Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Elpis Aldebaran    25/09/2011    6 recensioni
Ma prima che Shikamaru potesse anche solo confermare e ribadire i suoi sentimenti, Ino si era già inginocchiata accanto a lui, regalandogli il suo primo bacio.
Ma quello era un segreto che sarebbe rimasto fra loro due per sempre.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Rock it till you drop it

 

[ShikaIno]~[HinaNaruSaku]~[KibaHina]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


“When you’re walkin’ walkin’, your body’s talkin’ to me…

but you mouth ain’t makin’ a sound.”

[Fefe Dobson, “Rock it till you drop it”, 2003]

 

 

 

Ino faceva risuonare la sua risata cristallina per tutta la stanza, con il fumo delle sigarette che le annebbiava la vista e un bicchierino di sake nella mano.

Non portava vestiti eleganti o provocanti, aveva abbandonato le sue maglie troppo corte e le retine per le gambe da diversi mesi, ormai.

Il suo viso era rilassato e leggermente accaldato, non c’era una sola ombra di mascara o di fondotinta, niente rossetto o ombretto. L’unica decorazione l’avevano i suoi occhi: una sottile linea nera li contornava con precisione quasi matematica, come a impedire a quell’azzurro impossibile di uscire fuori e scivolare via, sottoforma di lacrime.

E Ino ne aveva versate parecchie, in quei mesi di guerra.

Si mise una mano sulla bocca quando Tenten le sussurrò qualcosa di divertente all’orecchio e Shikamaru potè vedere benissimo le sue unghie corte e un po’ mangiate; ricordava i tempi in cui la sua compagna di squadra passava ore intere a limarsele, a colorarle con gli smalti all’ultima moda.

Adesso, l’unica moda che Konoha poteva accettare erano le divise da jonin.

Tenten riempì il suo bicchiere di sake, poi provvide a fare lo stesso anche con quello di Ino. Si voltò verso Hinata, facendo oscillare la bottiglietta di alcool, ma l’erede del clan Hyuuga negò con la testa e in più totale silenzio guadagnò l’uscita, rivolgendo un timido “buonanotte” ai presenti nella tenda.

Shikamaru trovò curioso quel comportamento.

«Poveretta, spero le passi» fece Kiba, come a rispondere alla tacita domanda che ognuno stava formulando nella propria testa. Tirò una lunga boccata dalla sigaretta che teneva in bocca, pescò una carta dal mazzo al centro e ne ributtò un’altra.

Shikamaru sorrise per quell’asso di quadri che l’amico gli aveva inconsciamente regalato. Fece la stessa operazione di Kiba (pesca e scarta) e tornò a posare il suo sguardo sugli amici al tavolo con lui.

Neji stava alla sua sinistra a torso nudo con una spalla fasciata e le palpebre pesanti, dovute non al sake, ma alla stanchezza. Shino era imperturbabile come sempre e anche se aveva abbandonato il suo cappuccio, mai si sarebbe separato dai suoi occhiali. Adesso che ci pensava, Shikamaru si rese conto che non aveva mai visto gli occhi dell’amico.

Concludeva il quadrato Kiba, alla sua destra, che ormai da un’ora non faceva altro che buttare occhiate al gruppetto delle ragazze –ormai ridotto a un duo-, sedute su dei cuscini intente a raccontarsi chissà cosa.

Questo riportò la mente di Shikamaru a Hinata.

«Che le passi cosa?» chiese innocentemente, accendendosi l’ennesima sigaretta della serata.

«Naruto» fece Kiba alzando le spalle, ma il giovane Nara poté lo stesso percepire una nota di fastidio nella voce del compagno, «è tutta la sera che Sakura è con lui, per questo Hinata è un po’ assente».

«Haruno è un dottore, Naruto è ferito» spiegò Neji con tutta semplicità, incrociando le braccia al petto e aspettando il suo prossimo turno per pescare.

Ma Kiba sembrava non ascoltarlo, immaginando nella sua mente altri motivi che potessero spingere una ragazza a stare nella tenda di un ragazzo per l’intera serata.

«Lui non le ha più detto nulla da quando si è dichiarata» biascicò ancora Kiba, come se fossero affari suoi.

