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Autore: lete89    27/09/2011    2 recensioni
David si schiarisce la gola, cercando di guadagnare qualche minuto prima di dire qualcosa che, lo sente, manderà su tutte le furie la collega. –Non avevano detto che era stato un incidente?- si arrischia a chiedere, prima di svoltare sicuro verso sinistra ed immettersi nella Brodway.
-Una fuga di gas, per la precisione- lo corregge Connie, sfogliando tutte le teorie elaborate in quegli anni di indagini non autorizzate.
-E tu non ci credi?- domanda, prima di dirigere la macchina nel parcheggio del luminoso New Scotland Yard .
Connie si limita a stiracchiare un sorriso, scuotendo la testa e accarezzando la mano del collega sul freno a mano. –Lascia stare- borbotta, per poi scendere veloce dalla macchina.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Peter Minus, Severus Piton, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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-Buono

 

 

 

-Buono?-

Constance gli sorride riconoscente. –Grazie, Dave. Ci voleva proprio- confessa, appallottolando nella mano la salvietta che, fino a un attimo prima, era avvolta attorno a un voluminoso cono gelato.

David Canter sorride di rimando, allungando il braccio dietro la schiena della ragazza e stringendola teneramente. –Vedrai, ce la faremo- le sussurra, dolce, baciandole la punta dell’orecchio.

Connie espira lentamente, accoccolandosi meglio contro il petto dell’uomo e godendosi quei primi raggi di sole primaverili.

Non era così sicura.

Dall’agosto del’anno prima, quando aveva incontrato Piton, non avevano fatto molti passi avanti. Vista la scarsa voglia di collaborazione dell’uomo avevano deciso di seguire i suoi spostamenti, piazzandogli addosso una microspia. Il problema era un altro. Chester aveva scoperto che gli oggetti elettronici, se entravano in contatto con delle radiazioni particolarmente potenti rilasciate dalle molecole che aveva isolato, facevano contatto e si rompevano.

Esattamente com’era successo al microfono che Constance aveva indossato prima di andare nella casa di Piton. Dave aveva detto di aver sentito un fastidioso ronzio e poi più niente. A un’analisi più attenta di Erick si era scoperto che i collegamenti dell’apparecchio si erano fusi e Constance, rileggendo gli appunti sull’appartamento dell’uomo, aveva fatto notare agli amici che erano assenti apparecchi elettronici. Non aveva segnato la presenza di una televisione, di un telefono… neppure la luce corrente! C’era una candela che pendeva dal soffitto, una candela!

“Ehi, Fratello Becher, quante molecole pensi di poter estrarre ancora?” aveva chiesto Erick a Chaz, interessato. E così, sfruttando la laurea in Chimica di Chester e quella in Informatica di Erick, avevano inserito nei circuiti delle microspie le molecole estratte dai particolati, fino a riuscire a ottenere la perfetta convivenza delle due forze.

Dave poi, con noncuranza, aveva finto di urtare Piton durante la sua uscita settimanale, piazzandogli addosso, proprio nel risvolto del funereo soprabito sempre indossato dall’uomo, la cimice l’ultima settimana di agosto.

Il segnale c’era.

Un puntino verde, identificativo dell’uomo, aveva brillato a intermittenza sul computer di Erick, fino a sparire, il primo settembre. Eppure non c’era stato alcun cortocircuito. Piton era come finito in un limbo che aveva, momentaneamente secondo Chaz, addormentato la microspia. Secondo i vicini, spariva a settembre e tornava a giugno, ma nessuno poteva dire di preciso dove, quel tipo silenzioso, si recasse per tutto quel tempo.

E così, da ormai troppi mesi, non avevano nulla su cui indagare.

Erick aveva sfruttato la sua prima laurea in Archivistica per trovare ogni informazione possibile su quel Remus Lupin, l’ultima persona raffigurata nella foto della signora Minus su cui non sapevano ancora nulla, senza, fra l’altro, ottenere risultati.

Come Sirius Black e come James Potter, sembrava un fantasma.

E, se almeno Dave, Erick e Chaz avevano da lavorare ai soliti casi e dovevano affrontare la monotona routine dell’ufficio, Connie non poteva fare altro che rimanere ben nascosta nell’appartamento di David a sfogliare l’agenda.

