“Ma se ti svegli, ed hai ancora paura,
ridammi la mano,
cosa importa se sono caduto, se sono lontano?”
Faber, Hotel Supramonte
 
 
Passano gli anni, come si rimarginano le ferite.
Poi un bel giorno mi faccio coraggio.
Riesco a guardarmi allo specchio.
E vedo che le cicatrici invece non passano.
Sorrido, amaro, nell’ammirare lo spettacolo della mia disfatta.
In questa casa, ricordi che mi stanno stretti, costrizioni cucite addosso.
Cosa sto cercando, nell’altro me che mi osserva?
D’improvviso, senza ch’io me ne accorga, la sento sulla mia spalla.
Dolce, comprensiva, forte, confortante, calda.
Rassicurante.
Remus, incontro il tuo sguardo nello specchio.
Le tue labbra sorridono, i tuoi occhi hanno smesso da tempo.
Sento quella pressione, così gentile.
Sembra quella di una volta.
Abbasso lo sguardo, sulla mia spalla.
Dopo tutto questo tempo, cosa ci è rimasto?