dormi qui. Devo tenerti d’occhio. >

            < No, devo tornare a casa da Jenna, non posso rimanere qui, al massimo puoi rimanere tu a casa mia, > detta così poteva anche sembrare una proposta indecente, e infatti mi lanciò un’occhiatina maliziosa, per poi tornare serio.

            < Va bene, va bene, verrò io da te… ma non illuderti, non mi avrai mai! > appunto, avevo parlato troppo presto, la sua serietà era stata solo apparente.

            < Sei tu che non devi farti illusioni! > lo canzonai. Gli diedi le spalle incamminandomi verso il soggiorno, quando sentii afferrarmi per un polso e venire trascinata contro la parete del corridoio. Damon mi costrinse tra il suo corpo e la carta da parati bianca dietro di me, guardandomi malizioso e divertito.

            < Guarda che lo so che mi vuoi, > alle sue parole mi paralizzai. Fino a quel momento avevamo giocato, e forse lui stava giocando anche allora, ma ricordavo perfettamente ciò che era successo nei giorni precedenti, e quelli non erano affatto scherzi. Non sapevo esattamente come reagire. La sua voce era stata contrassegnata da forti note di burla e presa in giro, ma il suo sguardo nascondeva anche qualcos’altro.

E io… io lo volevo, eccome se lo volevo!

            < Ti sbagli, mi sei completamente indifferente, > mi sforzai a pronunciare quelle parole, anche perché sia io che lui sapevamo che non era la verità.

            La domanda rimaneva una e una sola. Non ci avevo pensato più, o perlomeno non fino a quel momento.

Io lo amavo?

            Sapevo perfettamente di amare quel suo io che nascondeva a tutti.

            Amare.

            Sapevo di amare quella sua ironia tagliente.

            Amare.

            Sapevo di amare il suo sorriso.

            Amare.

            Ma lo amavo?!

            < Scommettiamo? >

            < Scommettiamo. > risposi con voce tremante: avevo il terrore di sapere cosa aveva in mente.

            Passò la mano sulla mia guancia, delicatamente. Poi con l’indice disegnò il contorno della mie labbra. Scese sul mento. Percorse la gola, arrivò all’incavo del collo. Lì si fermò.

            Avevo paura, una tremenda paura che sentisse il mio cuore che batteva all’impazzata. Ma non volevo che smettesse, perché, mio malgrado, stavo impazzendo sotto il tocco leggero della sua mano.

            Quella mano che ora aveva ricominciato il suo percorso. Stava tornando indietro, ripercorse il collo, fino ad arrivare al mio orecchio, che cominciò a massaggiare sapientemente.

Per un istante chiusi gli occhi, un istante del quale mi pentii subito, poiché riaprendoli trovai il vampiro che se la rideva di gusto. < Penso di aver appena vinto la scommessa, > decretò, senza né allontanarsi né staccare il contatto della sua mano con il mio orecchio. Continuava a stuzzicarlo.

            < Non… non hai… > non ebbi il coraggio di finire la frase. Ma ne trovai altro, molto, molto altro, per fare un’altra cosa: d’impulso colmai quella poca distanza che c’era tra di noi baciandolo a fior di labbra. Con foga, eppure con delicatezza.

Appoggiai semplicemente le labbra sulle sue.

Lui rimase immobile, forse troppo sorpreso dal mio gesto, forse no, però non si staccò.

Presi il suo volto tra le mani intensificando il bacio, e allora lui si fece più partecipe.

La sua lingua sembrava come animata da una vita nuova, così come le sue mani, che si precipitarono su di me.

            “Ma cosa stavo facendo?!” , mi chiesi.

            Sinceramente?!

            In quel momento me ne fregai di tutte le “pippe” mentali che mi avevano frenato fino a quel momento. Me ne fregai della morale, del tradimento, del fatto che Damon era il fratello di Stefan. Me ne fregai perché, in quel momento, riuscivo a pensare solo alla sua lingua che danzava in perfetta sintonia con la mia; alla mia mano che si infilava sotto la sua maglia e all’altra con la quale cercavo la sua, intenta a massaggiarmi il fianco.

Riuscivo a pensare solo alla mia mano che trovava la sua e la conduceva nel mio interno coscia. Alla sua mano, che sempre più audace, massaggiava la mia pelle attraverso i pantacollant, facendomi rabbrividire ogni secondo di più.

            Tutto ciò che sapevo era che amavo il modo in cui mi toccava.

            Amare.

            Ad un certo punto mi staccai, quasi violentemente, e mi divertii a leggere la delusione nei suoi occhi. Lo presi per mano per condurlo verso la sua camera, e allora quell’espressione si cancellò dal suo volto.

            In meno di un secondo mi ritrovai ad essere sbattuta sul suo letto sotto il suo invitante corpo.

            < Sei… > cominciò, ma non lo lasciai finire,

            < Sono sicura, > mi specchiai nei suoi occhi lucidi d’eccitazione. In quell’oceano che continuava a rapirmi ogni volta.

            Gli sfilai la maglietta rapidamente, mentre, invece, mi presi tutto il tempo necessario per ammirarlo accuratamente. Feci scorrere le mani sul suo petto, sul suo addome, fermandomi alla cintura.

