Due ore dopo,
avevano risolto tutti i loro problemi. Avevano mangiato, preso un taxi e
trovato un albergo. Chris si sedette sul letto allegro. “Non potrebbe andare
meglio di così, no?”
La voce di Nicole
si alzò di due ottave “Tu starai scherzando? Non potrebbe andare PEGGIO di così… e questa è l’unica consolazione. Mezz’ora ad
aspettare il taxi, quando finalmente ne abbiamo trovato uno aveva il
portabagagli troppo piccolo e la valigia di Lilian non
ci entrava. Quando ne abbiamo trovato uno di dimensioni accettabili siamo
andati a mangiare in un disgustoso fast food con una
fila spropositata, stretti attorno ad un tavolino di plastica di dubbia igiene
e circondati da camionisti tatuati, costretti a mangiare patatine mal cotte e
panini gommosi. Dopodichè è iniziata la patetica
ricerca dell’albergo e, morale della favola, ci ritroviamo in un autentico
buco, proprio come speravi tu, a dividere una stanza in quattro in uno dei
quartieri peggiori di New York!”
Chris difese
l’albergo. “Harlem non è poi così male!”
“Non è così male?
Io avevo prenotato a Manhattan, a cinque minuti da Times
Square!”
Chris scosse le
spalle. “Prendila con filosofia! La vera America è qui!”
In quel momento Lilian uscì saltellante dal bagno, con una strana smorfia
sul viso. Andrew si voltò verso il muro arrossendo, dato che la ragazza
indossava solo un asciugamano. Chris si informò “Qualcosa non va?”
Lilian
fece un piccolo sorriso. “Meno male che le docce fredde tonificano”
“Ah”, esultò Nicole.
“Scommetto che ti stai già pentendo di aver dato retta a questi due!”
Lilian
la guardò sorpresa. “Niente affatto! Mi sto divertendo da morire. La tua faccia
quando hai scoperto che nel tuo panino c’era la cipolla è stata impagabile!”,
concluse la ragazza sparendo di nuovo dietro la porta scrostata che delimitava
il bagno.
Nicole riprese a
lamentarsi “E comunque questa stanza fa pena. Ci sono solo tre letti! E poi non
voglio dividere la stanza con voi due!”
Andrew si erse in
un insolito slancio di coraggio “Ma perché te la prendi anche con me? Ha fatto
tutto Chris!”
Nicole lo squadrò
con disprezzo. “Scusa?”
Andrew avvampò
voltandosi nuovamente verso il muro. “Niente…”
Nicole continuò “Dicevo,
non voglio condividere questa stanza con voi…”
In quel momento Lilian uscì dalla stanza da bagno avvolta nella sua
vestaglietta di satin rosa e, senza che nessuno glielo avesse assegnato, si
allungò nel letto più spazioso. “Sono esausta! Potreste evitare di fare troppa
confusione? Buonanotte…” tempo di dire questo, già
dormiva.
Chris sbadigliò. “Credo
che seguirò il suo esempio… tu e Andrew potete fare
testa o croce per decidere a chi tocca l’ultimo letto…”
Il biondino propose
cavalleresco. “Prendilo tu, Nicole!”
“La tua galanteria
è sprecata con me. Io non voglio proprio dormire in questa stanza, quante volte
devo ripeterlo? Preferisco accamparmi in corridoio!”
Andrew abbassò la
testa deluso. Non c’era niente da fare, lui le ragazze non le avrebbe mai
capite. Chris commentò tranquillissimo “Perché non lo fai, allora?”
“Perché non faccio… cosa?”
“Accamparti in
corridoio”
Nicole ci pensò un
attimo. Non era l’idea più geniale del mondo, dato che chissà quali e quanti
tipi poco raccomandabili infestavano l’albergo. Non le andava di cacciarsi nei
guai. Tuttavia, le andava ancor meno l’idea di dividere la stanza con
quell’essere odioso che la scrutava da sotto le coperte con i suoi occhiacci
verdi terribilmente indisponenti. Si alzò di scatto e afferrò una felpa dalla
valigia semiaperta. “Bene. Allora a domattina”
“Se sarai ancora viva…”, ironizzò Chris con voce sepolcrale.
“Molto spiritoso!”
Lo apostrofò Nicole, dopodichè uscì sbattendo la
porta.
Si guardò intorno.
D’accordo. Il corridoio faceva, se possibile, ancora più schifo della stanza.
La moquette screziata era incrostata di sporcizia e i muri un tempo bianchi
erano ora coperti di macchie, segni e strisciate. In fondo al corridoio, che
non era lungo, c’era una finestra i cui vetri avrebbero avuto bisogno di una
bella lavata che si affacciava sul pittoresco panorama del muro di fronte. Per
coronare il disastro, l’aria condizionata era al massimo e si gelava.
Nonostante Nicole avesse preso la felpa meditando di usarla come barriera tra
lei e il pavimento, cambiò idea e vi si avvolse dentro. Dieci minuti dopo stava
battendo i denti e il sonno non si decideva ad arrivare. Guardò con desiderio
la porta della tanto disprezzata stanza. Al confronto del posto dove si trovava
ora, le sembrava un paradiso. Ostinatamente chiusa, la fissava con il suo
intonaco bianco e sembrava farle degli sberleffi ridendo del suo orgoglio
eccessivo. Immaginò la faccia di Chris se si fosse arresa e avesse bussato. No,
non poteva farlo. Infondo la notte non poteva essere così lunga…
e doveva essere lì da almeno…. un quarto d’ora?
