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Autore: Lady Gardenia    26/09/2011    0 recensioni
Il destino qualche volta sceglie mezzi strani per agire. Stavolta si tratta di una valigetta nera. Il contenuto? I piani di un'intera vacanza. Ma l'imprevisto può rivelarsi una dolce variazione...
[...] “Perfetta? È vero. Sei una perfetta imbecille, un’oca perfetta, una perfetta scocciatrice…”
“ Io aggiungerei anche perfettamente bella”.
Per un istante Nicole si chiese se non stesse impazzendo, poi scartò l’ipotesi dicendosi che, probabilmente, il santo protettore delle bamboline stupide era sceso sulla terra in aiuto della sorella. Infine, dandosi nuovamente della pazza, localizzò la voce maschile che si era espressa in modo così lusinghiero nei confronti di Lilian.[...]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due ore dopo, avevano risolto tutti i loro problemi. Avevano mangiato, preso un taxi e trovato un albergo. Chris si sedette sul letto allegro. “Non potrebbe andare meglio di così, no?”

La voce di Nicole si alzò di due ottave “Tu starai scherzando? Non potrebbe andare PEGGIO di così… e questa è l’unica consolazione. Mezz’ora ad aspettare il taxi, quando finalmente ne abbiamo trovato uno aveva il portabagagli troppo piccolo e la valigia di Lilian non ci entrava. Quando ne abbiamo trovato uno di dimensioni accettabili siamo andati a mangiare in un disgustoso fast food con una fila spropositata, stretti attorno ad un tavolino di plastica di dubbia igiene e circondati da camionisti tatuati, costretti a mangiare patatine mal cotte e panini gommosi. Dopodichè è iniziata la patetica ricerca dell’albergo e, morale della favola, ci ritroviamo in un autentico buco, proprio come speravi tu, a dividere una stanza in quattro in uno dei quartieri peggiori di New York!”

Chris difese l’albergo. “Harlem non è poi così male!”

“Non è così male? Io avevo prenotato a Manhattan, a cinque minuti da Times Square!”

Chris scosse le spalle. “Prendila con filosofia! La vera America è qui!”

In quel momento Lilian uscì saltellante dal bagno, con una strana smorfia sul viso. Andrew si voltò verso il muro arrossendo, dato che la ragazza indossava solo un asciugamano. Chris si informò “Qualcosa non va?”

Lilian fece un piccolo sorriso. “Meno male che le docce fredde tonificano”

“Ah”, esultò Nicole. “Scommetto che ti stai già pentendo di aver dato retta a questi due!”

Lilian la guardò sorpresa. “Niente affatto! Mi sto divertendo da morire. La tua faccia quando hai scoperto che nel tuo panino c’era la cipolla è stata impagabile!”, concluse la ragazza sparendo di nuovo dietro la porta scrostata che delimitava il bagno.

Nicole riprese a lamentarsi “E comunque questa stanza fa pena. Ci sono solo tre letti! E poi non voglio dividere la stanza con voi due!”

Andrew si erse in un insolito slancio di coraggio “Ma perché te la prendi anche con me? Ha fatto tutto Chris!”

Nicole lo squadrò con disprezzo. “Scusa?”

Andrew avvampò voltandosi nuovamente verso il muro. “Niente…

Nicole continuò “Dicevo, non voglio condividere questa stanza con voi…

In quel momento Lilian uscì dalla stanza da bagno avvolta nella sua vestaglietta di satin rosa e, senza che nessuno glielo avesse assegnato, si allungò nel letto più spazioso. “Sono esausta! Potreste evitare di fare troppa confusione? Buonanotte…” tempo di dire questo, già dormiva.

Chris sbadigliò. “Credo che seguirò il suo esempio… tu e Andrew potete fare testa o croce per decidere a chi tocca l’ultimo letto…

Il biondino propose cavalleresco. “Prendilo tu, Nicole!”

“La tua galanteria è sprecata con me. Io non voglio proprio dormire in questa stanza, quante volte devo ripeterlo? Preferisco accamparmi in corridoio!”

Andrew abbassò la testa deluso. Non c’era niente da fare, lui le ragazze non le avrebbe mai capite. Chris commentò tranquillissimo “Perché non lo fai, allora?”

“Perché non faccio… cosa?”

“Accamparti in corridoio”

Nicole ci pensò un attimo. Non era l’idea più geniale del mondo, dato che chissà quali e quanti tipi poco raccomandabili infestavano l’albergo. Non le andava di cacciarsi nei guai. Tuttavia, le andava ancor meno l’idea di dividere la stanza con quell’essere odioso che la scrutava da sotto le coperte con i suoi occhiacci verdi terribilmente indisponenti. Si alzò di scatto e afferrò una felpa dalla valigia semiaperta. “Bene. Allora a domattina”

“Se sarai ancora viva…”, ironizzò Chris con voce sepolcrale.

“Molto spiritoso!” Lo apostrofò Nicole, dopodichè uscì sbattendo la porta.