Tutti loro erano a conoscenza di quella strana situazione, che con la guerra e il resto, era decisamente passata in secondo piano. Era diventata, se così Shikamaru poteva definirla, un piccolo pettegolezzo, che ogni tanto saltava fuori per intrattenere le loro menti durante delle serate particolarmente tranquille. Ne parlavano in maniera del tutto superficiale, perché alla fine erano affari di Hinata e di Naruto, forse un po’ anche di Sakura.

«Lui non la merita» finì Kiba, accompagnando quella constatazione con un bicchierino di sake giù nella gola.

«Hinata ha sempre saputo che c’era Sakura» ribattè Neji, non tanto per prendere le difese di qualcuno, ma giusto perché parlare lo aiutava a restare sveglio e a non crollare addormentato sul tavolo.

«Ma a Sakura non è mai importato niente di Naruto, per la miseria!».

Kiba alzò la voce senza volerlo e la tenda precipitò nel silenzio.

«Non parlare di cose che non conosci, Kiba».

Ino lo rimproverò con gentilezza, anche se nella sua voce c’era una nota severa che solo Shikamaru, che la conosceva da una vita intera, seppe riconoscere.

«Penso che in questo momento l’amore sia l’ultimo dei pensieri di Naruto, non credi? Anche se gli farebbe bene, dopo tutto quello che ha passato e ha scoperto» concluse Ino, facendo mostra di un sorriso smagliante.

Kiba la contemplò per alcuni secondi, per poi sorriderle di rimando. Le fece cenno di avvicinarsi e di dargli un bacio sulla guancia, per vedere se gli avrebbe portato fortuna per la prossima partita a carte.

Il resto del tavolo e Tenten rise per quella richiesta e finalmente i toni e gli umore tornarono alla spensieratezza di sempre.

Da un po’ di tempo, Kiba aveva messo gli occhi su Ino.

Shikamaru lo aveva notato dalle occhiate che si mandavano, dai piccoli sfioramenti di mani che c’erano ogni tanto, dalle battute velatamente spinte che Kiba ogni tanto le rivolgeva, con l’intento di farla arrossire. Solo che Ino non s’imbarazzava affatto, anzi, anche lei giocava a quello scambio di battute dai doppi sensi, facendo credere a Kiba un interesse che probabilmente non c’era.

Non lo faceva con cattiveria, era solo un gioco a cui Kiba stava volentieri, tanto per deviare la sua testa da altri pensieri – Hinata, Hinata e Hinata.

All’ennesima occhiata penetrante che Ino lanciava a Kiba, Shikamaru decise di alzarsi dal suo posto e di andare a fare una passeggiata fuori, per rimettere in moto il sangue nelle gambe.

Non faceva particolarmente freddo, ma un’arietta fresca e leggera gli accarezzò il viso, facendolo sospirare piacevolmente. Era decisamente il momento giusto per farsi un’altra sigaretta.

Tirò fuori il pacchetto dalla tasca, notando con orrore che gliene era rimasta solo una. Era assai difficile comprare il tabacco durante una guerra, lo sapeva, eppure non era riuscito a razionare le sigarette in modo più intelligente.

La tirò fuori lo stesso, pronto ad accenderla e a maledirsi l’attimo dopo in cui l’avrebbe fatto, quando un leggero rumore di passi sull’erba lo costrinsero a voltarsi indietro.

Ino gli stava davanti con i capelli sciolti e le guance arrossate.

Shikamaru le sorrise con amore, rimettendo la sigaretta a posto e avviandosi verso di lei, con le mani in tasca.

Non si dissero niente, a loro piaceva  solo stare fermi e immobili a guardarsi negli occhi, come a sfidarsi eternamente in silenzio.

Shikamaru poggiò con delicatezza la fronte su quella di Ino, sorridendo appena quando fece strusciare i loro nasi l’un l’altro.

Lei si alzò in punta di piedi e bastò quella spinta per far combaciare le loro labbra in un bacio casto, come avevano già fatto altre volte.

Quando Shikamaru posò una mano su una guancia di Ino, lei si staccò, rimanendogli però vicina e sentendo il suo respiro sulla bocca.

«Aspetta, credo che fra un po’ uscirà Kiba».

Lo agguantò per una manica e lo trascinò dietro ad un'altra tenda, giusto in tempo per vedere la figura di Kiba uscire all’aria aperta e guardarsi intorno, come se stesse cercando qualcuno.