Scoccò un’occhiata ferita al quadrante dell’orologio dove l’orario luccicava beffardo.
Nicole serrò i
pugni. Posso farcela. Basta che mi addormenti. Ma si, non è così complicato.
Devo solo chiudere gli occhi…un momento! Cos’era
quella macchia ambigua che aveva visto spiccare sulla parete un attimo prima di
abbassare le palpebre? La ragazza aveva paura a guardare, ma socchiuse un
occhio sperando con tutto il cuore di aver visto male…
le si gelò il sangue nelle vene. La macchia itinerante era la più grossa,
disgustosa e rivoltante falena che avesse mai visto in vita sua. Nicole aveva un
umiliante scheletro nell’armadio, che tentava di tenere accuratamente nascosto:
aveva una irrazionale folle completa paura delle farfalle. Le sembravano così
minacciose, piccole e striscianti, capaci di annidarsi dappertutto e volare
fuori all’improvviso ronzando come caccia da combattimento.
Nicole si ritrovò
così di fronte al più grande dilemma esistenziale della sua vita e sentendosi
molto amletica si disse “Chris o la falena? Questo è il problema…”.
Tutto a posto. Finchè la falena non avesse volato, sarebbe
andato tutto per il verso giusto. Anzi sembrava già più ferma. Probabilmente si
stava addormentando. Ma si… anche le falene avranno
bisogno di dormire, no? Finchè la falena restava
ferma, potevano essere coinquiline in quel corridoio sudicio. Non avrebbe dato
a Chris la soddisfazione di vederla tornare in camera con la coda fra le gambe
solo per paura di una piccola, innocua, innocente… “Ahhhh!” l’urlo le uscì spontaneo prima che potesse fermarlo
vedendo il mostro aprire le sue pelose alucce e iniziare
a levitare verso di lei.
Irrazionale fino
all’ultimo, Nicole serrò le braccia sulla testa per proteggersi dalla
terrificante incursione aerea e sentì una porta cigolare. Probabilmente Chris
si era impietosito a sentire l’urlo di terrore di Nicole, o forse non vedeva
l’ora di cogliere l’occasione di sbeffeggiarla. In ogni caso, se l’avesse
liberata della falena, l’avrebbe accolto come un salvatore, anche se poi
probabilmente sarebbe morta di vergogna. Una voce gracchiante dall’accento
incomprensibile e impastato di chi sta smaltendo una solenne sbornia l’appellò
“Tutto bene, bella?”
Nicole alzò la
testa con precauzione per prendersi l’ennesimo colpo della serata. Si chiese
seriamente se il suo cuore avrebbe retto. Non aveva davanti a sé il compagno di
viaggio, con i suoi magnetici occhi verdi e quel sorriso beffardo. No, lei si
vedeva fronteggiare dal più disgustoso, rivoltante e improbabile aborto di
madre natura, completo di corporatura mingherlina, tatuaggi su ogni centimetro
di pelle scoperto (purtroppo parecchi, dato che l’essere indossava solo un paio
di boxer che un tempo dovevano essere stati blu), e i lineamenti del volto
deformati e sforacchiati da un’incredibile quantità di pezzi di metallo.
Nicole si alzò di
scatto, chiedendosi per quale motivo la sua cattiva sorte l’avesse fatta
precipitare dritta dritta nel museo degli orrori e
squittì sperando di suonare convincente “Si si, stavo giusto tornando in
camera”.
Il mutante le si
avvicinò pericolosamente “Perché invece non fai un salto nella mia, di camera?”
“Mi piacerebbe
molto ma… poi il mio ragazzo ti riempirebbe di botte!
Sai, lui è campione di lotta libera ed è molto geloso. L’ultima volta che l’ho
tradito ha spezzato il collo del mio povero amante… ora
è in fuga. Latitante. È qui, nella camera accanto…
forse ci ha già sentito!”
Nicole si fermò,
probabilmente aveva esagerato con la storia del collo spezzato. Il mostro non
le avrebbe mai creduto. Tuttavia iniziò a indietreggiare. “Ah vabbè… io non c’ho voglia di casini…”,
bofonchiando si ritrasse fino a chiudersi nella sua stanza.
Nicole iniziò a
tempestare di pugni la propria porta “Chris! Apri maledizione, apri!”
Il ragazzo aprì uno
spiraglio microscopico. “Bè? Che vuoi?”
“Fammi entrare!”
“Perché dovrei?” Nicole
provò a spingere la porta, ma il ragazzo era troppo forte per lei e la teneva
inchiodata a pochi centimetri dallo stipite. “ Credevo che ti disgustasse anche
solo il pensiero di respirare la mia stessa aria…”
Nicole sospirò. Che
umiliazione. “Ok, lo ammetto, sei meno rivoltante di falene giganti e ibridi
mutanti, contento? Ora fammi entrare!”
Chris non si tolse
“Falene giganti? Ibridi mutanti? Nicole, hai fatto un brutto sogno per caso?”
La ragazza stava
per perdere totalmente la pazienza. “Idiota, lasciami entrare ti ho detto!” Si
buttò con tutto il peso sulla lastra di legno che le impediva l’ingresso, ma
gli unici risultati furono un gran dolore alla spalla e una risata di Chris
“Cosa mi dai se ti
faccio entrare?”
