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Autore: Ziggie    24/09/2011    1 recensioni
- Perché vuoi imbarcarti, bambina? –
- Per rendere omaggio, al mare e ai suoi uomini, con le mie storie -.
- Un’oratrice, dunque? –
- Una scribacchina -.
Eh si, non mi smentisco mai, l'argomento sono sempre i pirati e l'irlanda, ma che ci volete fare, li amo entrambi. Spero che questa piccola storiella vi solletichi gli animi, buona lettura quindi e recensite in tanti ;)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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 Gente! Son vivamente contenta delle vostre recensioni e quindi, ecco a voi, come promesso il secondo capitolo, spero vi piaccia :D Buona lettura 
 

2. Tortuga prende e non ridà nulla indietro

Raccolsi i fogli che avevo scritto e li impignai in ordine.

- Lasciali sul tavolo – mi consigliò Maeve sorridendo – così la tua storia la leggerà qualcuno -.
- L’analfabetismo, però, divampa – le feci notare. Scrivevo si, ma ero conscia di quel dannato punto in questione; non potevo pretendere che, di quei tempi, tutti sapessero leggere.
- Ci sarà qualcuno che leggerà per loro – mi convinse Maeve, ma quella fu l’ultima volta che la vidi.

Partimmo in tarda mattinata, non prima di averla cercata in lungo e in largo, ma ciò che Tortuga prende, non lo ridà mai indietro, lo tiene con sé nei suoi vicoli oscuri.

Non so dire per quanto navigai; i miei occhi si posavano su lande desolate e sull’immensità dell’oceano; su relitti e luoghi della storia appena passata. Leggende mi accarezzavano l’udito, mentre quei paesaggi mi toccavano la vista.
Scrivevo, scrivevo e non ero mai stanca. Bastava un minimo particolare a colpirmi, che io rendevo omaggio non solo a quanto avevo sentito a riguardo, ma anche al luogo in questione, volendo suscitare negli altri, quanto il mio io aveva provato alla vista.

“Il fato mi strinse tra le sue braccia e io seguii il richiamo del mare. Fanciulla delle acque, la pirateria mi aveva raggiunta, portandomi in grembo alla gran madre: Tortuga. Regno di perdizione e sregolatezze, di pirati e di sgualdrine; i fiumi di ogni sorta di alcool annacquavano le ugole dei presenti e inebriavano le membra dei passanti. Le lanterne erano solleticate dal vento e le chiglie delle navi alla fonda parlavano tra loro, cozzando appena con le piccole onde del porto, riguardo a viaggi passati, presenti e futuri.”

Scoprii che la mia opera di Tortuga era finita ai piani alti della Compagnia delle Indie Orientali, una sera a Nassau, quando Louis, il quartiermastro, si fece largo tra coloro che stavano ascoltandomi e mi prese, con malagrazia, in disparte.

- Questa tua dote ti porterà alla forca – esclamò digrignando i denti, un po’ preoccupato.
- Perché dici ciò? – chiesi pacata. Ero conscia che quanto diceva il quartiermastro non fosse il mio destino, i miei giorni li avrei conclusi in mare, donando a lui la mia vita, mentre la mia anima avrebbe continuato a vivere nelle mie storie, non vedevo il motivo per cui preoccuparmi.
- La più alta carica della Compagnia delle Indie è sulle tue tracce – mi comunicò imbronciato per la mia tranquillità – ha trovato il tuo manoscritto di Tortuga e ha dichiarato che ti seguirà in lungo e in largo, finché non ti avrà -.
- Che mi segua, dunque. Non vedo cosa vi fosse di male in quel racconto -.
- Così metterai in pericolo l’intera ciurma, Maire!-
- Vorrà dire che ripartirò da sola, Louis – gli feci notare: era tempo di aprirsi la strada verso l’orizzonte.

“E il sole baciava l’orizzonte quando, spiegate al vento, quelle velature alla fonda, mi chiamarono. Le assi del molo scricchiolavano sotto i miei stivali e sotto quelli dei miei cinque compagni di viaggio. Non avevo intenzione di imbracciare la carica di comandante, non ne avevo ambizione, ma la paura negli occhi di Louis e il timore negli occhi del mio vecchio capitano mi fecero capire quanto gli uomini tengono alla propria vita, e sono ben pochi quelli disposti a perderla per il grande padre: il mare.” 
  
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