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Autore: KrisJay    25/09/2011    6 recensioni
La favola di Cenerentola, vista da me..
"-No. N-non mi hai spaventato- balbettai.
Lo vidi rilassarsi e sorridermi leggermente. Di nuovo fece capolino quel suo strano sorriso storto, così particolare e al tempo stesso così dolce.
-Sono felice di saperlo- disse ancora. Allungò una mano verso di me e rivolse il palmo in alto, in attesa che io ci poggiassi sopra la mia. -E.. se non è chiedere troppo.. posso sapere il tuo nome?- domandò dolcemente.
Allungai la mia mano e la posai sulla sua, grande e forte. Sentii subito le sue dita stringere leggermente la presa.
-Isabella. Il mio nome è Isabella..-
Il sorriso sul suo volto si allargò a dismisura, felice per quello che gli avevo detto. Lentamente e sempre mantenendo il sorriso sulle labbra, si chinò sulla mia mano e lasciò un bacio delicato sul dorso.
-È un piacere fare la vostra conoscenza, Isabella. Io mi chiamo Edward..-"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Come in una favola - Capitolo3

Capitolo terzo
 
 

-Isabella, spero di trovare tutto perfetto al mio ritorno.- esclamò Ludmilla, la mia matrigna, passandomi davanti. Si fermò davanti al portone d’ingresso e mi scrutò, restando immobile con un cipiglio severo sul volto. -Non vorrei punirti come l’altra volta, bambina.-
Annuii, intrecciando due dita dietro la schiena. -Sarà fatto, Madame.-
Ludmilla mi rivolse ancora un occhiata prima di voltarsi verso la grande scalinata.
-Jessica, Angela! Scendete, è ora di andare!- urlò, in modo che le sue due figlie potessero sentirla.
Quel pomeriggio lei e le mie due sorellastre si sarebbero recate in paese, distante poco più di una mezz’oretta da casa. Da quel che avevo capito, dovevano acquistare alcuni abiti nuovi. Come se quelli che possedevano non fossero abbastanza.
Qualche minuto prima di uscire dalla sua stanza, Ludmilla mi aveva fatta chiamare e mi aveva elencato tutte le mansioni che io e gli altri domestici avremmo dovuto fare in loro assenza. La lista mi era da subito sembrata infinita e quando la riordinai nella mia testa capii che non saremmo mai riusciti a finire prima del loro rientro a casa.
-Madre!- una Jessica tutta trafelata e sconvolta aveva cominciato a scendere le scale, rischiando quasi di inciampare nella gonna del suo elegante vestito verde. -Madre, non riuscivo a trovare nulla da indossare! I miei vestiti sono quasi tutti da lavare!-
Ludmilla rivolse uno sguardo tenero alla figlia e le appoggiò una mano sulla spalla per tranquillizzarla.
-Jessica, stai tranquilla. A questo si può rimediare in fretta..- le mormorò amorevolmente.
Si voltò verso di me e mi squadrò severamente. -Isabella, occupati dei vestiti di tua sorella. Voglio che siano pronti entro stasera, chiaro?-
-Certo, Madame- sussurrai. Guardai per un istante Jessica e la vidi sorridere vittoriosa con lo sguardo rivolto verso il mio. Si vedeva lontano chilometri che aveva fatto apposta a dire quelle cose alla madre. Vedere la madre che mi impartiva gli ordini era uno dei suoi passatempi preferiti.
-Angela- Ludmilla chiamò la sua secondogenita, che a quanto sembrava si trovava ancora nella sua stanza.
-ANGELA!- urlò Jessica. -SCENDI IMMEDIATAMENTE!-
Sospirai. Quella era una delle tante scene che si ripetevano in quella casa quasi ogni ora del giorno. Alle volte mi capitava di scommettere con Jacob su quante volte Jessica avrebbe urlato alla sorella in un giorno.
-Arrivo!- esclamò una voce dalla cima delle scale. Passò solo qualche istante e vidi la figurina esile e aggraziata di Angela raggiungerci davanti al portone. Lei non aveva nulla a che vedere con sua madre e sua sorella, era totalmente diversa.
Aveva lunghi capelli scuri, legati spesso con un nastro all’altezza della nuca e raramente lasciati liberi sulle spalle. I suoi occhi, a differenza di quelli della sorella e della madre, erano verdi e dannatamente sinceri.