Si guardò intorno. D’accordo. Il corridoio faceva, se possibile, ancora più schifo della stanza. La moquette screziata era incrostata di sporcizia e i muri un tempo bianchi erano ora coperti di macchie, segni e strisciate. In fondo al corridoio, che non era lungo, c’era una finestra i cui vetri avrebbero avuto bisogno di una bella lavata che si affacciava sul pittoresco panorama del muro di fronte. Per coronare il disastro, l’aria condizionata era al massimo e si gelava. Nonostante Nicole avesse preso la felpa meditando di usarla come barriera tra lei e il pavimento, cambiò idea e vi si avvolse dentro. Dieci minuti dopo stava battendo i denti e il sonno non si decideva ad arrivare. Guardò con desiderio la porta della tanto disprezzata stanza. Al confronto del posto dove si trovava ora, le sembrava un paradiso. Ostinatamente chiusa, la fissava con il suo intonaco bianco e sembrava farle degli sberleffi ridendo del suo orgoglio eccessivo. Immaginò la faccia di Chris se si fosse arresa e avesse bussato. No, non poteva farlo. Infondo la notte non poteva essere così lunga… e doveva essere lì da almeno…. un quarto d’ora? Scoccò un’occhiata ferita al quadrante dell’orologio dove l’orario luccicava beffardo.

Nicole serrò i pugni. Posso farcela. Basta che mi addormenti. Ma si, non è così complicato. Devo solo chiudere gli occhi…un momento! Cos’era quella macchia ambigua che aveva visto spiccare sulla parete un attimo prima di abbassare le palpebre? La ragazza aveva paura a guardare, ma socchiuse un occhio sperando con tutto il cuore di aver visto male… le si gelò il sangue nelle vene. La macchia itinerante era la più grossa, disgustosa e rivoltante falena che avesse mai visto in vita sua. Nicole aveva un umiliante scheletro nell’armadio, che tentava di tenere accuratamente nascosto: aveva una irrazionale folle completa paura delle farfalle. Le sembravano così minacciose, piccole e striscianti, capaci di annidarsi dappertutto e volare fuori all’improvviso ronzando come caccia da combattimento.

Nicole si ritrovò così di fronte al più grande dilemma esistenziale della sua vita e sentendosi molto amletica si disse “Chris o la falena? Questo è il problema…”. Tutto a posto. Finchè la falena non avesse volato, sarebbe andato tutto per il verso giusto. Anzi sembrava già più ferma. Probabilmente si stava addormentando. Ma si… anche le falene avranno bisogno di dormire, no? Finchè la falena restava ferma, potevano essere coinquiline in quel corridoio sudicio. Non avrebbe dato a Chris la soddisfazione di vederla tornare in camera con la coda fra le gambe solo per paura di una piccola, innocua, innocente…Ahhhh!” l’urlo le uscì spontaneo prima che potesse fermarlo vedendo il mostro aprire le sue pelose alucce e iniziare a levitare verso di lei.

Irrazionale fino all’ultimo, Nicole serrò le braccia sulla testa per proteggersi dalla terrificante incursione aerea e sentì una porta cigolare. Probabilmente Chris si era impietosito a sentire l’urlo di terrore di Nicole, o forse non vedeva l’ora di cogliere l’occasione di sbeffeggiarla. In ogni caso, se l’avesse liberata della falena, l’avrebbe accolto come un salvatore, anche se poi probabilmente sarebbe morta di vergogna. Una voce gracchiante dall’accento incomprensibile e impastato di chi sta smaltendo una solenne sbornia l’appellò “Tutto bene, bella?”

Nicole alzò la testa con precauzione per prendersi l’ennesimo colpo della serata. Si chiese seriamente se il suo cuore avrebbe retto. Non aveva davanti a sé il compagno di viaggio, con i suoi magnetici occhi verdi e quel sorriso beffardo. No, lei si vedeva fronteggiare dal più disgustoso, rivoltante e improbabile aborto di madre natura, completo di corporatura mingherlina, tatuaggi su ogni centimetro di pelle scoperto (purtroppo parecchi, dato che l’essere indossava solo un paio di boxer che un tempo dovevano essere stati blu), e i lineamenti del volto deformati e sforacchiati da un’incredibile quantità di pezzi di metallo.

Nicole si alzò di scatto, chiedendosi per quale motivo la sua cattiva sorte l’avesse fatta precipitare dritta dritta nel museo degli orrori e squittì sperando di suonare convincente “Si si, stavo giusto tornando in camera”.

Il mutante le si avvicinò pericolosamente “Perché invece non fai un salto nella mia, di camera?”

“Mi piacerebbe molto ma… poi il mio ragazzo ti riempirebbe di botte! Sai, lui è campione di lotta libera ed è molto geloso. L’ultima volta che l’ho tradito ha spezzato il collo del mio povero amante… ora è in fuga. Latitante. È qui, nella camera accanto… forse ci ha già sentito!”

Nicole si fermò, probabilmente aveva esagerato con la storia del collo spezzato. Il mostro non le avrebbe mai creduto. Tuttavia iniziò a indietreggiare. “Ah vabbè… io non c’ho voglia di casini…”, bofonchiando si ritrasse fino a chiudersi nella sua stanza.

Nicole iniziò a tempestare di pugni la propria porta “Chris! Apri maledizione, apri!”

Il ragazzo aprì uno spiraglio microscopico. “? Che vuoi?”

“Fammi entrare!”

“Perché dovrei?” Nicole provò a spingere la porta, ma il ragazzo era troppo forte per lei e la teneva inchiodata a pochi centimetri dallo stipite. “ Credevo che ti disgustasse anche solo il pensiero di respirare la mia stessa aria…

Nicole sospirò. Che umiliazione. “Ok, lo ammetto, sei meno rivoltante di falene giganti e ibridi mutanti, contento? Ora fammi entrare!”

