Rock it till you drop it
[ShikaIno]~[HinaNaruSaku]~[KibaHina]
“When you’re walkin’ walkin’, your body’s talkin’ to
me…
but you mouth ain’t makin’ a sound.”
[Fefe Dobson, “Rock it till you drop it”,
2003]
Ino
faceva risuonare la sua risata cristallina per tutta la stanza, con il fumo
delle sigarette che le annebbiava la vista e un bicchierino di sake nella
mano.
Non
portava vestiti eleganti o provocanti, aveva abbandonato le sue maglie troppo
corte e le retine per le gambe da diversi mesi, ormai.
Il
suo viso era rilassato e leggermente accaldato, non c’era una sola ombra di
mascara o di fondotinta, niente rossetto o ombretto. L’unica decorazione
l’avevano i suoi occhi: una sottile linea nera li contornava con precisione
quasi matematica, come a impedire a quell’azzurro impossibile di uscire fuori e
scivolare via, sottoforma di lacrime.
E
Ino ne aveva versate parecchie, in quei mesi di guerra.
Si
mise una mano sulla bocca quando Tenten le sussurrò qualcosa di divertente
all’orecchio e Shikamaru potè vedere benissimo le sue unghie corte e un po’
mangiate; ricordava i tempi in cui la sua compagna di squadra passava ore intere
a limarsele, a colorarle con gli smalti all’ultima moda.
Adesso,
l’unica moda che Konoha poteva accettare erano le divise da
jonin.
Tenten
riempì il suo bicchiere di sake, poi provvide a fare lo stesso anche con quello
di Ino. Si voltò verso Hinata, facendo oscillare la bottiglietta di alcool, ma
l’erede del clan Hyuuga negò con la testa e in più totale silenzio guadagnò
l’uscita, rivolgendo un timido “buonanotte” ai presenti nella
tenda.
Shikamaru
trovò curioso quel comportamento.
«Poveretta,
spero le passi» fece Kiba, come a rispondere alla tacita domanda che ognuno
stava formulando nella propria testa. Tirò una lunga boccata dalla sigaretta che
teneva in bocca, pescò una carta dal mazzo al centro e ne ributtò
un’altra.
Shikamaru
sorrise per quell’asso di quadri che l’amico gli aveva inconsciamente regalato.
Fece la stessa operazione di Kiba (pesca e scarta) e tornò a posare il suo
sguardo sugli amici al tavolo con lui.
Neji
stava alla sua sinistra a torso nudo con una spalla fasciata e le palpebre
pesanti, dovute non al sake, ma alla stanchezza. Shino era imperturbabile come
sempre e anche se aveva abbandonato il suo cappuccio, mai si sarebbe separato
dai suoi occhiali. Adesso che ci pensava, Shikamaru si rese conto che non aveva
mai visto gli occhi dell’amico.
Concludeva
il quadrato Kiba, alla sua destra, che ormai da un’ora non faceva altro che
buttare occhiate al gruppetto delle ragazze –ormai ridotto a un duo-, sedute su
dei cuscini intente a raccontarsi chissà cosa.
Questo
riportò la mente di Shikamaru a Hinata.
«Che
le passi cosa?» chiese innocentemente, accendendosi l’ennesima sigaretta della
serata.
«Naruto»
fece Kiba alzando le spalle, ma il giovane Nara poté lo stesso percepire una
nota di fastidio nella voce del compagno, «è tutta la sera che Sakura è con lui,
per questo Hinata è un po’ assente».
«Haruno
è un dottore, Naruto è ferito» spiegò Neji con tutta semplicità, incrociando le
braccia al petto e aspettando il suo prossimo turno per
pescare.
Ma
Kiba sembrava non ascoltarlo, immaginando nella sua mente altri motivi che
potessero spingere una ragazza a stare nella tenda di un ragazzo per l’intera
serata.
«Lui
non le ha più detto nulla da quando si è dichiarata» biascicò ancora Kiba, come
se fossero affari suoi.
Tutti
loro erano a conoscenza di quella strana situazione, che con la guerra e il
resto, era decisamente passata in secondo piano. Era diventata, se così
Shikamaru poteva definirla, un piccolo pettegolezzo, che ogni tanto saltava
fuori per intrattenere le loro menti durante delle serate particolarmente
tranquille. Ne parlavano in maniera del tutto superficiale, perché alla fine
erano affari di Hinata e di Naruto, forse un po’ anche di
Sakura.
