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Autore: Vincent_Van_Goat    28/09/2011    1 recensioni
attimi di ragionamento sulla mia bella condizione mentale...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Meditazioni '
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Una pagina bianca che ora non lo è più.
Una pagina di pausa, di stallo tra un disegno e l’altro.
Una pagina che è respiro, una pagina per chiudere un attimo gli occhi e calmarsi.
Ogni singola linea che ho tracciato e traccerò è ormai scomparsa dalla mia mente: è impossibile ripetere due volte lo stesso disegno, impossibile provare le stesse emozioni.
Ciò che prima mi addolorava ora mi rassicura, ciò che amavo ora mi è in odio.
Come fare a riaprire gli occhi, quando ormai le palpebre sono cucite dai fili del sonno?
Posso ancora scorgere la luce che mi circonda, ma nessuna foglia è più così verde, nessun mare così profondo, nessun fiore così assuefante, come quando il solo brillava nel mio cuore, sotto il fardello della solitudine, sotto il fardello dell’insoddisfazione.
 
Mi è stato chiesto cosa trovassi di tanto interessante in te.
Non ho saputo rispondere.
Non ne sarei in grado nemmeno ora, dopotutto.
Morte.
Morte a colui che per primo ha affermato: “L’amore è cieco”.
Io ti ho visto benissimo, fin dall’inizio, e, fin dall’inizio, t’ho sempre amato.
È così bello, nei sogni, sentire ancora la tua voce, nonostante le parole siano sempre le stesse, nonostante il tuo viso sbiadisca ancora, ancora, trascinato dalla brezza del tempo.
Non esiste un luogo ove riposarsi in questa terra desolata: ci trasciniamo soli, le membra sferzate dalla sabbia e dai ricordi.
La fortuna a volte abbassa misericordiosa le sue iridi cieche e finalmente accanto a noi troviamo qualcuno, un compagno di viaggio.
A volte dura anni, altre pochi istanti.
Con te ho passato i miei momenti, a te ho donato tutto ciò che sono stata, per te sono diventata ciò che ora sono.
Ogni tanto un falco attraversa il mio cielo e io alzo gli occhi, congestionati, dolorosamente pulsanti ma vivi, perdendomi tra le nuvole.
Sei là sopra, vero?
Mi manchi.
Forse un giorno ci rivedremo, in un altro deserto, in un altro tempo, cieli diversi sovrasteranno le nostre teste.
Oppure ti dimenticherai di me, abbandonandomi alla cecità dell’animo.
Il tuo ricordo pulsa vivo, parassita delle mie energie.
Eppure non voglio cacciarlo.
La ferita aperta tornerebbe ad uccidermi lentamente.
Lentamente.
Senza che io me ne accorga le parole sgorgano da me, dalla mia testa, dalle mie cellule, dai polpastrelli che stringono convulsamente la penna. Il foglio si macchia di pensieri, il mio cuore pulsa doloroso riportandomi alla realtà.

 

   
 
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