Chris non si tolse “Falene giganti? Ibridi mutanti? Nicole, hai fatto un brutto sogno per caso?”

La ragazza stava per perdere totalmente la pazienza. “Idiota, lasciami entrare ti ho detto!” Si buttò con tutto il peso sulla lastra di legno che le impediva l’ingresso, ma gli unici risultati furono un gran dolore alla spalla e una risata di Chris

“Cosa mi dai se ti faccio entrare?”

Nicole lo fissò allibita “Niente! Ho già pagato questa camera a metà con te e Andrew.”

Il ragazzo si fece più vicino. Il suo sguardo era ipnotico. “Io non faccio mai niente per niente.”

Nicole si allontanò. Il cuore le batteva talmente forte che temette che il ragazzo potesse sentirlo, e non le andava proprio. “Ho capito. Torno in corridoio”.

Chris si affrettò a spalancare la porta. “Dai, vieni qui scema! Certo che con te non si può proprio scherzare!”.

Nicole si avvicinò diffidente e lui la prese in giro “Coraggio, non ho mai morso nessuno! O perlomeno, non ho mai morso nessuno senza il suo consenso…

Nicole lo ignorò e si infilò rapida in camera prima che lui potesse ripetere il divertente scherzetto di chiuderla fuori. La prima cosa che la colpì piacevolmente fu il caldo. In quella stanza l’aria condizionata era spenta o molto bassa, tutta un’altra cosa rispetto al corridoio in piena era glaciale. Si tolse la felpa e si accorse di avere sonno.

Chris raggiunse con un salto il suo letto. Nicole lo squadrò. “E io dove dovrei dormire?”

Chris scosse le spalle “E io che ne so. Se vuoi dormire con me accomodati pure!”

Nicole sobbalzò “Piuttosto sul pavimento!”

“Visto? Ti sei risposta da sola. Buonanotte!”

Tutto contento si raggomitolò sotto le coperte. Nicole rimase un attimo incerta se soffocarlo con il cuscino, ma poi si ricordò che non aveva un cuscino perché gli unici tre che c’erano erano in dotazione con i letti e abbandonò l’idea. Ripiegò la sua felpa multiuso e vi appoggiò la testa sopra, dopodichè, cercando di ignorare gli spigoli del suo corpo che urtavano dolorosamente il pavimento duro, scivolò nel sonno.

 

 

 

Fin qui la situazione sembrerebbe disperante e senza uscita. Ma non bisogna vedere questa vacanza come un’esperienza da dimenticare. Dopo la terribile faccenda dell’albergo di Harlem sarebbe stato consigliabile per Nicole preparare armi e bagagli e darsi ad una precipitosa fuga. Cosa che avrebbe fatto se gli altri tre non l’avessero bloccata e convinta a rimanere. E, tutto sommato, aveva anche fatto bene. Abbandonato l’antro che l’aveva costretta ad una nottata sul pavimento in compagnia degli acari, si erano trasferiti in un albergo decisamente più dignitoso dalle parti di SoHo che, oltre ad essere grazioso, pulito e ben frequentato, aveva permesso loro di prendere due stanze e consentito così a Nicole di riappropriarsi della sua adorata privacy.

Erano ormai quattro giorni che il gruppetto si era stabilito a New York e Nicole ammetteva (ma solo con se stessa. Avrebbe negato fino alla morte se qualcuno avesse subodorato qualcosa!) che Chris, anche senza tabelle orarie, era un buon organizzatore. Era riuscito a far visitare loro molti posti, a portarli nei ristoranti più particolari e si era procurato i biglietti per vedere la Sirenetta a Broadway, cosa che a Nicole e Lilian aveva fatto molto piacere. Certo, i sentimenti benevoli neonati di Nicole per il ragazzo si erano miseramente dissolti non appena, mentre lei ancora sognava per la bellezza dello spettacolo appena visto, Chris si era permesso di far notare agli altri con il suo sorrisetto sarcastico quanta somiglianza vi sarebbe stata tra Nicole e Ursula se solo la ragazza avesse avuto una ventina di chili in più.

C’era però una cosa che ancora i ragazzi non avevano fatto, cosa per cui Andrew, la mattina del quinto giorno di permanenza, stava assillando Chris. “Lo sapevo che non c’era da fidarsi di te!” disse il giovane con aria offesa prima di addentare con rabbia un pancake. “Le tue promesse fanno acqua da tutte le parti! Non ti si può mai chiedere niente…

Chris non sembrava minimamente colpito dallo sfogo del fratello. “Ma non ti ho detto che non ci puoi andare! Si tratta solo di scegliere : Central park o il museo! Quanto a me, so esattamente dove voglio andare. I lucertoloni morti non mi attirano.”

Andrew scosse la testa disgustato “Che ignorante che sei! Sei ingiusto. Ci tenevo ad andare a Central Park!”

“E chi te lo impedisce, Archimede?”

Andrew sussultò. “Lo sai che tra i due preferisco il museo! Il punto è che…

“Il punto è che sei davvero noioso. Guarda che ti ho fatto fare un sacco di cose in questi giorni e ti sei divertito, non osare negarlo!”

Andrew fece per ribattere ma poi tacque. Si era divertito. Abbastanza da non pensare troppo che mentre sprecava il tempo a bighellonare per negozi e gallerie d’arte la possibilità di visitare sia il suo museo preferito che il parco dei suoi sogni se ne stavano uscendo dritte dritte dalla finestra.