«Lui
non la merita» finì Kiba, accompagnando quella constatazione con un bicchierino
di sake giù nella gola.
«Hinata
ha sempre saputo che c’era Sakura» ribattè Neji, non tanto per prendere le
difese di qualcuno, ma giusto perché parlare lo aiutava a restare sveglio e a
non crollare addormentato sul tavolo.
«Ma
a Sakura non è mai importato niente di Naruto, per la
miseria!».
Kiba
alzò la voce senza volerlo e la tenda precipitò nel
silenzio.
«Non
parlare di cose che non conosci, Kiba».
Ino
lo rimproverò con gentilezza, anche se nella sua voce c’era una nota severa che
solo Shikamaru, che la conosceva da una vita intera, seppe
riconoscere.
«Penso
che in questo momento l’amore sia l’ultimo dei pensieri di Naruto, non credi?
Anche se gli farebbe bene, dopo tutto quello che ha passato e ha scoperto»
concluse Ino, facendo mostra di un sorriso smagliante.
Kiba
la contemplò per alcuni secondi, per poi sorriderle di rimando. Le fece cenno di
avvicinarsi e di dargli un bacio sulla guancia, per vedere se gli avrebbe
portato fortuna per la prossima partita a carte.
Il
resto del tavolo e Tenten rise per quella richiesta e finalmente i toni e gli
umore tornarono alla spensieratezza di sempre.
Da
un po’ di tempo, Kiba aveva messo gli occhi su Ino.
Shikamaru
lo aveva notato dalle occhiate che si mandavano, dai piccoli sfioramenti di mani
che c’erano ogni tanto, dalle battute velatamente spinte che Kiba ogni tanto le
rivolgeva, con l’intento di farla arrossire. Solo che Ino non s’imbarazzava
affatto, anzi, anche lei giocava a quello scambio di battute dai doppi sensi,
facendo credere a Kiba un interesse che probabilmente non
c’era.
Non
lo faceva con cattiveria, era solo un gioco a cui Kiba stava volentieri, tanto
per deviare la sua testa da altri pensieri – Hinata, Hinata e
Hinata.
All’ennesima
occhiata penetrante che Ino lanciava a Kiba, Shikamaru decise di alzarsi dal suo
posto e di andare a fare una passeggiata fuori, per rimettere in moto il sangue
nelle gambe.
Non
faceva particolarmente freddo, ma un’arietta fresca e leggera gli accarezzò il
viso, facendolo sospirare piacevolmente. Era decisamente il momento giusto per
farsi un’altra sigaretta.
Tirò
fuori il pacchetto dalla tasca, notando con orrore che gliene era rimasta solo
una. Era assai difficile comprare il tabacco durante una guerra, lo sapeva,
eppure non era riuscito a razionare le sigarette in modo più
intelligente.
La
tirò fuori lo stesso, pronto ad accenderla e a maledirsi l’attimo dopo in cui
l’avrebbe fatto, quando un leggero rumore di passi sull’erba lo costrinsero a
voltarsi indietro.
Ino
gli stava davanti con i capelli sciolti e le guance
arrossate.
Shikamaru
le sorrise con amore, rimettendo la sigaretta a posto e avviandosi verso di lei,
con le mani in tasca.
Non
si dissero niente, a loro piaceva solo stare fermi e immobili a guardarsi
negli occhi, come a sfidarsi eternamente in silenzio.
Shikamaru
poggiò con delicatezza la fronte su quella di Ino, sorridendo appena quando fece
strusciare i loro nasi l’un l’altro.
Lei
si alzò in punta di piedi e bastò quella spinta per far combaciare le loro
labbra in un bacio casto, come avevano già fatto altre
volte.
Quando
Shikamaru posò una mano su una guancia di Ino, lei si staccò, rimanendogli però
vicina e sentendo il suo respiro sulla bocca.
«Aspetta,
credo che fra un po’ uscirà Kiba».
Lo
agguantò per una manica e lo trascinò dietro ad un'altra tenda, giusto in tempo
per vedere la figura di Kiba uscire all’aria aperta e guardarsi intorno, come se
stesse cercando qualcuno.
Ino,
appena fu sicura di essere abbastanza nascosta, allacciò le proprie braccia
intorno al collo di Shikamaru, sospirando non appena le loro bocche furono di
nuovo congiunte e le curve dei loro nasi incastrate alla
perfezione.