Nicole lo fissò
allibita “Niente! Ho già pagato questa camera a metà con te e Andrew.”
Il ragazzo si fece
più vicino. Il suo sguardo era ipnotico. “Io non faccio mai niente per niente.”
Nicole si
allontanò. Il cuore le batteva talmente forte che temette che il ragazzo
potesse sentirlo, e non le andava proprio. “Ho capito. Torno in corridoio”.
Chris si affrettò a
spalancare la porta. “Dai, vieni qui scema! Certo che con te non si può proprio
scherzare!”.
Nicole si avvicinò
diffidente e lui la prese in giro “Coraggio, non ho mai morso nessuno! O
perlomeno, non ho mai morso nessuno senza il suo consenso…”
Nicole lo ignorò e
si infilò rapida in camera prima che lui potesse ripetere il divertente
scherzetto di chiuderla fuori. La prima cosa che la colpì piacevolmente fu il
caldo. In quella stanza l’aria condizionata era spenta o molto bassa, tutta
un’altra cosa rispetto al corridoio in piena era glaciale. Si tolse la felpa e
si accorse di avere sonno.
Chris raggiunse con
un salto il suo letto. Nicole lo squadrò. “E io dove dovrei dormire?”
Chris scosse le
spalle “E io che ne so. Se vuoi dormire con me accomodati pure!”
Nicole sobbalzò “Piuttosto
sul pavimento!”
“Visto? Ti sei
risposta da sola. Buonanotte!”
Tutto contento si
raggomitolò sotto le coperte. Nicole rimase un attimo incerta se soffocarlo con
il cuscino, ma poi si ricordò che non aveva un cuscino perché gli unici tre che
c’erano erano in dotazione con i letti e abbandonò l’idea. Ripiegò la sua felpa
multiuso e vi appoggiò la testa sopra, dopodichè,
cercando di ignorare gli spigoli del suo corpo che urtavano dolorosamente il
pavimento duro, scivolò nel sonno.
Fin qui la
situazione sembrerebbe disperante e senza uscita. Ma non bisogna vedere questa
vacanza come un’esperienza da dimenticare. Dopo la terribile faccenda
dell’albergo di Harlem sarebbe stato consigliabile per Nicole preparare armi e
bagagli e darsi ad una precipitosa fuga. Cosa che avrebbe fatto se gli altri
tre non l’avessero bloccata e convinta a rimanere. E, tutto sommato, aveva
anche fatto bene. Abbandonato l’antro che l’aveva costretta ad una nottata sul
pavimento in compagnia degli acari, si erano trasferiti in un albergo
decisamente più dignitoso dalle parti di SoHo che,
oltre ad essere grazioso, pulito e ben frequentato, aveva permesso loro di
prendere due stanze e consentito così a Nicole di riappropriarsi della sua
adorata privacy.
Erano ormai quattro
giorni che il gruppetto si era stabilito a New York e Nicole ammetteva (ma solo
con se stessa. Avrebbe negato fino alla morte se qualcuno avesse subodorato
qualcosa!) che Chris, anche senza tabelle orarie, era un buon organizzatore.
Era riuscito a far visitare loro molti posti, a portarli nei ristoranti più
particolari e si era procurato i biglietti per vedere
C’era però una cosa
che ancora i ragazzi non avevano fatto, cosa per cui Andrew, la mattina del
quinto giorno di permanenza, stava assillando Chris. “Lo sapevo che non c’era
da fidarsi di te!” disse il giovane con aria offesa prima di addentare con
rabbia un pancake. “Le tue promesse fanno acqua da tutte le parti! Non ti si
può mai chiedere niente…”
Chris non sembrava
minimamente colpito dallo sfogo del fratello. “Ma non ti ho detto che non ci
puoi andare! Si tratta solo di scegliere : Central park o il museo! Quanto a me, so esattamente dove voglio
andare. I lucertoloni morti non mi attirano.”
Andrew scosse la
testa disgustato “Che ignorante che sei! Sei ingiusto. Ci tenevo ad andare a Central Park!”
“E chi te lo
impedisce, Archimede?”
Andrew sussultò. “Lo
sai che tra i due preferisco il museo! Il punto è che…”
“Il punto è che sei
davvero noioso. Guarda che ti ho fatto fare un sacco di cose in questi giorni e
ti sei divertito, non osare negarlo!”
Andrew fece per
ribattere ma poi tacque. Si era divertito. Abbastanza da non pensare troppo che
mentre sprecava il tempo a bighellonare per negozi e gallerie d’arte la
possibilità di visitare sia il suo museo preferito che il parco dei suoi sogni
se ne stavano uscendo dritte dritte dalla finestra.
In quel momento Nicole
e Lilian li raggiunsero al tavolo della colazione. Lilian esclamò allegra “Buondì! Che cosa prevede il
programma di oggi?”
Andrew sospirò. Il
grande capo rispose “Partenza per Boston alle quattro, prima abbiamo il tempo
di andare o a Central park
o al museo di Andrew. Possiamo anche dividerci. Io vado al parco, Andrew al
museo.”
Lilian
esclamò immediatamente “Parco.”
