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Autore: miss volturi    26/09/2011    1 recensioni
salve ragazzi, questa storia parla di Leah Clearwater, il personaggio che più mi piace (esclusi i protagonisti ovviamente).Parla di una vita diversa, molto diversa rispetto all'originale. ovviamente ci saranno comunque licantropi e vampiri. buona lettura!!!
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater, Seth Clearwater, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivò presto notte nella foresta e io non avevo la più pallida di come tornare a casa. ma io non me ne preoccupavo molto perché tanto la mattina dopo sarei tornata a casa con tutta la calma.
Anche se probabilmente si sarebbero preoccupati, ma non mi importava molto. Forse un po’ per Seth ma mi avrebbe capito. Appoggiai la schiena per terra e chiusi gli occhi. Ero in pace assoluta. Niente e nessuno mi avrebbe disturbato in quel luogo. Li riaprii e mi soffermai a osservare il soffitto blu del cielo. Potevo vedere tutte le stelle e le costellazioni. La stella polare era la più luminosa. Chiusi gli occhi per un attimo e non li riaprii più fino alla mattina successiva. I raggi del sole mi disturbavano molto. Ma che stava succedendo. Mi addormentavo sempre. Guardai il cellulare che avevo in tasca: nessuna chiamata senza risposta o messaggio. Erano le 8.30. era molto strano pensavo che Seth, non mi avesse almeno chiamato. Ripresi il sentiero che mi portò fuori dal bosco. Di fianco alla casa c’era una grande radura dove Seth e gli altri stavano giocando a calcio. Quando mi vide disse < Ciao hai dormito bene ? com’è la tua stanza?> non si era accorto che non c’ero ieri sera. Spalancai gli occhi, ero sua sorella e non si ero accorto che non c’ero? una estrema amarezza mi salì in gola. Abbassai il capo sconfitta. Valevo così poco? Urlò mentre giocava < Va tutte bene ?> io entrai in campo a tutta carica e presi la palla. Gli altri provavano a scartarmi, ma ero pur sempre la migliore attaccante della mia squadra in Italia. E non ci riuscivano, mi preparai a tirare e ovviamente feci goal. Mio fratello era rimasto indietro e mi guardava stralunato. Io gli urlai < Sei proprio uno stronzo lo sai? Io ieri sera non ero con te. Non te ne sei accorto?>lui si imbroncio all’insulto, poi dopo aver capito a cosa mi riferivo, spalancò gli occhi e io dissi < Ecco appunto, taci che è meglio> tutto il dialogo era avvenuto in italiano e i ragazzi ci guardavano con aria interrogativa. Le lacrime spingevano per uscire ma dovevo trattenermi. In quel momento mia madre uscì di casa disse < Seth è pronta la colazione> era bello sapere che anche lei si era dimenticata di me. Non ce la facevo più. Stavo per scoppiare. Ero ferma in un punto e stavo iniziando a tremare. Seth capì e mi si parò davanti. < Leah calmati > Ma non ci riuscivo. Un dolore lancinante all’altezza del petto mia stava facendo malissimo. Probabilmente la falsa non sapeva nemmeno che avesse una figlia. Lo guardai glaciale negli occhi < Non-dirmi-di-calmarmi> mia madre aveva osservato la scena disse < Leah c’è qualcosa che non va ?>. questo non doveva dirlo.
Alzai lo sguardo su di lei e mi avvicinai a passo di carica < Leah fermati> disse Seth, ma io lo ignorai.
< Tu mi chiedi se c’è qualcosa che non va?> dissi piano. Vedevo nei suoi occhi paura. Mi allontanai e iniziai a urlare. < Secondo me come mi dovrei sentire sapendo che nessuno dei miei famigliari si è accorto che io non sono tornata a casa a dormire. Tu non ti sei mai importata a me. Io sentivo le telefonate che facevate te e papà. Tu chiedevi sempre di Seth e di me mai. Cosa ti ho fatto io? Perché non sono degna delle tue attenzioni? Sono meno importante di lui? Dimmelo perché il dolore che mi sta lacerando il petto non smetterà finché non avrò capito. Credo che sia il caso che io torni in Italia. Vedo che qui io non sono ben accetta> Seth urlò < No! Leah non farlo. Ti prego> le lacrime che stavo trattenendo mi rigavano il viso. Mi sentivo uno schifo. Quelle che cadevano erano lacrime amare. Mia madre mi guardava con gli occhi spaventati. Dopo tutto che avevo detto sentivo le forze abbandonarmi. Le gambe si facevano pesanti. Poi all’improvviso tutto fu nero.
  
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