Un
rumore proveniente da un luogo non meglio identificato fece sussultare il
giovane Nara, che senza interrompere quello che stava facendo, abbracciò Ino ai
fianchi e la sollevò appena, nascondendosi ancora di più dietro la
tenda.
Ino
si sentiva più agitata del solito, cercava il più possibile di avvicinare il suo
corpo a quello del ragazzo, cercando calore e protezione, e quella sensazione
che provava tutte le volte e che non sapeva definire. Era un desiderio di
appartenergli completamente, di abbandono, di fermare il tempo e restare ferma
nelle sue braccia, in modo che nessuno potesse farle del male.
Dopo
minuti interi, prima di staccarsi, Ino gli morse il labbro inferiore, sorridendo
sorniona come se quel lungo bacio non fosse stato null’altro che un piacevole
incontro fra due amici. «Prima o poi dovrai dirglielo a
Kiba».
«Dirgli
cosa?».
Shikamaru
le rispose baciandola ancora, prendendole il viso tra le
mani.
«E’
un giochetto che dovrà finire» fece ancora Nara, accarezzando la testolina
bionda di Ino.
«Lo
sai che non facciamo sul serio. Lo so io, lo sa lui e nessuno si aspetta niente.
O quasi» rispose quasi subito, puntando il suo sguardo
altrove.
Mentre
nella sua testa Ino pensava seriamente al momento giusto per cercare di far
capire a Kiba che forse era il caso di smetterla con tutte quelle loro moine,
Shikamaru assalì di nuovo le sue labbra, baciandola sempre come se fosse
l’ultima volta, e Ino dimenticò a cosa stava pensando.
«Non
sei geloso, vero?» sussurrò Ino, poco dopo, mentre con una mano cercava di
risistemarsi i capelli in disordine.
«No».
«Sul
serio?».
«Perché
dovrei? So che mi ami, Ino» disse Shikamaru, dandole un buffetto sul
naso.
La
ragazza lo guardò quasi indignata, un po’ offesa dal tono saccente che il
ragazzo aveva usato per dirlo.
Stava
per lanciargli una delle sue battutine velenose, quando Shikamaru le posò un
dito sulla bocca, guardandosi frettolosamente intorno.
«Sta
arrivando qualcuno, torna nella tenda».
Ino
si affrettò a rifarsi una treccia ai capelli, mentre in lontananza sentiva il
chiacchiericcio indistinto dei jonin più anziani, anche loro occupati a passare
una serata in tranquillità.
Prima
di tornare dagli amici, si voltò verso Shikamaru, che aspettava che lei
rientrasse, per poi seguirla.
Aveva
l’aria stanca e abbattuta, come qualcuno che non dormiva bene chissà da quante
notti; tutte le volte però che la guardava o che si appartava con lei, non
glielo faceva pesare in alcun modo. Cercava sempre di accontentarla e di
assecondarla in qualsiasi cosa, perché sapeva che in guerra tutte le situazioni
cambiano, le persone e le relazioni.
«Ti
amo, davvero» gli disse, perché non lo aveva mai fatto.
«Anch’io…
però dillo a Kiba» insistette Shikamaru, mentre Ino scoppiava a ridere e
rientrava nella tenda, accolta dalla solita vampata di
fumo.
In
quel tempo di guerra, Ino aveva imparato cosa voleva dire amare una
persona.
Più
volte si era ritrovata in situazioni critiche, con la Morte vicina che attendeva
solo un suo passo falso.
In
quei momenti, il suo primo pensiero andava subito a suo padre, perché non lo
avrebbe mai più rivisto e non avrebbe mai potuto dirgli di quanto fosse fiera e
orgogliosa di essere una Yamanaka.
Il
secondo pensiero andava a Shikamaru, perché non avrebbe mai più potuto baciarlo,
guardarlo e fare l’amore con lui.
Solo
dopo arrivavano Choji, Sakura e Tenten e tutti i suoi
amici.
Ma
Shikamaru stava davanti a tutti loro e per quanto si sforzasse, Ino proprio non
riusciva a metterlo allo stesso livello degli altri.
«Sei
tornata, ti davo per dispersa!» Kiba la salutò, alzando una mano e invitandola a
raggiungerlo.
Ma
Ino rimase ferma e immobile, sentendosi un po’ in colpa.