Nicole non sperava
in tanta fortuna. Avrebbe potuto ammirare il museo senza avere tra i piedi Chris
e i suoi commenti inopportuni. Andrew non le avrebbe certo causato problemi,
era un tipo talmente timido che probabilmente se la sarebbe svignata
immediatamente per conto suo appena messo piede nell’atrio, cosa che le avrebbe
permesso di farsi allegramente i fatti suoi in compagnia di se stessa. Non
poteva immaginare situazione migliore!
Mentre si
crogiolava nei suoi pensieri, la voce di Chris proclamò “Ovviamente, Nicole
accompagnerà il vecchio Chris al parco!”
Nicole sussultò “Ovviamente
no, io andrò al museo!”
“Non penso
proprio.” Troncò il ragazzo con tono spiccio.
“Scusa tanto…”, si inalberò la ragazza, “ma io preferisco il
museo!”
Chris allontanò la
pretesa di Nicole come un insetto
“Sciocchezze,
nessuno direbbe di no ad una bella passeggiata nel parco in mia compagnia.”
Nicole si stava
arrabbiando. “Bè, io si.”
Il ragazzo proseguì
come se lei non avesse detto nulla. “Inoltre, ci sono un sacco di cose da vedere,
lì. Ci sono più di tremila varietà di alberi!”
“So com’è fatto un
albero.” Commentò acida Nicole.
Chris si voltò
verso di lei. La fissò negli occhi con grande intensità, come se stesse
tentando di ipnotizzarla. Nicole sentì il cuore accelerare i suoi battiti. Oh
no. Se ora avesse parlato, lei gli avrebbe dato retta. Lo sapeva. Sentì il suo
interesse per il museo e il suo desiderio di stare un po’ da sola dissolversi
in quello sguardo elettrico. Il ragazzo sorrise e disse, con un tono di voce
semplice, morbido “A parte gli scherzi, mi piacerebbe che venissi con me, Nicole.”
Dì di no, dì di no,
dì di no! “e… va bene. Presumo che un giro nel parco
non mi ucciderà.” Nicole si sorprese di se stessa. Non poteva aver acconsentito
davvero!
Lilian
sorrise tra sé e sé. Sapeva di non essere intelligente quanto Nicole, ma in
amore e attrazione era un’esperta. Doveva eclissarsi per il bene di quella
coppietta che stava nascendo. Che cosa romantica! Si voltò verso Andrew con un
sorriso dispiaciuto. “Ma così il povero Andrew resterà tutto solo in quel museo
enorme! Vabbè, vorrà dire che rinuncerò alla
passeggiata nel verde e lo accompagnerò io!”
Andrew arrossì. “Non
è necessario, davvero..”
Chris bloccò rapido
i timidi dinieghi di Andrew. “Che cosa carina Lilian!
Andrew è felicissimo! Non è così fratellino?” Calcò l’ultima frase con un
accento minaccioso e Andrew replicò con un filo di voce “Felicissimo…”
Nicole si accorse
di aver smesso di respirare durante quell’ultimo scambio di battute e si
affrettò ad areare i propri polmoni prima di rendersi
conto che… oh no! Aveva accettato di andare al parco
con Chris da sola. La cosa la gettò immediatamente nel panico. Di solito era
sua sorella a curare le pubbliche relazioni, lei poteva limitarsi a tacere o a
commentare acidamente. Nessuno faceva caso a lei, non quando era a fianco della
prorompente personalità di Lilian perlomeno. Di che
accidenti poteva parlare da sola con un ragazzo? E con un ragazzo come Chris,
per giunta?
Fu proprio
l’oggetto delle sue paranoie a dissiparle con uno sbrigativo “Sarà meglio darsi
una mossa. Ci vediamo qui alle tre in punto. Ehi, voi due, salutateci i
bisnonni!”
Andrew guardò
storto il fratello “I bisnonni?”
Chris sorrise
candidamente. “ Perché, non discendiamo dai dinosauri?”
Andrew scosse la
testa rassegnato “ Lasciamo perdere…”
Lilian
sorrise come suo solito. “Tranquilli, ci divertiremo moltissimo. Non vedo l’ora
di vedere… Andrew? Di preciso, cosa stiamo andando a
vedere?”
Andrew arrossì, tra
la timidezza e l’esasperazione. Tipico di Chris, rovinare uno dei suoi momenti
preferiti di quel viaggio per la sua pretesa di corteggiare Nicole. Lui sentiva
di non avere nulla a che spartire con Lilian, era
come un buco nero o un quasar non ben identificato. Non aveva idea di come
comportarsi con quella sconcertante ragazza dai capelli ramati e i sorrisi
luminosi. Andrew e Nicole si scambiarono uno sguardo sul genere ‘ Siamo nella
stessa barca’ e le due coppie si separarono.
“Che ti dicevo? Non
è una meraviglia?” Chris aveva l’aria rilassata e soddisfatta di chi si sta
godendo appieno un momento.
Nicole, al
contrario era sulle spine, così si rifugiò dietro lo scudo del sarcasmo
pungente. “Si direbbe che tu non abbia mai visto un’accozzaglia di piante in
vita tua.”
Il ragazzo non se
la prese e replicò amabile “Bè, converrai con me che
un bosco di tale estensione è raro in una metropoli come New York!” Nicole fece
spallucce. Chris non si perse d’animo. “Dai entriamo. Ti farò vedere i miei
posti preferiti!”
Tanto per dire
qualcosa, Nicole bofonchiò “Perché, eravate già venuti a New York?”