In quel momento Nicole e Lilian li raggiunsero al tavolo della colazione. Lilian esclamò allegra “Buondì! Che cosa prevede il programma di oggi?”

Andrew sospirò. Il grande capo rispose “Partenza per Boston alle quattro, prima abbiamo il tempo di andare o a Central park o al museo di Andrew. Possiamo anche dividerci. Io vado al parco, Andrew al museo.”

Lilian esclamò immediatamente “Parco.”

Nicole non sperava in tanta fortuna. Avrebbe potuto ammirare il museo senza avere tra i piedi Chris e i suoi commenti inopportuni. Andrew non le avrebbe certo causato problemi, era un tipo talmente timido che probabilmente se la sarebbe svignata immediatamente per conto suo appena messo piede nell’atrio, cosa che le avrebbe permesso di farsi allegramente i fatti suoi in compagnia di se stessa. Non poteva immaginare situazione migliore!

Mentre si crogiolava nei suoi pensieri, la voce di Chris proclamò “Ovviamente, Nicole accompagnerà il vecchio Chris al parco!”

Nicole sussultò “Ovviamente no, io andrò al museo!”

“Non penso proprio.” Troncò il ragazzo con tono spiccio.

“Scusa tanto…”, si inalberò la ragazza, “ma io preferisco il museo!”

Chris allontanò la pretesa di Nicole come un insetto

“Sciocchezze, nessuno direbbe di no ad una bella passeggiata nel parco in mia compagnia.”

Nicole si stava arrabbiando. “, io si.”

Il ragazzo proseguì come se lei non avesse detto nulla. “Inoltre, ci sono un sacco di cose da vedere, lì. Ci sono più di tremila varietà di alberi!”

“So com’è fatto un albero.” Commentò acida Nicole.

Chris si voltò verso di lei. La fissò negli occhi con grande intensità, come se stesse tentando di ipnotizzarla. Nicole sentì il cuore accelerare i suoi battiti. Oh no. Se ora avesse parlato, lei gli avrebbe dato retta. Lo sapeva. Sentì il suo interesse per il museo e il suo desiderio di stare un po’ da sola dissolversi in quello sguardo elettrico. Il ragazzo sorrise e disse, con un tono di voce semplice, morbido “A parte gli scherzi, mi piacerebbe che venissi con me, Nicole.”

Dì di no, dì di no, dì di no! “e… va bene. Presumo che un giro nel parco non mi ucciderà.” Nicole si sorprese di se stessa. Non poteva aver acconsentito davvero!

Lilian sorrise tra sé e sé. Sapeva di non essere intelligente quanto Nicole, ma in amore e attrazione era un’esperta. Doveva eclissarsi per il bene di quella coppietta che stava nascendo. Che cosa romantica! Si voltò verso Andrew con un sorriso dispiaciuto. “Ma così il povero Andrew resterà tutto solo in quel museo enorme! Vabbè, vorrà dire che rinuncerò alla passeggiata nel verde e lo accompagnerò io!”

Andrew arrossì. “Non è necessario, davvero..”

Chris bloccò rapido i timidi dinieghi di Andrew. “Che cosa carina Lilian! Andrew è felicissimo! Non è così fratellino?” Calcò l’ultima frase con un accento minaccioso e Andrew replicò con un filo di voce “Felicissimo…

Nicole si accorse di aver smesso di respirare durante quell’ultimo scambio di battute e si affrettò ad areare i propri polmoni prima di rendersi conto che… oh no! Aveva accettato di andare al parco con Chris da sola. La cosa la gettò immediatamente nel panico. Di solito era sua sorella a curare le pubbliche relazioni, lei poteva limitarsi a tacere o a commentare acidamente. Nessuno faceva caso a lei, non quando era a fianco della prorompente personalità di Lilian perlomeno. Di che accidenti poteva parlare da sola con un ragazzo? E con un ragazzo come Chris, per giunta?

Fu proprio l’oggetto delle sue paranoie a dissiparle con uno sbrigativo “Sarà meglio darsi una mossa. Ci vediamo qui alle tre in punto. Ehi, voi due, salutateci i bisnonni!”

Andrew guardò storto il fratello “I bisnonni?”

Chris sorrise candidamente. “ Perché, non discendiamo dai dinosauri?”

Andrew scosse la testa rassegnato “ Lasciamo perdere…

Lilian sorrise come suo solito. “Tranquilli, ci divertiremo moltissimo. Non vedo l’ora di vedere… Andrew? Di preciso, cosa stiamo andando a vedere?”

Andrew arrossì, tra la timidezza e l’esasperazione. Tipico di Chris, rovinare uno dei suoi momenti preferiti di quel viaggio per la sua pretesa di corteggiare Nicole. Lui sentiva di non avere nulla a che spartire con Lilian, era come un buco nero o un quasar non ben identificato. Non aveva idea di come comportarsi con quella sconcertante ragazza dai capelli ramati e i sorrisi luminosi. Andrew e Nicole si scambiarono uno sguardo sul genere ‘ Siamo nella stessa barca’ e le due coppie si separarono.

 

 

“Che ti dicevo? Non è una meraviglia?” Chris aveva l’aria rilassata e soddisfatta di chi si sta godendo appieno un momento.

Nicole, al contrario era sulle spine, così si rifugiò dietro lo scudo del sarcasmo pungente. “Si direbbe che tu non abbia mai visto un’accozzaglia di piante in vita tua.”

