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Autore: theinvisiblemayqueen    27/09/2011    1 recensioni
La mia prima fanfiction... all'inizio non si parla di Taylor ma poi... vedrete....
Buona lettura!
P.s Recensite,recensite e consigliate!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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due due Nel mio letto, la mattina dopo, pensai molto ad Austin. Prima di Natale ero lusingata del fatto che lui mi amava, dalle sue attenzioni. Avevo preso il fatto alla leggera.
Ma nelle vacanze mi era mancato e la lontananza mi aveva fatto provare uno strano dolore, al petto. La sera pensavo a lui e lo sognavo, ricordando la notte che avevamo trascorso insieme, abbracciati. Desideravo che lui non fosse nel 'Dark Blue Tennessee', ma lì, con me.
Era Amore? sì, senza ombra di dubbio.
Ora avevo voglia di rivederlo, di baciarlo, di sapere che mi amava e di dirgli 'ti amo'. Perchè era questo che provavo.
Mi vestii, indossando il mio caldo maglione rosso, la sciarpa dell'università, un basco e i miei jeans preferiti. Ovvio, anche una semplice giacca a vento. Usii di corsa dal dormitorio. Erano le 8, ma era deserto. Mi ero dimenticata che era domenica e quindi non c'erano lezioni... Andai a sbattere contro qualcuno. Austin.
-Avevo così tanta voglia di rivederti!- dicemmo in coro. Lo abbracciai, poggiando la testa sulla sua spalla, coperta di neve. Ci ritirammo in una nicchia e lui mi baciò il naso, rosso dal freddo. Prima che potesse continuare lo fermai. Gli confessai i miei pensieri di quella mattina, di come all'inizio non l'avevo preso sul serio, di quanto però poi mi era mancato. Mi ero completamente sbagliata. Era stupito.
-Ma ora ti amo, Austin, davvero.-
I suoi occhi, prima sospettosi, si illuminarono di pura gioia. Sorrisi e lo spinsi contro al muro, baciandolo e appoggiandomi a lui. Era un sogno che rincorrevo da mesi, era Austin.
I nostri corpi erano ghiacciati, ma io stavo bruciando. Andammo in mensa e ci prendemmo un tè. Ad Harvard lo servivano con i pasticcini e in tazze di porcellana, come in Inghilterra. Decidemmo di fare un salto in città. Ogni domenica si svolgeva un mercatino, dove vendevano di tutto. Ci andavo quasi ogni settimana, prima delle vacanze. Quel giorno me ne ero dimenticata, presa com'ero da Austin! Ma quel tesoro se ne era ricordato per me. Era la prima volta che ci venivo con lui. Guardammo per ore le bancarelle. Comprai un maglione fatto a mano, del mio colore preferito, un paio di omini di pan di zenzero, fermagli per capelli e un sacco di altre cosine carine. Stranamente Austin non sembrava provare avversione per lo shopping, come altri ragazzi che avevo conosciuto. Anzi, sembrava anche interessato. Gli chiesi una spiegazione e lui mi disse che faceva shopping con sua sorella, a volte, e che ci era abituato. Lei doveva essere una ragazza fantastica.
Guardai l'orologio: le 5. Il tempo era volato.
-Dovremmo mettere qualcosa sotto i denti, sono le cinque di pomeriggio...- proposi.
-Io non ho tanta fame...e tu?-
-Bè...in un certo senso ce l'ho...- risposi sorridendo. Lo trascinai in un vicolo. Non appena fummo lontani dal caos lo baciai, quasi affamata dalle sue meravigliose labbra. Rispose al bacio con trasporto. Quando mi fermai per riprendere fiato dissi: -Non riesco a non dirti che ti amo...è più forte di me...- Mi sorrise come un capoclasse che riceve la medaglia.
Mi prese per mano. Pochi minuti dopo eravamo in un bar stile Starbucks, che faceva dei frappuccini fantastici: ordinai il mio preferito, quello al caramello.
Rimanemmo così, a fissare il tramonto e a sorseggiare frappuccino. Quella era vita.
Tornammo ad Harvard ridendo e Austin si intrufolò in camera mia, per restarci. Era proibito, ma non ci importava. Parlammo e giocammo a bridge, sgranocchiando patatine e salatini.
Dopo qualche ora ero distrutta, così mi spogliai (rimanendo in mutandine e reggiseno) e mi infilai a letto. Austin fece lo stesso e rotolò vicino a me. Non lo avevo mai visto senza maglietta...era fantastico. Il suo corpo era caldissimo. Mi rannicchiai contro di lui, posando la testa sul suo petto e osservandolo da quella posizione. Ci fissammo per un pò, poi lui mi abbracciò e mi baciò, dolcemente. Iniziò a giocare con la spallina sottile del mio reggiseno nero. Quando gli lanciai un'occhiataccia smise. Scivolai nel dormiveglia, mentre lui mi accarezzava  la schiena e i fianchi.
Mi svegliò la luce elettrica che filtrava da sotto la porta. Erano le 4 di notte, secondo la mia sveglia. Sentii una porta sbattere e capii. Una volta ogni tanto i sorveglianti controllavano le stanze delle ragazze, per vedere se c'era qualche studente impegnato in qualche altra attività, che non era di certo dormire.
Austin era sveglio. Aveva capito anche lui.
Mise la testa sotto il cuscino e le mani sui fianchi. Mi sdraiai su di lui, a pancia in giù e feci finta di dormire. La luce si accese e la porta si aprì (non era permesso chiuderle a chiave la notte, sia per una questione di sicurezza che per un eventuale controllo). Entrò la sorvegliante del nostro piano. Si guardò bene intorno, mi vide dormire tranquilla e apparentemente sola e se ne andò. Dopo che la porta si chiuse a Austin venne da ridere. Gli tappai la bocca con un bacio, che poi lui rese più profondo. Intrecciò le sue gambe con le mie. Gli feci scorrere le mani sulla schiena, sentendo le sue spalle ampie e i suoi muscoli tesi. Mi strinsi contro di lui. Non ci eravamo mai baciati così. Era qualcosa di intimo, di nuovo, e di bello. Ero tentata di continuare, ma il buonsenso ebbe la meglio. Mi staccai e dissi di non essere pronta. Ero ubriaca di lui. Si mostrò comprensivo. Non era come gli altri ragazzi, che ci davano dentro la prima sera. Sapeva aspettare.
Lo amavo anche per questo. Mi riaddormentai, tra le sue braccia.

   
 
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