“Andrew no. Io sono
venuto l’anno scorso e me ne sono innamorato. E come darmi torto? Questa città
ha qualcosa di fenomenale, come una propria personalità, non trovi anche tu?”
Nicole si stupì
della considerazione di Chris, perché quella era la stessa identica sensazione
che la città le suggeriva. Si indispettì un po’ per il fatto di avere qualcosa
in comune con quell’individuo piatto e superficiale e non disse nulla.
Camminarono lungo
il sentierino ghiaioso per un po’, finchè non si isolarono dal rumore della città. Raggiunsero
un grande arco di mattoni rossi sul quale era posato un orologio di foggia
antiquata, in ferro battuto, con il quadrante tondo. Era sormontato da un
piccolo gong ai lati del quale si trovavano due scimmie armate di martelletti e
circondato da una corolla di deliziose statuine a forma di animali danzanti con
in mano strumenti musicali. Nicole rimase a guardarlo stupita. Era un oggetto
troppo carino!
Chris esclamò “Lo
sai? Ogni mezz’ora parte una musica e gli animali danzano. Mancano solo cinque minuti… aspettiamo, ti va?”
Nicole si stupì per
una seconda volta. Non sembrava il dongiovanni arrogante e antipatico che era
certa di conoscere. Aveva l’aria di un bambino felice. Stava quasi per
sorridere ed acconsentire, anche perché anche lei aveva voglia di ammirare gli
animaletti ballerini, quando la parte sospettosa e razionale della sua mente
insorse. Quella era sicuramente una tattica! Una tattica per conquistarsi la
sua fiducia. La voleva convincere di essere un bravo ragazzo simpatico e dolce
per poi prendersi gioco di lei. Probabilmente, se avesse guardato lo
spettacolino dell’orologio, il ragazzo l’avrebbe presa in giro fino alla morte.
A seguito di questi
ragionamenti contorti, Nicole sostituì il sorriso che le era salito
spontaneamente alle labbra con una smorfia sdegnosa. “Credi forse che abbia
cinque anni? Cosa vuoi che me ne importi di un orologio meccanico. Andiamo avanti,
dato che mi hai trascinata con te a fare questo inutile giro.”
Ops.
La voce le era venuta fuori troppo aggressiva e Chris trasalì. Dopodichè il suo sguardo si fece triste. “D’accordo.
Pensavo potesse essere divertente. Non importa. Andiamo.”
Nicole si pentì un
po’ della propria reazione. Era ancora certa che il ragazzo l’avesse presa in
giro, ma forse aveva esagerato. Poi alzò le spalle. Era andata così. Avevano
mosso solo pochi passi quando il primo degli undici rintocchi e mezzo
dell’orologio riecheggiò dietro di loro. Nicole ebbe un sussulto. Gli animali.
Voleva vederli, a tutti i costi. lanciò un’occhiata timorosa a Chris. Forse poteva…? No. Fuori discussione. L’avrebbe presa per cretina.
Ma si, in fondo cosa vuoi che sia? È solo un orologio meccanico, è solo… cinque rintocchi, sei rintocchi…
Nicole si fermò di scatto.
Chris la guardò
interrogativo “Che succede?”
Pensa Nicole,
pensa, pensa! “Ehm…la scarpa. Mi si è slacciata!
Faccio subito, tu vai pure avanti, ti raggiungo.”
“Ma no, ti aspetto…” Otto rintocchi, nove rintocchi…
“Ho detto che mi sbrigo! Vai avanti tu!”
“Ok…”
Bene, la giudicava
una pazza, si capiva dal tono di quella sillaba di assenso. Pazienza. Per
fortuna c’era una curva. Appena il ragazzo svoltò Nicole prese a correre come
un’ossessa nella direzione opposta. Undici rintocchi…e
mezzo. Una musichetta strana e tintinnante da carillon scordato partì proprio
nel momento in cui Nicole, senza fiato, approdava di fronte all’orologio. Le
statuine a forma di animale iniziarono a girare lentamente attorno al
quadrante. Senza sapere perché, a Nicole vennero le lacrime agli occhi. Era
bello. No, molto di più. Anche se sapeva che era solo un ben congegnato
meccanismo a far muovere le statuine, quel lento girotondo a suon di musica
aveva un che di surreale, di magico. “Non ho cinque anni!” aveva proclamato
poco prima. Invece ora si sentiva davvero come se li avesse. E in un picco di
irrazionalità, si sentì sola e un po’ spaesata. Avrebbe voluto che ci fosse
qualcuno con lei a condividere quel momento. Che assurdità! A lei piaceva stare
da sola, le era sempre piaciuto. Eppure…
“Bellissimo, non è
vero?” Nicole si voltò di scatto e incontrò il sorriso di Chris. Strano! Non
era ghignante, né malevolo. Era un sorriso… allegro.
Si, non c’era altro modo di descriverlo. Un sorriso gentile. Nicole decise, per
una volta, di non fingere. “Sì. È bello.” Si chiese se dovesse scusarsi per la
sua condotta di poco prima, ma scartò l’idea. Non ci allarghiamo. Quello
spettacolo la rendeva sentimentale, d’accordo, ma a tutto c’è un limite!
“Non è necessario
che ti scusi”. Stavolta Nicole trasalì davvero. L’aveva letta nel pensiero? “è
normale che i bambini tentino di allontanarsi dagli adulti per fare le cose da
soli. Cercano di sembrare grandi, ma sono pur sempre bambini”.