Il ragazzo non se la prese e replicò amabile “, converrai con me che un bosco di tale estensione è raro in una metropoli come New York!” Nicole fece spallucce. Chris non si perse d’animo. “Dai entriamo. Ti farò vedere i miei posti preferiti!”

Tanto per dire qualcosa, Nicole bofonchiò “Perché, eravate già venuti a New York?”

“Andrew no. Io sono venuto l’anno scorso e me ne sono innamorato. E come darmi torto? Questa città ha qualcosa di fenomenale, come una propria personalità, non trovi anche tu?”

Nicole si stupì della considerazione di Chris, perché quella era la stessa identica sensazione che la città le suggeriva. Si indispettì un po’ per il fatto di avere qualcosa in comune con quell’individuo piatto e superficiale e non disse nulla.

Camminarono lungo il sentierino ghiaioso per un po’, finchè non si isolarono dal rumore della città. Raggiunsero un grande arco di mattoni rossi sul quale era posato un orologio di foggia antiquata, in ferro battuto, con il quadrante tondo. Era sormontato da un piccolo gong ai lati del quale si trovavano due scimmie armate di martelletti e circondato da una corolla di deliziose statuine a forma di animali danzanti con in mano strumenti musicali. Nicole rimase a guardarlo stupita. Era un oggetto troppo carino!

Chris esclamò “Lo sai? Ogni mezz’ora parte una musica e gli animali danzano. Mancano solo cinque minuti… aspettiamo, ti va?”

Nicole si stupì per una seconda volta. Non sembrava il dongiovanni arrogante e antipatico che era certa di conoscere. Aveva l’aria di un bambino felice. Stava quasi per sorridere ed acconsentire, anche perché anche lei aveva voglia di ammirare gli animaletti ballerini, quando la parte sospettosa e razionale della sua mente insorse. Quella era sicuramente una tattica! Una tattica per conquistarsi la sua fiducia. La voleva convincere di essere un bravo ragazzo simpatico e dolce per poi prendersi gioco di lei. Probabilmente, se avesse guardato lo spettacolino dell’orologio, il ragazzo l’avrebbe presa in giro fino alla morte.

A seguito di questi ragionamenti contorti, Nicole sostituì il sorriso che le era salito spontaneamente alle labbra con una smorfia sdegnosa. “Credi forse che abbia cinque anni? Cosa vuoi che me ne importi di un orologio meccanico. Andiamo avanti, dato che mi hai trascinata con te a fare questo inutile giro.”

Ops. La voce le era venuta fuori troppo aggressiva e Chris trasalì. Dopodichè il suo sguardo si fece triste. “D’accordo. Pensavo potesse essere divertente. Non importa. Andiamo.”

Nicole si pentì un po’ della propria reazione. Era ancora certa che il ragazzo l’avesse presa in giro, ma forse aveva esagerato. Poi alzò le spalle. Era andata così. Avevano mosso solo pochi passi quando il primo degli undici rintocchi e mezzo dell’orologio riecheggiò dietro di loro. Nicole ebbe un sussulto. Gli animali. Voleva vederli, a tutti i costi. lanciò un’occhiata timorosa a Chris. Forse poteva…? No. Fuori discussione. L’avrebbe presa per cretina. Ma si, in fondo cosa vuoi che sia? È solo un orologio meccanico, è solo… cinque rintocchi, sei rintocchi… Nicole si fermò di scatto.

Chris la guardò interrogativo “Che succede?”

Pensa Nicole, pensa, pensa! “Ehm…la scarpa. Mi si è slacciata! Faccio subito, tu vai pure avanti, ti raggiungo.”

“Ma no, ti aspetto…” Otto rintocchi, nove rintocchi… “Ho detto che mi sbrigo! Vai avanti tu!”

Ok…

Bene, la giudicava una pazza, si capiva dal tono di quella sillaba di assenso. Pazienza. Per fortuna c’era una curva. Appena il ragazzo svoltò Nicole prese a correre come un’ossessa nella direzione opposta. Undici rintocchi…e mezzo. Una musichetta strana e tintinnante da carillon scordato partì proprio nel momento in cui Nicole, senza fiato, approdava di fronte all’orologio. Le statuine a forma di animale iniziarono a girare lentamente attorno al quadrante. Senza sapere perché, a Nicole vennero le lacrime agli occhi. Era bello. No, molto di più. Anche se sapeva che era solo un ben congegnato meccanismo a far muovere le statuine, quel lento girotondo a suon di musica aveva un che di surreale, di magico. “Non ho cinque anni!” aveva proclamato poco prima. Invece ora si sentiva davvero come se li avesse. E in un picco di irrazionalità, si sentì sola e un po’ spaesata. Avrebbe voluto che ci fosse qualcuno con lei a condividere quel momento. Che assurdità! A lei piaceva stare da sola, le era sempre piaciuto. Eppure…

“Bellissimo, non è vero?” Nicole si voltò di scatto e incontrò il sorriso di Chris. Strano! Non era ghignante, né malevolo. Era un sorriso… allegro. Si, non c’era altro modo di descriverlo. Un sorriso gentile. Nicole decise, per una volta, di non fingere. “Sì. È bello.” Si chiese se dovesse scusarsi per la sua condotta di poco prima, ma scartò l’idea. Non ci allarghiamo. Quello spettacolo la rendeva sentimentale, d’accordo, ma a tutto c’è un limite!