Gentile, timida ed intelligente, preferiva di gran lunga nascondersi dentro la biblioteca piuttosto che restare seduta per ore ed ore davanti allo specchio a rimirarsi e a pettinarsi.
Lei era davvero la sorella con cui sarei andata d’accordo e con la quale avrei voluto condividere la passione per la lettura, se non fossi stata costretta da sua madre a lavorare per la maggior parte delle giornate.
-Ce l’hai fatta!- sua sorella le si avvicinò e le diede una manata sulla spalla, facendola barcollare. -La prossima volta, muoviti prima! Non possiamo stare sempre ad aspettarti!-
-Jessica!- la riprese Ludmilla, lanciandole un occhiataccia.
La figlia non sembrò minimamente risentita per quel richiamo; alzò il mento, impertinente, e si voltò verso il portone cominciando ad incamminarsi verso la carrozza, che aspettava davanti al viale.
-Andiamo tesoro- Ludmilla sorrise ad Angela e, prima di seguire Jessica, si rivolse a me. -Fa quello che ti ho detto, altrimenti puoi scordarti la cena..-
Annuii, abbassando lo sguardo. Ero abituata alle minacce di Ludmilla, erano ormai dieci anni che mi rifilava sempre la stessa storia. Lei, però, non sapeva dell’esistenza di quegli angeli splendidi che avevano le sembianze di Giselle e Margaret. Quando mi privava della cena, cosa accaduta diverse volte, loro due passavano di nascosto nella mia stanza e mi lasciavano qualcosa da mangiare, anche se era notte fonda.
Ludmilla uscì da casa e percorse gli stessi passi che aveva fatto Jessica pochi istanti prima. Angela, invece, era rimasta accanto a me e mi osservava tristemente. Si stringeva le mani in grembo, a disagio, e mi abbagliava completamente con quegli splendidi occhi che si ritrovava.
-Mi dispiace per come ti tratta mia madre, Bella- mormorò ad un tratto.
La guardai, facendole un accenno di sorriso. -Non fa niente, ci sono abituata..- sussurrai in risposta. -E a me mi dispiace per come ti tratta tua sorella, Angie.-
La vidi scrollare le spalle. -Ci sono abituata..- rispose, usando le mie stesse parole.
Il sorriso che spuntò sulle mie labbra in quel momento fu vero, non come quelli che alcune volte ero costretta a mostrare. Con Angela mi sentivo davvero bene, e potevo liberamente esprimermi come volevo. Per lei era la stessa cosa..
Angela si avvicinò con il viso al mio orecchio e ci sussurrò contro: -Ho lasciato un libro sulla mia scrivania. Se vuoi, puoi prenderlo in prestito.-
Battei un paio di volte le palpebre e le sorrisi, non appena si allontanò un poco. -Grazie.-
Lei non disse niente, si limitò a salutarmi con la mano ed ad uscire fuori, accompagnata dall’ennesimo urlo di Jessica che la chiamava.
Chiusi l’enorme portone nello stesso momento in cui la carrozza partì. Restai immobile per alcuni secondi prima di andare in cucina ad avvertire Giselle: prima le comunicavo il lavoro che c’era da fare e prima lo portavamo al termine.
Non volevo sentire di nuovo le urla di Ludmilla per tutta la casa.
Come avevo supposto, Giselle si trovava in cucina e parlava con Margaret e Julianne, una ragazza della mia stessa età, nipote di Margaret. Non appena mi videro mi sorrisero calorosamente e mi fecero segno di raggiungerle.
-Oh Bella, tesoro! Vieni, dobbiamo dirti una cosa..- Giselle sembrava davvero entusiasta per l’argomento di cui stavano trattando in quel momento.
Le raggiunsi in pochi rapidi passi e mi appoggiai alla spalla di Julianne. -Di cosa state parlando?-
-Del giovane che hai visto qualche giorno fa, cara- mi rispose Margaret. -Quello che correva a cavallo..-
-Oh!-
Giselle ridacchiò. -Proprio lui! E non puoi neanche immaginare di chi possa trattarsi!-
-Mamma mia Giselle, quanti misteri che crei!- Margaret riprese l’altra donna, lanciandole un occhiataccia.