Nicole si accigliò
“Io ti sembro una bambina?”
Chris parve
ponderare la questione “Non in tutto. Ma in certe reazioni sì.”
Nicole aprì la
bocca per ribattere, ma poi lasciò perdere. Era vero. Certe volte si comportava
veramente in modo infantile. Su un’ultima nota un po’ stridente il girotondo
degli animali si fermò. Il piccolo capannello di persone lì assiepato si
disperse rapidamente. La magia si era dissolta. Nicole doveva avere
un’espressione delusa, perché Chris tentò di consolarla “Ricomincerà tra
mezz’ora.”
Nicole scosse la
testa con decisione. “No. Non sarebbe più la stessa cosa. Un momento passato è
passato. Non lo si può riprodurre, neanche ricreando le stesse condizioni. Le
sensazioni non sarebbero mai le stesse, ma solo una pallida copia.”
“Potrebbero
essercene di nuove.”
Nicole era ferma
sul suo punto. “Non altrettanto intense.”
Chris non era
d’accordo “Non è detto.”
“Invece si. I
momenti speciali non tornano.”
Chris si stupì. “Ed
è stato un momento speciale?”
Nicole annuì. “A
modo suo…”
Chris estrasse una
macchina fotografica dalla tasca. “Qualcosa in contrario ad una bella foto?”
“Perché dovrei
avere qualcosa in contrario?”
“Non saprei, sembri
ostile ai ricordi!”
Nicole inarcò le sopracciglia, desiderando che
capisse. “Non ho mai detto niente di simile. Adoro i ricordi. Trovo solo che
non possano ridarti indietro quello che hai provato. Sono ostile alle
riproduzioni, o meglio ai tentativi di riproduzione. Ma ricordare è bello.
Quindi puoi scattarmi la foto.”
Chris si guardò
intorno. “Ho un’idea migliore.” Si avvicinò ad un passante, un uomo di colore
dall’espressione cordiale. “Chiedo scusa, potrebbe scattarci una foto sotto
l’orologio?”
L’uomo sorrise “Naturalmente.
Che carini. Fidanzati, eh?”
Nicole assunse un’espressione
scandalizzata. “No! Siamo solo…”
Chris le cinse le
spalle. “Si esatto!”
L’uomo stavolta
rise. “ La ragazza non mi pare d’accordo!”
“Solo perché è
timida. Non è così tesoro?” sul suo viso ricomparve il sorriso irriverente e Nicole
lo riconobbe. Lo detestava ma… che strano. Non
riusciva a convincersi del fatto che prima non fosse sincero. Senza sapere bene
il motivo, non si allontanò dalla stretta di Chris e si mise in posa. Il
ragazzo sbirciò la sua espressione seria mentre il loro fotografo inquadrava “ Bè? Un sorriso per la stampa?”
“Non sorrido mai
nelle foto, mi si allarga il viso.”
L’uomo mise a fuoco
“Ok, cheese!”
Fulmineo, Chris
pizzicò il fianco di Nicole, che si lasciò sfuggire un’involontaria risata. In
quel momento partì il flash. L’uomo restituì la macchinetta a Chris mentre Nicole
si riprendeva dall’affronto subito e se ne andò con un “Buona fortuna!” che gli
veniva dal cuore. Che coppia graziosa.
Nicole non era
altrettanto dell’idea. “Razza di idiota! Cosa ti è saltato in mente?”
Chris non si
scompose “Non la volevo una foto triste e deprimente sulla mia macchinetta!”
“Sono sicura che è
orribile. Fammela vedere!”
Il ragazzo le mise
l’apparecchio sotto il naso. Non era brutta. Era… strana.
Le provocò un brivido allo stomaco. Con quel sorriso radioso (anche se
artificiale), abbracciata al ragazzo che ostentava un sorriso felice quanto il
suo, sembrava davvero una fidanzatina innamorata. Restituì la macchina
fotografica. “Non è così terribile, no?”
“No.” Rispose
laconica la ragazza
“Allora posso
tenerla?” insistette lui.
“Se ti piace…”. Aveva ricominciato a preoccuparsi. Aveva abbassato
le difese, da vera stupida, e uno strano sentimento si era impadronito di lei.
Non avrebbe dovuto accettare. Non sarebbe dovuta venire con lui in quel parco.
L’atmosfera era troppo romantica, troppo particolare, troppo lontana dalla
caotica realtà quotidiana. Quell’angolo di verde in mezzo a quell’inferno di
cemento sembrava un’oasi irreale, una porta spalancata su un altro mondo, un
luogo fatato dove tutto era possibile. Nicole era ferrata sull’argomento, aveva
letto tanti libri fantasy. E sapeva come andava a finire di solito la faccenda.
Entrava in gioco l’amore. Scosse la testa per scacciare l’immagine. Che cosa
stupida. Troppo ossigeno le stava dando forse alla testa?
“Sei pensierosa?”,
la voce vellutata di Chris la distolse dalle sue paranoie.
“Mmmmmm…”
“Forse hai fame. A
colazione hai bevuto solo un caffè!”
Lei lo squadrò. “è
solo mezzogiorno e un quarto, Chris. È troppo presto per il pranzo.”
Il ragazzo alzò le
spalle “E allora? Se abbiamo fame, perché aspettare? Non ci sono le tue tabelle
orarie. Niente regole, oggi. Facciamo davvero i bambini, per una volta.
Divertiamoci.”