“Non è necessario che ti scusi”. Stavolta Nicole trasalì davvero. L’aveva letta nel pensiero? “è normale che i bambini tentino di allontanarsi dagli adulti per fare le cose da soli. Cercano di sembrare grandi, ma sono pur sempre bambini”.

Nicole si accigliò “Io ti sembro una bambina?”

Chris parve ponderare la questione “Non in tutto. Ma in certe reazioni sì.”

Nicole aprì la bocca per ribattere, ma poi lasciò perdere. Era vero. Certe volte si comportava veramente in modo infantile. Su un’ultima nota un po’ stridente il girotondo degli animali si fermò. Il piccolo capannello di persone lì assiepato si disperse rapidamente. La magia si era dissolta. Nicole doveva avere un’espressione delusa, perché Chris tentò di consolarla “Ricomincerà tra mezz’ora.”

Nicole scosse la testa con decisione. “No. Non sarebbe più la stessa cosa. Un momento passato è passato. Non lo si può riprodurre, neanche ricreando le stesse condizioni. Le sensazioni non sarebbero mai le stesse, ma solo una pallida copia.”

“Potrebbero essercene di nuove.”

Nicole era ferma sul suo punto. “Non altrettanto intense.”

Chris non era d’accordo “Non è detto.”

“Invece si. I momenti speciali non tornano.”

Chris si stupì. “Ed è stato un momento speciale?”

Nicole annuì. “A modo suo…

Chris estrasse una macchina fotografica dalla tasca. “Qualcosa in contrario ad una bella foto?”

“Perché dovrei avere qualcosa in contrario?”

“Non saprei, sembri ostile ai ricordi!”

Nicole inarcò le sopracciglia, desiderando che capisse. “Non ho mai detto niente di simile. Adoro i ricordi. Trovo solo che non possano ridarti indietro quello che hai provato. Sono ostile alle riproduzioni, o meglio ai tentativi di riproduzione. Ma ricordare è bello. Quindi puoi scattarmi la foto.”

Chris si guardò intorno. “Ho un’idea migliore.” Si avvicinò ad un passante, un uomo di colore dall’espressione cordiale. “Chiedo scusa, potrebbe scattarci una foto sotto l’orologio?”

L’uomo sorrise “Naturalmente. Che carini. Fidanzati, eh?”

Nicole assunse un’espressione scandalizzata. “No! Siamo solo…

Chris le cinse le spalle. “Si esatto!”

L’uomo stavolta rise. “ La ragazza non mi pare d’accordo!”

“Solo perché è timida. Non è così tesoro?” sul suo viso ricomparve il sorriso irriverente e Nicole lo riconobbe. Lo detestava ma… che strano. Non riusciva a convincersi del fatto che prima non fosse sincero. Senza sapere bene il motivo, non si allontanò dalla stretta di Chris e si mise in posa. Il ragazzo sbirciò la sua espressione seria mentre il loro fotografo inquadrava “ ? Un sorriso per la stampa?”

“Non sorrido mai nelle foto, mi si allarga il viso.”

L’uomo mise a fuoco “Ok, cheese!”

Fulmineo, Chris pizzicò il fianco di Nicole, che si lasciò sfuggire un’involontaria risata. In quel momento partì il flash. L’uomo restituì la macchinetta a Chris mentre Nicole si riprendeva dall’affronto subito e se ne andò con un “Buona fortuna!” che gli veniva dal cuore. Che coppia graziosa.

Nicole non era altrettanto dell’idea. “Razza di idiota! Cosa ti è saltato in mente?”

Chris non si scompose “Non la volevo una foto triste e deprimente sulla mia macchinetta!”

“Sono sicura che è orribile. Fammela vedere!”

Il ragazzo le mise l’apparecchio sotto il naso. Non era brutta. Era… strana. Le provocò un brivido allo stomaco. Con quel sorriso radioso (anche se artificiale), abbracciata al ragazzo che ostentava un sorriso felice quanto il suo, sembrava davvero una fidanzatina innamorata. Restituì la macchina fotografica. “Non è così terribile, no?”

“No.” Rispose laconica la ragazza

“Allora posso tenerla?” insistette lui.

“Se ti piace…”. Aveva ricominciato a preoccuparsi. Aveva abbassato le difese, da vera stupida, e uno strano sentimento si era impadronito di lei. Non avrebbe dovuto accettare. Non sarebbe dovuta venire con lui in quel parco. L’atmosfera era troppo romantica, troppo particolare, troppo lontana dalla caotica realtà quotidiana. Quell’angolo di verde in mezzo a quell’inferno di cemento sembrava un’oasi irreale, una porta spalancata su un altro mondo, un luogo fatato dove tutto era possibile. Nicole era ferrata sull’argomento, aveva letto tanti libri fantasy. E sapeva come andava a finire di solito la faccenda. Entrava in gioco l’amore. Scosse la testa per scacciare l’immagine. Che cosa stupida. Troppo ossigeno le stava dando forse alla testa?

“Sei pensierosa?”, la voce vellutata di Chris la distolse dalle sue paranoie.

Mmmmmm…

“Forse hai fame. A colazione hai bevuto solo un caffè!”

Lei lo squadrò. “è solo mezzogiorno e un quarto, Chris. È troppo presto per il pranzo.”