-Bella, lasciale stare- mi disse Julianne, attirando la mia attenzione. -Sono ancora sorprese e non riuscirai a capirci nulla, se vanno avanti di questo passo!-
La guardai, curiosa. -Tu sai chi era?- le domandai.
-Certo che lo so! L’ho intravisto anche io quella mattina, e oggi sono riuscita a scoprire chi fosse..-
Continuai a guardarla in silenzio, nell’attesa che continuasse a parlare.
-Si tratta..- Julianne fece una pausa, aumentando ancora di più la mia curiosità -del principe, Bella. Il principe Edward!-
Aprii la bocca, sorpresa.
-Dici sul serio?-
-Ma certo che dice sul serio!- Giselle sovrastò la mia domanda con la sua voce allegra e sonante. -E poi lo hai visto anche tu, cara!-
-Ma.. io non sapevo che fosse lui!- dissi, un po’ sulla difensiva. -E non so neanche che aspetto abbia, il principe..-
-Dici che ripasserà qui?- Giselle portò di nuovo la sua attenzione su di Margaret, che se ne stava seduta accanto al caminetto e cercava di portare avanti, anche se a fatica, il suo lavoro a ricamo.
-Non lo so- borbottò quest’ultima. -Raramente esce da solo dal castello.. pare che lo tengano sott’occhio.-
-Per forza, è il principe!- Giselle sembrava davvero contenta di quella cosa. -Ho sentito dire che esce di notte, il giovanotto! Pare che eluda la sorveglianza e se ne vada in giro a cavallo.. forse quando lo hanno visto le ragazze stava ritornando dopo aver passato la notte fuori..-
-Sarà per caso innamorato?- domandò Julianne pensierosa.
Giselle e Margaret lanciarono un sospiro sognante. Mi sembrava di sentire Jessica quando narrava alla madre l’idea del suo matrimonio perfetto.
-Scusate se vi interrompo- dissi, scacciando via quel pensiero che rischiava solo di rovinarmi ulteriormente la giornata -ma Ludmilla ci ha lasciato dei compiti da svolgere, e li vuole terminati prima del suo ritorno..-
-Ancora?- Julianne sbuffò. -Cosa si è inventata adesso?-
-Lavare i tappeti, cambiare le lenzuola, le tende e lucidare i mobili. Ah, anche lavare quasi tutti gli abiti di Jessica..- elencai sbrigativamente, tralasciando le varie cose che aveva detto ma che noi avevamo già ultimato.. il giorno prima.
-Oh cielo!- Margaret saltò su dalla sedia come se si fosse appena punta con l’ago. -Julianne, cara, è meglio che ci muoviamo se dobbiamo pulire i tappeti!-
-Sì, zia- Julianne si alzò subito alle parole della zia e la seguì fuori dalla cucina.
-Io vado a prendere gli abiti di Jessica- annunciai a Giselle, ancora seduta al tavolo.
-No, ma che dici!- si alzò e si avvicinò a me, accarezzandomi il viso. -Ludmilla e le altre non ci sono, e noi ce la caviamo anche da sole. Vai a fare una passeggiata, riposati un po’.. non lo sapranno mai.-
-Ma..-
-Niente ma!- Giselle mi tappò la bocca con un dito. -Va e non tornare prima di cena! A Ludmilla dirò che sei con Jacob a sistemare l’orto.. non ti verrà a cercare..-
L’idea di poter passare il pomeriggio lontana dal lavoro mi piaceva, ma non volevo caricarle di tutte quelle faccende. Un occhiata particolarmente raggelante di Giselle mi fece indietreggiare verso la porta e, di conseguenza, uscire dalla cucina.
Lentamente mi incamminai verso l’ingresso, e altrettanto lentamente cominciai a salire la scalinata. Senza saper bene cosa fare, andai nella stanza di Angela e presi tra le mani il libro che aveva lasciato affinché potessi leggerlo.
E un idea prese vita nella mia testa.
 

Davanti a me, il lago Pavin si mostrava in tutta la sua bellezza. Era uno dei posti che più preferivo quando cercavo un po’ di tranquillità o, come in quella situazione, quando volevo leggere in pace approfittando dell’assenza di Ludmilla e delle mie sorellastre.