Quel pomeriggio, esasperata, aveva deciso di andare da Eugene, mandare al diavolo l’indagine e pregarlo in ginocchio di reintegrarla nell’incarico.

David, per fortuna, l’aveva bloccata in tempo, trascinandola a mangiare un gelato e a passeggiare mascherata per le strade di Londra.

-Ehi, ma quello…- borbotta David, aggrottando la fronte e alzandosi stancamente dalla panchina. Constance segue incuriosita il suo sguardo, individuando fra la folla un uomo vestito in abiti scuri.

-Lo conosci?- domanda, un attimo prima di essere afferrata per un braccio dal ragazzo e trascinata all’inseguimento. –E’ Kingsley Shacklebolt- la informa il ragazzo, osservando con aria professionale l’uomo che, a passo svelto, cammina fra la folla.

–Chi?- chiede Constance, cercando di recuperare dalla memoria quel nome.

-Era sul luogo dell’omicidio di Bryce, ha rivendicato la giurisdizione del caso- le ricorda paziente, strattonandola poi per una via parallela a quella che l’uomo stava percorrendo. –Fa parte di quell’unità speciale che rivendica la giurisdizione sul caso Black-.

Svoltano veloci verso la strada principale. David abbraccia per la vita la ragazza, fingendo di ridere divertito per una cosa appena detta, urtando poi, con finta noncuranza, Kingsley.

-Oh, mi scusi, non volevo…- finge di scusarsi David, afferrando l’uomo per la spalla. –Io… oh, non posso crederci! Io… davvero…. Agente Shacklebolt?- domanda, falsamente sorpreso, per poi distogliere la mano dall’uomo e passarla vicino al suo orecchio.

L’uomo lo squadra un attimo, perplesso, per poi ricollegare il volto al nome. –Agente Canter, giusto?- lo saluta, stringendogli la mano con una presa forte. –Che coincidenza!- ridacchia, prima di salutare con un cenno del capo la ragazza.

-La mia fidanzata, Constance- la presenta David, mentre Connie squadra attenta l’uomo. Ha un’aria amichevole, una voce profonda e tranquillizzante.

-E’ da molto che non ci vediamo… ah sì, adesso ricordo! L’omicidio Bryce- riprende David. –Avete preso il colpevole?- domanda poi, con professionale interesse. Kingsley sorride cordiale, per poi liberarsi dalla stretta del ragazzo. –Non ancora, purtroppo- scuote la testa l’uomo, riprendendo lentamente a camminare e facendo intuire alla coppia di avere fretta.

–E Black?-

Shacklebolt sorride, ammirando lo zelo del poliziotto. –Non posso parlare dell’indagine, mi dispiace- si scusa, accelerando il passo.

-In Centrale abbiano avuto diversi casi strani…- lo informa David, inventando al momento. –Forse potrebbero essere collegati a Black. Potremmo collaborare nelle indagini- offre, con una scrollata di spalle.

Kingsley si ferma, afferra le spalle del ragazzo stringendole rassicurante. –Dubito fortemente che siano collegate a Black. Dalle ultime informazioni in nostro possesso si trova in Tibet1 in questo momento- mente, sperando di risultare convincente. –Io non vi ho detto niente, però- sorride, salutando la ragazza con un cenno del capo e allontanandosi velocemente, sicuro di aver in quel modo scoraggiato totalmente ogni tipo di indagine da parte dei Babbani.

David sorride sornione.

-Perfetto-.

Constance lo trascina di lato, fissandolo torva. –Perfetto?- Ripete, storcendo il naso schifata. –Che cosa ti sembra perfetto? Non ci ha dato nessuna informazione utile!- sbotta, appuntando di malavoglia quella conversazione sulla straripante agenda.

Dave continua a sorridere, estraendo dalla tasca dell’impermeabile il cellulare. –Quel Shacklebolt sa più di quanto vuole farci credere- mugugna, soddisfatto. –Non avrai davvero creduto alla storia del Tibet?- chiede derisorio alla ragazza.

Connie, offesa, gonfia le guance. –Perché no?- sibila, infastidita.

David sorride compiaciuto. –Perché vuole lasciarci fuori da questa storia. Agente White, mi meraviglio di te! Pensi davvero che un ricercato si rifugi prima al caldo sole delle Mauritius e poi sotto i freddi ghiacciai del Tibet?- domanda, retorico.