Kiba
era un bravo ragazzo e aveva semplicemente bisogno di svagarsi con qualcuno, ma
Shikamaru era Shikamaru.
E
quella cosa fra lei e Inuzuka, qualunque cosa fosse, doveva
finire.
Si
avvicinò al tavolo, dove ormai Neji aveva chiuso gli occhi e si era lasciato
andare sulla sedia, mentre Tenten accanto a lui giocava al suo
posto.
Invece
di andare a sedersi sulle gambe di Kiba, come lui avrebbe voluto, prese il posto
di Shikamaru, impossessandosi delle sue carte da gioco.
Kiba
alzò le sopracciglia in un’espressione stupita, notando poi gli occhi lucidi e
le labbra arrossate della ragazza.
Quando
Shikamaru rientrò in tenda, con la solita espressione scocciata sul volto, il
giovane Inuzuka si diede mentalmente dell’idiota per non essersi reso conto
prima di una situazione cos’
ovvia.
Certo,
non era famoso per la sua perspicacia, ma sapeva riconoscere quando una ragazza
non era sentimentalmente impegnata; Shikamaru era bravo nel nascondere i suoi
sentimenti, ma Ino era di carattere aperto e solare, difficilmente riusciva a
dissimulare indifferenza.
Kiba
lo aveva capito non solo dagli occhi e dalla bocca, ma anche da come si era
toccata nervosamente un orecchino quando Shikamaru era entrato, dal suo sguardo
che si abbassava, dalle sue mani che tremavano
leggermente.
Scoppiò
a ridere all’improvviso, come se qualcuno avesse appena raccontato una
barzelletta molto divertente.
«Scusate,
ma io me ne vado a letto, si è fatto decisamente tardi!».
Si
alzò di scatto nello stupore generale, tanto che anche Neji aveva per un momento
riaperto gli occhi per osservare le sue mosse.
Nel
passare vicino a Shikamaru, Kiba gli mise una mano sulla spalla, come a volergli
dire che andava tutto bene.
Tutto
sarebbe andato bene.
Anche
lui.
Un
pomeriggio senza battaglie,
si
erano ritrovati a parlare del più e del meno, come avevano sempre fatto.
Ino
stava sistemando e catalogando delle erbe mediche per Sakura
e
Shikamaru era pigramente seduto sull’erba, a guardare le nuvole che pigramente
attraversavano il cielo.
«Sai,
mi piaci. E un sacco, anche.
Però
se non ricambi va bene lo stesso,
te lo volevo dire
giusto
per sentirmi in pace con me stesso».
Shikamaru
lo aveva detto all’improvviso e con tanta semplicità,
che
Ino inizialmente non aveva afferrato del tutto quelle
parole.
Era
rimasta per dieci minuti buoni in totale silenzio
a
guardare le erbe mediche che aveva davanti,
senza
riuscire a distinguerle più, come se fossero state delle piante
qualsiasi.
«Dici
sul serio?» gli aveva chiesto poi con voce forzatamente
contenuta.
Ma
prima che Shikamaru potesse anche solo confermare e ribadire i suoi sentimenti,
Ino
si era già inginocchiata accanto a lui,
regalandogli il suo primo
bacio.
Ma
quello era un segreto che sarebbe rimasto fra loro due per
sempre.
Note
– che palle queste
note!:
Punto
1: fare questa fanficiton ha comportato una fatica immane. E neanche sono stata
pagata, per dire.
Punto
2: è dedicata a diverse persone, tra cui la Mimi (che ne ha tanto bisogno); la Kioss (buon compleanno in ritardo,
tesoroH: come cresci in fretta, sob!); e poi agli immancabili Shikamaru e Ino che sono nati a un solo
giorno di distanza. Io SO che questo non può essere un caso. Proprio no
<3.
Punto
3: questa fanfic non ha un senso. Giuro, ci ho provato a farla diventare
sensata, la Kioss mi è testimone: mi sono impegnata!
Ma
nulla, questo è il risultato migliore e quindi ci si accontenta. Posso solo dire
a mia discolpa che ho scritto di peggio.
Punto
4: è leggermente spoiler in quanto mi sono immaginata questa scena
nell’attuale guerra che stanno facendo nel manga, leggermente proiettata in
avanti in quanto mi sono immaginata che Naruto li abbia già raggiunti insieme a
Killer Bee.
Elpis