Il ragazzo alzò le spalle “E allora? Se abbiamo fame, perché aspettare? Non ci sono le tue tabelle orarie. Niente regole, oggi. Facciamo davvero i bambini, per una volta. Divertiamoci.”

La avvolse con uno sguardo speranzoso. Non lo fare, Nicole. Non lo fare! Non abbassare la guardia! Ma infondo… al diavolo. Poteva lasciare la razionalità in un angolo per qualche ora. Quello nel parco sarebbe stato un momento a parte. I sentimenti che stava provando non erano reali, sarebbero scomparsi non appena avesse messo piede fuori da quella bolla di luce verde. Sarebbe tornato tutto come prima. La cosa avrebbe dovuto renderla felice… ma allora perché una parte di lei desiderava che quei momenti si prolungassero all’infinito? Uno schiocco secco la riportò alla realtà. Chris aveva battuto con forza le mani mancando di un millimetro scarso la punta del suo naso. “Non c’è niente da fare, quando entri nel tuo mondo per un povero ragazzo è impossibile farsi notare. Allora, che hai deciso? Al diavolo l’età adulta?”

No Nicole, no! Ma infondo, cos’aveva da perdere? “Ma si. Allora, che si mangia?”.

 

 

 

Lilian trovava che quel posto fosse bello. Non se lo sarebbe mai aspettato. Aveva meditato a lungo durante il tragitto per andare al Museo Vattelapesca, su quanto fosse stata brava e altruista a lasciare che Nicole andasse da sola con Chris al parco. Perché, Lilian non aveva problemi ad ammetterlo, lei detestava i musei. A volte alcune cose che vi erano contenute le suscitavano un certo interesse, ma quella serie infinita di sale semivuote nelle quali non si poteva neppure parlare al cellulare la snervava. Anche perché, spesso erano davvero pochi i pezzi che le piacevano davvero e aveva sempre trovato stupido pagare un biglietto per interessarsi cinque minuti e annoiarsi le restanti due ore e cinquantacinque. Perfino ai tempi della scuola aveva l’abitudine di darsi malata quando venivano organizzate gite per mostre, musei o gallerie. Andrew poi le sembrava una compagnia così noiosa! Certo, era carino, anche se probabilmente non se ne rendeva conto, aveva un suo sex appeal inespresso, ma era così timido e silenzioso. I

nizialmente, Lilian aveva pensato che quella fosse una tattica seduttiva. I ragazzi con la faccia da bambolotti e l’atteggiamento indifeso andavano forte ed anche Lilian se ne sentiva piuttosto attratta. La ragazza aveva erroneamente pensato che quel suo atteggiamento da bimbo sperduto fosse un modo di contrapporsi al fascino ben più spavaldo di Chris. Si era dovuta presto ricredere. Andrew era davvero un caso disperato. Sembrava provare per Lilian (e per l’intero genere femminile), qualcosa di simile al terrore. Ogni volta che la ragazza provava a rivolgergli la parola quello spalancava gli occhi spauriti, arrossiva e balbettava in risposta solo il minimo indispensabile. Ce n’era abbastanza per scoraggiare perfino una ragazza aperta e vivace come Lilian da ogni tentativo di conversazione.

Il viaggio in metro fino al museo era stato una noia e Lilian si era consolata al pensiero che il museo probabilmente conteneva dei negozi e anche un bar dove lei poteva svagarsi mentre Andrew guardava le mummie, gli animali morti o quel cavolo che voleva vedere. Una volta pagato il biglietto tuttavia, Lilian aveva capito che quel museo non era un noioso postaccio per vecchi barbogi fissati con la cultura. Era architettonicamente bellissimo, e conteneva cose davvero interessanti! A partire da quel meraviglioso dinosauro alto fino al soffitto che occupava l’atrio. Mentre Lilian lo fissava rapita, Andrew si schiarì la voce e, preso coraggio, le rivolse la parola. “ Ehm… senti… so che non ti andava di venire. Se vuoi… ci sono, non so, dei negozi…

Lilian lo interruppe “Sarò sincera, non ne so molto di questa roba, ma sembra forte. Ti darebbe fastidio se… insomma… venissi con te?”

Andrew guardò Lilian con attenzione. Aveva un’aria ingenua e curiosa. Strano, ora che non ostentava quei sorrisi abbaglianti e la sua espressione ipereccitata da oca giuliva non lo intimoriva più così tanto. Per una volta, lui giocava in casa. Era in un tempio della cultura, praticamente il suo regno. Per una volta, era lei ad avere l’espressione timorosa di chi si sente fuori posto, con il suo abitino corto, la borsa all’ultima moda e le conoscenze solo scolastiche. Il sorriso del ragazzo si fece più sicuro. “Ma certo! Potrei anche spiegarti qualcosa… insomma… se ti va!”

Lilian si illuminò. “Oh si! Mi piacerebbe moltissimo! Però aspetta… non voglio dimenticarmi niente di quello che dici. Dovrei proprio prendere qualche appunto. Dov’è un negozio? Vorrei comprare un blocchetto.”

Andrew era perplesso “ Perché non ci avviamo verso il Planetario? Sono sicuro che da quelle parti ce n’è uno.” Andrew non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma non vedeva l’ora di raggiungere il luogo per il quale, insieme all’MIT, aveva intrapreso quel viaggio. Certo, non avrebbe mai immaginato la presenza di Lilian quando sognava quel posto. La vita era piena di imprevisti!

