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Autore: Luna_R    08/06/2006    2 recensioni
Sono le sette e trenta di mattina, il suono di una sveglia, irrompe nel silenzio di un appartamento assopito.
Una ragazza si sveglia, poggia rumorosamente la sua mano sulla sveglia, e maledicendo il giorno già alle porte, si dirige in bagno.
E intanto non sa, che non sarà, un giorno come tutti gli altri..
*********
-“E tu, chi sei?!”-
-“Nel mio paese, colui che salva una vita ad un uomo, fa sua quella vita. Ecco, ora la mia vita ti appartiene.”-
Non so chi fosse, non so perché evadeva sempre dalle mie domande, ma provai un tale senso di protezione nei suoi confronti, che non potei far altro che portarlo via con me.
“Ricordati di me”, solo una storia d’amore, dimenticata o nascosta, nei meandri della mente invecchiata o distratta.
Ma pur sempre una storia d’amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

 

 

 

 

aawaa L’UOMO CHE VIENE DA LONTANO aawaa

                                             (Parte2)

 

Lo cerco ancora un po’, percorrendo la via per qualche metro, nella speranza di vederlo; è solo, è stravolto, probabilmente non saprà neanche dove andare.

E poi è pazzo. E questo basta.

Però lo sto cercando, e non so nemmeno chi sia.

Perché lo sto cercando?! Perché me ne preoccupo tanto?!

Infondo potrei voltarmi, ritornare al mio lavoro, alla mia vita. Ma non posso.

Ha bisogno di me, lo sento. Forse, sono pazza anche io.

 

-“Signorina, hai idea di quanto mi ha fatto aspettare là fuori?!”-. Mi sbuca davanti, in mano ha un sacchetto; è della pasticceria all’angolo, quella dei bignè favolosi.

Lo guardo, non so che dirgli, mi lascia spiazzata ogni volta!

Però sono felice d’averlo ritrovato, infatti rido e la mano si posa dinnanzi alla bocca, “come fanno le brave signorine” mi diceva sempre la mia allevatrice, all’orfanotrofio.

 

-“Ero sicura d’averci messo giusto un po’!”-.

-“Eh no, non lo sa… ora che finisce di dire po’, sono già passati cinque minuti! Il tempo è tiranno!”-.

-“Però, vedo che lo ha speso molto bene il tempo in attesa!”-. Gli indico il sacchetto che stringe fra le mani, grandi e rovinate, dagli anni o da chissà quale loro compagno.

-“Sono biscotti. Vuole?! Betty dice sempre che finirò per ingrassare come un maiale, prima o poi!”-.

 

Betty, ancora lei. Chissà chi sarà mai questa donna.

Ora che lo guardo bene, ogni volta che nomina il suo nome torna serio; il suo sguardo ridente si spegne e quegli occhi piccoli si abbassano come una saracinesca, alla fine di una lunga giornata.

 

-“Sì grazie, molto volentieri!”-. Infilo la mia mano esile nel pacchetto, un biscotto al cioccolato mi riempie il palmo “questi, sono i miei preferiti!”-. Addento la meraviglia.

-“Vede?! La vita è un po’ come un pacchetto di biscotti, infila la mano, pesca quello giusto e tutto ha un altro gusto. Così, chi demorde nella vita non ha capito che basta sfidare la sorte, per trovare il giusto sapore.”-.

 

Lo guardo, cerco di carpire le sue parole.

Il biscotto si scioglie sulla mia lingua, regalandomi note di cioccolato dolce e denso.

Mi fermo pensando ai tempi in cui la mia vita assomigliava a quel sapore; io, Simone, la nostra vita… era una sfida! Ma eravamo felici, perché essa ci conduceva alla felicità.

E quando ho smesso di sfidare la vita, questa ha perso sapore.

 

-“Ha ragione lo sa! Credo ne comprerò un sacchetto anche io di questi biscotti buonissimi, chissà che non mi aiutino a migliorare le cose!”-.

-“Bene! Prima però vorrei trovare una chiesa, se non le dispiace…”-.

 

Ora cammina più spedito, fatico a stargli dietro, ma quando prendo il suo passo si ferma, all’istante; si guarda intorno, si tocca i capelli, poi mi fissa.

 

-“Forse è meglio che cammina lei davanti, io non conosco la strada.”-.

 

Non riesco a trattenermi! E’ troppo buffo, scoppio a ridere rigogliosamente.

Oh mamma, se me lo avessero detto che mi sarei trovata in mezzo alla strada, con un perfetto sconosciuto a ridere così, non ci avrei creduto!

 

-“Venga con me!”- Lo prendo sotto braccio, tracciando un nuovo cammino –“se passiamo di qui facciamo molto prima!”-.

-“Questa città è molto grande…”-.

-“Come ogni metropoli che si rispetti. Non c’era mai stato prima?!”-.

-“Betty si perderebbe sicuramente…”-.  Sfugge alla mia domanda, perdendosi ancora fra i suoi pensieri.

-“Oh sì, è probabile.”-.

 

Ci fermiamo; dinnanzi a noi, il parco che costeggia la chiesa si apre in tutta la sua meravigliosa bellezza.

 

-“Questa è la chiesa di S.Patrizio, una delle più importanti della città, se non la più grande!”-.

-“E’ molto bella, dice che possiamo stare un po’ nel giardino?!”-.

-“Certo! Anche se credevo volesse seguire una messa…”-.