            Sapevo di amare il suo corpo.

            Amare.

            Presi il controllo della situazione, capovolgendola, mettendomi a cavalcioni sopra di lui. Potevo sentire distintamente quanto mi desiderava. Certo, io non ero mica da meno.

            Finii di spogliarlo, ammirando ogni centimetro della sua pelle.

            In pochi secondi i miei vestiti fecero la stessa fine dei suoi – sul pavimento.

            Mi abbassai su di lui per baciarlo in fronte, poi sulla guancia, il naso, il mento. Baciai ogni singolo millimetro del suo viso, lasciando la sua bocca per ultima. La morsi, al che gli scappò una piccola risata.

            Di nuovo la situazione si capovolse. In un lampo mi ritrovai sotto di lui. Chiusi gli occhi per l’eccitazione, godendomi ogni sua singola carezza.

            Mi baciò.

            Mi leccò.

            Mi odorò.

            Poi, di colpo, si fermò. Aprii gli occhi, e non mi fu difficile capire il perché del suo improvviso blocco.

            Passai delicatamente le dita sulle piccole vene formatesi intorno ai suoi occhi. Gli carezzai il viso, allora fu lui a chiudere gli occhi.

            Sapevo di amare il suo essere così umano.

            Amare.

            Portai il suo capo ad un soffio dal mio. Lo bacia dolcemente. < Continua, ti prego. > sussurrai al suo orecchio.

            Istinti vampireschi o meno, non avrei voluto che si fermasse nemmeno per tutto l’oro del mondo.

            Quasi titubante ricominciò da dove si era fermato, ma ci mise poco a ritrovare l’audacia di prima, spinto anche dalle mie carezze sempre meno caste.

            Mi baciò.

            Mi leccò.

            Mi odorò.

            Mi penetrò.

            Diventammo un’unica cosa. Ci muovevamo in completa sintonia. Era una danza perfetta.

            Sapevo di amare il suo modo di amarmi.

            Amare.

            Andammo avanti così per non so quanto tempo, ma a me sembrò un’eternità. Un viaggio per il paradiso per il quale, speravo, non ci fosse il biglietto di ritorno. Perché dopo aver provato sensazioni simili era quasi inconcepibile il pensiero di poter sopravvivere senza.

            Ansimavamo insieme, allo stesso ritmo, in sintonia, consci che dovevamo sfruttare ogni secondo di quell’esperienza idilliaca.

            E, intendiamoci, a renderla così idilliaca non era solo il fatto che a letto fosse una bomba – ma lo era, eccome se lo era – c’era un’altra cosa. Una cosa senza la quale il sesso sarebbe stato solo sesso. Una cosa che amplificava le emozioni. Una cosa che amplificava il piacere.

            Perché l’unica cosa che sapevo in quel momento era che l’amavo.

 

 

            Mi strinsi un po’ di più a lui. Ero sdraiata tra le sue gambe, il viso appoggiato al suo petto. Con la mano disegnavo piccoli ghirigori sul suo braccio, mentre lui faceva lo stesso sulla mia schiena.

            Mi sentivo cullata. Sicura. In pace.

            Mi stavo godendo appieno quella sensazione di benessere che provavo tra le sue braccia; non mi ero mai sentita davvero così bene, nemmeno quando ero certa di amare Stefan.

            Ero completamente e inevitabilmente appagata.

            Ero completamente e inevitabilmente sua.

            Ero completamente innamorata di lui.

 

 

 

Salveee!! Lo so, forse non vi sembra strano, anzi una specie di miracolo, che io abbia aggiornato così presto, però, che ci posso fare, oggi ho cominciato a scrivere e non mi sono più fermata!
Piccolo accorgimento, forse inutile: l'ultima scena, quella dove Elena è sdraiata tra le gambe di Damon, ci tenevo molto ad inserirla poichè l'ho vissuta in prima persona (intendiamoci, eravamo vestiti e non avevamo fatto sesso nè cose simili). Ero con il mio migliore amico, che mi piace da impazzire, e siamo rimasti lì per tutta la nottata (ero ad un festino di fine estate a casa sua), e ho provato esattamente le stesse sensazioni che ho scritto... il più bel ricordo dell'estate... *.*

Comunque, passando a cose serie, spero di non essere sfociata nello sconcio o di aver traumatizzato qualcuno perché, se così fosse, ditemelo che cambio immediatamente il capitolo, io ci tengo alla vostra incolumità mentale xD

Traumi a parte, spero che comunque quello che ho scritto sia di vostro gradimento, io ci ho messo impegno ;)

Passo ai ringraziamenti. Grazie a Erika 97, a Kia 97, elenafire, gerby, macca87; e alle 30 che hanno messo la fic tra le preferite, le 7 tra le ricordate e le 58 tra le seguite!!

Vi giuro, vi adoro!!! Mi fate sentire amata :3

P.S. se poi voleste farmi ancora più felice, recensite, può sembrare una sciocchezza, ma quando vedo che un capitolo è recensito mi viene più voglia di scrivere, mi da la carica ;)

Baci.

Francesca.

 

 

           

 

 

 

  
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