Continuai a guardare la superficie blu del lago, circondato tutt’intorno da alti alberi verdi e robusti. Ogni volta che andavo lì mi sembrava di trovarmi in una favola, in una di quelle che mi raccontava sempre mio padre e che non sentivo da ormai troppo tempo.
Appoggiai la schiena al tronco di un albero e lentamente mi feci scivolare fino al suolo, sospirando. Chiusi gli occhi e restai per un po’ immobile in quella posizione, godendomi il silenzio che c’era in quel luogo e il profumo intenso di bosco che si sentiva tutt’intorno..
Quello era davvero un posto magico.
Riaprii gli occhi, decisa a cominciare la mia lettura, ma venni distratta da una figura che, immobile di fronte a me, mi fissava insistentemente.
-AAAAAAH!- urlai a pieni polmoni, appiattendomi contro il tronco robusto della pianta. Urlai così forte da far arretrare persino il ragazzo che avevo davanti; mise un piede in fallo e cadde al suolo di schiena, gemendo.
-Oddio!- impaurita dalla caduta del ragazzo, mi alzai velocemente e gli corsi accanto. Mi chinai sul suo viso e notai che respirava velocemente, ad occhi chiusi.
-Oddio, Oddio! Scusami, mi dispiace tanto!- esclamai, passandomi una mano tra i capelli nervosamente.. non sapevo cosa fare!
Cominciai a sentire il respiro farsi sempre più accelerato e più lui non dava cenno di risposta, più io venivo presa dal panico.  E se si fosse fatto male? Male sul serio? E se avesse battuto la testa? Mille domande vagavano nel mio cervello, e non sapevo dargli nemmeno una risposta.
All’improvviso lo vidi aprire gli occhi, e il respiro mi si mozzò completamente quando notai due gemme azzurre scrutarmi intensamente. Restai imbambolata a fissare quelle pozze così chiare e al tempo stesso scure, simili al colore del lago che adoravo così tanto..
-Stai bene?- sussurrai infine, quando riuscii a trovare l’aria per poterlo fare.
Il giovane batté un paio di volte le palpebre, poi mi sorrise a labbra strette. Solo una parte delle labbra si era incurvata però, rendendo quel sorriso leggermente storto ma ugualmente bello.
-Mai stato meglio- sussurrò. Richiuse gli occhi e poi li riaprì, rialzandosi con la schiena e mettendosi seduto.
Io me ne stavo ancora inginocchiata accanto a lui, con una mano posata sulla sua spalla. Non mi ero accorta di averlo fatto, e quando vidi lo sguardo del giovane posarsi sulle mie dita la scostai velocemente.
All’improvviso mi sentii terribilmente a disagio, e imbarazzata abbassai il viso velocemente, sentendo già le guance scaldarsi e diventare sicuramente rosse.
Il ragazzo accanto a me si mosse leggermente, vidi perfettamente la sua mano spostarsi e posarsi sul suo ginocchio. Poi, d’un tratto, sentii le sue dita accarezzarmi una guancia. A quel gesto feci due cose contemporaneamente: scattai all’indietro e alzai il viso per poterlo guardare.
Lui mi fissava stupito con la mano ancora alzata a mezz’aria, ferma nello stesso punto in cui mi trovavo io qualche secondo prima. La riabbassò leggermente e prese un profondo respiro.
-Scusami. Non ti volevo spaventare..- mormorò senza smettere di guardarmi.
Sorpresa dalle sue parole, cercai di rilassarmi e di regolare il battito del mio cuore; aveva cominciato a battere più velocemente di punto in bianco, senza sapere bene il motivo. Era la presenza di questo ragazzo a me sconosciuto la causa, forse?
-No. N-non mi hai spaventato- balbettai.
Lo vidi rilassarsi e sorridermi leggermente. Di nuovo fece capolino quel suo strano sorriso storto, così particolare e al tempo stesso così dolce.
-Sono felice di saperlo- disse ancora. Allungò una mano verso di me e rivolse il palmo in alto, in attesa che io ci poggiassi sopra la mia. -E.. se non è chiedere troppo.. posso sapere il tuo nome?- domandò dolcemente.
Guardai con insistenza la sua mano, e poi fissai il suo volto. Lui continuava a sorridermi tranquillamente, e non sembrava avere cattive intenzioni. Sembrava un bravo ragazzo, e forse fu quel suo sorriso a convincermi di quella cosa.