-Ah, magnifico allora!- risponde Constance, tornando ad appuntare le informazioni sulla sua agenda. –Adesso sappiamo che Black non è in Tibet, meraviglioso! Ci rimane solo tutto il resto del globo da perquisire, ma è già un inizio- lo prende in giro, scrivendo concitatamente sull’agenda.

-Io non volevo informazioni da lui- le spiega, sorridente. –Volevo solo attaccargli una di queste- bisbiglia, estraendo dalla tasca dell’impermeabile una manciata di cimici. Constance spalanca gli occhi. –Sei riuscito a mettergliela addosso?- domanda con trepidazione.

-Ovvio, dietro l’orecchino. Sfido chiunque a trovarla. Adesso abbiamo un agente-invisibile della sezione speciale delle indagini su Black da seguire. Che te ne pare?- si vanta, accarezzando la guancia arrossata della ragazza.

-Chiamo Erick e Chaz per informarli dello sviluppo- la informa, allontanandosi di qualche passo alla ricerca di campo.

Constance espira soddisfatta, finendo di appuntare le informazioni. Quando rialza la testa, però, la sua attenzione viene catturata da una ragazza che, veloce, le passa davanti di corsa.

-Dave!- urla, riconoscendo quei capelli rosa e quel volto a forma di cuore. –DAVE!- ripete, cercando con gli occhi il collega che però, per la lontananza, non la sente.

Constance si abbassa il berretto sulla fronte, iniziando a camminare a passo svelto dietro la ragazza.

La segue fino al punto dove hanno visto Kingsley Shacklebolt sparire, la vede voltare l’angolo e iniziare a percorrere strette stradine. Superano una fermata della metro, un paio di piccoli edifici dall’aria malridotta e uno squallido pub.

Connie, estasiata, appunta tutto con foga, senza perdere di vista la ragazza che l’aveva aggredita quel giorno, per poi nascondersi dietro un angolo per spiare meglio la giovane che, all’improvviso, si è fermata.

Tonks si ferma davanti a un muro pieno di graffiti e, dopo essersi guardata attorno, entra nella cabina telefonica. E’ in ritardo! Dawlish la ucciderà se non la troverà nella sala riunioni Auror fra tre minuti! Al diavolo, userà l’entrata dei visitatori. Per una volta, che cosa importa?

Constance scrive febbrilmente sull’agenda, per poi sporgersi guardinga oltre l’angolo.

Sparita.

No, non può essersela lasciata sfuggire!

Con urgenza raggiunge la cabina telefonica2, osservandola con rabbia. Diversi vetri mancano e l’apparecchio sembra decisamente instabile. Chissà se il telefono funziona.

Entra con sospetto, lasciando la cigolante porta aperta e cercando qualche indizio che potesse tornarle utile.

-Cosa sta facendo?-

Connie si volta spaventata, incontrando gli occhi indagatori di un ragazzo dall’aria piuttosto arrabbiata.

-Secondo te?- domanda, guardinga, ostentando sicurezza.

Il ragazzo la squadra indagatore. –Chi è lei?- domanda poi, con tono severo.

-Non credo proprio che tu abbia l’autorità per saperlo, ragazzo- glissa Connie, notando con orrore un bastoncino spuntare dalla tasca dei pantaloni del giovane.

Ok, deve inventarsi qualcosa.

Il giovane strabuzza gli occhi, preso alla sprovvista. –Che… cosa? Guardi che sta parlando con l’assistente del Primo Ministro!- la informa, rimarcando con particolare enfasi la carica rivestita.

Constance inizia a sudare freddo. –Sul serio?- domanda, cercando di mantenere un tono monocorde. –Beh, allora dica al Ministro che non è questo il modo di trattare un informatore- mente, mordendosi in ansia il labbro.

Il giovane si passa una mano fra i capelli rossi, aggrottando la fronte. –Informatore?- ripete, stupito.

Constance si avvicina al giovane con aria guardinga. –Ho delle informazioni su Black- mormora a denti stretti, notando il ragazzo sbiancare all’improvviso.

-Cos… come…- balbetta il rosso, fissandola con gli occhi spalancati.

-Sirius Black- ripete, piccata. –Devo forse scrivertelo?- lo prende in giro, cercando di calmare i battiti accelerati del cuore.