Ino, appena fu sicura di essere abbastanza nascosta, allacciò le proprie braccia intorno al collo di Shikamaru, sospirando non appena le loro bocche furono di nuovo congiunte e le curve dei loro nasi incastrate alla perfezione.

Un rumore proveniente da un luogo non meglio identificato fece sussultare il giovane Nara, che senza interrompere quello che stava facendo, abbracciò Ino ai fianchi e la sollevò appena, nascondendosi ancora di più dietro la tenda.

Ino si sentiva più agitata del solito, cercava il più possibile di avvicinare il suo corpo a quello del ragazzo, cercando calore e protezione, e quella sensazione che provava tutte le volte e che non sapeva definire. Era un desiderio di appartenergli completamente, di abbandono, di fermare il tempo e restare ferma nelle sue braccia, in modo che nessuno potesse farle del male.

Dopo minuti interi, prima di staccarsi, Ino gli morse il labbro inferiore, sorridendo sorniona come se quel lungo bacio non fosse stato null’altro che un piacevole incontro fra due amici. «Prima o poi dovrai dirglielo a Kiba».

«Dirgli cosa?».

Shikamaru le rispose baciandola ancora, prendendole il viso tra le mani.

«E’ un giochetto che dovrà finire» fece ancora Nara, accarezzando la testolina bionda di Ino.

«Lo sai che non facciamo sul serio. Lo so io, lo sa lui e nessuno si aspetta niente. O quasi» rispose quasi subito, puntando il suo sguardo altrove.

Mentre nella sua testa Ino pensava seriamente al momento giusto per cercare di far capire a Kiba che forse era il caso di smetterla con tutte quelle loro moine, Shikamaru assalì di nuovo le sue labbra, baciandola sempre come se fosse l’ultima volta, e Ino dimenticò a cosa stava pensando.

«Non sei geloso, vero?» sussurrò Ino, poco dopo, mentre con una mano cercava di risistemarsi i capelli in disordine.

«No».

«Sul serio?».

«Perché dovrei? So che mi ami, Ino» disse Shikamaru, dandole un buffetto sul naso.

La ragazza lo guardò quasi indignata, un po’ offesa dal tono saccente che il ragazzo aveva usato per dirlo.

Stava per lanciargli una delle sue battutine velenose, quando Shikamaru le posò un dito sulla bocca, guardandosi frettolosamente intorno.

«Sta arrivando qualcuno, torna nella tenda».

Ino si affrettò a rifarsi una treccia ai capelli, mentre in lontananza sentiva il chiacchiericcio indistinto dei jonin più anziani, anche loro occupati a passare una serata in tranquillità.

Prima di tornare dagli amici, si voltò verso Shikamaru, che aspettava che lei rientrasse, per poi seguirla.

Aveva l’aria stanca e abbattuta, come qualcuno che non dormiva bene chissà da quante notti; tutte le volte però che la guardava o che si appartava con lei, non glielo faceva pesare in alcun modo. Cercava sempre di accontentarla e di assecondarla in qualsiasi cosa, perché sapeva che in guerra tutte le situazioni cambiano, le persone e le relazioni.

«Ti amo, davvero» gli disse, perché non lo aveva mai fatto.

«Anch’io… però dillo a Kiba» insistette Shikamaru, mentre Ino scoppiava a ridere e rientrava nella tenda, accolta dalla solita vampata di fumo.

In quel tempo di guerra, Ino aveva imparato cosa voleva dire amare una persona.

Più volte si era ritrovata in situazioni critiche, con la Morte vicina che attendeva solo un suo passo falso.

In quei momenti, il suo primo pensiero andava subito a suo padre, perché non lo avrebbe mai più rivisto e non avrebbe mai potuto dirgli di quanto fosse fiera e orgogliosa di essere una Yamanaka.

Il secondo pensiero andava a Shikamaru, perché non avrebbe mai più potuto baciarlo, guardarlo e fare l’amore con lui.

Solo dopo arrivavano Choji, Sakura e Tenten e tutti i suoi amici.

Ma Shikamaru stava davanti a tutti loro e per quanto si sforzasse, Ino proprio non riusciva a metterlo allo stesso livello degli altri.

«Sei tornata, ti davo per dispersa!» Kiba la salutò, alzando una mano e invitandola a raggiungerlo.