Allungai la mia mano e la posai sulla sua, grande e forte. Sentii subito le sue dita stringere leggermente la presa.
-Isabella. Il mio nome è Isabella..-
Il sorriso sul suo volto si allargò a dismisura, felice per quello che gli avevo detto. Lentamente e sempre mantenendo il sorriso sulle labbra, si chinò sulla mia mano e lasciò un bacio delicato sul dorso.
Sgranai gli occhi. Quello era il primo baciamano che ricevevo.. e per di più da un perfetto estraneo! Chissà cosa avrebbe detto Giselle.. conoscendola, avrebbe continuato a chiedere particolari su particolari, romantica e insistente com’era.
-È un piacere fare la vostra conoscenza, Isabella- disse il giovane a pochi millimetri dalla mia mano. Alzò lo sguardo e puntò i suoi stupendi occhi nei miei. -E avete anche uno splendido nome, se posso dirlo. Vi rispecchia alla perfezione.-
Arrossi a quelle parole. Mai mi era capitato di incontrare una persona così dolce, e gentile.. forse però, pensandoci, solo una..
Mio padre.
Inghiottii un fiotto di saliva e presi un respiro profondo. -Qual è, invece, il vostro nome?- domandai incerta. -Voi sapete il mio, ma adesso io non so il vostro..-
Chiuse gli occhi per un istante, e quando li riaprì mi sembrarono ancora più luminosi di prima.
-Scusate, sono imperdonabile- mormorò imbarazzato. -Ma rimedio subito. Io mi chiamo Edward..-
Edward.
Quel nome mi fece ricordare una persona. Una persona che solo fino a poco tempo prima era sulla bocca di Giselle e delle altre.. il principe.
Stavo per caso tenendo la mia mano tra quella del principe?
Stavo per caso fissando negli occhi il principe?
Erano per caso la stessa persona?
Mi diedi subito della sciocca.. ma certo che non erano la stessa persona! In quel momento il principe si trovava sicuramente al palazzo reale, proprio come aveva detto Margaret a Giselle. E poi, il ragazzo che avevo di fronte indossava degli abiti semplici e pratici.. dubitavo che un principe andasse in giro vestito in quella maniera.
No, l’Edward che avevo davanti agli occhi veniva sicuramente dal paese, forse era il figlio di qualche buon lavoratore. Sì, doveva essere per forza così..
-Sei pensierosa- disse Edward notando il mio silenzio. La sua voce, sommata alle carezze che il suo pollice compiva sulla mia pelle, mi fecero riportare l’attenzione su di lui, e sul suo viso.
-Oh- mormorai. -Scusami..-
Lo vidi abbassare lo sguardo e nello stesso istante il suono della sua risata giunse alle mie orecchie. Scosse piano la testa, prima di rialzarla.
-Sei dolce- constatò, fissandomi.
Ridacchiai, un po’ intimidita.
-Grazie- sussurrai. Mi grattai la nuca, un po’ a disagio per tutte le sue attenzioni. Riabbassai la mano e gli sorrisi. -Sei davvero gentile..-
Non rispose, si limitò a sorridermi ed a guardarmi. Lasciò la presa sulla mia mano e si spostò, mettendosi al mio fianco. Mi voltai verso di lui e per parecchio tempo restammo fermi, ascoltando i rumori della natura intorno a noi e non smettendo di guardarci negli occhi.
-Cosa fai qui, tutta sola?- domandò improvvisamente. -Le belle fanciulle come te non dovrebbero andare in giro da sole..-
Ridacchiai per la sua frase. -Abito poco lontano da qui- gli spiegai. -Non avevo nulla da fare e cercavo un po’ di pace per poter leggere.. così sono venuta qui..-
-E ci vieni spesso?-
-Ogni volta che ne ho l’opportunità..- dissi sincera.
Lui annuì con la testa, silenzioso.
-Cosa stavi leggendo?- domandò ancora, osservando il libro che mi ero poggiata in grembo.
-Veramente, non lo so- mormorai. -Stavo per cominciare ma..-
-Sei stata interrotta- aggiunse lui, continuando la mia frase.
Annuii, divertita più o meno come lui. Edward sul viso aveva stampato un sorriso che dubitavo sarebbe sparito tanto facilmente.