Per sua fortuna, il negozio c’era davvero. Lilian stava per proporgli di accompagnarla, ma vista la sua espressione rapita decise di lasciarlo a contemplare un meteorite gigante mentre lei partiva per la sua spedizione. Tornò poco dopo, brandendo vittoriosa un quadernetto nero con la copertina a stelle argentate. Lo raggiunse come un tornado, saltellando sui tacchi “Non è un amore? Molto appropriato, ti pare?”

Andrew non sapeva cosa rispondere. Non trovava niente di entusiasmante in un blocco per appunti. Si sforzò di mostrarsi vagamente interessato, ma gli veniva estremamente difficile. Era nella terra promessa, circondato da modellini di pianeti e sonde spaziali, non riusciva a pensare a nient’altro. Tuttavia propose, per far piacere a Lilian “Ho letto sulla guida che c’è una camera in cui viene simulato il Big Bang… ci andiamo?”

Lilian assunse un’espressione dubbiosa. “Mi farà paura?”

“Non credo!” Lilian smise di esitare.

, alla peggio mi terrai la mano!”

Andrew sperò ardentemente che quell’eventualità non si verificasse. Si sarebbe vergognato troppo. I due entrarono assieme ad altri turisti in una stanza circolare buia. Non appena partì la spiegazione, le pareti iniziarono ad emettere luci e bagliori e così pure una larga cavità al centro della stanza. Lilian esclamò “Sembra una discoteca! Ehi, non sarebbe male, no? La Space Disco! I camerieri potrebbero indossare abiti argentati e la console del DJ potrebbe essere a forma di navicella spaziale e…

Nella mente di Andrew la voce di Lilian si perse in un mormorio confuso. Quando uscirono dal simulatore Lilian stava ancora chiacchierando e Andrew si accorse con orrore di non aver sentito una sola parola di quello che la ragazza gli stava dicendo. Pregò che non lo interrogasse, come se fosse stato un pigro scolaro al cospetto di un insegnante intransigente. Fortunatamente la ragazza non gli rivolse alcuna domanda, ma corrugò le sopracciglia e indicò una parola su un cartellino informativo “Radiogalassia… cos’è? C’è un sistema radiofonico che ci collega con altri pianeti, informata sui pettegolezzi e sugli scandali di tutta la Galassia?”.

Fortunatamente scherzava. Andrew aveva anche supposto per un istante che fosse seria, ma i suoi occhi scintillavano divertiti. Si lanciò in una spiegazione molto tecnica mentre la ragazza prendeva freneticamente appunti. Quando ebbe finito, Lilian commentò “La mia versione era più interessante… ti immagini? La famosa attrice marziana XYZ è stata vista oggi con il noto cantante dei Saturnian Boys… già fidanzato con la ricca ereditiera plutoniana KJ…

Andrew ridacchiò “ Plutone è troppo piccolo per avere un magnate con tanto di ereditiera.”

“Infatti posseggono tutto il pianeta, sciocco! Come fai a non saperlo? Non ascolti Radiogalassia?”

Andrew tornò serio “ A parte gli scherzi…hai capito?”

Lilian lo avvolse con uno sguardo offeso “Non sono così cretina!”

Andrew divenne color papavero, anzi, color terra di Marte “Non è questo… magari io sono troppo tecnico. Figurati, non intendevo insinuare… non mi permetterei mai…

Lilian lo interruppe “Va tutto bene, respira. Allora, andiamo avanti, ho una marea di domande per te. Per esempio, cos’è un buco nero? Tutti dicono che è micidiale… io conosco solo i punti neri, sono impurità della pelle. Piuttosto disgustosi, ma basta una pulizia del viso per eliminarli. Per caso c’è una pulizia dell’universo per eliminare i buchi neri?”

Andrew spiegò a Lilian tutto su come nasce un buco nero, sulle stelle (sono così carine, perché mi hai dovuto dire per forza che sono sfere di gas? Ora le immaginerò come un ammasso di benzina bruciata!), sul concetto di curvatura n-dimensionale (sembra un film di fantascienza!), sulle spedizioni spaziali (chissà, magari un giorno anche tu andrai nello spazio! Magari sarai il primo a mettere piede… che so… sul Sole!). A questo punto Andrew aveva ribattuto “Ci tieni tanto a vedermi finire carbonizzato?”

Lilian battè le lunghe ciglia “Ovviamente no, sei un tipo talmente divertente!”

Andrew si era sentito orgoglioso. Lilian non si stava annoiando, e sinceramente neanche lui. Inoltre, la ragazza aveva preso una marea di appunti e aveva l’aria di stare ascoltando sul serio le sue spiegazioni. Esplorata da cima a fondo la zona astronomica, i due si spostarono nei piani che ospitavano i dinosauri. Lilian fece ridere Andrew imitando con espressioni buffe ogni dinosauro dal nome strano. Infine, lo trascinò nel negozietto dei dinosauri e praticamente lo svuotò. Per concludere i due pranzarono alla caffetteria del museo e Andrew si sentiva un’altra persona. Era molto più disinvolto e doveva ammettere che, per quanto avesse immaginato quella visita completamente diversa, si era divertito, rilassato e anche inorgoglito stupidamente alla vista di molti giovani che occhieggiavano Lilian con ammirazione. Aveva anche provato un po’ di gelosia, ma non ebbe il coraggio di ammetterlo neppure con se stesso.

 

   
 
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