Il giovane scuote la testa con forza. –Ma…- tenta, prontamente interrotto dalla ragazza.

-Dovevo incontrarmi con Shacklebolt, è lui l’incaricato della sua cattura, no?- lo aggredisce, con aria minacciosa. –Beh, non si è presentato all’appuntamento! Sai che ti dico? Peggio per lui allora! Troverò altri a cui vendere le informazioni!- sbotta, ricordando le parole di Piton secondo cui sono più i soggetti che cercano Black.

-Deve… deve esserci stato un disguido- la blocca il ragazzo, impedendole di uscire dalla cabina. –Se… se mi permette la scorterò personalmente all’ufficio Auror competente e mi farò giustificare l’inadempimento degli obblighi da Shacklebolt stesso!- si offre, chiudendo risoluto la porta della cabina alle proprie spalle.

L’idea di Constance di fuggire da lui sembra sfumare.

-Non so…- pigola, terrorizzata da quel discorso. Chi diavolo sono gli Auror? Che sia il nome dell’organizzazione con quelle bacchette? E il Primo Ministro? Non sarà il vero Primo Ministro, giusto?

-Oh sì invece!- sbotta il ragazzo, rosso in volto. –Gli Auror si prendono troppa libertà, l’ho sempre pensato! Ma arrivare fino a questo punto, rischiare di perdere informazioni su Black… informerò il Ministro personalmente, non ne dubiti!- le dice, in modo concitato, afferrando la cornetta dell’apparecchio e iniziando a far ronzare il disco del telefono.

Constance, con le mani tremanti, stringe l’agenda al petto, iniziando ad annotare quelle che, teme, potrebbero essere le ultime informazioni raccolte sul caso.

“Benvenuti al Ministero della Magia. Per favore dichiarate il vostro nome e i vostri affari” dice una voce metallica con fare gentile.

Connie si guarda attorno sorpresa, fissando con stupore la cornetta e cercando di individuare gli altoparlanti.

-Percy Weasley, assistente personale del Ministro Cornelius Caramell- si presenta il ragazzo, parlando alla cabina più che all’apparecchio. –Accompagno…- biascica, fissando con aria interrogativa la giovane.

-Sono un informatore anonimo- mormora con un filo di voce Constance, appiattendosi contro la parete della cabina. Percy storce la bocca. –Un Informatore- annuncia alla fine.

Constance riprende a scrivere febbrilmente, mentre le immagini di Chaz, sua madre, Eugene, Erick e Dave le affollano la mente.

“Grazie” dice la limpida la voce femminile. “Informatore, è pregato di prendere il tesserino di riconoscimento e di attaccarlo alla parte anteriore dei suoi vestiti”.

Percy afferra i due foglietti usciti dallo scivolo di metallo per il resto, per poi passargliene uno e cercare di spiare lo scritto. Connie chiude di scatto l’agenda, inserendovi dentro con cura il tesserino.

“Informatore, le è richiesto di sottoporsi a una perquisizione e di presentare la sua bacchetta per la registrazione al banco di sicurezza, situato all’estremità opposta dell'Atrio”.

-La accompagno io- la rassicura prontamente Percy, mentre le parole “bacchetta”, “perquisizione” e “banco di sicurezza” risuonano malvagie nella testa della ragazza.

In un attimo il pavimento inizia a tremare e, con enorme sorpresa della ragazza, la cabina sprofonda nel pavimento.

Ascensore mascherato da cabina telefonica non funzionante. Ingegnoso! Appunta Constance, sempre sotto lo sguardo vigile e attento di quel Weasley.

Dopo circa un minuto di discesa, la voce metallica risuona nella stanza.

“Il Ministero della Magia vi augura una piacevole giornata”.

Il… cosa?

MINISTERO DELLA MAGIA!!! Scrive, febbrile. Ecco come quei matti chiamano la loro organizzazione segreta!

-Siamo arrivati- la informa cordialmente Percy, aprendo la porta della cabina e cedendole il passo.

Connie non riesce a credere ai propri occhi.

Si trova in una enorme sala, stracolma di gente vestita in modo bizzarro. Le pareti sono rivestiti di legno scuro, intervallate da un numero spropositato di camini.