-“Oh no! A quest’ora la mia Betty era abitudinaria andare in chiesa, così ovunque mi trovo sento il bisogno d’andarci anche io, così che mi possa illudere di vederla arrivare come un tempo.”-.

-“Doveva essere molto speciale questa Betty, se continua a cercarla a distanza di tempo.”-.

-“L’amavo molto.”-. Mi risponde serio, ma mi guarda spiegando un sorriso compiaciuto e sereno, facendomi cenno d’ addentrarci nel parco.

 

Amavo. Era.

Anche lui ha usato il passato. Anche la sua Betty, ERA sua.

Improvvisamente mi sento così vicina a quell’uomo, i dolori del mio cuore sembrano meno pesanti, come se fosse più semplice se a dividerli si è in due.

Camminiamo un po’, fin che non ci accomodiamo ai piedi di una grande fontana.

Il sole è alto, crea giochi di luce e riflessi con l’acqua e le vetrate colorate della chiesa; sembra tutto una festa, anche se c’è quiete intorno.

 

-“E lei, cos’ha nel cuore lei?!”-. Lo fisso serio, sorrido un po’ disabituata a sentirlo fare domande.

-“Io veramente non lo so.”-.

-“Ognuno sa cos’ha nel cuore! Persino lei!”-.

-“Confusione. Credo d’avere questo nel cuore…”-.

-“Ma no signorina, la confusione può stare solo qui…”-. Mi sfiora leggermente le tempie, innegabilmente mi ritrovo a sussultare. –“perché nel cuore non c’è posto per troppe cose!”-. Lo sento ridere, la cosa mi da un piacere estremo.

-“Allora non ho niente nel cuore.”-.

-“Le persone cattive non hanno niente nel cuore! E lei non assomiglia neanche lontanamente a una persona cattiva.”-.

-“Come può dirlo, lei non mi conosce!”-.

-“Non starei qui, se avessi percepito questo stia tranquilla!”-.

-“Ma è lei che mi ha portato qui! E non capisco neanche perché… mi scusi la franchezza.”-.

 

Parlo ridendo, ma in realtà sono seria.

Voglio sapere. Ci sono dentro come non credevo d’essere mai stata dentro, in vita mia.

E’ un enigma che devo sciogliere.

Una spiegazione a lui, che mi fa sentire così stranamente serena e appagata.

 

-“Sì che lo sa, stamattina lei ha sentito che avevo bisogno ed è accorsa in mio aiuto. E la strada per questo posto, scusi la franchezza, me l’ha indicata sempre lei!”-.

-“Lei è molto furbo… questo non glie lo ha mai detto la sua Betty?!”-.

-“Lei nel cuore ha sicuramente qualcosa di speciale, perchè è così forte da mandarle in confusione la mente. Se la liberasse, sicuramente se ne renderebbe conto!”-.

 

Glissa le mie domande, nuovamente.

Le sue parole mi turbano. Sembra mi scavi nella mente, ogni volta che apre bocca.

Adesso ho paura.

Ciò che dice è giusto, ma ciò che dice mi costringe a pensare, riflettere. Ed io non voglio.

Basta farmi del male, io non voglio più chiedermi il perché delle cose.

Mi alzo stizzita, gli urlo contro.

 

-“Ma lei chi è?! Perché è qui?! Cosa vuole da me!”-.

-“Si calmi, non faccia così troverà ogni risposta se libererà la testa dai pensieri…”-.

 

Si è alzato, mi tiene il volto fra le mani, non stringe, è una morsa delicata.

Sta massaggiando le mie tempie, piano, metodicamente.

Sento un fluido scorrermi lungo il corpo, dentro le vene che pulsano forte.

Chiudo gli occhi, mi lascio andare.

Il mio corpo è elettricità, immagini confuse della mia vita si rincorrono fra loro, giocando a una lotta senza armi.

Mi lascia andare.

Riapro gli occhi. Lo guardo intensamente nei suoi.

 

-“E tu chi sei?!”-. Parlo sussurrando, a fil di voce.

-“Nel mio paese, colui che salva la vita ad un uomo, fa sua quella vita. Ecco, ora la mia vita ti appartiene.”-. Parla piano anche lui, il suo tono non è più informale.

-“Vieni da molto lontano, perché io questa legge non l’ho mai sentita.”-. Sorride.

-“Sono ciò che vuoi farmi essere, non preoccuparti delle forme. Ascolta e fai ciò che senti! Anche se tu hai sentito, che io avevo bisogno di te. Sibilla.”-.

 

Sibilla. Ha pronunciato il mio nome imperiosamente.

Ma lui come conosce il mio nome?!

Tremo. Adesso sì che ho davvero tanta paura.

Ma lui mi accarezza una guancia, amorevolmente; con il meno indica il cartellino identificativo dell’ufficio, appeso al colletto della mia camicia.

Lo guardo sospirando, dandomi della scema.

 

-“Io sono l’uomo che viene da lontano, non un indovino…”-.

 

Lo abbraccio, istintivamente. Mi sento meglio.

Ricambia il mio abbraccio, massaggiandomi dolcemente i capelli.

Odora di buono. Di sapienza. Di mistero.

 

-“Sì è fatta ora di andare a casa. Sono molto stanca. Vieni…”-. 

Gli allungo la mano. Annuisce.

 

Non so chi fosse, non so perché evadeva sempre dalle mie domande, ma provai un tale senso di protezione nei suoi confronti, che non potei far altro che portarlo via con me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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