La avvolse con uno
sguardo speranzoso. Non lo fare, Nicole. Non lo fare! Non abbassare la guardia!
Ma infondo… al diavolo. Poteva lasciare la
razionalità in un angolo per qualche ora. Quello nel parco sarebbe stato un
momento a parte. I sentimenti che stava provando non erano reali, sarebbero
scomparsi non appena avesse messo piede fuori da quella bolla di luce verde.
Sarebbe tornato tutto come prima. La cosa avrebbe dovuto renderla felice… ma allora perché una parte di lei desiderava che
quei momenti si prolungassero all’infinito? Uno schiocco secco la riportò alla
realtà. Chris aveva battuto con forza le mani mancando di un millimetro scarso
la punta del suo naso. “Non c’è niente da fare, quando entri nel tuo mondo per
un povero ragazzo è impossibile farsi notare. Allora, che hai deciso? Al
diavolo l’età adulta?”
No Nicole, no! Ma infondo,
cos’aveva da perdere? “Ma si. Allora, che si mangia?”.
Lilian
trovava che quel posto fosse bello. Non se lo sarebbe mai aspettato. Aveva
meditato a lungo durante il tragitto per andare al Museo Vattelapesca,
su quanto fosse stata brava e altruista a lasciare che Nicole andasse da sola
con Chris al parco. Perché, Lilian non aveva problemi
ad ammetterlo, lei detestava i musei. A volte alcune cose che vi erano
contenute le suscitavano un certo interesse, ma quella serie infinita di sale
semivuote nelle quali non si poteva neppure parlare al cellulare la snervava.
Anche perché, spesso erano davvero pochi i pezzi che le piacevano davvero e
aveva sempre trovato stupido pagare un biglietto per interessarsi cinque minuti
e annoiarsi le restanti due ore e cinquantacinque. Perfino ai tempi della
scuola aveva l’abitudine di darsi malata quando venivano organizzate gite per
mostre, musei o gallerie. Andrew poi le sembrava una compagnia così noiosa!
Certo, era carino, anche se probabilmente non se ne rendeva conto, aveva un suo
sex appeal inespresso, ma era così timido e silenzioso. I
nizialmente,
Lilian aveva pensato che quella fosse una tattica seduttiva. I ragazzi con la faccia da bambolotti e
l’atteggiamento indifeso andavano forte ed anche Lilian
se ne sentiva piuttosto attratta. La ragazza aveva erroneamente pensato che
quel suo atteggiamento da bimbo sperduto fosse un modo di contrapporsi al
fascino ben più spavaldo di Chris. Si era dovuta presto ricredere. Andrew era
davvero un caso disperato. Sembrava provare per Lilian
(e per l’intero genere femminile), qualcosa di simile al terrore. Ogni volta
che la ragazza provava a rivolgergli la parola quello spalancava gli occhi
spauriti, arrossiva e balbettava in risposta solo il minimo indispensabile. Ce
n’era abbastanza per scoraggiare perfino una ragazza aperta e vivace come Lilian da ogni tentativo di conversazione.
Il viaggio in metro
fino al museo era stato una noia e Lilian si era
consolata al pensiero che il museo probabilmente conteneva dei negozi e anche
un bar dove lei poteva svagarsi mentre Andrew guardava le mummie, gli animali
morti o quel cavolo che voleva vedere. Una volta pagato il biglietto tuttavia, Lilian aveva capito che quel museo non era un noioso
postaccio per vecchi barbogi fissati con la cultura. Era architettonicamente
bellissimo, e conteneva cose davvero interessanti! A partire da quel
meraviglioso dinosauro alto fino al soffitto che occupava l’atrio. Mentre Lilian lo fissava rapita, Andrew si schiarì la voce e,
preso coraggio, le rivolse la parola. “ Ehm… senti… so che non ti andava di venire. Se vuoi… ci sono, non so, dei negozi…”
Lilian
lo interruppe “Sarò sincera, non ne so molto di questa roba, ma sembra forte.
Ti darebbe fastidio se… insomma…
venissi con te?”
Andrew guardò Lilian con attenzione. Aveva un’aria ingenua e curiosa. Strano,
ora che non ostentava quei sorrisi abbaglianti e la sua espressione ipereccitata da oca giuliva non lo intimoriva più così
tanto. Per una volta, lui giocava in casa. Era in un tempio della cultura,
praticamente il suo regno. Per una volta, era lei ad avere l’espressione
timorosa di chi si sente fuori posto, con il suo abitino corto, la borsa
all’ultima moda e le conoscenze solo scolastiche. Il sorriso del ragazzo si
fece più sicuro. “Ma certo! Potrei anche spiegarti qualcosa…
insomma… se ti va!”
Lilian
si illuminò. “Oh si! Mi piacerebbe moltissimo! Però aspetta…
non voglio dimenticarmi niente di quello che dici. Dovrei proprio prendere
qualche appunto. Dov’è un negozio? Vorrei comprare un blocchetto.”
Andrew era
perplesso “ Perché non ci avviamo verso il Planetario? Sono sicuro che da
quelle parti ce n’è uno.” Andrew non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma non
vedeva l’ora di raggiungere il luogo per il quale, insieme all’MIT, aveva
intrapreso quel viaggio. Certo, non avrebbe mai immaginato la presenza di Lilian quando sognava quel posto. La vita era piena di
imprevisti!