Ma Ino rimase ferma e immobile, sentendosi un po’ in colpa.

Kiba era un bravo ragazzo e aveva semplicemente bisogno di svagarsi con qualcuno, ma Shikamaru era Shikamaru.

E quella cosa fra lei e Inuzuka, qualunque cosa fosse, doveva finire.

Si avvicinò al tavolo, dove ormai Neji aveva chiuso gli occhi e si era lasciato andare sulla sedia, mentre Tenten accanto a lui giocava al suo posto.

Invece di andare a sedersi sulle gambe di Kiba, come lui avrebbe voluto, prese il posto di Shikamaru, impossessandosi delle sue carte da gioco.

Kiba alzò le sopracciglia in un’espressione stupita, notando poi gli occhi lucidi e le labbra arrossate della ragazza.

Quando Shikamaru rientrò in tenda, con la solita espressione scocciata sul volto, il giovane Inuzuka si diede mentalmente dell’idiota per non essersi reso conto prima  di una situazione cos’ ovvia.

Certo, non era famoso per la sua perspicacia, ma sapeva riconoscere quando una ragazza non era sentimentalmente impegnata; Shikamaru era bravo nel nascondere i suoi sentimenti, ma Ino era di carattere aperto e solare, difficilmente riusciva a dissimulare indifferenza.

Kiba lo aveva capito non solo dagli occhi e dalla bocca, ma anche da come si era toccata nervosamente un orecchino quando Shikamaru era entrato, dal suo sguardo che si abbassava, dalle sue mani che tremavano leggermente.

Scoppiò a ridere all’improvviso, come se qualcuno avesse appena raccontato una barzelletta molto divertente.

«Scusate, ma io me ne vado a letto, si è fatto decisamente tardi!».

Si alzò di scatto nello stupore generale, tanto che anche Neji aveva per un momento riaperto gli occhi per osservare le sue mosse.

Nel passare vicino a Shikamaru, Kiba gli mise una mano sulla spalla, come a volergli dire che andava tutto bene.

Tutto sarebbe andato bene.

Anche lui.

 

 

 

 

Un pomeriggio senza battaglie,

si erano ritrovati a parlare del più e del meno, come avevano sempre fatto.

Ino stava sistemando e catalogando delle erbe mediche per Sakura

e Shikamaru era pigramente seduto sull’erba, a guardare le nuvole che pigramente attraversavano il cielo.

«Sai, mi piaci. E un sacco, anche.

Però se non ricambi va bene lo stesso,  te lo volevo dire

giusto per sentirmi in pace con me stesso».

Shikamaru lo aveva detto all’improvviso e con tanta semplicità,

che Ino inizialmente non aveva afferrato del tutto quelle parole.

Era rimasta per dieci minuti buoni in totale silenzio

a guardare le erbe mediche che aveva davanti,

senza riuscire a distinguerle più, come se fossero state delle piante qualsiasi.

«Dici sul serio?» gli aveva chiesto poi con voce forzatamente contenuta.

Ma prima che Shikamaru potesse anche solo confermare e ribadire i suoi sentimenti,

Ino si era già inginocchiata accanto a lui,

 regalandogli il suo primo bacio.

Ma quello era un segreto che sarebbe rimasto fra loro due per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note – che palle queste note!:

Punto 1: fare questa fanficiton ha comportato una fatica immane. E neanche sono stata pagata, per dire.

Punto 2: è dedicata a diverse persone, tra cui la Mimi (che ne ha tanto bisogno); la Kioss (buon compleanno in ritardo, tesoroH: come cresci in fretta, sob!); e poi agli immancabili Shikamaru e Ino che sono nati a un solo giorno di distanza. Io SO che questo non può essere un caso. Proprio no <3.

Punto 3: questa fanfic non ha un senso. Giuro, ci ho provato a farla diventare sensata, la Kioss mi è testimone: mi sono impegnata!

Ma nulla, questo è il risultato migliore e quindi ci si accontenta. Posso solo dire a mia discolpa che ho scritto di peggio.

Punto 4: è leggermente spoiler in quanto mi sono immaginata questa scena nell’attuale guerra che stanno facendo nel manga, leggermente proiettata in avanti in quanto mi sono immaginata che Naruto li abbia già raggiunti insieme a Killer Bee.

 

 

Elpis

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Elpis Aldebaran