-Da questa parte- la invita Percy, iniziando a camminare a passo sicuro verso un angolo dell’enorme atrio.

Constance, lentamente, indietreggia, fino a voltare le spalle al ragazzo e correre verso un cunicolo laterale, nascondendovisi spaventata.

E’ circondata!

E’ terribilmente nei guai!

Estrae dalla tasca il cellulare di servizio, sbiancando d’un tratto.

Morto.

Quel posto deve essere dannatamente pieno di quella molecola isolata da Chaz.

Ok, niente panico.

Dave la starà sicuramente cercando.

Appunta veloce ogni particolare che riesce a vedere, compresa l’enorme fontana in centro alla sala.

Quello deve essere senza dubbio il quartier generale di quell’organizzazione delle bacchette, quella di cui fanno parte la vecchietta incontrata a Godric’s Hollow e i tre che l’hanno aggredita a casa, oltre al rosso di prima. E forse anche quel Shacklebolt! E se fossero coinvolti anche quello sgradevole Piton e il misterioso Lupin?

-Signorina?-

Connie si alza in piedi con un salto, socchiudendo gli occhi per la troppa luce che un uomo le sta puntando in faccia.

-Si identifichi- le domanda annoiato, avvicinandosi di qualche passo.

-I-io…- balbetta Constance, nascondendo veloce l’agenda nel retro dei pantaloni.

L’uomo aggrotta la fronte, pensieroso, per poi abbassare il fascio di luce. E’ quel bastoncino, non è una pila!

-Mi mostri la bacchetta- le ordina, con tono imperioso.

-La ba-bacchetta? Oh sì… ce-certo!- farfuglia la ragazza, portando la mano al fianco sinistro ed estraendo veloce la pistola.

-Mani in alto o…- riesce a gridare, prima di sentire l’uomo borbottare un annoiato stupeficium e una luce rossa colpirla in pieno petto.

Connie si accascia al suolo, priva di sensi.

-Oh, per la barba di Merlino!- si sfoga l’uomo, avvicinandosi con stizza al corpo privo di senso della ragazza.

-Qualche problema, Herbert?- domanda un uomo, fissando con sospetto lo stretto cunicolo in disuso.

-Un altro Babbano, John- borbotta l’addetto alla sicurezza, raccogliendo la pistola della ragazza da terra e cercando a fatica di farla rientrare nel fodero. –E’ il terzo questo mese- si lagna, girando la ragazza in posizione supina.

-Falle nel sistema?- domanda sbrigativo l’Auror, controllando sull’orologio di non arrivare in ritardo alla riunione.

Herbert fa spallucce. –L’ho detto a quelli dell’Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani che l’entrata dei visitatori è rischiosa, ma figurati se mi ascoltano- sbuffa, iniziando a trascinare la ragazza per le braccia verso la propria scrivania.

-Ti mando giù un Oblivatore, allora- si offre l’Auror, avvicinandosi di qualche passo.

-Nah, lascia perdere- risponde l’uomo, riprendendo fiato. –Quelli lì non si muovono dalle loro scrivanie se non c’è un ordine in carta bollata. Ho l’autorizzazione speciale per oblivare dieci minuti dalla mente dei Babbani proprio per velocizzare situazioni come questa. Sarà più che sufficiente. La scocciatura sarà compilare tutte le scartoffie e avvisare l’ufficio dei Babbani che contatterà chi di dovere. Quelli lì vogliono essere informato di ogni oblivazione fatta su uno dei loro- lo rassicura, agitando la bacchetta in aria e facendo alzare il corpo della ragazza.

-E dopo?- domanda incuriosito l’Auror.

-La lascerò vicino alla cabina. C’è un pub poco lontano, penseranno tutti che si è fatta una bella sbornia-.

 

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Note:

 

1.    “Anche Kingsley Shacklebolt è un elemento prezioso; lui ha l’incarico di dare la caccia a Sirius, così ha alimentato le informazioni al Ministero che Sirius è in Tibet” da Harry Potter e l’Ordine della Fenice

2.    Siamo arrivati,” disse il Sig. Weasley con un gran sorriso, indicando una vecchia cabina telefonica rossa, dalla quale mancavano vari pannelli di vetro, davanti a un muro pieno di graffiti” da Harry Potter e l’Ordine della Fenice

 

 

   
 
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