Per sua fortuna, il
negozio c’era davvero. Lilian stava per proporgli di
accompagnarla, ma vista la sua espressione rapita decise di lasciarlo a
contemplare un meteorite gigante mentre lei partiva per la sua spedizione.
Tornò poco dopo, brandendo vittoriosa un quadernetto nero con la copertina a
stelle argentate. Lo raggiunse come un tornado, saltellando sui tacchi “Non è
un amore? Molto appropriato, ti pare?”
Andrew non sapeva cosa
rispondere. Non trovava niente di entusiasmante in un blocco per appunti. Si
sforzò di mostrarsi vagamente interessato, ma gli veniva estremamente
difficile. Era nella terra promessa, circondato da modellini di pianeti e sonde
spaziali, non riusciva a pensare a nient’altro. Tuttavia propose, per far
piacere a Lilian “Ho letto sulla guida che c’è una camera
in cui viene simulato il Big Bang… ci andiamo?”
Lilian
assunse un’espressione dubbiosa. “Mi farà paura?”
“Non credo!” Lilian smise di esitare.
“Bè, alla peggio mi terrai la mano!”
Andrew sperò
ardentemente che quell’eventualità non si verificasse. Si sarebbe vergognato
troppo. I due entrarono assieme ad altri turisti in una stanza circolare buia.
Non appena partì la spiegazione, le pareti iniziarono ad emettere luci e
bagliori e così pure una larga cavità al centro della stanza. Lilian esclamò “Sembra una discoteca! Ehi, non sarebbe
male, no?
Nella mente di Andrew
la voce di Lilian si perse in un mormorio confuso.
Quando uscirono dal simulatore Lilian stava ancora
chiacchierando e Andrew si accorse con orrore di non aver sentito una sola
parola di quello che la ragazza gli stava dicendo. Pregò che non lo
interrogasse, come se fosse stato un pigro scolaro al cospetto di un insegnante
intransigente. Fortunatamente la ragazza non gli rivolse alcuna domanda, ma
corrugò le sopracciglia e indicò una parola su un cartellino informativo “Radiogalassia… cos’è? C’è un sistema radiofonico che ci
collega con altri pianeti, informata sui pettegolezzi e sugli scandali di tutta
Fortunatamente
scherzava. Andrew aveva anche supposto per un istante che fosse seria, ma i suoi
occhi scintillavano divertiti. Si lanciò in una spiegazione molto tecnica
mentre la ragazza prendeva freneticamente appunti. Quando ebbe finito, Lilian commentò “La mia versione era più interessante… ti immagini? La famosa attrice marziana XYZ è
stata vista oggi con il noto cantante dei Saturnian Boys… già fidanzato con la ricca ereditiera plutoniana KJ…”
Andrew ridacchiò “
Plutone è troppo piccolo per avere un magnate con tanto di ereditiera.”
“Infatti posseggono
tutto il pianeta, sciocco! Come fai a non saperlo? Non ascolti Radiogalassia?”
Andrew tornò serio
“ A parte gli scherzi…hai capito?”
Lilian
lo avvolse con uno sguardo offeso “Non sono così cretina!”
Andrew divenne
color papavero, anzi, color terra di Marte “Non è questo…
magari io sono troppo tecnico. Figurati, non intendevo insinuare…
non mi permetterei mai…”
Lilian
lo interruppe “Va tutto bene, respira. Allora, andiamo avanti, ho una marea di
domande per te. Per esempio, cos’è un buco nero? Tutti dicono che è micidiale… io conosco solo i punti neri, sono impurità
della pelle. Piuttosto disgustosi, ma basta una pulizia del viso per
eliminarli. Per caso c’è una pulizia dell’universo per eliminare i buchi neri?”
Andrew spiegò a Lilian tutto su come nasce un buco nero, sulle stelle (sono
così carine, perché mi hai dovuto dire per forza che sono sfere di gas? Ora le
immaginerò come un ammasso di benzina bruciata!), sul concetto di curvatura
n-dimensionale (sembra un film di fantascienza!), sulle spedizioni spaziali
(chissà, magari un giorno anche tu andrai nello spazio! Magari sarai il primo a
mettere piede… che so… sul
Sole!). A questo punto Andrew aveva ribattuto “Ci tieni tanto a vedermi finire
carbonizzato?”
Lilian
battè le lunghe ciglia “Ovviamente no, sei un tipo
talmente divertente!”
Andrew si era
sentito orgoglioso. Lilian non si stava annoiando, e
sinceramente neanche lui. Inoltre, la ragazza aveva preso una marea di appunti
e aveva l’aria di stare ascoltando sul serio le sue spiegazioni. Esplorata da
cima a fondo la zona astronomica, i due si spostarono nei piani che ospitavano
i dinosauri. Lilian fece ridere Andrew imitando con
espressioni buffe ogni dinosauro dal nome strano. Infine, lo trascinò nel
negozietto dei dinosauri e praticamente lo svuotò. Per concludere i due
pranzarono alla caffetteria del museo e Andrew si sentiva un’altra persona. Era
molto più disinvolto e doveva ammettere che, per quanto avesse immaginato
quella visita completamente diversa, si era divertito, rilassato e anche
inorgoglito stupidamente alla vista di molti giovani che occhieggiavano Lilian con ammirazione. Aveva anche provato un po’ di
gelosia, ma non ebbe il coraggio di ammetterlo neppure con se stesso.