Continuammo a parlare per parecchio tempo, e più sentivo il suono della sua voce più ne volevo. Stavo davvero bene in sua compagnia, quasi come quando mi trovavo con Jake. Sembrava che ci conoscessimo da tantissimo tempo, e non soltanto da poche ore.
Sentivo che con Edward poteva nascere una bella amicizia, se fossimo riusciti ad incontrarci ancora..
-È quasi il tramonto- borbottò Edward ad un tratto.
Io, troppo presa a stringermi le ginocchia tra le braccia e ad osservarlo, non capii subito cosa avesse detto.
Quando riuscii a comprendere le sue parole, scattai in piedi velocemente ed un gemito di terrore mi uscì dalle labbra.
-Oh, no!- sussurrai preoccupata. -Ludmilla ormai sarà già ritornata..-
-Che succede?- Edward mi fu subito vicino, sentii la sua mano gentile e leggera posarsi sulla mia spalla ed io rabbrividii a quel contatto.
Non gli risposi, mi limitai a recuperare il libro di Angela da terra e mi allontanai velocemente da lui. Mi dispiaceva comportarmi in quel modo, ma davvero non potevo più sprecare altro tempo. Se Ludmilla scopriva che non ero in casa, per me erano guai.. guai seri.
-Aspetta!- sentii i passi di Edward alle mie spalle e cercai di correre più velocemente, ma non ci riuscii. Mi raggiunse dopo pochi metri e bloccò la mia corsa afferrandomi per un polso.
-Edward..- sussurrai. -Ti prego, devo tornare a casa.. si è fatto tardi!- lo supplicai.
Alzai il viso fino ad incontrare il suo, serio e tormentato. La presa sul mio polso si era fatta più ferrea e sembrava non volermi lasciare per nessuna ragione al mondo.
-Dimmi solo..- sussurrò, improvvisamente spaventato -dimmi solo che ci rivedremo..-
Lo guardai per alcuni istanti che sembravano non finire mai. Infine, riuscii a muovere la testa in un segno di assenso.
-Quando?-
-Presto Edward, presto..- sussurrai.
Edward sciolse la presa sul mio braccio e finalmente fui libera di andarmene da quel posto, correndo il più velocemente possibile per raggiungere la mia casa.
Avevo una paura terribile che Ludmilla scoprisse la mia piccola gita al lago. Sapevo di cosa era capace se disubbidivo ai suoi ordini, e non volevo davvero ripetere l’esperienza. Mi era bastata una volta..
Sospirai di sollievo quando da lontano vidi il profilo del palazzo. Percorsi i campi e poi i giardini che lo circondavano, ormai completamente deserti, e velocemente mi intrufolai in cucina attraverso la piccola porta di servizio.
La cucina era semibuia, solo un paio di candele e il caminetto la illuminavano. Sospirai ancora per quella cosa, e mi voltai per chiudere la porta.
-Bentornata Isabella- la voce seria e composta di Ludmilla mi fece sobbalzare, e quando mi voltai incontrai il suo viso severo puntato sul mio.
-Mi sa che qualcuno si è messo nei guai- cantilenò una voce alla mia sinistra. Mi voltai, e nella semioscurità riuscii a distinguere la figura minuta di Jessica. Al suo fianco, Angela mi fissava preoccupata e triste. Mimò con le labbra un ‘mi dispiace’ ed uscì velocemente dalla cucina.
-Seguimi..-
Riportai lo sguardo sulla figura alta e, in quel momento, spaventosa di Ludmilla. Lei si voltò verso la porta della cucina e silenziosa come non lo ero mai stata la seguii, chinando il capo.
Alle mie spalle, Jessica sghignazzava.
 
 
 
 
 
 

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Buon pomeriggio girls, e aggiungo anche buona domenica!
Capitolo nuovo per voi, forse quello che mi piace di più (per adesso XD) e quello che, ne sono sicura, aspettavate da tanto tempo..
Bella ha finalmente incontrato Edward! Ma.. è lo stesso Edward, principe ed erede al trono, oppure come ha supposto Bella ragazzo di paese?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo =)
L’ultima parte.. beh, non è un bel modo per finire il capitolo, ma serviva per la storia.
Non voglio dire altro, per adesso.. però vi voglio ringraziare, state aumentando e ne sono davvero felice!
Alla prossima, KrisC

   
 
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